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Limni, lunedì 19-5-2025 

Ieri, domenica 18, sono salita in barca accedendovi da una lunga scala metallica rossa di 15 gradini che Enrico ha ben fissato alla poppa di Felicità, una salita lenta e senza borse in mano per essere ben sicura di non cadere, arrivata in cima mi sono aggrappata al pulpito di poppa poi, una alla volta ho sollevato le gambe sorpassando la battagliola per raggiungere  il  pozzetto. L’interno di Felicità è molto disordinato per via di tutto quello che abbiamo ammucchiato e coperto prima di partire. Il profumo è sano, e anche la polvere sembra poca, Mi sono piazzata in camera e ho cominciato col togliere le coperture ai letti, ho passato lo straccio  su tutte le superfici compreso il soffitto, ci ho trovato poca polvere, niente ragnatele e fortunatamente nessun cadavere di animaletto, ho poi rifatto i due letti con le lenzuola pulite, quelle vecchie, sbattute e piegate sono finite in un borsone che porterò in lavanderia. A questo punto sono passata in dinette e dopo aver tolto i teli di copertura ho sbattuto tutti i pezzi che compongono il divano attorno al tavolo e li ho poi sistemati sui letti. Ora la dinette è vuota e si può accedere comodamente ai gavoni per stipare tutto quello che abbiamo portato da casa che è  ancora in macchina. Sono stanca, anche oggi ristorante, optiamo per un piatto di alici fritte che mangeremo in due e la solita zuppiera… questa volta piena di maruli ( insalata verde). Nel pomeriggio piccolo riposino, un po’ di biancheria intima da lavare, un po’ di inglese, un po’ di diario di bordo, un po’ di ginnastica, la doccia, la cena. Ma che noia! Aggiungiamoci una passeggiata sul lungo mare poi a nanna, in un letto vero, in una casa vera, che come dico sempre io: non ara, non si sposta di notte come certe volte fanno le ancore delle barche e soprattutto le case non ballano. Invece TREMA TUTTO ci svegliamo all’improvviso, sono le 2,30 di notte e le  scosse di terremoto ci svegliano immediatamente, usciamo di corsa dalla casa con ciabatte e pigiama, fa freschino, ci allontaniamo dai balconi e spostiamo anche la macchina, tutto tace, i nostri vicini dormono alla grande e nessun’altra scossa sopraggiunge. Rientriamo in casa, cosa facciamo?  Ci prepariamo, una borsa sul mobile davanti alla porta con documenti, soldi, occhiali telefonini, al suo fianco le chiavi della macchina, ai piedi del letto le scarpe e le giacche, non chiudiamo a chiave la porta di casa e andiamo a letto vestiti. Naturalmente non dormiamo, non abbiamo pensato all’acqua, mi alzo, ne prendo due bottiglie e le porto in macchina. Che comunque è ancora carica di tutto, anche alimenti in scatola. Aspettiamo sdraiati a letto. Moriremo di terremoto? Forse, di qualcosa bisogna pur morire. Tutto tace, niente si muove e alla fine ci addormentiamo. Al mio risveglio ho pensato che la mia teoria sulle  case che  non ballano  fosse sbagliata e  che forse… È meglio la noia.

