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75 IL PUNTO DI VISTA

Domenica 10 Settembre 2023 sempre Methana.

Il rumore ritmato del frangere delle onde in riva al mare è sempre presente in barca, perché la spiaggia, è davanti al porto, al di là della strada che porta alla piccola penisola, è un sottofondo consueto, come le oche selvatiche che nelle prime ore del pomeriggio passeggiano in fila indiana, dalla penisola ai giardinetti, sono sei, con portamento elegante anche se dondolano un po’, si muovono in piena libertà senza essere disturbate da nessuno, anzi… a volte sono loro che ci attaccano, per cui a terra ne stiamo alla larga, altro discorso se sono in acqua, basta chiamarle “ela ela ela” vieni vieni vieni, che arrivano velocissime per mangiare il pane che buttiamo dalla barca e, se non siamo veloci a lanciarlo fanno un baccano terribile. Ogni tanto invece, perlustrano spontaneamente il porto, di barca in barca, non si sa mai. Anche il vento sta diventando una costante fissa, non è forte come nelle Cicladi ma è insistente, logorante come il rumore di un trapano. Molti non se ne curano affatto e fanno lo stesso il bagno, quello termale, quello che per raggiungere l’accesso al mare devono passare obbligatoriamente sulla strada che divide, il porto dalla piscina con relativa struttura (fuori uso). Il loro peregrinare è costante: col sole o senza, se piove si tirano in testa l’asciugamano, se il sole è forte ho visto spuntare un ombrello. Uomini, donne, ragazzi, tutti speranzosi. Chi cammina col tripode accompagnato dal nipote, chi arriva solo, adagio adagio. C’è una coppia di anziani, mano nella mano dove lui sembra sorreggere lei, ma in realtà anche lui è traballante, le sistema la spallina del costume, l’avvisa del pericolo dei cumuli sul marciapiede, si fermano ad osservare quanto sia cresciuto il basilico, e tutti i giorni salutano, passano al mattino e anche al pomeriggio, sono molto teneri e molto innamorati. Vedo anche altri che in gruppo schiamazzano e sembra non abbiano bisogno di nulla, passano gli stranieri in villeggiatura, i locali, quelli di passaggio che vogliono provare. Che poi non è facile raggiungere il mare dove sfociano le acque sulfurea, prima bisogna salire, poi scendere su una strada sconnessa di terra battuta, poi, per entrare in acqua hanno messo due corrimani in acciaio, ma i gradini vecchi, in cemento grezzo che ti permettono di accedere in mare sono: sconnessi, scivolosi, di diverse altezze e pieni sempre di animaletti che sciamano via ad ogni passaggio. Insomma, se uno riesce ad arrivare in mare… è già un miracolo. Ma nonostante ciò c’ è un flusso continuo di gente dalla mattina alla sera. Li ha fermati solo l’ allagamento dei giorni scorsi, quando la piscina, la strada è il porto formavano un’ unico specchio d’acqua, è stato lo stesso giorno in cui noi siamo rimasti bloccati in barca.

Di solito, invece, lo specchio di mare inondato da acque sulfurea bianche dà il suo meglio visto dall’alto della strada, su di una curva, c’è sullo slargo un gazebo fatto apposta per ammirare questo angolo benedetto ed è sempre qui che l’odore dello zolfo comincia a farsi sentire. Si vede il mare azzurro con lunghe striature di bianco latte nella zona a largo, tutto bianco invece adiacente alla scaletta, con disseminati roccioni tondeggianti che sporgono raggruppati, più a destra una piccola isola verdeggiante (dimora delle oche) che fronteggia sull’altro lato il faro d’ingresso al porto e la piccola penisola impreziosita dalla chiesa bizantina. Questo è solo il punto di vista dalla strada. Se sei lì in acqua, invece, e guardi su, vedi alberi diversi: cipressi, pini marittimi, tamerici, eucalipti, che si contendono il bordo strada in un continuo alternarsi di forme e tonalità di verdi diversi. Mentre, sulla scarpata sono avvinghiati i fichi d’india carichi di frutti già violacei. Insomma chi va a Lourdes spera in un miracolo, ma a ben guardare, da ogni punto di vista, il miracolo è già lì.

