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Domenica 15-10-2023 Lissone. Lo spettacolo teatrale, dal titolo “Impossibile!! del senno di poi ne son piene le fosse” è stato una piacevole sorpresa. Il testo e la regia di Irene Carossia ci fanno conoscere un Alessandro Manzoni inedito, direttamente nel suo studio, alle prese con sua madre. Una casa oramai museo dove madre e figlio esistono come fantasmi. Tre visitatrici non troppo convinte seguono la loro guida in casa Manzoni. Mi ha molto colpita, al di là della bravura recitativa, un sottotesto mimico sorprendente, i personaggi in visita si sentono fisicamente addosso i fantasmi, recitano di fronte a loro e si capisce benissimo che non li vedono, inseguono penne d’oca che volano, e in tutto questo gioco ironico, emergono le realtà di Manzoni bambino, frustrato dai compagni di scuola, un Manzoni che anche adulto non riesce ad uscire di casa da solo. Un Manzoni pieno di problemi, e la madre li sottolinea tutti, non gli dà tregua, lo mette di fronte alle sue debolezze, ma la guida, innamorata di Manzoni… allora succede che… Un riassunto facile da scrivere ma è solo da seduti in poltrona che si apprezza la bravura di Irene Carossia nei panni di Giulia Beccaria quando recita, nel suo incalzare o modulare diversamente il tono di voce, quando volteggia nell’ abito elegante, e nella gestualità precisa. È sempre dalla platea che vediamo Danilo Duroni, Alessandro Manzoni, che mano a mano che gli cadono addosso rimproveri si rimpicciolisce, si chiude, china il capo fino a sprofondare sulla scrivania. È osservando il palcoscenico che notiamo le altre attrici: Giulia Leoni, Eleonora Pozzi e Stefania Venezian, visitatrici del museo, che occupano metà della scena a volte senza dire una battuta o semplicemente frapponendosi agli altri attori. Poi Luisa Caglio, che esprime il suo amore per Alessandro Manzoni con naturalezza disarmante. È sul palcoscenico che il variare delle luci ci guida, è la musica che si diffonde in sala che ci accompagna per tutta la pièce teatrale nella magia del teatro. Uno spettacolo particolare che è piaciuto molto, anche ai giovani presenti in sala. E… anche il povero Alessandro Manzoni, alla fine ha avuto la sua rivincita. Complimenti a tutti. IMPOSSIBILE!!… del senno di poi ne sono piene le fosse. Testo e regia Irene Carossia Compagnia Stabile Carossia Costumi: Anna Maria Mazzoni. Audio e luci: Lorenzo Rivolta. Art: Marina Ferrari

Alla domanda: “Il rientro tutto bene?” E’ stato imbarazzante rispondere. Passi, ancora in Grecia, la deviazione obbligata per una frana a causa dell’alluvione del mese scorso, con il nuovo percorso non segnalato e su strada particolarmente tortuosa che ha richiesto 40 minuti in più del previsto. Passino pure le 4 ore e 30 di ritardo sulla partenza da Patrasso per Ancona della Hellenic Spirit, nave traghetto della compagnia di navigazione greca Anek Lines, ormai siamo quasi assuefatti dalla loro mancanza di puntualità. Passi anche, che di conseguenza, gli amici che ci aspettavano a Ravenna per cena ci abbiano visti arrivare alle 23,30. Comunque quando dalla Anek Lines, quattro ore prima della partenza ci hanno avvisati del ritardo li abbiamo chiamati invitandoli a non aspettarci per cena, saremmo arrivati decisamente fuori orario. Fino a quel momento diciamo che è andato quasi tutto bene. Terminare le ferie incontrando a Ravenna Clo e Roberto è stato un piacere, nonostante l’orario del nostro arrivo, siamo andati avanti a chiacchierare fino a notte fonda. La mattina seguente partiamo con comodo, abbiamo davanti tutta la giornata per arrivare a casa. Dovrei guidare io perché ad Enrico è scaduta la patente a settembre, ma decidiamo che in autostrada guiderà lui, poi da Varese guiderò io. Dopo aver mangiato la Quiche lorraine che la sera precedente ci aveva preparato Clo ci siamo fermati in un autogrill nei pressi di Somalia per prendere un caffè, e mentre ci accingevamo ad uscire, per immetterci in autostrada, dall’auto della polizia stradale è sceso un agente e ci ha informati che dovevano controllare i documenti perchè con la telecamera, inquadrando la nostra targa, risultava che non avessimo effettuato la revisione