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Martedì 17-9-2024 penisola di Methana sulla costa Greca.

Fra l’andata e il ritorno c’è stata di mezzo la  sosta a Methana. Il primo pensiero è andato alla macchina, ferma da da 4 mesi,  che per nostra negligenza non è partita non avendo staccato il cavetto della batteria, per cui le abbiamo  trovate  completamente scariche. Il resto del pomeriggio è passato avanti e indietro da  Methana a Galata, con Claudio che ci ha fatto da taxista, non solo per andare a  comprare le batterie nuove ma anche per recuperare il mazzo di chiavi che Enrico si è accorto di aver perso dal benzinaio. Quando si è stanchi e… a una certa età, le cose vanno così! Se non ci fosse stato Claudio non so come avremmo fatto. A  Methana  dobbiamo disdire il posto barca nel porto comunale, dobbiamo comprare i pistacchi da portare agli amici quando rientreremo e soprattutto vogliamo salutare gli amici. Già la sera abbiamo cenato con Andrea e Roberta, Filomena e Costas e Margherita e  Claudio, ma non sono tutti, gli altri li saluteremo domani mattina dopo aver dormito  al B&B di katerina. È stato un saluto lungo e piacevole quello con gli amici che ci aspettavano in porto, con promesse di incontri futuri, con un po’ di nostalgia per la nostra decisione di cambiare zona. Quando siamo arrivati  a Methana la prima volta siamo stati accolti subito benevolmente dalla piccola comunità di italiani presenti in porto. E poi Filomena, italiana, che avendo sposato Costan greco, parla perfettamente il greco, è a  Lei che ci siamo sempre rivolti per risolvere problemi, o chiedere consigli, tanto che, per scherzare,  le abbiamo proposto di aprire un’agenzia. Ci siamo sempre trovati bene a Methana: le terme, il cibo, le spiagge, gli amici ma…bisogna cambiare per conoscere altri luoghi e fare nuovi incontri. Ed è  spiegando tutte queste cose che ci congediamo abbracciandoli tutti. È  stato difficile,  e solo alle 11 riusciamo a partire. Con la nostra macchina il viaggio di ritorno sarà senz’altro più agevole, studiamo il percorso e seguiamo  le indicazioni del  navigatore: 8- 6- E94- E75, fino a Chalkida tutto bene, poi pensiamo di costeggiare il lungo mare per raggiungere il cantiere di Limni ma… non esiste una strada lungo la costa, dovremmo, come in andata col pullman, salire la montagna poi scendere, poi salire…e finalmente alle 16 vediamo il mare davanti a noi, e avvicinandoci anche i molti alberi delle barche a vela, tutti raggruppati a terra nel nostro cantiere. E questo è stato il rientro di ieri da Methana.  Oggi mercoledì 18-9 piove e di fare i lavori in barca non se ne parla, anche se ne sono rimasti veramente pochi. Così  con la macchina andiamo in giro per acquistare l’olio di oliva extra vergine, spremitura a freddo, non si capisce se biologico o no, lo abbiamo assaggiato e il palato ha detto: È buono. Prima di rientrare in cantiere compriamo del pesce per questa sera e della verdura. Ma domani 19 settembre usciremo per festeggiare il compleanno di Enrico, classe 1947.

Isola Eubea cantiere di Limni.