Kalimera.

 

74 LA PLAYA
Sabato 9 Settembre 2023
La percentuale di umidità indicata dalla lancetta sull’igrometro é 80, molto meglio dell’altro ieri che diluviava e mancavano due tacche a toccare il 100. Oggi per fortuna c’è il sole e anche la temperatura è tornata ai 30 gradi, nonostante il forte vento. Strade in parte allagate e grosse pozzanghere permangono ancora in giro ma visto il caldo e il vento, prevedo spariranno presto. Per i cumuli di sporcizia varia che sono già stati ammucchiati in ogni dove, prevedo invece che ci vorrà più tempo. Riprendiamo i lavori in barca, Enrico col motore di Felicità io con i mobiletti interni, non vi tedio con i particolari. Alle 12 penso di riuscire a fare un bagno, qui vicino al porto, nella zona chiamata Lourdes, ma il mare è ancora troppo sporco di residui, così passiamo direttamente alla fase successiva, la doccia prima di pranzo. Camminando verso nord, si raggiunge una baia con una bella spiaggia chiamata Playa. Ci avevo già provato ieri ad andarci, ma arrivata all’altezza del molo, in fondo al paese, aveva cominciato a piovere, piano, una goccia, poi due, cosa faccio? Torno indietro? Pensando agli scroscioni dei giorni precedenti decido di rientrare e… quasi all’altezza della piccola penisola esce il sole, ok, vada per la passeggiata intorno alla penisola. Oggi ci ho riprovato, 5 km andata e ritorno, sempre spostandomi in cerca di ombra sul lungo mare del paese sotto palme e tettoie di ristoranti, fuori paese al riparo dei tamerici e tantissimi Eucalipti, il mare sempre alla mia destra. La schiuma bianca delle onde si rovescia a riva, trascinando nella sua ritirata, sassi che rotolano rumorosamente di nuovo in mare. A largo, altre onde montate dal vento si rincorrono, colorando di pennellate bianche un mare blu tutto increspato. La spiaggia finisce ed enormi rocce nere ne prendono il posto, il frastuono aumenta, davanti a me l’asfalto è bagnato, alcune onde dopo lo schianto contro gli scogli rimbalzano in alto e ricadono sulla strada schiaffeggiandola. Aspetto il mio turno per poter passare, ma comunque gli occhiali risentono dell’acqua salata che si nebulizza nell’aria. Per raggiungere la Playa da terra è stata realizzata la strada spaccando a metà una collinetta. Passarci, e guardare a destra e a sinistra, fa una bella impressione: due muri di roccia rossa, alti 10 metri circa a picco sulla strada, io, lì, non tengo mai la mia destra, cammino sempre al centro, ho una gran paura che crollino dei massi. In effetti, in questo punto, l’asfalto oggi è rosso e sono evidenti i segni lasciati dalla ruspa, che ha da poco spostato sui lati i detriti caduti. Affretto il passo e davanti a me già vedo delle auto parcheggiate, c’è gente alla Playa. Prima di vederli li sento, anche se il fragore del mare e il vento confondono. Parlano, ridono e i colpi secchi della palla da tennis sulle racchette di legno è abbastanza continuo, sono bravi i giocatori, non li vedo ancora, una lunga fila di tamerici fa da schermo e dovrò scendere molti gradini per osservarli palleggiare. Ci sono finalmente: una spiaggia semi circolare di sabbia scura, sdraio ed ombrellono ben chiusi, alle loro spalle terreno scosceso misto a rocce, con tamerici ed eucalipti. E’ la roccia tutt’attorno a farla da padrona in queso panorama, in mare ancora scogli a pennacchio a chiuderne una estremità. Il ritorno al porto sembra più lungo e anche i tratti soleggiati sono più fastidiosi nonostante il vento. E poi eccola la panchina, è vuota, è mia, mi ci siedo lentamente, con attenzione per fare aderire bene la schiena, è una vecchia panchina con le assi di legno e il telaio nero in ferro, è minuta e sembra fatta apposta per me che sono piccola. Sento l’impeto del mare, ma i soliti tamerici me ne impediscono la vista. Chiudo gli occhi e mi riposo. Il sole alle mie spalle si sta finalmente abbassando, un invito al riposo, così mi sdraio e riaprendo gli occhi da questa posizione, l’azzurro del cielo lo vedo a piccoli scampoli irregolari, un enorme Eucalipto apre sopra di me i suoi molteplici rami carichi di foglie che giocano col vento, coprendo la luce del sole o lasciando passare uno ritaglio di cielo. La Playa è una bella spiaggia, a me, però, è piaciuta di più la passeggiata per raggiungerla e il rientro, che come una meritata ricompensa mi ha regalato un punto di vista piacevolmente inaspettato.
Kalimera.

