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Certe volte, leggere un piccolo libro è come gustare un delizioso bocconcino. Il racconto di Luis Sepùlveda intitolato Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico ne è un esempio. L’amicizia fra l’umano Max, il gatto Mix e il topo Mex è l’ingrediente principale. Assaporando bene ogni pagina non sfuggono altri ingredienti come solidarietà e sostegno. Il profumo della libertà è intenso, la comprensione è soffice e l’unione ha un sapore forte. L’ incitamento, la condivisione e l’ altruismo sono sapientemente dosati. Un bocconcino che non si fa mancare nemmeno un retrogusto a sorpresa che ti spinge a gustarlo in un sol boccone. Un bocconcino delizioso, che nutre senza appesantire. Il tutto avvolto in una fantasia spumeggiante. Per un piccolo assaggio elenco di seguito alcune frasi del racconto da cui ho tratto tutti gli ingredienti Gli amici si danno man forte, si insegnano tante cose, condividono i successi e gli errori. Un amico si prende sempre cura della libertà dell’altro. Un amico capisce i limiti dell’altro e lo aiuta. I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro. Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti.

Cosa ci fa decidere di leggere un determinato libro? Il passaparola? Le classifiche? Il nome famoso dell’autore o dell’autrice? Ci affidiamo ai consigli del libraio o del bibliotecario/a? Le ipotesi sono innumerevoli. La condizione più stuzzicante è certamente assistere alla presentazione del libro.

La cornice che accoglie il pubblico, in questo caso, è la Villa Hussy, sede della  Biblioteca Civica Luino. La data il 31 ottobre 2008. Il romanzo: I ghiri sotto il tetto, di Franco Di Leo. La presentazione è a cura di Annalina Molteni.

Entriamo nel vivo del romanzo: Silvana è morta, e sono certa che non rovinerò la lettura del libro svelandovi questa notizia. L’unica notizia certa. Il resto del romanzo, stando alla presentazione è un susseguirsi di ipotesi sul perché e per come sia morta Silvana. Suicidio? Omicidio? Disgrazia? Le indagini cambiano strada più volte e il finale…

La presentazione di un romanzo ci porge su di un piatto d’argento ” La storia”, ce ne fa sentire il profumo. Il suo autore ci spiega gli ingredienti, la curatrice ne esalta le qualità. Ma… è solo leggendo il romanzo che potremmo decidere se il suo gusto  è di nostro gradimento.

Devo ammetterlo, ho iniziato la lettura con poco appetito, tutti quegli ingredienti… non mi avevano convinta. Ma una pagina dopo l’altra ho dovuto ricredermi, ho gustato questo romanzo tutto nell’arco di una serata.

Parlare di un libro, trasformarlo in un film, d’accordo, ma volete mettere il piacere di leggerlo, specialmente quando l’autore, come in questo caso, da al suo romanzo un ritmo naturale, che si sposa alla perfezione con l’ambiente in cui si svolge. Ci descrive i panorami lasciandoci la libertà di immaginarne le tonalità, i profumi. Ci racconta una storia complicata accompagnandoci con maestria da un paese all’altro, da una personalità all’altra. E strada facendo questa storia lascerà il segno nei suoi protagonisti.

E’ probabile che l’amore che nutro per  il lago Maggiore (luogo dove si svolge il romanzo) abbia accentuato le mie  favorevoli impressioni, resta comunque il fatto che il romanzo di Franco Di Leo : I ghiri sotto il tetto, è un’ esempio di come la buona scrittura possa rendere il lettore oltre che partecipe anche protagonista.

Questo è il piacere della lettura.