Martedì  17-9-2024 

E già, non siamo più in barca, ma nel monolocale del cantiere ci stiamo poco, lo utilizziamo per dormire, lavarci e poco altro, per il resto siamo in barca per fare tutti i lavori che vanno fatti prima di chiuderla definitivamente. Non ve li stò a descrivere perché sono gli stessi dell’anno scorso dopo il giro delle Cicladi. Quest’anno c’è di diverso che dovremmo recuperare la nostra macchina a Methana e portarla qui in cantiere per caricarci tutto quello che andrà riportato a casa. Un viaggio che non so come riuscirò a sintetizzare perché più che un viaggio è stata un’impresa, a cominciare dall’ansia di aspettare un pullman per Atene non a una fermata regolare ma lungo la strada, facendo cenni con le braccia per farlo fermare. Ci hanno assicurato che quelli che partono dal cantiere fanno tutti così e il pullman si ferma e l’autista ti fa il biglietto a bordo e per le 7,15 raggiunge il capolinea, che è distante 4 km . Per essere tranquilli abbiamo cercato di prenotare un taxi per partire regolarmente dal capolinea, ma non è stato possibile. Così, per paura di perde il passaggio del pullman alle 6,30 del mattino ci troviamo dopo una bella camminata lungo mare, sulla strada principale. È buio, fa freddino, in un quarto d’ ora sono passate due macchine e un pick up, alle 6,45 dalla curva spunta il pullman, ci sbracciamo ma lui prosegue e ci strompazza. Forse non è il nostro pullman, effettivamente è un po’ presto. Arrivano le 7, di pullman neanche l’ombra, e fra un quarto d’ora dovrebbe essere al capolinea! Cominciamo ad essere agitati, nel frattempo si fa chiaro, in strada passano più macchine, e si ferma vicino a noi la Signora che gestisce il nostro residence, la investiamo con le nostre preoccupazioni, lei ci assicura: “Passa tutti i giorni, meno il sabato e la domenica” e resta lì con noi ad aspettare, quando alle 7,10 finalmente arriva il pullman noi saliamo e lei ritorna in macchina. Da lì in poi il tragitto è stato attraverso i vari paesini inerpicati in montagna, ad ogni fermata salivano studenti. Sono seguiti tre cambi di pullman fino ad Atene, un taxi per raggiungere il porto del Pireo e un aliscafo per arrivare all’isola di Poros, poi con un piccolo taxi boat abbiamo raggiunto Galata e lì, menomale, ci aspettavano Margherita e Claudio con i quali in macchina siamo arrivati a Methana. Un viaggio iniziato alle 7,15 e terminato alle 16. E questa è stata l’andata. Per il ritorno… Ve lo racconto appena posso.

Mercoledì 11 settembre golfo di  Vorios Evvoikos, nell’ultimo tratto di mare, prima di arrivare in cantiere a Limni. “Corri corri Lella, guarda là”. Dalla  prua di Felicità, molto lontano, davanti a noi, si vedono spuntare dall’acqua delle piccole pinne scure, potrebbero essere dei delfini da come si muovono,  siamo troppo lontani  per esserne certi, si dirigono verso est. Comunque torno in dinette a prendere il telefonino per  delle foto. Non cambiamo rotta per seguirli, non acceleriamo l’andatura per raggiungerli, lì osserviamo da lontano già felici di averli avvistati, anche se in Grecia non è raro vederli, a noi, erano un po’ che  non capitava più. “Guarda guarda, hanno cambiato direzione, ci vengono incontro”, ora che si stanno avvicinando è  chiaro che siano un banco di delfini, arrivano alla spicciolata, prima uno grande che ci si affianca, poi altri due che si immergono davanti alla prua, quelli che arrivano dopo  li sormontano, e loro risalgono e fanno gruppo con altri, li conto, sembrano  sei o poco più, stanno giocando con la prua di Felicità, ci accompagnano e si divertono in un continuo scambio di posizioni, fuori e dentro l’ acqua, a destra e a sinistra sempre  della prua,  nuotano veloci e felici con una leggerezza incredibile, sembrano volare in acqua. Il mare è calmo e la luce del mezzogiorno ce ne permete una visuale perfetta, siamo affascinati e anche noi felici, come se ci avessero contagiati. Aggrappata alla battagliola ho la testa protesa verso di loro, Enrico sta filmando ed entrambi  non abbiamo parole, è  un contino esclamare: “Guarda guarda guarda, ma che belli”,  uno di loro si struscia sulla barca, sono bellissimi, eleganti, armoniosi. Sono stati con noi un paio di minuti, poi all’improvviso se ne sono andati, meno il più grande che è restato con noi ancora un po’, due minuti emozionanti, un ultimo regalo della Grecia e del suo splendido mare. Oppure un arrivederci all’anno prossimo.