Limni, domenica 18-5-2025. Ieri, sabato 17, ho raggiunto Enrico in cantiere solo verso le 12, ho marcato visita: un poderoso mal di schiena mi ha bloccata in casa. Molto lentamente ho portato avanti… me  stessa e quel poco che ho potuto fare. Fuori è ancora nuvolo e c’è vento, lo scirocco sta comunque calando e sprazzi di azzurro nel cielo si fanno largo, camminando sulla strada che costeggia spiaggia e mare ci sono bei cespugli di papaveri rossi e papaveri gialli dal colore intenso. La spiaggia ghiaiosa è deserta, alle sue spalle filari di alberi e cumuli di rami secchi sono ammucchiati pronti per essere portati via. La stagione balneare non è ancora cominciata, ma qualcosa si muove. Cammino lentamente (per via del mal di schiena) ma forse è un bene perché ho il tempo di guardarmi intorno, il panorama è ancora selvaggio, il  mare è limpido e in parte racchiuso nel golfo,  sui di un lato,  dal  promontorio verdeggiante gruppetti di case bianche ci si affacciano. In acqua nessun gommone, in strada nessuna macchina parcheggiata, il silenzio è  accompagnato dal profumo di liquirizia. Sono solo tre giorni che siamo partiti e già mi sento parte di questi luoghi, come se ne facessi parte da sempre, è facile adattarcisi. Enrico in barca ha il suo daffare, ha cominciato col lavare la barca e poi i soliti controlli, verifiche, cambi di pezzi, e la pompa di sentina si è di nuovo blocca. Domani spero di stare meglio per poterlo aiutare e portare avanti anche i miei lavori in barca. Oggi non ho nemmeno preparato la consueta insalata greca che mangeremo invece al ristorante, qui una porzione te la servono in una zuppiera che basta per due, comunque abbiamo ordinato anche delle alici marinate, anche queste tanto abbondanti che portate a casa sono servite per la cena. In paese, al ristorante,  ci siamo arrivati in macchina perché  il cantiere è abbastanza  isolato, e sulla strada del ritorno ci ha sorpassato una moto a tutta velocità,   rompendo il silenzio e lasciandoci increduli: lui senza casco e lei (la moto) senza targa.

Mercoledì 14-5- 2025
Dopo essere arrivati ad Ancona in macchina, dopo aver cenato con amici e dopo una buona dormita nell’agriturismo: Il Colle dei lecci, alle ore 11 del giorno dopo, giovedì 15, abbiamo atteso a lungo in biglietteria per formalizzare il check-in. Partenza dal molo 15 in perfetto orario, arrivo a Patrasso con tre ore di ritardo dopo 27 ore di navigazione, trascorse fra camminate nei lunghi corridoi, varie sale, e comodamente seduti in poltrone dei molti bar, a leggere, scrivere e cercare di ripassare inglese dal mio quaderno. Anche se non c’era campo il telefonino di tutti imperava su tutto. Sui ponti esterni siamo stati poco perché il vento da sud ha portato, come al solito, nuvole nere e in fine pioggia, anche le onde del mare si sono alzate di notte, motivo per cui ci siamo svegliati per il gran ballare sulle cuccette della nostra cabina che definirei Lillipuziana. Infatti ci siamo stati lo stretto necessario, ho preferito fare yoga e un po’ di ginnastica in una sala adibita per giochi bimbi piccoli che non c’erano. L’unica cosa che salverei di questa traversata sono gli innumerevoli cappuccini, te, e cioccolate calde che il barman ci ha servito con grande professionalità e gentilezza, e meno male che c’era lui, altrimenti saremmo morti di freddo. A parte qualche scalmanato, tutti gli altri, come noi, indossavano sopra ai vestiti: golf pesanti, giacche, gilet, e cappelli, la bassa tempetatura in nave era insopportabile. Alcuni sonnecchiavano sui divani avvolti nella copertina di pile, altri dormivano in alcuni angoli avvinghiati ai loro cani, a volte anche due cani per un solo padrone, i bimbi si scadavano correndo nei corridoi con i genitori al seguito. Un popolo variegato: multilinge, anziani e giovani, turisti, liberi professionisti super impegnati al PC e super eleganti Persone sciatte in ciabatte e camionisti che fumano di nascosto nei corridoi. Un’insieme di colori, chiasso, zaini, animali e trolley colorati e che si sono riversati giù per le scale (anche le scale mobili non funzionavano) appena la nave ha attaccato nel porto di Patrasso alle ore 17 di venerdì 16 maggio. Ci vorranno ancora 5 ore circa per arrivare sull’isola Eubea, dove nel cantiere di Limni ci aspetta la nostra barca e un piccolo appartamento dove abiteremo nei prossimi giorni, mentre organizzeremo Felicità per salpare. Quando e dove, non si sa di preciso! Non sempre possiamo decidere noi. Il meteo è padrone. E noi ci adegueremo, come appena sbarcati in Grecia che abbiamo spostato di nuovo i nostri orologi avanti di un’ ora per il fuso orario.

