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La Chora di Serifos

Lunedì 7 Agosto 2023. Baia di Livadi

Ci si può arrivare anche a piedi alla Cora, diversi sentieri tagliano la strada principale, ma è fortemente sconsigliato a causa delle alte temperature. Preferiamo, per raggiungerla, un comodo bus che passa quasi ogni mezz’ora, una fermta e proprio vicina al porto, una scelta più che logica, ma dopo il COVID è la prima volta che saliamo su di un mezzo pubblico, e non è cessato il condizionamento a cercare la mascherina. Partiamo alle 18 con altri turisti di diverse nazionalità. É un percorso impervio, con tornanti e curve strette, quattro km in cui il bus sale girando attorno alla collina, fra macchine parcheggiate ed ostacoli continui, per poi fermarsi nell’unico punto dove potrà manovrare per fare inversione e tornare giù. Noi invece continueremo a salire a piedi per raggiungere la chiesa di Agios Kostantinos, nel punto più alto di questo antico insediamento, è una zona fortificata veneziana chiamata anche Kastro. Lungo i minuscoli vicoli incrociamo un somaro col suo padrone, e se in altri posti l’unico mezzo di trasporto era la cariola, qui non va bene nemmeno quella e a quanto pare si ricorre al somaro. Le viuzze salgono, girano ripide a destra o ad angolo a sinistra, si intersecano fra di loro per poi raggiungerne altre, i gradini sono alti ed irregolari. Saliamo, saliamo con la curiosità della sorpresa, con l’affanno che comunque non ci fa rallentare, i vicoli sono in ombra e una piacevole brezza ci ristora. Eccola la sorpresa, ampia, luminosa, variegata, la baia di Livadi , con i suoi colori migliori: la costa, merlata dalle baie, il mare e il cielo azzurri, le colline arse, e le isole lontane, da ovest: Milos, di fronte Sifnos, a seguire Antiparos , Paros, Naxos e Syros. Sotto di noi anche il porto e la città sono minuscole. Dopo le foto di rito, non saprei dire se per la stanchezza o per la meraviglia non riusciamo a muoverci da questa ampia terrazza in ombra. Ci raggiungono altri turisti, che evidentemente hanno preso altre strade per salire quassù. Per la discesa cambiamo percorso e come al solito ci perdiamo, prima scendiamo, poi risaliamo perché impediti a proseguire, le viuzze sono deserte, è difficile anche orientarsi ma… per noi è normale perdersi, poi ritroviamo le voci dei turisti, i negozietti, i bar e quello che serve a noi: un ristorante riparato dal vento, con sedie comode e poco affollato. Alle 21 siamo di nuovo alla fermata del bus, ne arriva uno strapieno, la gente scende, scende, non finisce mai di scendere. Quassù l’aria è più fresca, siamo a 500 mt sul livello del mare, saranno in molti a passare qui la serata e i bus funzioneranno fino alle due di notte. La discesa non sarà meno complicata della salita, macchine che sorpassano, che ci incrociano, motorini in salita e in discesa, il buio non aiuta e a un certo punto il bus si ferma, è il punto più largo della strada dove poco dopo incroceremo un altro pullman in salita, un bel traffico su questa strada. Ne abbiamo viste tante di Chore in questi anni qui in Grecia, tutte belle, tutte con le loro caratteristiche. Quest’anno quella dell’isola di Kea, nascosta dalle colline fino alla fine, elegante e ben curata nei minimi particolari, con il suo leone preistorico, e paesaggi diversi da ogni scorcio. A Naxos dove il castello veneziano la faceva da padrone anche se ne rimaneva solo la torre, dove l’aria era profumata e piena di colori. Ma questa Chora di Serifos è speciale, un po’ vanitosa si mostra subito nella sua ampiezza a valle, per assottigliarsi nella sommità, armoniosa ed invitante. Poi lungo i quattro km di strada che le girano intorno si eclissa maliziosa per poi riapparire abbellita dai suoi mulini. É la notte però, che da il suo meglio, guardandola dal porto è adagiata sulla collina con il suo abito più sfavillante.

Kalinikta.

 

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