Mercoledì è stato perfetto per salpare, perfetto per navigare e perfetto per attraccare alla boa verso le 15 davanti al cantiere di Limni, con calma di mare e di venti. Il capitano ha fatto bene i compiti e ha  infilato proprio le uniche  10 ore di bonaccia.  Meno perfetto è stato non poter alare subito Felicità. Rimanere alla boa tutta la notte è stata un’esperienza purtroppo già vissuta, in  altri luoghi e in altri tempi ma la modalità è la stessa: la barca è al vento,  ma le onde, questa volta molto alte, sono al traverso della barca e ti colpiscono ripetutamente sul fianco, è come una violenta altalena, devi stare puntellato anche se sei sdraiato a  letto e tutto, proprio tutto sulla barca  sbatte furiosamente, non cade quasi niente perché ogni cosa è vincolata. Verso le due di notte si quieta tutto, compresi i nostri stomaci, che con il resto del corpo si rilassano  e si addormentano. La sveglia comunque suona presto perché siamo d’accordo che ci tirino su la barca alle 7, e bisogna prepararsi. È tutto ancora calmo, il sole splende ma siamo circondati da nuvole, la perturbazione incombe, e già da  domani non sarà più lo stesso. Anche Katy e Oliviero ci telefonano per informarci che hanno passato il ponte di Khalkis e ora sono già  in cantiere. Andrea e Roberta sono rientrati da qualche giorno nel porto di partenza a Menthana, Giovanni e Patrizia, tranquilli a Roma, Flavio parte in macchina domenica per il lago Maggiore. Mauro e Mary li abbiamo persi di vista, e gli unici ancora in giro sono Katia e Tommaso che proprio oggi ci hanno informato che aspettano la finestra giusta per passare il Canale di Corinto e rientrare. Le perturbazioni di fine stagione sono le più pericolose, sono quelle che alimentano il Medicane: uragano mediterraneo. L’ultimo bagno che ho fatto ad Orei era quasi preoccupante, l’acqua era caldissima e quando è troppo calda poi succedono i guai. Di qui la decisione, fra le altre, di rientrare prima. Di uragani nello Ionio ne abbiamo subiti già due, e ci è bastato. Al momento siamo impegnati: primo a rimetterci in salute. Secondo affrontare un viaggio coi mezzi pubblici per riappropriarci della nostra macchina che è rimasta al nostro porto di partenza a Methana. Terzo sistemare e chiudere la barca. Quarto sentire la compagnia marittima per capire se possiamo anticipare il rientro. Nel frattempo, è strano qui dall’appartamento del cantiere sentire le onde abbattersi contro la spiaggia e il vento fischiate tra le  sartie delle barche a terra. Ho i piedi ben piantati nel mono locale e  penso: “Meno male che non sono più in barca!”

Mercoledì è perfetto per salpare. Il sole alle nostre spalle è appena spuntato da dietro la collina, il raggio accecante  illumina per il momento  solo una parte del porto sull’uscita, ripennellando di colori gli scogli della diga foranea in molte sfumature, il faro invece è a due tinte, ben delineate: bianco e rosso che sembrano brillare di luce propria. Il cielo azzurro è una buona promessa, un auspicio per questa ultima tappa fino al cantiere. Il ricordo del temporale di ieri pomeriggio iniziato con una fucilata secca e improvvisa è già stato sostituito dal secondo temporale della giornata, alle 8 di sera, quando eravamo al ristorante con Flavio. Si vedeva già davanti alle colline una cortina di acqua compatta che scendeva in mare, offuscando il panorama. Speravamo si sfogasse lì e invece è avanzato verso la nostra costa  a suon di vento forte che ci ha fatto scappare al riparo, prendendo  i nostri piatti in mano, in nostro soccorso è arrivata la cameriera che ha ritirato il resto che era rimasto in tavola. Scrosci violenti, poi più calmi, e in fine una pioggerella che non sembrava nemmeno imparentata con i primi scrosci. È tutto finito, camminiamo tutti e tre  verso il porto e  davanti a Felicità ci salutiamo con la promessa di rivederci da noi, anche se Lui, Flavio, è della sponda ricca del lago Maggiore! Oggi verso le nove mancano ancora circa 8 miglia per entrare nel golfo di Vorios Evvoikos. Alla nostra sinistra avremo il lato Est dell’isola Eubea e alla nostra destra la costa greca. Il mare è calmo, il sole splende e le colline che anche ora ci circondano sono di un verde strepitoso, i temporali di questi giorni che ci hanno tormentati, hanno reso la vegetazione lussureggiante. La nostra destinazione è il cantiere di Limnos, dovremmo arrivarci verso le 14,30, dopo aver navigato per 40 miglia.