 

 

73 PIOVE ANCORA

Martedì 5 Settembre 2023.

La Grecia aveva appena finito di spegnere i suoi molteplici incendi, che già sulla Tessaglia, la parte nord ovest della Grecia, si è abbattuto il ciclone Damel. Inondazioni a Volos e Zagara, un morto, un disperso, l’inondazione ha colpito anche un ospedale e una casa di riposo è stata evacuata. Qui nel Peloponneso, dove siamo ora sulla penisola di Mehana, è da ieri che piove, in mattinata ha cominciato piano ma già verso le 12 la pioggia è diventata violenta. Eravamo andati a piedi a salutare gli amici Margherita e Claudio, che prendevano il traghetto per Atene per poi rientrare a Roma in aereo. Improvvisamente la poca pioggia è diventata battente e in un attimo si è allagato tutto, un fuggi fuggi generale ha svuotato il lungomare gremito di turisti, anche le zone coperte erano allagate tanto che Claudio ha dovuto sollevare da terra la valigia e ricoverarla all’interno del bar. Si camminava sotto alla tettoia in 4 centimetri d’acqua che non riuscivano ad essere assorbiti dalle griglie di scolo. Il rumore sempre più forte del vento, della pioggia, delle tende aggredite da vento e acqua, del vociare delle persone perché non ci si riusciva più a sentire. L’acqua nelle vie adiacenti ai bar si sono ingrossate come fiumi, dai tubi delle grondaie i getti erano enormi, dal cielo un diluvio torrenziale. Davanti a noi un mare come attraverso una tenda bianca e barche a vela in cerca di ormeggio si muovevano convulse, un rumore assordante fino a quando, piano piano, l’intensità e la violenza della pioggia sono andate calando, e con ancora fiumi di acqua in giro, Margherita e Claudio, con moltissime altre persone si sono avviate verso il molo dove a minuti sarebbe arrivato il traghetto. Si sono fatte le 14, dobbiamo ancora mangiare. Tornando in porto esce il sole, ma molte strade sono ancora allagate, un enorme albero di Benjamin a lasciato sotto di lui un ampio tappeto verde di foglie, i tombini ribollono di rametti secchie e mulinelli di sporcizia circolano ovunque. Poi per il resto del pomeriggio non ha più piovuto tanto che abbiamo fatto una lunga camminata. Ma già verso sera ha ricominciato a piovere a scrosci, e fra uno scroscio e l’ altro, abbiamo cenato fuori e ci siamo ritrovati poi con amici al Paleocatastasi, vecchio locale di Methana. Le previsioni per oggi erano pessime e sono state mantenute in pieno. Già da questa notte: vento forte e pioggia battente, alle sette quando ci siamo alzati, la piscina di acqua termale era color  marrone anziché del solito color latte, e tramite un collegamento sotterraneo diretto col porto, anche Felicità galleggiava in un porto color marrone, poi sono arrivati i vigili del fuoco a sgombrare dal fango la strada che divide il porto dalle terme. Ha piovuto ininterrottamente e violentemente da questa notte fino alle dieci del mattino. Domani è previsto sole e speriamo che la Grecia si possa riprendere, dai disastri di questa estate tremenda.

