Orei porto, lunedì 16-6-2025
Orei è una nostra vecchia conoscenza essendoci passati l’anno scorso a fine agosto, prima di rientrare in cantiere. Sappiamo dove comprare il pesce, che pane acquistare, e quale supermarket abbia più smercio. Il paese vero e proprio è in collina, ma sul lungomare oltre ai ristoranti e caffè c’è tutto quel che occorre: dalla farmacia, alla cartoleria, dal macellaio alla lavanderia. Non mancheremo di tornare ad ammirare il Toro di Orei, ritrovato in spiaggia nel 1965, un’opera maestosa del IV secolo A.C. E poi c’ è la spiaggia, proprio oltre il molo, che si estende in un ampio semicerchio. La parte che va dal mare fino al giardino retrostante ieri è stata ripulita con mezzi meccanici ed ora è segnata da ampie corsie, camminandoci si affonda per quanto è stata resa soffice. Al limitare della zona sabbiosa con il giardino ci sono, ogni 50 metri, i contenitori per l’immondizia, le docce e le cabine per cambiarsi. È una spiaggia libera e ognuno pianta il suo ombrellone dove vuole. Altri preferiscono le panchine che nel giardino sono disposte all’ombra di grandi tamerici, pini marittimi ed eucalipti. Il giardino è a tratti punteggiato di colori: rosso, rosa e bianco degli oleandri, e per ultimi sono stati piantati fra i grandi alberi dei piccoli alberelli, non so come si chiamino, ma sono tenerissimi, di piccole dimensioni e sorretti da tutori, spiccano fra gli altri, per il loro fogliame verde chiaro, di una brillantezza pari alla loro tenera età. Il contrasto tra i vecchi tamerici con le cime un po’ giallastre e il verde salvia delle foglie degli eucalipti, già di loro con portamento cascante, da a questi piccoli alberi una patente da futuro promettente. Sotto gli alberi, il giardino è pieno di sterpaglie secche e solo camminando su corridoi di cemento è possibile raggiungere la strada o il porto. Che dire del mare, purtroppo non è splendente per i primi metri, ma andando a largo si ritrova l’azzurro e in fondo in fondo il blù è dominante. Ho più volte fotografato questa spiaggia, senza mai coglierne l’interezza, dalla strada per vederla attraverso il giardino, dalla fine del golfo, per scorgere, dopo gli scogli e il muretto del molo, gli alberi delle barche ormeggiate in porto. Ho provato a fotografarla al mattino con luce radente e alla sera quando un sole calante tingeva di rosso sia il mare che il cielo. In questa ultima foto, sulla battigia, in lontananza, un omino gioca con il suo cane. È una cartolina immaginaria quella che ricorderò della spiaggia di Orei, nella quale non mancherà nulla. Sul retro, indirizzata agli amici ci saranno saluti e baci e per renderla libera di viaggiare sarà affrancata dal francobollo con l’effige del Toro di Orei.