Lunedì 23 settembre 2024. È questo il giorno assegnatoci dall’ Anek per rientrare in Italia. I biglietti erano prenotati già da febbraio con un rientro previsto all’11 ottobre. 

In questi ultimi giorni in cantiere abbiamo avuto anche modo di annoiarci dal moento che con la barca abbiamo finito i lavori, una gita in macchina a Lutra per vedere le terme l’abbiamo fatta. Se il tempo fosse stato bello e non avessimo avuto  ancora gli strascichi della tosse avremmo potuto fare anche i bagni, proprio davanti al cantiere c’è  la spiaggia attrezzata con sdraio, ombrelloni, doccia e cabina per cambiarsi, ma le nuvole e il vento sono stati una costante che ci raggiungevano, anche l’appartamento era oscurato e i  sibili delle sartie degli alberi delle barche poco distanti da noi, mi agitavano come quando eravamo  attraccati in porto. Oramai siamo più interessati a sapere che tempo farà quando arriveremo al nostro piccolo borgo, perché ci sarà da scaricare la macchina che è strapiena. È comunque una realtà che da oggi, qui in Grecia le condizioni meteo siano cambiate: il sole splende, vento e perturbazioni sono sparite e si preannuncia di nuovo il bel tempo. Le previsioni del tempo possono  sembra una banalità ma per noi sono state fondamentali e solo rientrando a casa le dimenticheremo un po’ per volta, come un po’ per volta diremo ancora: ormeggiare la macchina anziché parcheggiare. E anche in casa, per un po’ staremo attentissimi nel consumo di acqua. Abitudine che dovremmo mantenere, ma sarà   difficile fra qualche giorno  fare docce velocissime o lavarsi i denti con un solo bicchiere di acqua. Lo so! Dovremmo continuare così, c’è lo ripromettiamo sempre ma poi… ci si attarda sotto la doccia e tutto il resto va di seguito. Questa mattina alle 9 siamo usciti dall’appartamento, abbiamo salutato la Signora e da quel momento in poi ho preso nota dei tempi di percorrenza da Limni a Chalkida, Atene, Corinto, Patrasso. Fermate per acquistare frutta, fermate per caffè e carburante, fermata per pranzare e finalmente alle 15, 30 siamo in porto a Patrasso per il check-in. Partenza prevista ore 17,30, sembra impossibile ma probabilmente partiremo in orario, quasi un evento eccezionale. Più volte abbiamo fatto il tragitto da Chalkida a Limni e viceversa, su e giù per la montagna,  inerpicandoci su tornanti,  scendendo poi  in piccole pianure. Un percorso durato un’ora che questa volta mi sono goduta a pieno: un paesaggio alpino con tanto di alti bastoni neri anellati di rosso per segnare i bordi della strada in caso di neve. Profumo di resina molto intenso anche perché su molti tronchi la corteccia è stata incisa e sotto un sacchetto ne raccoglie la resina. Incontriamo ai bordi della strada mucche e poi capre. La strada scorre nel fitto del bosco a volte molto stretta per poi allargarsi verso la pianura. Ci sono zone che mi lasciano interdetta e avvilita per lo sfacelo che ha lasciato uno dei tanti incendi che hanno colpito l’anno scorso anche questa zona della Grecia. L’Eubea brucia! Si diceva l’anno scorso, noi lo vedevamo da lontano, il fuoco nel buio della notte, il sole in pieno giorno oscurato dal fumo, la cenere che ricadeva lontana, anche in barca da noi. Ma il bosco bruciato non lo avevamo  mai visto, terribile, un senso di morte, alcuni tronchi ancora in piedi, neri e  privi di rami, altri spaccati in malo modo come strappati, altri ancora sempre neri e già  accatastati, ad ogni slargo, sui pianori, cataste e cataste di tronchi in parte già bruciati. Uno spettacolo molto triste, ma già sul terreno qualcosa cresce, in altri punti si vede la mano dell’uomo che ha ripiantumato. È solo una zona bruciata, ma ha lasciato il segno. Più giù, verso il mare il terreno cambia e ampie coltivazioni di olive ci accompagnano al mare.

