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Certe volte, leggere un piccolo libro è come gustare un delizioso bocconcino. Il racconto di Luis Sepùlveda intitolato Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico ne è un esempio. L’amicizia fra l’umano Max, il gatto Mix e il topo Mex è l’ingrediente principale. Assaporando bene ogni pagina non sfuggono altri ingredienti come solidarietà e sostegno. Il profumo della libertà è intenso, la comprensione è soffice e l’unione ha un sapore forte. L’ incitamento, la condivisione e l’ altruismo sono sapientemente dosati. Un bocconcino che non si fa mancare nemmeno un retrogusto a sorpresa che ti spinge a gustarlo in un sol boccone. Un bocconcino delizioso, che nutre senza appesantire. Il tutto avvolto in una fantasia spumeggiante. Per un piccolo assaggio elenco di seguito alcune frasi del racconto da cui ho tratto tutti gli ingredienti Gli amici si danno man forte, si insegnano tante cose, condividono i successi e gli errori. Un amico si prende sempre cura della libertà dell’altro. Un amico capisce i limiti dell’altro e lo aiuta. I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro. Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti.

La mia gatta centra poco in questo bellissimo romanzo, ma… in fondo… La terra selvaggia del Primorje, situata nell’Estremo Oriente russo è il teatro dove il terribile predatore compie la sua vendetta. Ma perchè lo fa? Il giallo che avvolge l’intero romanzo LA TIGRE è scritto magistralmente dallo scrittore e giornalista John Vaillant e suscita molte emozioni e riflessioni. Nel romanzo Vaillant ci parla di economia, di storia, geografia. Di uomini e animali in continua lotta per la sopravvivenza, ci racconta di incontri tra uomini e tigri. Ma anche di tragedie causate dal predatore più intelligente e letale del pianeta. In seconda di copertina, tra l’altro è scritto:”Ti uccide prima ancora di toccarti. Il suo ruggito è come un terremoto che sembra provenire da ogni direzione, un suono forgiato dall’evoluzione per stroncare il sistema nervoso delle vittime. Ma quando vuole può essere silenziosa come la neve che cade: un proverbio della taiga dice che “quando tu riesci a vederla, lei ti ha già visto cento volte”. Questa avventura siberiana è una storia vera, e alcune foto ci mostrano i volti dei protagonisti. Altrettanto autentica è l’ammirazione per la competenza e dedizione che ho provato per il guardiacaccia Jurij Trush. Come è stato vero lo sconcerto nell’apprendere la durezza della vita dei tagliaboschi, prima e dopo della Perestroika. Quando ho finito di leggere il libro intitolato La tigre di John Vaillant mi sono sentita euforica per il finale lungimirante e anche emozionata per essermi trovata nella natura selvaggia della Taiga. Ho potuto conoscere più a fondo la tigre e il filo che ci lega ad essa. La coesistenza con lei, dipende da noi. Lo dice chiaramente, nelle ultime pagine del romanzo, John Goodrich, coordinatore del Siberian Project:” Perché le tigri esistano, dobbiamo volerlo”. Oggi come non mai. Ho sempre pensato alla mia gatta come ad una piccola tigre: indipendente, fiera e un po’ misteriosa. Forse è vero quello che ho letto su di un bigliettino: il gatto è stato creato perché l’uomo potesse accarezzare una piccola tigre.