Mese: Giugno 2025
Panorami terrestri
Isola Eubea città di Orei, sabato 14-6-2025
Non riuscivo a scrivere, non solo la testa era confusa: come si scrive avvocato in inglese? low no law… non riuscivo proprio, erano anche le mani che non si muovevano, un vero incubo. Meno male che mi sono svegliata ma, le mani mi facevano male sul serio ed avevo anche un forte prurito. Ma come è possibile, un incubo non è reale! E le mie mani sono arrossate, poi finalmente mi sveglio davvero e il ronzio delle zanzare chiarisce tutto. Ma ci siamo vendicati al nostro risveglio, mentre loro dormivano satolle del nostro sangue, le abbiamo prese a palettate, sangue da tutte le parti, mi è toccato ripulire le pareti della cabina. Venerdì 13-6, ore 8,15 ci stacchiamo dal molo di Rachon, calma di mare e di venti, niente vela. 15 miglia all’arrivo nel porto di Orei. Visto che è tutto calmo faccio un sacco di cose e siccome arriveremo in porto verso le 12 tralascio di preparare il pranzo, e ne approfitto per fare ginnastica, nel pozzetto, il pagliolo in teak , nella zona dove il sole entra di traverso si è scaldato ed è un piacere allentare la tensione della schiena e cominciare gli esercizi con una respirazione addominale, lenta e profonda, senza premura eseguo tutti i miei esercizi, poi mi alzo e proseguo con gli esercizi delle braccia.Enrico è al timone di vedetta, osserviamo insieme il panorama che ci circonda, siamo fiancheggiati dalle colline verdeggianti dell’ Eubea a destra e da quelle della costa alla nostra sinistra. Sono colline basse e in alcuni punti pianeggianti verso riva dove si estendono piccoli paesi, attorno terreni coltivati ad ulivi, tutti in fila con la chioma tondeggiante, con un verde tutto loro che li distingue, e allo stesso tempo li fa sembrare trama e ordito di un grande tappeto. Il sole si è nascosto dietro l’unica nuvola nera che piano piano si dissolve. I colori tornano vividi e il mare brilla di nuovo. Fra poco saremo ad Orei, preparo le cime di ormeggio, calo i parabordi, metto i guanti e le scarpette per non scivolare. Sarà un ormeggio da manuale, niente intoppi, niente sbagli, niente rotture di strumenti. Nello stesso porto, l’anno precedente abbiamo dovuto ripetere le manovre tre volte prima di riuscire ad ormeggiare. Oggi in banchina c’è Patrizia e Giovanni che ci prendono le cime e ci sentiamo a casa e… a proposito di casa, sarà bene pensare al pranzo perché nel frattempo se fatta l’una.
Una buona giornata
Mare Egeo, venerdì 13-6-2025
Ieri pomeriggio in navigazione per raggiungere la costa greca a Paralia Rachon siamo passati vicino ad una isoletta principale: Monolia affiancata da altre più piccole e alcuni scogli affioranti, la vicinanza di queste isole alla costa ha trasformato il mare in un effetto fiume. L’impressione è quella di navigare controcorrente per effetto del canale che si è venuto a creare, l’acqua ribolle come nello stretto di Messina. A Paralia arriviamo presto, ci ormeggiamo all’inglese fuori dal porto, a poppa di un rimorchiatore che ci protegge dalle poche ondine che ci sono, ho cercato di prendere al lazzo una bitta per l’ormeggio di prua ma… l’ho mancata! Enrico scende al volo, gli lanciò la cima e lui passandola attorno alla bitta del molo e rilanciandomela per fissarla alla barca risolve l’ormeggio, la cima a poppa è ormai un dettaglio, ormeggio quasi perfetto! Ci spetta di diritto una doccia calda, visto che il motore ha girato tutto il giorno. Sul pontile arrivano una decina di ragazzi schiamazzanti, si gettano in mare, sul lato del porto e risalgono attraverso un motoscafo ormeggiato. Urla, schizzi, rincorse, tuffi a bomba, riconosciamo anche le parolacce in greco. Il tutto dura imperterrito, noi nel frattempo ci siamo fatti un bel piatto di pennette al sugo con tonno e olive. Li lasciamo lì a tuffarsi ma chiudiamo a chiave Felicità , non vorremo che usassero la nostra barca per cambiarsi, come abbiamo visto fare sul motoscafo, e ci dirigiamo verso il paese, in cerca di un bel pagotachi. Al nostro rientro sono ancora lì, un po’ di meno, con le braghette grondanti di acqua e gli zaini buttati sul pontile assieme alle biciclette. È stata una buona giornata, le miglia percorse, prima 12, poi 18, sono state inframezzate da un pasto consumato all’ancora, l’ormeggio tranquillo, una doccia calda e il pagotachi dopo un ricco piatto di pasta gustato nel pozzetto di Felicità. Possiamo andare a letto tranquilli, anche i ragazzi se ne sono andati.