Martedì 17-9-2024 penisola di Methana sulla costa Greca.

Fra l’andata e il ritorno c’è stata di mezzo la  sosta a Methana. Il primo pensiero è andato alla macchina, ferma da da 4 mesi,  che per nostra negligenza non è partita non avendo staccato il cavetto della batteria, per cui le abbiamo  trovate  completamente scariche. Il resto del pomeriggio è passato avanti e indietro da  Methana a Galata, con Claudio che ci ha fatto da taxista, non solo per andare a  comprare le batterie nuove ma anche per recuperare il mazzo di chiavi che Enrico si è accorto di aver perso dal benzinaio. Quando si è stanchi e… a una certa età, le cose vanno così! Se non ci fosse stato Claudio non so come avremmo fatto. A  Methana  dobbiamo disdire il posto barca nel porto comunale, dobbiamo comprare i pistacchi da portare agli amici quando rientreremo e soprattutto vogliamo salutare gli amici. Già la sera abbiamo cenato con Andrea e Roberta, Filomena e Costas e Margherita e  Claudio, ma non sono tutti, gli altri li saluteremo domani mattina dopo aver dormito  al B&B di katerina. È stato un saluto lungo e piacevole quello con gli amici che ci aspettavano in porto, con promesse di incontri futuri, con un po’ di nostalgia per la nostra decisione di cambiare zona. Quando siamo arrivati  a Methana la prima volta siamo stati accolti subito benevolmente dalla piccola comunità di italiani presenti in porto. E poi Filomena, italiana, che avendo sposato Costan greco, parla perfettamente il greco, è a  Lei che ci siamo sempre rivolti per risolvere problemi, o chiedere consigli, tanto che, per scherzare,  le abbiamo proposto di aprire un’agenzia. Ci siamo sempre trovati bene a Methana: le terme, il cibo, le spiagge, gli amici ma…bisogna cambiare per conoscere altri luoghi e fare nuovi incontri. Ed è  spiegando tutte queste cose che ci congediamo abbracciandoli tutti. È  stato difficile,  e solo alle 11 riusciamo a partire. Con la nostra macchina il viaggio di ritorno sarà senz’altro più agevole, studiamo il percorso e seguiamo  le indicazioni del  navigatore: 8- 6- E94- E75, fino a Chalkida tutto bene, poi pensiamo di costeggiare il lungo mare per raggiungere il cantiere di Limni ma… non esiste una strada lungo la costa, dovremmo, come in andata col pullman, salire la montagna poi scendere, poi salire…e finalmente alle 16 vediamo il mare davanti a noi, e avvicinandoci anche i molti alberi delle barche a vela, tutti raggruppati a terra nel nostro cantiere. Questo è stato il rientro di ieri da Methana.  Oggi mercoledì 18-9 piove e di fare i lavori in barca non se ne parla, anche se ne sono rimasti veramente pochi. Così  con la macchina andiamo in giro per acquistare l’olio di oliva extra vergine, spremitura a freddo, non si capisce se biologico o no, lo abbiamo assaggiato e il palato ha detto: È buono. Prima di rientrare in cantiere compriamo del pesce per questa sera e della verdura. Ma domani 19 settembre usciremo per festeggiare il compleanno di Enrico, classe 1947.

Isola Eubea cantiere di Limni.