Lunedì non siamo partiti perché non stavamo bene entrambi, martedì non si può partire perché previsto il vento contro e un bel temporale. Va bene mercoledì, pioverà all’inizio ma poi proseguendo verso sud dovrebbe migliorare. Ci dicono… no, c’è  la perturbazione! Si, ma mercoledì ritorna il brutto tempo solo dopo le 18 e noi saremo già alla boa prenotata. E… comunque la perturbazione… Ricontrolliamo tutti i siti possibili: mari, venti, temporali. Mercoledì VA BENE Lella, partiamo presto e arriviamo prima che cambi. Oggi martedì 10, 10? Il dieci è  il giorno in cui facciamo gli auguri ad Iris, da quando è  nata, la sua mamma Cristina fa da tramite e  con whatsapp noi mandiamo dei fiori, o immagini di tartarughe o delfini, lei di rimando ci invia la foto di Iris che ha sempre una faccina furbetta e… ogni volta è sempre più grande, Iris è l’unica bimba del vecchio borgo dove abitiamo, è fantastica vederla sempre correre, sia in discesa che in salita. Scelgo la foto di  una bouganville colore violetto che decora un angolo di casa bianca, invio e per premio , lo so,  riceverò una bella foto di Iris. Dicevo, martedì 10 previsto temporale: c’è un bel sole, il cielo azzurro e qualche nuvola scura, usciamo a comprare frutta e verdure, le voglio cucinare prima che arrivi il temporale. Sodo le uova, cucino le carote, preparo il sugo per la pastasciutta che mangeremo domani sera quando saremo ormeggiati alla boa, dopo 8 ore di navigazione non avremo  voglia di scendere col canotto per uscire fuori a cena. In gabina si fa buio, le nuvole nere coprono l’azzurro e poi comincia a piovere, chiudo il passo d’uomo e tutti gli oblò, con i vapori della cucina ho finito appena in tempo. Flavio è passato da noi poco prima del diluvio per darci appuntamento per questa sera a cena,  il suo rubinetto non è proprio a posto però dopo le modifiche apportate da Enrico per lo meno non perde più. Quando mangiamo siamo chiusi dentro in barca, sigillati, è quasi buio e improvvisa arriva una fucilata, e poi ancora lampi e tuoni, penso alla cena di stasera, ma? Con quest’acqua, penso al viaggio di domani ma? . Sono le 17 c’è un bel sole e un po’ di nuvole nere sparse in giro. Domani vedremo

Questa mattina lunedì 9-9,quando suona la sveglia alle 7 io ed Enrico ci guardiamo in faccia e nessuna delle due è  una bella faccia, abbiamo dormito male e tossito molto, abbiamo anche sudato parecchio come succede da più di dieci giorni. Ieri avrei comprato anche per me le pastiglie che sono state consigliate a lui per la tosse ma era domenica e la farmacia era chiusa. Di navigare non c’è la sentiamo, avvisiamo Katy e Oliviero con i quali dovevamo dirigerci insieme verso sud. Noi molleremo comunque gli ormeggi e salperemo l’ancora per vedere cosa succede, poi rifaremo l’ormeggio occupando il posto di Lady Blues, perché il nostro vicino ha un àncora che non tiene. Due giorni fa quando è arrivato non ha voluto rifare l’ormeggio e ora è appoggiato a noi, situazione pericolosa, che purtroppo abbiamo già sperimentato, qualche anno fa’ subendo dei danni alla nostra barca. Accendiamo il motore, lo specchio d’acqua davanti a noi è occupato da una barca che non riesce a salpare l’ancora perché impigliata ad un’altra catena. Aspettiamo, intanto Lady Blues lascia il porto. La nostra àncora la salpiamo senza problemi. Ci dirigiamo nel buco lasciato da Oliviero e ormeggiamo, controlliamo che l’àncora tenga regoliamo le cime di ormeggio e rimettiamo a terra la scaletta,  nel frattempo è uscito il sole e siamo sveglissimi, riprendiamo le consuetudini del mattino e poi andiamo in farmacia per me che comincio subito a prendere le pastiglie. Non mi sento più tanto  stanca, faccio il cambio dei letti preparo la borsona e con l’aiuto di Enrico vado in lavanderia. Al nostro rientro telefoniamo a Flavio per informarlo che siamo ancora qui. Be’,  dice lui, se siete ancora qui, e non trovo nessuno in cantiere che mi aiuti a togliere un rubinetto approfitto della competenza di Enrico, se può! Lo viene a prendere in macchina e vanno in cantiere. È quasi mezzo giorno, il pranzo è pronto da ieri: riso con le verdure, molto comodo da mangiare in navigazione. Mi  riposo un po’ leggendo un nuovo libro: “Oliva Denaro” di Viola Ardone, di cui ho già letto: ” il treno dei bambini”. Molto bello.