del’ auto. Anche la patente era scaduta, ma come glielo spieghi alla Polizia Stradale che prima di partire abbiamo, tramite l’ ACI, cercato di rinnovarla la patente, ma ci hanno spiegato che sarebbe stato possibile rinnovarla non prima di quattro mesi, cosa per noi non fattibile perchè la prenotazione per la partenza era fissata al primo maggio. Ci siamo detti che non sarebbe stato un problema, al ritorno avrei guidato io. A chiacchiere, però, nei fatti Enrico ha voluto risparmiarmi la tensione di un lungo viaggio, tanto, ha detto: “In autostrada non ti fermano”. Appunto! Dopo aver preso una bella sgridata da uno dei due poliziotti, abbiamo spiegato, ma la cosa più grave era il ritiro del libretto di circolazione con conseguente fermo macchina e mille altre difficoltà burocratiche ed economiche. Quella della revisione è stata una nostra dimenticanza e l’avviso della scadenza è arrivato per posta quando eravamo in Grecia. Eravamo sopraffatti dalle conseguenze che si profilavano davanti a noi. Senza macchina sarebbero saltati più appuntamenti che avevamo preso in precedenza. Abbiamo cercato una soluzione possibile ed è stato il poliziotto a suggerircela: “Certo, se aveste già la prenotazione della revisione entro domani, potremmo non ritirarvi il libretto di circolazione”. Enrico chiama subito l’officina che fa difficoltà per l’urgenza, a questo punto il poliziotto chiede di parlare direttamente col responsabile: ” Pronto Polizia! mi serve un appuntamento entro domani per una revisione e mi serve anche che mi mandi la conferma dell’appuntamento via E-mail ” Risposta: ” Va bene, domani alle 14,30″. Non finiamo più di ringraziare, siamo salvi. Ci è voluto un bel po’ per tutte le scartoffie, una delle quali ci permetteva di guidare fino a casa, e il giorno dopo fino dal meccanico in officina, un altro foglio per il rinnovo patente. Ripartiamo mogi, che sfiga, ci siamo fermati solo per un caffè e ci hanno beccato subito. Guida Enrico, ora può farlo, strada facendo ci rendiamo conto che l’ ufficio dell’ACI è di strada e ci siamo anche con gli orari, ma l’impiegata pretende la patente che ci è stata ritirata, non c’è verso, le diamo il foglio che ci ha rilasciato la polizia che ha trattenuto la patente, niente, irremovibile. Passiamo dalla scuola guida, chiediamo, spieghiamo, mostriamo il foglio della polizia e ci fissano l’appuntamento con l’oculista per le ore 20 della stessa giornata, il medico c’è due volte alla settimana: il martedì e il venerdì e oggi è martedì, un po’ di fortuna non guasta. Oggi è stata una giornata molto tesa, la macchina è carica, noi siano stravolti, sono le 18 e fa ancora caldo, possiamo solo andare a casa, e non possiamo più usare la macchina fino a domani per la revisione. Prima ancora di arrivare a destinazione chiamiamo Ilio, il nostro vicino di casa, gli raccontiamo tutto, chiedendogli anche se può accompagnarci all’autoscuola per le 20, non ci sono problemi, anzi, ci accompagnerà Annamaria, e poi andremo assieme a mangiare una pizza. Alle 20,30 dello stesso giorno in cui hanno ritirato la patente ad Enrico, dopo la visita oculistica, aveva già in tasca il foglio che lo autorizzava a guidare. Il telefono suonerà più volte: Clo e Roberto chiedono se siamo arrivati, e… gli raccontiamo tutto. Gli amici di Methana vogliono sapere della deviazione, e… gli raccontiamo tutto. Valentina chiede se ce la sentiamo di andare da loro, sabato per la consueta riunione di famiglia annuale, e… le raccontiamo tutto. Nostra nipote sapendo che avrei dovuto guidare io per tutto il viaggio, vuole sapere come va e… le raccontiamo tutto. Ad altre chiamate risponderemo dopo. Il giorno dopo, puntuali, siamo dal meccanico e passata la revisione tiriamo un sospiro di sollievo. Patente a posto, revisione a posto, ma… fra le varie scartoffie che la Polizia Stradale ci ha consegnato ci sono due bollettini postali già compilati per due belle multe da pagare entro 5 giorni. Faremo anche quello. Non andiamo fieri delle nostre mancanze e non avremmo avuto voglia di raccontarle, ma…oramai lo sapevano tutti, tanto valeva rendere pubblica questa storia, magari, leggendola, potrà essere utile a qualche automobilista.