Martedì  17-9-2024 

E già, non siamo più in barca, ma nel monolocale del cantiere ci stiamo poco, lo utilizziamo per dormire, lavarci e poco altro, per il resto siamo in barca per fare tutti i lavori che vanno fatti prima di chiuderla definitivamente. Non ve li stò a descrivere perché sono gli stessi dell’anno scorso dopo il giro delle Cicladi. Quest’anno c’è di diverso che dovremmo recuperare la nostra macchina a Methana e portarla qui in cantiere per caricarci tutto quello che andrà riportato a casa. Un viaggio che non so come riuscirò a sintetizzare perché più che un viaggio è stata un’impresa, a cominciare dall’ansia di aspettare un pullman per Atene non a una fermata regolare ma lungo la strada, facendo cenni con le braccia per farlo fermare. Ci hanno assicurato che quelli che partono dal cantiere fanno tutti così e il pullman si ferma e l’autista ti fa il biglietto a bordo e per le 7,15 raggiunge il capolinea, che è distante 4 km . Per essere tranquilli abbiamo cercato di prenotare un taxi per partire regolarmente dal capolinea, ma non è stato possibile. Così, per paura di perde il passaggio del pullman alle 6,30 del mattino ci troviamo dopo una bella camminata lungo mare, sulla strada principale. È buio, fa freddino, in un quarto d’ ora sono passate due macchine e un pick up, alle 6,45 dalla curva spunta il pullman, ci sbracciamo ma lui prosegue e ci strompazza. Forse non è il nostro pullman, effettivamente è un po’ presto. Arrivano le 7, di pullman neanche l’ombra, e fra un quarto d’ora dovrebbe essere al capolinea! Cominciamo ad essere agitati, nel frattempo si fa chiaro, in strada passano più macchine, e si ferma vicino a noi la Signora che gestisce il nostro residence, la investiamo con le nostre preoccupazioni, lei ci assicura: “Passa tutti i giorni, meno il sabato e la domenica” e resta lì con noi ad aspettare, quando alle 7,10 finalmente arriva il pullman noi saliamo e lei ritorna in macchina. Da lì in poi il tragitto è stato attraverso i vari paesini inerpicati in montagna, ad ogni fermata salivano studenti. Sono seguiti tre cambi di pullman fino ad Atene, un taxi per raggiungere il porto del Pireo e un aliscafo per arrivare all’isola di Poros, poi con un piccolo taxi boat abbiamo raggiunto Galata e lì, menomale, ci aspettavano Margherita e Claudio con i quali in macchina siamo arrivati a Methana. Un viaggio iniziato alle 7,15 e terminato alle 16. E questa è stata l’andata. Per il ritorno… Ve lo racconto appena posso.

Mercoledì 11 settembre golfo di  Vorios Evvoikos.

Nell’ultimo tratto di mare, prima di arrivare in cantiere a Limni. Enrico grida: “Corri corri Lella, guarda là”. Dalla  prua di Felicità, molto lontano, davanti a noi, si vedono spuntare dall’acqua delle piccole pinne scure, potrebbero essere dei delfini da come si muovono,  siamo troppo lontani  per esserne certi, si dirigono verso est. Comunque torno in dinette a prendere il telefonino per  delle foto. Non cambiamo rotta per seguirli, non acceleriamo l’andatura per raggiungerli, lì osserviamo da lontano già felici di averli avvistati, anche se in Grecia non è raro vederli, a noi, erano un po’ che  non capitava più. “Guarda guarda, hanno cambiato direzione, ci vengono incontro”, ora che si stanno avvicinando è  chiaro che siano un banco di delfini, arrivano alla spicciolata, prima uno grande che ci si affianca, poi altri due che si immergono davanti alla prua, quelli che arrivano dopo  li sormontano, e loro risalgono e fanno gruppo con altri, li conto, sembrano  sei o poco più, stanno giocando con la prua di Felicità, ci accompagnano e si divertono in un continuo scambio di posizioni, fuori e dentro l’ acqua, a destra e a sinistra sempre  della prua,  nuotano veloci e felici con una leggerezza incredibile, sembrano volare in acqua. Il mare è calmo e la luce del mezzogiorno ce ne permette una visuale perfetta, siamo affascinati e anche noi felici, come se ci avessero contagiati. Aggrappata alla battagliola ho la testa protesa verso di loro, Enrico sta filmando ed entrambi  non abbiamo che poche parole, è  un contino esclamare: “Guarda guarda guarda, ma che belli”,  uno di loro si struscia sulla barca, sono eleganti, armoniosi. Sono rimasti con noi un paio di minuti, poi all’improvviso se ne sono andati, meno il più grande che è restato con noi ancora un po’, due minuti emozionanti, un ultimo regalo della Grecia e del suo splendido mare. Oppure un arrivederci all’anno prossimo.