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Ieri notte, alle 2, tuoni, fulmini, pioggia, vento e il mare entrava in porto da sud provocando scompiglio fra le barche charter ormeggiate sul lato opposto al nostro. Alcune poppe uscivano dall’acqua per poi ricadere in mare e scontrarsi fra di loro, sul pontile gran movimento e urla varie. Sul nostro lato c’è la siamo cavata con un po’ di onde anomale. Questa mattina, domenica 8-9, dopo la pioggia è decisamente rinfrescata l’aria. Alle 8 siamo già in passeggiata, è ancora nuvoloso e si cammina volentieri. Quattro km. andata e ritorno per raggiungere un cantiere qui in zona, quello dove Flavio ha portato la sua barca, lui non c’è ma chiacchieriamo con altri italiani di Roma che troviamo lì  e che hanno anticipato il loro rientro. Sono solo le 10 quando siamo di nuovo in zona porto, il sole ogni tanto scappa fuori dalle nuvole, siamo stanchi, e assetati, ci sta proprio bene un “portocali” ‘mi perdonino i Greci’. Sarebbe una bella spremuta di arance. Riusciamo anche a pagare l’ormeggio per gli 11 giorni che siamo rimasti qui nel porto di Orei. Quando siamo arrivati il responsabile ci ha registrato e ci ha detto di andare a pagare il giorno prima di partire. Conoscendo le abitudini,  Enrico è  da ieri che cerca di pagare ma l’ufficio sabato era chiuso, figuriamoci oggi che è  domenica. Invece lo troviamo aperto, comunque sull’isola Eubea tutti i porti comunali sono collegati tramite PC. A un nostro amico è capitato di non pagare un porto  perché non aveva individuato  l’ufficio e al porto successivo gli hanno chiesto di  saldate gli arretrati. È deciso, domani si parte, decidere la rotta  è stato più difficile: navigare per meno miglia, e rischiare di non trovare posto nei piccoli porti, o dirigersi in una baia protetta e sciropparsi 36 miglia. Enrico non è che stia benissimo e io nel frattempo mi sono beccata un forte raffreddore. E poi c’è anche la nostra benedetta ancora che non sappiamo se abbia agganciato quella del vicino, che ora è arrivato, anzi è arrivato ieri sera e la prima cosa che ha fatto è stato lavare la barca, i nostri oblò sono spalancati e l’acqua è subito schizzata all’interno di Felicità. Qualche urlo di allarme, altrettante scuse, e mentre lui continuava a lavare la sua barca tenendo bassa la canna dell’acqua noi abbiamo asciugato: piani, pavimento e cuscini della dinette, prima però siamo corsi in camera a chiudere il passo d’uomo. La loro è una barca grande se la nostra ancora gli si è sovrapposta non sarà facile liberarla, bisognerà mettere in acqua il canotto ecc..ecc… Vedremo.

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Scrive la Jarka kusova nella postfazione del suo romanzo: “La palude delle streghe” “Nel corso della transazione dal feudalesimo al capitalismo, le donne subirono un processo di degradazione sociale unico nel suo genere, che ancora oggi è fondamentale per il funzionamento del capitalismo stesso.”  Sarebbe da trascrivere per intero tutto quello che ho letto ma come il romanzo, anche queste pagine così istruttive potranno essere una sorpresa. Il romanzo ci viene detto è inventato ma pure una contadina di nome Abelk viene processata ad Amburgo nel 1583 per stregoneria. Tutto documentato, dietro questo libro c’è il lavoro di molte donne: la storica Rita Voltmer, la filosofa politica Silvia Federici e l’antropologa Evke Tulffes che ha scritto un libro dal titolo:”L’invenzione della casalinga”. Secondo stime affidabili il numero di persone uccise nella sola Germania tra il XVI e il XVII secolo varia tra cinquantamila e sessantamila, la maggior parte delle quali erano donne. Questi processi erano opera di giudici anche se il riformatore Martin Lutero ci ha messo del suo. In questa storia gli uomini non ci fanno una bella figura, e penso agli slogan delle femministe degli anni 70: ” Tremate, tremate le streghe son tornate. Grazie alla mia amica Monica che mi ha consigliato questo romanzo. Che vi consiglio caldamente anch’io. Qui a Orei tutto calmo, Flavio questa mattina presto è andato in cantiere, anche Olaf è partito. Oliviero e Katy nonostante abbiano risolto i loro problemi non vanno più in baia perché è prevista pioggia, e Giovanni e Patrizia sono già sistemati in un appartamento con la barca già alata, prestissimo voleranno a Roma. Piano piano ci stiamo avvicinando tutti alla fine di questo lungo periodo di ferie. Forse lunedì partiremo anche noi, tappa dopo tappa per raggiungere un cantiere.