“Eppur si muove”
Limni Porto, giovedì 12-6-2025
Non ci credevamo più nemmeno noi, ma poi: “Siga’ siga’” anche noi ci siamo finalmente mossi con Felicità che si era riempita di ragnatele, a furia di stare ferma in porto.
Ieri pomeriggio contavamo di comperare qualche pacco di acqua prima della partenza, prevista per giovedì, contavamo di pagare il porto e pensavo di acquistare del pane fresco e qualche pomodoro di scorta. Nella mattinata eravamo già andati negli uffici del guardacoste per pagare i restanti 8 giorni che siamo stati ormeggiati in porto ma, gli uffici li abbiamo trovati chiusi, ci siamo poi tornato a mezzogiorno, come indicato sul cartello affisso alla porta ma… erano ancora chiusi. Sempre in mattinata di mercoledì avevo fatto la solita camminata e nel ritorno al porto avevo fatto la spesa per portarmi avanti. Meno male, perché nel pomeriggio a Limni era tutto chiuso. Per cui questa mattina Enrico è andato col carrellino a comprare 3 pacchi di acqua, e per pagare il porto proveremo nelle prossime tappe, qui sull’ Eubea le capitanerie sono tutte collegate, e hanno già registrato la nostra barca e i nostri dati. Oggi alle 9 abbiamo mollato gli ormeggi, manovranto in porto per poi uscirne e dirigerci a nord ovest verso Ivanates. La tappa presa in considerazione i giorni precedenti l’abbiamo esclusa perché comportava scendere anziché salire. Ci mancherebbe altro, già non ci muoviamo, ci manca solo che andiamo all’indietro. La navigazione a motore è tranquilla, Il mare anche, l’aria fresca è un piacere visto che è proprio scoppiata l’estate, ma molto poca per aprire le vele. Alcuni gabbiani ci seguono per un po’, più avanti incrociamo una sola barca a vela che procede anche lei a motore. Siamo soli in mare, la costa greca di fronte a noi è vicina e verdeggiante, le poche case, rigorosamente bianche sono poche e sparpagliate. La navigazione si fa ancora più agevole, il mare è piatto e forse anche una corrente favorevole ci fa procedere a 6 nodi con un motore che gira a 2000/ 2200 giri. Dopo 12 miglia raggiungiamo Ivanates. Il porto ci sembra insabbiato, decidiamo di buttare l’àncora in rada, 20 metri di catena. Il tempo di mangiare e bere un caffè e siamo di nuovo in navigazione verso Paralia Rachon sempre sulla costa greca, a 18 miglia da Ivanates. Se non troveremo posto in porto ormeggeremo al suo esterno, fino a domani. Dopo di che venerdì mattina punteremo di nuovo sull’isola Eubea ad Orei, dove troveremo Patrizia e Giovanni che sono lì da un paio di giorni
Ipomoni
Limni porto, lunedì 9-6-2025
Ieri, domenica, ci siamo persi la processione del Corpus Domini, ci hanno detto, con tanto di autorità locali, qui in Grecia, la religione è di stato, e tutte le chiese espongono al loro esterno la bandiera greca. Invece della processione, fin dal mattino alle 8 abbiamo assistito a delle prove di ballo; dal pontile in fondo al porto arrivava musica e uscendo in pozzetto abbiamo visto le ballerine in tuta bianca e nera, una ventina, con la maestra che dava loro il tempo a suon di numeri ritmati battendo la mano sulla gamba. Ecco perché ieri sera c’era in paese tutta quella gente. Quella di ieri è una festa religiosa molto sentita ma tutto il paese ne ha anche approfitta per divertirsi, sabato sera sono partiti un po’ di fuochi d’artificio e domenica sera in paese abbiamo assistito ad una specie di saggio collettivo, chi cantava , chi suonava, chi ballava, sempre accompagnati da casse acustiche a volume mostruoso. Giovanni e Patrizia ci chiamano, non trovano un taxi per farsi portare in paese, era in