Mercoledì è stato perfetto per salpare, perfetto per navigare e perfetto per attraccare alla boa verso le 15 davanti al cantiere di Limni, con calma di mare e di venti. Il capitano ha fatto bene i compiti e ha  infilato proprio le uniche  10 ore di bonaccia.  Meno perfetto è stato non poter alare subito Felicità. Rimanere alla boa tutta la notte è stata un’esperienza purtroppo già vissuta, in  altri luoghi e in altri tempi ma la modalità è la stessa: la barca è al vento,  ma le onde, questa volta molto alte, sono al traverso della barca e ti colpiscono ripetutamente sul fianco, è come una violenta altalena, devi stare puntellato anche se sei sdraiato a  letto e tutto, proprio tutto sulla barca  sbatte furiosamente, non cade quasi niente perché ogni cosa è vincolata. Verso le due di notte si quieta tutto, compresi i nostri stomaci, che con il resto del corpo si rilassano  e si addormentano. La sveglia comunque suona presto perché siamo d’accordo che ci tirino su la barca alle 7, e bisogna prepararsi. È tutto ancora calmo, il sole splende ma siamo circondati da nuvole, la perturbazione incombe, e già da  domani non sarà più lo stesso. Anche Katy e Oliviero ci telefonano per informarci che hanno passato il ponte di Khalkis e ora sono già  in cantiere. Andrea e Roberta sono rientrati da qualche giorno nel porto di partenza a Menthana, Giovanni e Patrizia, tranquilli a Roma, Flavio parte in macchina domenica per il lago Maggiore. Mauro e Mary li abbiamo persi di vista, e gli unici ancora in giro sono Katia e Tommaso che proprio oggi ci hanno informato che aspettano la finestra giusta per passare il Canale di Corinto e rientrare. Le perturbazioni di fine stagione sono le più pericolose, sono quelle che alimentano il Medicane: uragano mediterraneo. L’ultimo bagno che ho fatto ad Orei era quasi preoccupante, l’acqua era caldissima e quando è troppo calda poi succedono i guai. Di qui la decisione, fra le altre, di rientrare prima. Di uragani nello Ionio ne abbiamo subiti già due, e ci è bastato. Al momento siamo impegnati: primo a rimetterci in salute. Secondo affrontare un viaggio coi mezzi pubblici per riappropriarci della nostra macchina che è rimasta al nostro porto di partenza a Methana. Terzo sistemare e chiudere la barca. Quarto sentire la compagnia marittima per capire se possiamo anticipare il rientro. Nel frattempo, è strano qui dall’appartamento del cantiere sentire le onde abbattersi contro la spiaggia e il vento fischiate tra le  sartie delle barche a terra. Ho i piedi ben piantati nel mono locale e  penso: “Meno male che non sono più in barca!”

