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Quaranta nodi di vento

Mercoledì 9 Agosto2023 porto di Livadi

Niente pesce oggi, ci siamo alzati troppo tardi, gli scorfani acquistati ieri li abbiamo mangiati per cena, erano due e belli grossi, per cui non saprei dire se a causa loro o a causa del meltemi che diventava più forte, ho stentato a prendere sonno. Ormeggiati all’inglese mi immaginavo che una cima si sarebbe tranciata e Felicità sarebbe rimasta in balia di una sola, con la prua vagante, un incubo da sveglia. Domani chiedo ad Enrico se ha pensato alle doppie cime. Ci ha pensato! Ci ha pensato! Oggi il meltemi fa sul serio, lo scenario è il solito: vento che ulula, roba che vola, sartie che fischiano, cime che sbattono, acqua che schizza, bandiere belle tese, la nostra di bandiera ha l’ultima parte, quella rossa, consumata per metà e sfilacciata , il basilico poverino, è tutto strapazzato, e gli schizzi di acqua salata hanno di nuovo coperto di sale Felicità, ragione per cui abbiamo anche chiuso gli oblò esposti a nord. Ci allontaniamo a piedi dal porto per lasciare il nostro obolo quasi quotidiano ad uno dei supermercati qua vicino, magari quello dove un pacco di acqua non costa più di tre euro, sapere invece quanto costa la frutta e verdura è impossibile fino al momento in cui paghi, comunque, per le strade di Livadi c’è vento, ma non è la stessa cosa che si percepisce in porto. Per raggiungere la spiaggia, dobbiamo salire 70 gradini profondi e irregolari e poi ridiscendere sul lato opposto altri 70 gradini più corti perché affiancati dalla strada ripidissima, sempre in cemento, sempre al sole e… sempre fra le 11 e le 12, ma è così bello questo golfo e ben protetto che ne vale la pena. Però oggi non finisco la mia lunga passeggiata in riva al mare perché il vento è aumentato. Le ochette bianche invadono metà del golfo lasciando indenne la zona più a riva dove i bambini e i grandi giocano. Troppo vento anche per stare seduti sotto l’albero e soprattutto niente bagno. “ Vedrai in porto” sentenzia Enrico. Durante la risalita Enrico mi precede sempre e oggi mi sorpassa anche un fiore secco di bouganville, è strano vederlo rotolare in salita, saltella, ballonzola e poi riprende il volo, in cima non lo ritrovo più, e se non sto attenta mi perdo anche il cappello. Arrivati In porto c’è il caos, dei 22 nodi di vento previsto all’ 13,30 ne registriamo 40 sotto raffica. Anche qui, non vorrei ripetermi, ma gli scenari, le urla, e tutto il resto del corollario si ripete, non tanto all’interno del porto, strapieno da ieri sera, ma sulla parte esterna dove il fondale misto ad alghe non permette una buona presa delle àncore, dove si susseguono ormeggi su ormeggi con relativi incroci di catene. Salpano, attraccano, riprovano a ributtare l’àncora che non ha tenuto, è un continuo per rifornimenti di carburante, o di cambusa, i charter sono obbligati a fare scendere i loro clienti per un ristorante o una visita alla Chora. Questo lato esterno della banchina vede anche barche di 16 metri che non sanno che le cime, prima di essere lanciate a terra vanno fissate alle bitte della propria barca. Un disastro, davanti al quale alle volte restiamo esterrefatti, anche se sappiamo quanto comunque sia difficile gestire una barca sotto raffica, con 40 nodi di vento.

Kalimera.

 

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