Methana. Sabato 30-9-2023. E’ quasi sera  sul lungomare, il cielo è così terso che si distingue a una ventina di miglia ( circa 40 km)  l’isola di S. Giorgio, punteggiata di lucine rosse che indicano la presenza di molte pale eoliche. L’isola di Poros, invece, a 5 miglia di fronte a noi, è illuminata a giorno, le luci la circondano dalla base, stringendosi a spirale sempre di più, fino ad arrivare alla vetta. Dietro, sullo sfondo, molto più scuro, parte della costa del Peloponneso. Si è fatto tardi, e nel frattempo, la palla di luna rossa che stava sorgendo dal mare si è alzata e la sua luce disegna sulla superficie del mare una lunga scia di luce sfavillante. Cammino, guardo, ascolto, annuso,  come se questa passeggiata fosse una novità e forse lo è perché a Maggio quando siamo arrivati faceva più freddo, molti ristoranti erano chiusi, c’era meno gente e anche la vegetazione non è più la stessa. Cammino consapevole di questa ultima serata e mi soffermo sui profumi, se seguo la loro scia arrivo,  come ad una caccia al tesoro,  a scoprire  ancora gelsomini fioriti, gialli o bianchi, i fiori non sono più numerosi, ora, ma sono comunque profumatissimi. Gli oleandri invece, come cespugli o alberelli  sono ovunque e di molteplici colori, il loro profumo é  facilmente distinguibile: intenso,  penetrante,  forte e può  anche non piacere ma fa parte dell’ampio sentore  che inebria il lungomare di Methana, in alcuni punti mi sono ritrovata col naso all’insù, alla ricerca della sorgente di un profumo particolarmente  inebriante, dolce, che non avevo mai sentito prima, non è  stato facile identificarne la fonte perché la pianta della Plumeria, comunemente chiamata frangipane ha delle grandi  foglie  lanceolate, verde scuro,  mentre i suoi fiori sono piccoli e  raggruppati a mazzetti, che certe volte non si vedono,  ma emanano un profumo molto particolare. Avvicinandomi non ho potuto fare a meno di ammirare questi piccoli fiori dai cinque petali carnosi, al centro gialli che sfumano fino al bianco. E’ passata una settimana da questa ultima passeggiata, della  carrellata di profumi  ricordo anche che avvicinandomi ai ristoranti non sono mancati altri odori come quello del pesce fritto o  le mussache fumanti nei piatti dei turisti seduti all’aperto. Anche qui sul lago Maggiore, dove l’aria è buona e profumata  ritrovo il piacere delle passeggiate circondata  da prati verdi ben tenuti e ovunque vasi di fiori vari. Ma evidentemente il nostro non è un  clima adatto alla crescita  del frangipane e non sarà qui che  potrò ritrovare  il suo profumo. Rimarrà invece  per sempre  legato alla passeggiata del  lungomare di Methana

Methana. Giovedì  28-9-2023. Sono gli ultimi giorni  qui in Grecia, il tempo non é  speciale ma riusciamo con Roberta a fare il bagno qui vicino a Lourdes, specifico con Roberta, altrimenti da sola non lo avrei fatto, ma lei,  senza insistere,  domanda: “ facciamo il bagno oggi? “, con il suo accento romagnolo,  al quale mi sono adeguata anch’io. Mi sorprendo a volte nel dire come lei: “a… però”. Methana non è  grande,  ci sono due vie parallele oltre al lungo mare e… non so come,  ci incontriamo spessissimo,  come se ci dessimo un appuntamento. In questo ultimo mese ci siamo fatte compagnia, scambiati libri e ricette, io con lei ho arricchito il mio vocabolario di greco e Lei… non so,  forse qualche detto milanese e la ricetta della cazzeula. Sarà  dura lasciare lei,  il marito e tutti gli altri amici italiani, e greci,  francesi, spagnoli. Sarà  dura lasciare la Grecia. Oggi sono andata a passeggiare attorno alla piccola penisola,  consapevole che fosse l’ultima volta per quest’anno, ma domani ci ritorno perché con la pioggia di questi giorni sono spuntati dappertutto tappetini di ciclamini, niente foglie,  solo ciclamini su steli belli dritti o obliqui quando sbucano dalle fessure delle rocce o dei gradini, un vero piacere scoprirli ovunque, ci sono anche molte Drimie marine, che non sono altro che i fiori di cipolle selvatiche, molto coreografiche, spuntano a gruppi con una moltitudine di fiorellini bianchi che sbocciano gradualmente su di una specie di pannocchia che si innalza elegante. Lavori da fare  non ce ne sono più, già  svuotato e asciugato il serbatoio dell’aqua, ammainate le vele, piegate e messe nel sacco. Ammainate le bandiere: quella europea e quella di rispetto greca. Per Ammainate quella italiana bisogna aspettare che il capitano non sia più a bordo. Preparata la borsa da portare in cabina in nave e,  farmacia e creme saranno le ultime cose assieme alla borsa dei viveri “importantissima”. Importantissimo anche consegnare alla Capitaneria di Porto la licenza di navigazione, che ci restituiranno l’anno prossimo dopo aver pagato il Tepai che é  la tassa da pagare per poter navigare in acque greche. Siamo in quella fase in cui sei pronto ma devi aspettare,  vorresti chiudere,  ma non puoi, perché per i pochi giorni che restano ti serve ancora tutto, siamo sospesi, e la testa é  già  agli appuntamenti di ottobre,  al rinnovo della patente,  ai controlli medici,  ai parenti  che ci aspettano,  agli amici che verrano a trovarci,  alla nipote,  che abbiamo una gran voglia di riabbracciare. Primo maggio la partenza, primo ottobre il rientro,  cinque mesi intensi che mi ha fatto piacere documentare giornalmente, e che ritroverò  sempre, anche se la memoria é  sempre più  labile.