Mercoledì è perfetto per salpare. Il sole alle nostre spalle è appena spuntato da dietro la collina, il raggio accecante  illumina per il momento  solo una parte del porto sull’uscita, ripennellando di colori gli scogli della diga foranea in molte sfumature, il faro invece è a due tinte, ben delineate: bianco e rosso che sembrano brillare di luce propria. Il cielo azzurro è una buona promessa, un auspicio per questa ultima tappa fino al cantiere. Il ricordo del temporale di ieri pomeriggio iniziato con una fucilata secca e improvvisa è già stato sostituito dal secondo temporale della giornata, alle 8 di sera, quando eravamo al ristorante con Flavio. Si vedeva già davanti alle colline una cortina di acqua compatta che scendeva in mare, offuscando il panorama. Speravamo si sfogasse lì e invece è avanzato verso la nostra costa  a suon di vento forte che ci ha fatto scappare al riparo, prendendo  i nostri piatti in mano, in nostro soccorso è arrivata la cameriera che ha ritirato il resto che era rimasto in tavola. Scrosci violenti, poi più calmi, e in fine una pioggerella che non sembrava nemmeno imparentata con i primi scrosci. È tutto finito, camminiamo tutti e tre  verso il porto e  davanti a Felicità ci salutiamo con la promessa di rivederci da noi, anche se Lui, Flavio, è della sponda ricca del lago Maggiore! Oggi verso le nove mancano ancora circa 8 miglia per entrare nel golfo di Vorios Evvoikos. Alla nostra sinistra avremo il lato Est dell’isola Eubea e alla nostra destra la costa greca. Il mare è calmo, il sole splende e le colline che anche ora ci circondano sono di un verde strepitoso, i temporali di questi giorni che ci hanno tormentati, hanno reso la vegetazione lussureggiante. La nostra destinazione è il cantiere di Limni, dovremmo arrivarci verso le 14,30, dopo aver navigato per 40 miglia.

Lunedì non siamo partiti perché non stavamo bene entrambi, martedì non si può partire perché previsto il vento contro e un bel temporale. Va bene mercoledì, pioverà all’inizio ma poi proseguendo verso sud dovrebbe migliorare. Ci dicono… no, c’è  la perturbazione! Si, ma mercoledì ritorna il brutto tempo solo dopo le 18 e noi saremo già alla boa prenotata. E… comunque la perturbazione… Ricontrolliamo tutti i siti possibili: mari, venti, temporali. Mercoledì VA BENE Lella, partiamo presto e arriviamo prima che cambi. Oggi martedì 10, 10? Il dieci è  il giorno in cui facciamo gli auguri ad Iris, da quando è  nata, la sua mamma Cristina fa da tramite e  con whatsapp noi mandiamo dei fiori, o immagini di tartarughe o delfini, lei di rimando ci invia la foto di Iris che ha sempre una faccina furbetta e… ogni volta è sempre più grande, Iris è l’unica bimba del vecchio borgo dove abitiamo, è fantastica vederla sempre correre, sia in discesa che in salita. Scelgo la foto di  una bouganville colore violetto che decora un angolo di casa bianca, invio e per premio , lo so,  riceverò una bella foto di Iris. Dicevo, martedì 10 previsto temporale: c’è un bel sole, il cielo azzurro e qualche nuvola scura, usciamo a comprare frutta e verdure, le voglio cucinare prima che arrivi il temporale. Sodo le uova, cucino le carote, preparo il sugo per la pastasciutta che mangeremo domani sera quando saremo ormeggiati alla boa, dopo 8 ore di navigazione non avremo  voglia di scendere col canotto per uscire fuori a cena. In cabina si fa buio, le nuvole nere coprono l’azzurro e poi comincia a piovere, chiudo il passo d’uomo e tutti gli oblò, con i vapori della cucina ho finito appena in tempo. Flavio è passato da noi poco prima del diluvio per darci appuntamento per questa sera a cena,  il suo rubinetto non è proprio a posto però dopo le modifiche apportate da Enrico per lo meno non perde più. Quando mangiamo siamo chiusi dentro in barca, sigillati, è quasi buio e improvvisa arriva una fucilata, e poi ancora lampi e tuoni, penso alla cena di stasera, ma? Con quest’acqua, penso al viaggio di domani ma? . Sono le 17 c’è un bel sole e un po’ di nuvole nere sparse in giro. Domani vedremo