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Il Natale è passato e per casa girano ancora gli avanzi. I contenitori sono ormai ridotti e ricoperti di pellicola trasparente, le decorazioni di gamberetti sono impiastricciati di maionese, i ravioli che già erano buoni, oggi sembrano ancora meglio e scaldandoli il profumo della noce moscata aleggia in cucina, l’arrosto lo immagino un po’ secco, invece il microonde fa miracoli. Apparecchiando aggiungo in tavola un vassoietto con torroncini e due fette di panettone, non vorremmo farci mancare nulla! Tutte le leccornie del Natale sono presenti in tavola in una versione ridotta e dimessa. Sulla qualità invece niente da dire, ognuno di noi ha dato il massimo.

E mangiando gli avanzi di Natale ripenso a cosa hanno portato le giovani coppie per tutti noi, il meglio della loro produzione: i bambini, buoni che ti veniva voglia di mangiarli, anche quando strillavano, anche quando erano seduti nel loro tavolino basso e mangiavano di gusto i ravioli, anche quando si portavano via di mano i nuovi giocattoli. Una vera gioia le loro vocine, una vera gioia la loro spontaneità il loro ridere e piangere, il loro lanciarsi o saltare dal divano al tappeto, la loro energia, la vita, la speranza.

Mangiando gli avanzi di Natale il ricordo dei bambini è stato come una magia che ancora ti rallegrava.

Sono golosa, lo so, e quando davanti a me si presenta un nuovo autore mi piace assaggiarlo subito e se mi piace… non mollo l’osso fino a che non l’ho spolpato tutto, cercando di leggere tutti i suoi libri: é stato così per Pennac, per Ignazio Silone, per Piero Chiara, Paola Mastrocola, Maria Bellonci e molti altri.
Non è stato così per Yosè Saramago. Il romanzo L’uomo duplicato è stato la mia prima volta. Storia intrigante, dall’apparenza assurda che indaga su due persone perfettamente identiche.

Ho dovuto leggere Cecità, sempre di Saramago per sentire la necessità di rileggere L’uomo duplicato, e la seconda volta che leggi un libro non ti sembra più nemmeno lo stesso perché nel frattempo hai vissuto, hai preso atto di nuove situazioni.

E quei due uomini ti fanno pensare a quante volte ci capita di voler essere un’altra persona, a quante volte sentiamo il desiderio di comportarci diversamente, a quanti siamo e chi siamo veramente?

Cecità è un romanzo dalla scrittura discorsiva e libera, con un ritmo incalzante che ti fa venir voglia di vedere dove andrà a parare. E’ una storia assurda e terribilmente angosciante. La cecità collettiva è una metafora del non volere vedere, è l’assenza della ragione. Quelle atrocità raccontate che sono un’invenzione ma…purtroppo accadono davvero, per cui sei costretta a prenderne coscienza per confrontarti con la falsità e il degrado degli esseri umani.

Adesso ho capito perché non mi sono buttata a pesce sui libri di Saramago, loro ti impegnano anche dopo che li hai letti, ti inseguono nel quotidiano. Ma se un Nobel portoghese ti insegue, forse vale la pena di farsi acchiappare.

Guardare e non vedere, ascoltare e non sentire è una tematica della quale anch’io ho sentito la necessità di parlarne nel racconto: Le due lettere, inserito nel libro Strettamente personale.

Sono certa che non sono stata la prima e non sarò nemmeno l’ultima!

Veramente inaspettate: due recensioni in due giorni.

Elena, sul suo blog mi ha stupito oltre che per la sua velocità di lettura anche per la precisione con cui ha centrato il succo dei due libri, parlando di sogno per La quinta barca è Magica e di racconti che fanno pensare per Srettamente personale.

Brava e grazie


Il dubbio ti viene sempre. Sarà il caso di parlarne?

Così quelle confidenze verbali, le impressioni scaturite e tutti quei pensieri che nella tua mente si trasformano in immagini si addossano gli uni agli altri, in una stanza privata del cervello, dove sulla porta c’è scritto: materiale interessante ma… non utilizzabile.

Poi un giorno ti parlano di sfuiass: sfogliatura della pannocchia di granoturco che veniva eseguita a mano. E…dove finivano questi sfuiass? Ufficialmente servivano per le lettiere degli animali nelle stalle e per imbottire i materassi, ma gli sfuiass che interessavano me erano arrivati, dritti dritti, davanti alla stanza privata e come un detonatore hanno fatto saltare la porta, facendo uscire di tutto: la mucca Gigia che a momenti te la faceva addosso, e qualcun altro col cagotto che si era piazzato nella stalla per un pomeriggio intero, il vaso da notte della Ricard-Ginori e la mia amica che mi racconta dell’angoscia di quando era rimasta chiusa a chiave in un bagno lussuoso.

In tutto questo brulichio di immagini gli sfuiass pulivano il sedere! In altri tempi, naturalmente.

Perciò, se volevo scrivere di gabinetti e stalle dovevo parlare di tempi passati.

Nel racconto: Liberi tutti, inserito in Strettamente personale, i gabinetti, le turche, i vasi da notte e naturalmente anche gli sfuiass, escono allo scoperto e vi assicuro che non puzzano assolutamente!

Era successo così anche per “La quinta barca è Magica“, lo avevo scritto per me, perché volevo fissare nel tempo quell’esperienza, che nonostante la fatica, era risultata entusiasmante e ricca di nuovi incontri e situazioni che hanno contribuito a cementare il rapporto della nostra famiglia.

Solo dopo, (quando ho fatto correggere il testo al Prof. Filippi), mi è stato suggerito di cercare un editore. Ma questa è stata veramente un’altra avventura: dalla presentazione alla Fiera del libro di Torino, alla vendita del libro alla Biblioteche Sormani di Milano ecc…ecc… fino ad esaurimento della prima edizione.

Per “Strettamente personale” è stato lo stesso, alcuni racconti li avevo già scritti: una specie di sfida personale per tradurre in parole alcune emozioni forti scaturite da notizie di cronache o confidenze e osservazioni. Poi la richiesta esplicita di Lidiana: “Lella, mi scrivi un racconto che parli del compleanno di Aldo?”. “Ci provo”, le ho risposto. E dopo il compleanno di Aldo c’è stato quello di Alessandra. C’era il racconto sul Natale che avevo scritto per un concorso, poi quello della bimba che sentiva una voce….
Ogni racconto con il suo carattere ben definito: “Aldo’s day” in una cornice da scenografia teatrale. Quello della bimba “La voce nel tempo” caratterizzata dai sogni. E via di seguito…
Insomma alla fine, ho riunito questi racconti e su suggerimento di mio figlio Alberto, dopo un lungo lavoro di alchimia, (come spiegato nell’introduzione del libro), ho inserito in internet, questo secondo libro, perché credo che sarà bello anche per voi leggerlo come è stato bello per me scriverlo.

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Giusto per non lasciare vuoto il blog ci metto il link ai miei due libri. STRETTAMENTE PERSONALE La quinta barca è Magica Segnalo e ringrazio uno dei primi acquirenti del libro: Carlo Beccaria che nei commenti al post dice che ha preferito acquistare il PDF piuttosto che scaricarlo dai circuiti P2P.