Methana. Sabato 23-9-2023. Non ho  notato se  avessero un giorno  o  un orario preciso, li  vedevo, li sentivo,  e mi  fermavo  a  guardarli: sempre  giovani e anche piccoli, impegnati a vogare con le pagaie, seduti  nei loro kayak colorati. Il  Porto di Methana il loro specchio di  mare  per gli allenamenti. La  prua di Felicità,  il  punto di osservazione  migliore, andata  e  ritorno,  a volte solitari  a volte due  kayak affiancati, poche chiacchiere e tante remate  poderose,  eppure,  una voce acuta  era sempre presente,  quella  dell’allenatrice: attenta, incalzante e continua. Da  terra li seguiva in bicicletta, sulla strata che conduce  alla piccola penisola, senza  perderli  mai  d’occhio, non le scappava mai niente, per ognuno dei  ragazzi o ragazze un suggerimento,  una correzione,  un incitamento, una costanza quasi  ossessiva che  però  ha dato buoni frutti: le sue ragazze/i hanno  partecipato alle  ultime olimpiadi. Cosí mi  ha detto Filomena. Gli stessi  ragazzi/e li vedo camminando sulla strada, alla  fine degli  allenamenti che lavano i kayak e si prendono cura  di rimettere tutto a posto,  l’allenatrice é  presente,  ma il rimessaggio si svolge con una  routine ben collaudata. Uno sport che come  gli altri  richiedono impegno,  fatica, dedizione, volontà e piacere, una miscela vincente. Oggi, qui  a Methana si é  svolta la Competizione Internazionale di Kayak, la città gremita  di gente , bar  super  affollati, parcheggi pieni e un mondo provvisorio ha invaso  lungomare e spiaggia. Alle 11 avranno  inizio le 40 gare con più  di 100 partecipatanti. Le 10 società  hanno  furgoni sponsorizzatI e carrelli di traino  per i Kayak. Ma quello che fa  impressione é il gran numero di giovani vocianti. Fanno esercizi, controllano  pagaie, sono a crocchi e confabulano  fra di  loro, gruppetti in magliette gialle, arancioni,  rosse,  azzurre e  blù, gli adulti  gli sono intorno per  aiutarli e rassicurarli,  l’ombra dei Tamerici ancora li protegge. Manca  poco  alle 11, dalla  spiaggia  si muovono i  primi 7 kayak,  si dirigono al campo di  regata e alla loro  partenza esplode un boato di incitamenti, tutto il loro  entourage li  segue, sciamano  compatti sul lungomare con  le magliette colorate  della loro squadra: gridano bravo ( in  greco é  come  in  italiano ) il  loro allenatore  non  ha  bisogno  di  megafono,  la voce possente arriva  e  oltrepassa  il campo di gara. É  Cosí per ognuna delle 40 gare che si succedono. Fa molto caldo,  non tira  un filo di vento, la confusione é totale come l’eccitazione, le urla e il tifo saturano  l’aria che è già   piena di energia e il lungomare  é  pista per i tifosi  super  colorati. Difficile distinguere le persone, nella  folla cerco Filomena, mi aiuterebbe a capire, non  la trovo, ci rinuncio. Le geometrie di ombre scure  sono  occupate,  me  ne ritaglio un angolo  e da lì  guardo  ragazzi e ragazze super impegnati a vogare in mare, a terra i genitori,  gli amici,  gli allenatori i tifosi anche loro in  perpetuo  movimento. Poi la sento,  é  lei,  é vicino all’ ombrellone  della giuria,  non l’ho  mai vista,  se  non da lontano, ma la sua voce  é  inconfondibile: l’allenatrice della squadra di kayak di Methana incita le sue ragazze/i, e corre con loro,  questa  volta  senza bicicletta. Sembra poco più  grande di loro, capello corto,  portamento veloce,  voce chiara. Oggi la vedo da vicino,  mi piace, é  una tipina molto decisa. Faccio il tifo per la sua squadra. Però per conoscere i risultati  della  competizione Internazionale di  Kayak, bisognerà  attendere.