Kalimera.

 

72 IL DONO VINCENTE

Narra la leggenda che Athena, Dea della sapienza e di tutte le arti, offrì in dono ai greci l’albero dell’olivo, e per questo la elessero protettrice della loro città. Poseidone, Dio del mare non la prese molto bene, quando si vide rifiutare i suoi doni: una sorgente di acqua salata o forse… un cavallo. Quando ho letto del mito di Athena e Poseidone, non ho potuto fare a meno di essere pienamente d’accordo con la scelta dei greci. Questo il mito, in realtà l’olivo ha origine in Asia minore 6.000 a.C., ed è ai Fenici e ai Babilonesi che va il merito di diffondere questa coltivazione sulle coste del Mediterraneo, che in seguito ha raggiunto il massimo prestigio con Greci e Romani che lo chiamarono nettare degli Dei i primi e oro verde i secondi. Gli antichi greci capirono tanto bene l’ importanza di questa pianta: bella, forte e generosa che promulgarono delle leggi per proteggerle: Se tagliate, abbattute o estirpate, sia di proprietà che pubbliche, le pene erano severissime, si poteva anche essere condannati a morte. La storia dell’ uomo e dell’ olivo si intreccia fra mito e realtà, con alti e bassi, a volte nel massimo dello splendore altre a rischio di estinzione. Con la caduta dell’impero romano, per esempio e l’avvento dei barbari, anche gli uliveti se la passarono male, fu grazie ad alcuni religiosi che queste piante continuarono ad essere coltivate e sono ora una risorsa indispensabile per l’uomo. Qui in Grecia l’albero di olivo è onnipresente: in ampie coltivazioni, in colline scoscese trattenute da muretti a secco in pietra, fra alberi di arance e limoni, nei giardini, lungo le strade, nelle aiuole pubbliche, ovunque. A volte la loro coltivazione è protetta con file di cipressi compatti fra loro, che si ergono alti come muri per attutire l’impatto del forte vento. Poi ci sono le sapienti potature, le irrigazioni. Ma è proprio il guardarli che affascina, e non solo le coltivazioni che riempiono la vista di un tondeggiare di chiome verdi, non solo i loro tronchi così particolari. É proprio che molti di loro hanno una spiccata personalità, difficile dimenticarli. Ne ricordo due, enormi, abbastanza vicini fra loro, tanto da formare un’ unica chioma, sotto la loro ombra stazionava un gregge di pecore, eravamo sull’isola di Cefalonia, e da Sami eravamo saliti a piedi, su in alto fino a raggiungere i resti della sua seconda acropoli di origine Micenea, massi ciclopici squadrati a formare muri molto impressionanti, ma le due grandi piante di olivo le rivedo sempre nei miei ricordi, come fossero una parte di un giardino speciale, le rivedo da un punto più alto, in una ampia piana, circondate dal belare delle pecore, affacciate sullo Ionio con vista su Itaca e l’aria calda stemperava l’odore di erba secca. I resti dell’acropoli sono passati in second’ordine. Le due piante di olivo sono andate ad arricchire i mie paesaggi preferiti. Ho letto che ci sono olivi secolari anche ad Ermione, e sull’ isola di Creta, nel villaggio Voves c’è il più antico, la cui età si aggira fra i 2.000 e i 4.000 anni. Io non me ne intendo molto di piante di olivo, ma se durano così a lungo ci sarà un motivo, sono davvero delle piante di tutto rispetto.