È un libro interessante quello di Jarka kusova dal titolo: “La palude delle streghe”. Due vite di donne che si intrecciano nello stesso luogo ma in epoche diverse, la prima Abelk-Bleken è proprietaria di una fattoria ereditata dai suoi genitori e nel 1560 circa lei la porta avanti egregiamente senza un marito ma con l’aiuto di braccianti e serve che lei paga regolarmente. La seconda, la  Dott.ssa Britta Stoever, nei giorni nostri si trasferisce con marito e figli nelle stessa zona, a pochi Km da Amburgo, vicino le rive del fiume Elba, una zona paludosa resa rigogliosa dal lavoro dei contadini che nei secoli hanno domato e rinforzato  gli argini dell’ Elba. Se le difficoltà di Abelk la porteranno… quelle di Britta… Le due si incontano attraverso una targa stradale che  è  stata dedicata alla Abelk, grazie all’interessamento di Ruth, altro personaggio femminile importante sia per le ricerche che Britta svolgerà su Abelk sia per l’appoggio concreto che darà, quando anche Ruth si troverà in difficoltà. I capitoli si alternano con lo svolgersi del lavoro contadino del 1570, in cui sul fiume Elba venivano trasportate verso Amburgo le derrate alimentari provenienti dalla campagna, e in particolare sulle vicende di Abelk accusata di stregoneria. Ruth invece, nello stesso luogo, ma ai tempi nostri è alle prese col trasloco da Amburgo ad Ochsenwerder, in una campagna che le piace ma la turba, è alle prese col bullismo che colpisce sua figlia nelle nuove scuole e con l’incomprensione del marito che comunque non capendola, o per egoismo la lascia sola.

Giovedidì 5- 9-2024 porto di Orei. Gli ultimi giorni sono stati intensi e pieni di contatti, arrivi, partenze, aggiornamenti,  bucato, spesa, chiacchiere, ho poi trovato la pescheria per cui anche la cucina ha preteso il suo tempo, si chiacchiera, ci informiamo sui cantieri in zona, perché mi sa che lasceremo da queste parti la barca. Per cui… il mio bel libro sulle streghe che stavo leggendo  ha subito un arresto involontario. Giovedì mattina Katy e Oliviero ripartono, noi che dovevamo proseguire con loro restiamo, Enrico va meglio con la sua tosse, ma non vogliamo approfittatene. Alle 10 siamo in tre sul pontile a salutari, alle 11 telefona Katy che sono in avaria e devono rientrare in porto, si informa se c’è posto sul nostro lato, mi do da fare, e siamo tutti in attesa del loro arrivo, nel frattempo arriva un due alberi e occupa un posto, quando Lady Blues è all’imboccatura del porto dal lato opposto si stacca una barca e sembra dirigersi verso di noi. Il pensiero è unico” Dai muovetevi altrimenti vi prendono il posto”. Finalmente ormeggiano. Nel pomeriggio è un pellegrinaggio unico per capire, per aiutare, per risolvere, solo Olaf, che scopriamo ora essere un esperto di motori riesce a trovare il guasto, poi cercano in cantiere il pezzo nuovo, lo trovano, lo cambiamo, ma le batterie continuano a non caricarsi. Io sono in ballo col pesce, 1 kg di calamari che scopro esse totani, troppo duri da fare alla piastra. Faccio una pentolata di sugo con i totani e per cena saremo tutti qui nel pozzetto di Felicità, anche per tirare su un po’ di morale Oliviero e Katy, sarà dei nostri anche Flavio che ha portato degli stuzzichini e un sacchetto di ghiaccio che non guasta mai. Sono le 17, riprendo in mano il libro e subito dopo Enrico mi chiama “Guarda chi c’è!”. È arrivato Giovanni e Patrizia. Anche loro con problemi di tempo per il rientro a Roma. Domani ripartono per tirare in secca la barca in cantiere, con urgenza perché sabato e domenica è prevista acqua. Penso alla cena di stasera, in 5 si può fare, in 7 no! Ma Patrizia mi risolve il problema, siamo già invitati su di un’altra barca. Riprendo la lettura, mancavano poche pagine alla fine. Una lettura piacevole e interessante soprattutto la postfazione, nelle ultime pagine, sempre scritte dall’autrice, molto interessanti che spero di raccontarvi domani.

Fine prima parte.