Ecco i risultati molto parziali che riguardano solo la squadra Nireas  di Methana. Otto primi posti di cui due vinti da Pantelí Evanghelia, uno da Pantelí Maria, uno da Menie Apollonas, uno da Dritsa Gheorghia, uno da Attanasiou Marousa, uno da Papanikolaou Cristina. E altri molti secondi e terzi posti. Sarà contenta la loro allenatrice Caterina Lambru.

Grazie a Filomena per avermi aiutata con la classifica

Methana. Lunedi18-9-2023. Fra  una nuvola e molto sole, oggi  continuano i lavori in barca, ieri che era domenica, invece, abbiamo fatto i  turisti e in macchina  abbiamo raggiunto la localitá Metamorfosi, attrezzati con borsa da  mare e seggioline,  ci  siamo piazzati sotto ad un bell’albero frondoso con delle bacche rosse. La spiaggia abbraccia tutto un ampio golfo ed é profonda, a tratti attrezzata con ombrelloni e sdraiette, c’é  poi uno scivolo a mare per permettere alle persone disabili di fare il bagno,  lì vicino anche uno spogliatoio e un wc per loro. La giornata non é delle migliori, il  mare  é  mosso e la riva  é  piena di detriti, plastica e schifezze varie,  in piú, sotto questo bellissimo albero una moltitudine  di moscerini  ci stà  mangiando vivi. Decidiamo per una passeggiata alla ricerca degli  ulivi tagliati,  quelli che secondo Aurora sembrano delle  sculture. Li  vediamo vicini ad un canneto, sono sei, perfettamente in fila  che fiancheggiano la strata, anche tagliati sembrano ancora vivi,  proprio come certe sculture e proprio come diceva  Aurora. Un tronco sembra che cammini senza testa, un altro che si allunghi ampio sul terreno con vari tentacoli, uno massiccio sembra una capanna mimetizzata e altri due, secchi secchi gli fanno da  sentinelle, l’ultimo é  sradicato e posato sul fianco e a me é  parso che volesse riposarsi, alle loro spalle una collina  coltivata ad  olivi: i loro discendenti. Rientriamo e il  bagno lo faremo a Lourdes dove in pochissimo  spazio c’é  comunque una cabina per cambiarsi e due ombrelloni. Lunedi, Enrico vernicia la sentina della cabina, io  prima la vuoto e la pulisco, la vernice é  ad acqua, asciuga velocemente, non puzza e non inquina,  anche il  mio detersivo per i   piatti non  inquina,  c’é sul  flacone la  fotografia  di  una tartaruga che nuota tranquilla ( non conoscendo il greco) spero sia  una garanzia. Oggi abbiamo anche ammainato  la bandiera italiana per sostituirla, c’è un pó dispiaciuto,  é  qualche anno  che viaggia con noi, ma  ormai la  parte  rossa era inesistente, il colpo  di  grazia  é  stato il  Meltemi furioso di  questi mesi, ne abbiamo issata una  nuova della marina mercantile, quella  che nello  spazio bianca ha gli stemmi  delle repubbliche  marinare italiana: Venezia, Geneva, Amalfi e Pisa. Guardandola mi sembrava più bella e quando Nicola é  passato davanti  alla nostra barca  mi  ha fatto capire il perché: la  nuova bandiera ha  sopra gli stemmi delle  repubbliche marinate anche  una corona, quella della  Marina Miliare: corona navale,  turrita e rostrata. Indubbiamente  una bella bandiera,  ma  sará meglio non navigate in acqua italiane perché non siamo  in regola.