“A Metamorfosi, ci devi andare Lella” mi ha detto la mia amica Aurora “Li devi proprio vedere quei quattro tronchi di alberi di olivo, purtroppo tagliati, ma che con la loro eleganza e armonia, sembrano delle sculture. Appena la smette di piovere ci andremo.

Kalimera.

 

71 CHRONIA POLLA’

Sabato 2 Settembre 2023.

Alle 11,30 siamo finalmente pronti per andare in spiaggia. Prima però dobbiamo fare una telefonata importante. Oggi è il diciannovesimo compleanno di nostra nipote. “Eccomi” risponde lei allegra, e noi intoniamo la canzoncina degli auguri, poi scambi di notizie e baci. É sempre un piacere parlare con lei, ti mette la carica solo a sentirla. E non so perché ma ad ogni suo compleanno ho vivida davanti agli occhi la prima immagine di lei, attraverso l’incubatrice: piccola piccola, con una testa fitta fitta di capelli nerissimi. Qui in Grecia, per i compleanni, parenti e amici recitano una filastrocca per il festeggiato/a sia piccolo/a che per gli adulti. Lo abbiamo scoperto tempo fa grazie a Filomena. Il significato ci è parso tanto bello che dopo la telefonata con gli auguri classici cantati, ne abbiamo inviato un altro scritto a nostra nipote, in greco, con di seguito la traduzione che recita così: Auguri di buon compleanno, e cresci fino ad avere i capelli bianchi, spargi ovunque la luce della conoscenza e lascia che tutti dicano che sei una vera saggia. (Non me ne vogliano i Greci se la traduzione non è perfetta). L’anno scorso, con molto impegno, per festeggiare un compleanno, Andrea ci aveva inviato sul telefonino come si pronunciasse questo augurio. E… quando al bar dove eravamo riuniti, è arrivata la torta con il numero 75, ci siamo alzati tutti e col telefonino in mano alcuni, e atri a memoria abbiamo festeggiato Enrico con questo augurio. Non se lo aspettava e si è anche commosso. Nelle Cicladi invece, proprio quest’anno é successa una cosa simile in un ristorante, e non so come o perché, la filastrocca è stata recitata non solo al tavolo del festeggiato, ma ha coinvolto tutti i presenti compresi noi che ormai la conosciamo a memoria, quasi!

Capelli neri, capelli bianchi, nel mezzo tutta una vita. “Chrónia Pollá Giulia” Buon compleanno Giulia.

Kalimera.

 

70 IL LIETO FINE

Venerdì 1 Settembre 2023.

Tutti i giorni un lavoretto in barca, non di più, ci siamo adeguati alle abitudini greche: “sigà sigà” piano piano. Anche perché le temperature sono state notevoli fino a pochi giorni fa. La bici pieghevole è stata revisionata, ingrassata e già messa via nella sua custodia. Alcuni dei gavoni interni svuotati e puliti. Pompa di sentina finalmente funzionante, motore del tender fatto girare in acqua dolce, svuotato dal carburante e sostituito l’olio del piede. I nostri piatti hanno avuto bisogno di un bel lavaggio con candeggina e anche le tazze del tè erano macchiate. Il canotto anche lui già stivato. I lavori da fare sono ancora molti ma abbiamo 30 giorni a nostra disposizione, altri nostri amici invece sono quasi di partenza. E avendo noi l’autovettura ne approfittiamo per portarli a visitare altri piccoli luoghi di questa penisola. Anche qui, naturalmente c’è un posto che si chiama Vathy, ci siamo stati oggi con Luciano e Iole. La giornata non è stata particolarmente soleggiata, e forse è stata la nostra fortuna perché, una volta arrivati, abbiamo potuto camminare fino a raggiungere una chiesetta del trecento, mezza sotterrata e visitabile scendendo quattro alti gradini di pietra. La porta blu non è chiusa a chiave, entriamo, le pareti bianche espongono icone di varie fogge: in legno, in argento e dorate, grandi e piccole, molte immagini di S. Giorgio che uccide il drago, molte Madonne col Bambinello. Il luogo è minuto e fresco, la poca luce filtra da due piccolissime finestrelle e un drappo rosso separa un piccolo angolo dal resto della chiesetta ortodossa, molto suggestiva. Quando usciamo il cielo è ancora coperto. Il rosso di alcuni fichi d’india spicca nel verde delle grandi piante che lungo la strada crescono rigogliose, sulle piante di fichi, pochi sono i frutti che si possono raccogliere, tutti gli altri sono bruciati e secchi per il gran caldo, i melograni invece, non sono ancora maturi. Camminando scorgiamo una piccola torre e degli antichi muretti di origine Micene. Una passeggiata interessante. Arriviamo alla spiaggia e visto il tempo nuvolo ci sproniamo a vicenda per fare un bagno che sarà comunque ristoratore oltre che piacevole, c’è in spiaggia la doccia, e una cabina per cambiarci. In macchina raggiungiamo il porto di Vathy, le barche lo occupano tutto e l’ampio specchio d’acqua è un bel semicerchio affacciato sul mare. Giriamo un po’ e poi… finiamo con le gambe sotto uno dei tantissimi tavolini dei ristoranti. Insomma, la solita storia con il lieto fine.

