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La signora Narrini  ci aveva pensato un po’ prima di suonare il campanello degli Astoni.

La sua amica Franchina, che prima di lei si era sposata, che prima di lei aveva arredato casa e proprio  un anno prima di lei aveva avuto una bambina,  l’aveva messa in guardia su tre cose fondamentali: mai  un pavimento in marmo, mai portare di notte  nel lettone tuo figlio se piange, mai familiarizzare con i vicini di pianerottolo.

Nei primi sei mesi di vicinato gli Astoni si erano limitati al:“Buon giorno e buona sera”, come del resto avevano fatto loro, i Narrini. Qualche parola di più nei mesi successivi incontrandosi nel viale del condomino o aspettando l’ascensore per salire poi insieme all’ottavo piano, I Narrini con il figlio piccolo in braccio, gli Astoni col cane grande al guinzaglio.

La Signora Narrini  non si preoccupava più quando sentiva aprirsi e chiudersi la porta dell’ascensore dopo la mezzanotte, sapeva che il suo vicino di pianerottolo  aveva portato fuori il cane per l’ultima passeggiatina; quella mattutina invece, toccava alla moglie, prima di andare in ufficio.

Non c’erano in realtà molte occasioni d’incontro ma…dalle pareti che dividevano i due appartamenti  l’atmosfera traspariva serena: mai un litigio, mai alzate di voci, solo il povero Ringo veniva redarguito se abbaiava.

La Signora Narrini pensava che fosse un vero peccato non familiarizzare con i suoi vicini che le sembravano così educati, per esempio, se ci fosse stata più confidenza fra di loro adesso avrebbe potuto portagli il risotto di pesce avanzato per Ringo, era un vero peccato buttarlo. Pensava anche che forse la sua amica Franchina fosse stata meno fortunata di lei con i vicini di pianerottolo e che si poteva provare a fare un primo passo. Certo il Signor Astoni aveva una corporatura massiccia e un barbone nero che un poco di soggezione la metteva. Si augurava per tanto che ad aprirle la porta fosse la Signora.

“Buona sera” disse lui, e subito lo sguardo si posò sul tegame che lei teneva con entrambe le mani.

“Buona sera” rispose lei incerta e cominciò a spiegare “Abbiamo avanzato del risotto di pesce e… pensavo che per Ringo potrebbe andrebbe bene, sa…per non farlo andare sprecato, sarebbe un vero peccato.

“Ma… è di oggi?” aveva cominciato a chiedere lui.

” Si si, è la cena di questa sera”.

“Ma… è un avanzo dei piatti” continuava ad indagare lui.

La Signora Narrini già pensava di aver fatto male a suonare il campanello dei vicini, e quante storie faceva.

“No, non è un avanzo dei piatti ” rispose un po’ imbarazzata, quello nei nostri piatti lo abbiamo  mangiato tutto, è che ho esagerato con le dosi e questo è quello che è avanzato”.

Seguì un attimo di silenzio, l’una difronte all’altro, lei che in piedi sullo zerbino  reggeva sempre  il suo tegame e attendeva una risposta. Lui, titubante non si decideva a risponderle. Poi tolse  lo sguardo dal tegame e guardandola  finalmente in faccia disse tutto d’un fiato:” Ma… mi scusi Signora, non lo posso mangiare io?”.


4

Il Natale è passato e per casa girano ancora gli avanzi. I contenitori sono ormai ridotti e ricoperti di pellicola trasparente, le decorazioni di gamberetti sono impiastricciati di maionese, i ravioli che già erano buoni, oggi sembrano ancora meglio e scaldandoli il profumo della noce moscata aleggia in cucina, l’arrosto lo immagino un po’ secco, invece il microonde fa miracoli. Apparecchiando aggiungo in tavola un vassoietto con torroncini e due fette di panettone, non vorremmo farci mancare nulla! Tutte le leccornie del Natale sono presenti in tavola in una versione ridotta e dimessa. Sulla qualità invece niente da dire, ognuno di noi ha dato il massimo.

E mangiando gli avanzi di Natale ripenso a cosa hanno portato le giovani coppie per tutti noi, il meglio della loro produzione: i bambini, buoni che ti veniva voglia di mangiarli, anche quando strillavano, anche quando erano seduti nel loro tavolino basso e mangiavano di gusto i ravioli, anche quando si portavano via di mano i nuovi giocattoli. Una vera gioia le loro vocine, una vera gioia la loro spontaneità il loro ridere e piangere, il loro lanciarsi o saltare dal divano al tappeto, la loro energia, la vita, la speranza.

Mangiando gli avanzi di Natale il ricordo dei bambini è stato come una magia che ancora ti rallegrava.