 

Methana. Sabato 16-9-2023. Trentadue gradi in cabina,  siamo di nuovo in piena  estate, il Meltemi fresco é un  ricordo  lontano, I cumuli di detriti sulle strade e sui marciapiedi che fino ad ieri ci ricordavano l’ alluvione, oggi finalmente sono stati rimossi. Resta una  strada interrotta,  ma per ripristinarla ci vorrà molto tempo. Di tempo a noi non ne resta molto e gli ultimi lavori da fare in barca sembrano i  più  pesanti,  per l’esattezza quello di questi ultimi due giorni era di 110 kg, spostati metro per metro da prua a poppa e da poppa sul molo. La catena dell’ancora, lunga 75 mt é  quella dell’8 mm e un solo metro pesa circa kg 1,50. Non si può  semplicemente tirarla a terra perché  rovinerebbe la barca per cui,  io ed Enrico, metro per metro,  in tre tappe l’abbiamo portata a terra per poterla colorare. Dopo 10 mt  dall’ancora di blú per mezzo metro, poi bianco a 20 mt,  poi azzurro a 30 mt, e via di seguito fino ai 60 mt. Tutto questo lavoro per sapere quanta ancora é stata calata negli ormeggi. Enrico ha fatto proprio un buon lavoro, ha steso la catena in modo che il mezzo metro da colorare cadesse di volta in volta sullo stesso cartone: prima il blù, poi sotto il bianco, la terza riga ancora mezzo metro di azzurro, poi giallo, poi verde e a 60 mt rosso. Una volta  seccato il colore e tolta la catena il risultato è  stato un cartone che sembrava un quarto astratto, tanto bello che lo abbiamo fotografato.  Per riportare la catena a prua ci siamo avvalsi di amici con i quali abbiamo formato una catena di persone che metro per metro se la sono passata fino all’imboccatura del suo gavone. Qualcuno potrebbe obbiettare che esistono i contacatena e penso che per la prossima volta,  quando i colori non si distingueranno piú, lo compreremo  anche perché Enrico era molto  stanco e il dorso delle mie mani, quella sera erano blú. Per terminare i lavori ci manca solo togliere le vele. Altre novità  non c’è ne sono, lavori permettendo ci stiamo godendo questo ultimo scampolo di estate.

Methana. Domenica 10-9-2023. Il frangere delle onde in riva al mare é  sempre presente qui in barca, perché la spiaggia é davanti al porto, al di là  della strada che porta alla piccola penisola, é  un sottofondo che in questi giorni fa parte del quotidiano, come le oche selvatiche che nelle prime ore del pomeriggio passeggiano in fila indiana, dalla penisola ai giardinetti, sono sei,  con portamento elegante e si muovono in piena libertà  senza essere disturbate da nessuno,  anzi… a volte sono loro che ci attaccano,  per cui a terra ne stiamo alla larga,  altro discorso se sono in acqua,  basta chiamarle “ela ela ela” vieni vieni vieni, che arrivano velocissime  per mangiare il pane che buttiamo dalla barca e,  se non siamo veloci a darglielo fanno un baccano terribile. Ogni tanto invece, perlustrano spontaneamente il porto, di barca in barca, non si sa mai. Anche il vento sta diventando una costante fissa,  non è  forte come nelle Cicladi ma é  insistente, logorante come il rumore di un trapano. Molti non se ne curano affatto e fanno lo stesso il bagno,  quello termale,  quello che per raggiungere l’accesso al mare devono passare obbligatoriamente sulla strada che divide, il porto dalla piscina termale con relativa struttura (fuori uso). Il loro peregrinaggio é  costante: col sole o senza,  se piove si tirano in testa l’asciugamano, se il sole è  forte ho visto spuntare un ombrello.  Uomini,  donne e anche giovani,  tutti speranzosi di tornare nuovi. Chi cammina col tripode accompagnato dal nipote, chi arriva solo, adagio adagio. C’è una coppia di anziani, mano nella mano dove lui sembra sorreggere lei, ma in realtà anche lui è traballante, le sistema la spallina del costume, l’avvisa del pericolo dei cumuli sul marciapiede, si fermano ad osservare quanto sia cresciuto il basilico, e tutti i giorni salutano, passano al mattino e anche al pomeriggio, sono molto teneri e molto innamorati. Vedo anche altri che in gruppo schiamazzano e sembra non abbiano bisogno di nulla, passano gli stranieri in villeggiatura, i locali, quelli di passaggio che vogliono provare. Che poi non é facile raggiungere il mare dove sfociano le acque sulfurea, prima bisogna salire,  poi scendere su una strada sconnessa di terra battuta, poi… per entrare in acqua