Kali òrexi

 

69 I FISCHI

Mercoledì 30 Agosto 2023.

C’era una luna bellissima ieri, in molti la fotografavano, altri la indicavano avendola scoperta poco prima, altri ancora gli davano le spalle, indifferenti, seduti ai tavolini dei ristoranti. Ieri sera, come molte altre volte, in queste serate estive, la luna piena ha catturato l’attenzione di molti. Un fascio della sua luce si riflette sul mare, come un ricamo che danza elegantemente sull’incresparsi delle sue acque. Se per un po’ non la si guarda, la luce eterea intorno a lei, si modifica, si intensifica, si estende. Come un cambio di scena durante uno spettacolo. La natura ce ne offre molti altri: tramonti, albe, panorami montani, cascate spettacolari, ghiacciai, flora e fauna. Spettacoli che a volte diamo per scontati, ma purtroppo così non è. É da molto che notiamo i cambiamenti, le trasformazioni dei territori, il diminuire del verde, cose alla portata di tutti, non è necessario essere esperti. Subiamo uragani nel Mediterraneo che prima non c’erano, piogge torrenziali, smottamenti di terreni. Cambia, cambia tutto, zone che prima erano fresche ora sono torride. Nel nostro piccolo abbiamo toccato con mano anche la diversa meteorologia di Methana, un tempo molto calda, oggi più ventilata e le serate sono ora decisamente più fresche. Ci si ritrova dopo cena, ai tavolini dei bar sul lungo mare, come ieri sera, con il naso all’insù per guardare la luna e raccontarsi cose. Si arriva alla spicciolata, chi prima, chi dopo, si spostano sedie e poltroncine per fare spazio ai nuovi arrivati, si aggiunge un tavolino e nuove ordinazioni, ma non solo, si racconta e si ascolta. Storie di mare, di strani personaggi incontrati, di luoghi e aneddoti che a volte hanno coinvolto molti di noi che bazzichiamo la Grecia da qualche anno, oppure semplicemente, voli in acqua dal canotto, quando si era già incremati o vestiti per scendere a terra. A volte però le serate si fanno interessanti. Ci raccontava Andrea, ieri sera, che nella isola Eubea ha incontrato degli indigeni che comunicavano fra di loro fischiando. Un’usanza antica, tramandata da generazione in generazione. Nata durante la dominazione turca, allo scopo di non farsi capire dagli invasori quando comunicavano fra di loro. Oggi purtroppo questa tradizione si sta perdendo perché ai giovani greci dell’Eubea non interessa più. Andrea ha filmato queste persone che parlano fra di loro fischiando e ha poi avuto la traduzione. Il filmato è girato fra di noi che siamo rimasti stupefatti. Qualcuno ha aggiunto che anche in Sardegna i pastori comunicavano così. Altri ancora che sempre nella Eubea hanno visto in un museo dei costumi simili a quelli sardi, e anche le maschere uguali ai Mamuthones, anche queste maschere di carnevale sarde. Sardegna e Grecia, ipotetici scambi in questo nostro Mediterraneo. Con i fischi nelle orecchie e le maschere dei Mamuthones negli occhi, ci siamo salutati. Qual’ cosa abbiamo scoperto anche questa sera.