hanno messo due corrimani in  acciaio, ma i gradini vecchi, in cemento grezzo che ti permettono di arrivare in mare sono: sconnessi, scivolosi, di diverse altezze e pieni sempre di animaletti che sciamano via ad ogni passaggio. Insomma,  se uno riesce ad arrivare in mare… é già  un miracolo. Ma nonostante ciò  c’é un flusso continuo di gente dalla mattina alla sera. Li ha fermati solo l’ allagamento dei giorni passati,  quando la piscina,  la strada è il porto formavano un’unico specchio d’acqua, é  stato lo stesso giorno in cui noi siamo rimasti bloccati in barca. Lo specchio di mare inondato da acque sulfurea bianche dà il suo meglio visto dall’alto della  strada,  su di una curva,  c’è sullo slargo un gazebo che sembra fatto apposta per ammirare questo angolo benedetto ed è sempre qui che l’odore dello zolfo comincia a farsi sentire. Si vede il  mare azzurro con lunghe striature di bianco latte nella zona a largo,  adiacente alla scaletta,  invece tutto bianco con disseminati roccioni tondeggianti che sporgono raggruppati,  più  a destra una piccola isola verdeggiante (dimora delle oche) che fronteggia sull’altro lato il faro d’ingresso al porto e la piccola penisola impreziosita dalla chiesa bizantina. Questo è  solo il punto di vista dalla strada. Se sei lì  in acqua e guardi sú vedi alberi diversi: cipressi,  pini marittimi tamerici, eucalipti, che si contendono il bordo strada in un continuo alternarsi di forme e tonalità  di verdi diversi. Mentre sulla scarpata si alternano rocce a fichi d’india carichi di frutti già violacei. Insomma chi va a Lourdes spera in un miracolo,  ma a ben gurdare,  da ogni punto di vista,  il miracolo é  già  li.

Methana . Sabato 9-9-2023. La percentuale di umidità indicata dalla lancetta sull’igrometro é 80, molto meglio dell’altro ieri che diluviava e mancavano due tacche a toccare il 100. Oggi per fortuna c’è  il sole e anche la temperatura è  tornata ai 30 gradi, nonostante il forte vento. Le grosse pozzanghere permangono ancora in giro ma visto il caldo e il vento,  prevedo spariranno presto. Per i cumuli di sporcizia varia che sono già stati ammucchiati in ogni dove, prevedo invece che ci vorrà  più  tempo. Riprendiamo i lavori in barca,  Enrico col motore di Felicità io con i mobiletti interni,  non vi tedio con i particolari. Alle 12 penso di riuscire  a fare un bagno,  qui vicino al porto,  nella zona chiamata da molti Lourdes,  ma il mare è  ancora troppo sporco di residui, così passiamo direttamente alla fase successiva, la doccia prima di pranzo. Camminando  sul lungo mare si raggiunge una baia con una bella spiaggia chiamata Playa.  Ci avevo già  provato ieri ad andarci,  ma arrivata all’altezza del molo,  in fondo al paese,  aveva cominciato a piovere, piano,  una goccia, poi due, cosa faccio? Torno indietro? Pensando agli scroscioni  dei giorni precedenti decido di rientrare e…  quasi all’altezza della piccola penisola esce il sole, ok, vada per la passeggiata intorno alla penisola.  Oggi ci ho riprovato, 5 km andata e ritorno, sempre spostandomi in cerca di ombra, sul lungo mare del paese: palme e tettoie di ristoranti, fuori paese Tamerici e tantissimi Eucalipti, il mare sempre alla mia destra. La schiuma bianca delle onde si rovescia a riva, trascinando nella sua ritirata, sassi che rotolano di nuovo in mare rumorosamente. A largo,  altre onde montate dal vento si rincorrono, colorando di pennellate bianche un mare blù tutto increspato. La spiaggia finisce ed  enormi scogli neri  di origine vulcanica ne  prendono il posto, davanti a me l’asfalto é bagnato, alcune onde dopo lo schianto contro  gli scogli rimbalzano  in alto e ricadono sulla strada schiaffeggiando l’asfalto. Aspetto il  mio turno per  poter passare, ma  comunque gli  occhiali risentono dell’acqua salata che si nebulizza nell’aria. Per  raggiungere  la Playa  da terra è stata realizzata la strada tagliando una roccia. Passarci,  e guardare a destra e a sinistra,  fa una bella impressione: due muri di roccia rossa, alti 10 metri circa a picco sulla strada, io, lì, non tengo mai la mia destra,  cammino sempre al centro,  ho una gran paura che crollino dei massi. In effetti, in questo punto,  l’asfalto oggi è rosso e sono evidenti i segni lasciati della ruspa,  che ha da poco spostato sui lati i detriti