Kalinikta.

 

68 LA PICCOLA PENISOLA

Sabato 26 Agosto 2023

La penisola di Methana, collegata al Peloponneso, si è creata dopo l’eruzione del vulcano 23 secoli fa. Ma c’ è un’altra penisola piccolissima collegata a sud di Methana. È una collinetta formata da grossi massi di roccia, ma non si vedono fino a che non gli sei vicino, perché completamente sovrastata da chiome di alberi, con gradazioni di verdi diverse fra loro. Il verde brillante dei pini marittimi, il color salvia degli Eucalipto, ci sono cespugli, tamerici ed oleandri. Sembra impossibile, guardandoli da vicino che possano essere cresciuti in mezzo alle rocce. Ci si accede camminando lungo una via che costeggia la spiaggia, poi al termine della strada, a sinistra, degli ampi gradini ti invitano alla breve salita che porta alla bella passeggiata intorno alla penisola. Lungo il breve percorso altri piccoli gradini in pietra ti portano all’interno di questo vero e proprio bosco. L’aria è profumata, il fresco e la penombra sono garantiti, gli occhi e il corpo beneficiano di questo ambiente montano circondato dal mare azzurro e vestito da un dal cielo luminoso. La prima volta che ci siamo addentrati, e anche lungo la passeggiata, purtroppo abbiamo trovato anche molta spazzatura sparsa, un vero schiaffo alla naturale bellezza. Ci siamo così muniti io ed Enrico di guanti e saccone nero e piano piano, il giorno dopo abbiamo ripulito tutto. Ora ci vado a fare ginnastica, e a proteggermi dal sole, scelgo su quale lato passeggiare a secondo del vento e dell’ombra. Sul lato ovest, appena sopra la passeggiata, si affaccia all’ingresso del porto una bella chiesetta in mattoni rossi con tanto di portici e cupola in tegole anche quelle rosse, a fianco, staccata, si erge una struttura bianca con due campane. È un gioiello nel bosco e alcune volte ci celebrano i matrimoni, sul tardi, perché fa caldo, e in queste occasioni la piccolissima penisola è testimone di felicità e di speranza, di persone eleganti, di suoni di campane e di voce del Pope. Ma è in ottobre che ho scoperto la magia di questo bosco da favola: il sottobosco è punteggiato di ciclamini che spuntano a ciuffetti dagli aghi di pino, dai gradini, è una meraviglia, ciclamini selvatici dappertutto a perdita d’occhi, il color rosa in contrasto con il sottobosco color ocra, o con il grigio delle pietre. La prima volta che li ho incontrati, sono rimasta immobile a guardarli, stupita e piena di ammirazione per una natura così tenera e generosa.

Kalimera.

 

67 LA LUCE

Giovedì 24 Agosto 2023.