caduti. Affretto il passo e già  si vedono delle auto parcheggiate, c’è gente alla Playa. Prima di vederli li sento,  parlano,  ridono e i colpi secchi della palla da tennis sulle racchette di legno è  abbastanza continuo, sono bravi i giocatori, non li vedo ancora, una lunga fila di Tamerici fá da schermo,  dovrò  scendere in spiaggia per vederli palleggiare. Seduta sui gradini mi riposo e con lo sguardo passo in rassegna questa bella baia a strapiombo sul mare, con scogli a pennacchio a chiuderne una estremità. Il ritorno sembra piú lungo  e anche i tratti soleggiati sono piú fastidiosi nonostante il  vento. E poi eccola la  panchina all’ombra, è vuota, è mia, mi  ci  siedo  piano,  con attenzione per fare aderire bene la schiena, è una  vecchia  panchina con  le  assi  di  legno e il  telaio in  ferro, è  minuta e sembra  fatta apposta per me che  sono  piccola. Sento l’impeto del  mare, ma i soliti Tamerici me  ne impediscono la  vista. Chiudo gli  occhi e mi  riposo. Il  sole  alle  mie  spalle  si  sta  abbassando, un invito al  riposo, cosi’ mi  sdraio e da  questa posizione, l’azzurro del  cielo lo  vedo  a  piccoli  scampoli irregolari, un  enorme Eucalipto apre sopra  di me i  suoi  moteplici  rami  carichi  di  foglie lanciformi  rivolte tutte  in  giú come  sempre. La   Playa è  una bella spiaggia, a  me, pero, è piaciuta  di  piú  la passeggiata per raggiungerla.

 

La Grecia aveva appena finito di spegnere i suoi molteplici incendi, che già in Tessaglia, la parte centrale della Grecia, si è  abbattuto il ciclone Damel. Inondazioni a Volos e Zagara,  un morto,  un disperso, l’inondazione ha colpito anche un ospedale e una casa di riposo é  stata evacuata.  Qui nel Peloponneso, dove siamo ora sulla penisola di Mehana, é da ieri che piove, in mattinata ha cominciato piano ma già  verso le 12 la pioggia é diventata violenta. Eravamo andati a piedi a salutare gli amici Margherita e Claudio,  che prendevano il traghetto per Atene per poi rientrare a Roma in aereo. Improvvisamente la poca pioggia é  diventata battente e in un attimo si é allagato tutto,  un fuggi fuggi generale ha svuotato il lungomare gremito di turisti,  anche le zone coperte erano allagate tanto che Claudio ha dovuto sollevare da terra la valigia e ricoverarla all’interno del bar. Si camminava sotto alla tettoia in 4 centimetri d’acqua che non riuscivano ad essere assorbiti dalle griglie di scolo. Il rumore sempre più  forte: del vento,  della pioggia delle tende, del vociare delle persone perché  non ci si riusciva più  a sentire. Le vie adiacenti il bar si sono ingrossate come fiumi,  dai tubi delle grondaie getti enormi di acqua,  dal cielo un diluvio torrenziale. Davanti a noi un mare come sotto una tenda bianca e barche a vela in cerca di ormeggio si muovevano convulse, il rumore sempre in crescendo fino a quando, piano piano, l’intensità  e la violenza della pioggia sono andate calando, e con ancora fiumi di acqua in giro,  Margherita e Claudio,  con moltissime altre persone si sono avviate verso il pontile dove a minuti sarebbe arrivato il traghetto. Si sono fatte le 14, dobbiamo ancora mangiare. Tornando in porto esce il sole,  ma molte strade sono ancora allagate, un enorme albero Benjamin a lasciato sotto di lui un tappeto verde di foglie, i tombini ribollono di rametti secchie e mulinelli di sporcizia circolano ovunque. Poi per il resto del pomeriggio non ha più piovuto tanto che abbiamo fatto una lunga camminata.  Ma già  verso sera ha ricominciato a piovere a scrosci,  e fra uno scroscio e l’ altro,  abbiamo cenato fuori e ci siamo ritrovati poi con amici al Paleocatastasi,  vecchio locale di Methana. Le previsioni per oggi erano pessime e sono state mantenute in pieno. Già da questa notte: vento forte e pioggia battente, alle sette quando ci siamo alzati, la piscina di acqua termale era color  marrone anziché del solito color latte, e tramite un collegamento sotteranio diretto col porto,  anche Felicità galleggiava in un porto color marrone. Sono poi arrivati i vigili del fuoco a sgombrare dal fango la strada che divide il porto dalle terme. Ha piovuto ininterrottamente e violentemente da questa notte fino alle dieci del mattino. Domani è  previsto sole e speriamo che la Grecia si possa riprendere,  dai disastri di questa estate tremenda.