É una luce particolare quella che illumina la Grecia: intensa, limpida e di sicuro ci saranno altri mille aggettivi per definirla, ma a me basta guardare il verde brillante dei nuovi aghi dei pini marittimi, l’azzurro e il verde smeraldo del mare, il bianco delle case e anche qui, l’elenco sarebbe lungo. É una luce che a volte rende solari anche i suoi abitanti. Penso in questo caso a come il clima influisca sul carattere delle persone. C’è anche il vento che rende terso il cielo, che trasporta profumo di gelsomino e di salsedine. A volte, non graditi, si esaltano anche odori sgradevoli di pattumiere stracolme, ipomoni. Purtroppo in estate capitano spesso incendi e anche se sono lontani ti coinvolgono sempre. Primo perché ti dispiace, poi perché ci telefonano in molti amici e parenti che si preoccupano per noi, come è capitato quando in agosto eravamo nelle Cicladi, lontanissimi dagli incendi. Ora siamo a Methana e i resoconti delle giornate seguite agli incendi qui vicino a Corinto, ci hanno spaventato: fumo intenso per tre giorni, cielo grigio e cenere, cenere dappertutto. Il sole delle tre del pomeriggio si poteva guardare perché offuscato dal fumo, una palla rossa cerchiata di scuro, una visione da incubo, innaturale ed inquietante. Una cronaca che avremmo preferito non si ripetesse più. Ma la Grecia brucia ancora e continua a bruciare. La cronaca di questi giorni è tremenda: 26 morti nella città di Alexandropolis, minacciata anche Atene, coinvolte le isole di Rodi, Corfù, Eubea. Ieri mattina ci siamo svegliati con l’ odore del fumo che arrivava fin qui da oltre 60 km, il cielo era di un grigio tristissimo, i contorni del Peloponneso non si vedevano più, la cenere è invadente, non è tanta ma la trovi dappertutto, ammucchiata negli angoli, infilata tra i cuscini, distesa sul tendalino, è perfino nella cucina a gas in barca. La meraviglia della luce della Grecia è momentaneamente sparita lasciando ampio spazio alla tristezza e al grigiore. Oggi va un po’ meglio, e speriamo che le centinaia di vigili del fuoco abbiano presto la meglio sui 65 incendi che stanno devastando la Grecia.

Kalimera.

 

66 IL PERIPTERO

Martedì 22 Agosto 2023.

Oggi andiamo in macchina a Galata, qui vicino, per acquistare il pesce, abbiamo trovato un bel dentice che cucinerò questa sera, delle alici che sono già in frigo con sale e aceto e più tardi le preparo marinate con aglio, olio e limone. Speriamo di fare in tempo a pulire anche i gamberi, perché per domani è prevista una gita a S. Giorgio con amici. E giovedì impegni inderogabili con l’oculista, questa volta per problemi dei miei occhi, quelli di Enrico sono a posto. Al rientro da Galata ritiriamo da Filomena le lenticchie biologiche che necessitano di frigorifero per la conservazione e consegniamo ad Andrea i gamberi che ci aveva commissionato sua moglie Roberta. Vita normale dunque. Oggi è arriva l’una senza che ce ne accorgessimo. Non si può essere al mare, con 35 gradi di caldo e fare una vita normale. Mi rifiuto, sistemo solo i pesci e andiamo in spiaggia, la troviamo ancora affollata e ci troviamo anche amici. Ma dove lo trovo un altro posto così, che dove vado vado, trovo amici, quando mi fermo in porto trovo amici, e la sera basta camminare sul lungo mare per ritrovarci a bere qualcosa di fresco insieme. Sono quelle certezze che ti fanno bene, al corpo e allo spirito. C’è ancora una cosa qui in Grecia, che è una certezza per molti, si chiama (e lo scrivo come si pronuncia) periptero, è una specie di chiosco come i nostri, ma la differenza sta nel fatto che restano aperti fino a tardissimo, sono in posti pubblici ovunque, e sono il triplo dei nostri come grandezza, perché nel periptero c’è letteralmente di tutto: dai gelati ai cerotti, dai giochi per bambini, alle sigarette per i grandi, ci sono salvagenti, patatine, e birre di diverse marche, un labirinto di esposizione, una sorpresa continua osservando cosa c’è appeso alle pareti, se lo chiedi hanno anche il ghiaccio, insomma in Grecia il periptero è una vera istituzione che permette a tutti la certezza di trovarlo a loro disposizione. Apre presto e chiude tardi.

Kalinikta.