programma di cenare insieme. Poi un amico italiano in cantiere li porta fino al limitare del paese che è chiuso al traffico. Per il loro rientro in cantiere sarà ancora complicato ma alla fine arriverà un taxi. In paese il chiasso dell’intrico di musiche e il vociare delle persone riempie l’aria che è già satura di profumo di suflaki. Una domenica un po’ movimentata, anche noi, presi dalla frenesia collettiva, dopo una lunga camminata mattutina abbiamo lavato la barca, le rondini che ci girano attorno hanno lasciato dei ricordini, anche sul tendalino che ci fa ombra. Sono belle le rondini, da noi non se ne vedono più, qui sono molte e si fanno osservare anche da vicino, ne avevamo 3 sulla cima di ormeggio che si pulivano col becco le lunghe ali puntate, altre volavano agili in tondo garrendo sopra di noi, per poi scomporsi e riunirsi di nuovo in tondo, i loro versi striduli punteggiano il cielo, e da lì qualcosa cade anche sulle barche! Ormai si sono fatte le 23,30, le camminate, la cena, i vari lavori si fanno sentire per cui ci dirigiamo verso il porto per raggiungere Felicità, già pregustando una bella dormita. Dietro di noi partono di nuovo i fuochi d’artificio, e davanti a noi, più ci avviciniamo al porto più capiamo che la bella dormita sarà irrimediabilmente compromessa da una musica che parte da un locale proprio di fronte al porto. Più ci avviciniamo a Felicità più si alza il volume della musica. Ipomoni
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Il sabato sera
Limni porto, sabato 7-6-2025
È tutta un cantiere la Grecia: nuove case in costruzione, vecchie case in ristrutturazione, viabilità cittadine stravolte per fare spazio a zone pedonali, montagne sventrate per raddoppiare corsie autostradali, imbragamento di terreni frananti, e contini semafori per scorrimento alternato di traffico per altri lavori in corso. Al nostro arrivo in Grecia è stato normale incontrare un gran numero di camion con materiale edile, e in alcuni tratti altri mezzi pesanti in movimento da, o verso zone di lavoro, dove la polvere sembrava nebbia nonostante altri camion appositi gettassero acqua. Qui affianco al porto di Limni, come lungo la strada, i lavori cominciano presto al mattino perché fa già caldo. Sono infatti i rumori dei martelli pneumatici, dei camion in retromarcia ecc… ecc… che ci svegliano di solito. Questa mattina tutto tace, sono le 8 e ancora ci giriamo nel letto anche se siamo già svegli. “Be… niente lavori stamattina!”. Niente lavori il sabato! Con questo sabato 7 giugno sono cambiate un po’ di cose: i negozi sono aperti anche il pomeriggio, la strada, verso sera viene chiusa al traffico e una vera marea di gente si è riversata in paese, non si sa da dove siano arrivati, solo locali, niente pullman di turisti. C’è un pienone in tutti i ristoratori e bar, sono occupate anche tutte le panchine lungomare, i bambini in bicicletta e pattini faticano a trovare strada fra la gente che passeggia. Le musiche dei vari locali si sovrappongono e al ristorante ci è mancato poco che ci togliessero la sedia di sotto le chiappe, già con i piatti (che di solito non tolgono) abbiamo avuto il nostro da fare per non farceli portare via, a un certo punto ho chiesto ad Enrico: ” Prendi il bicchiere del vino, altrimenti sparisce come il piatto”. Insomma è sabato sera, siamo in giugno, fa caldo e tutti scendono al mare per cenare all’aperto, prendere un gelato e godersi il fresco.
In passeggiata
Limni porto, venerdì 6-6-2025
Questa mattina passeggiando in su e in giù nel piccolo paese di Limni, le vie sono strette e in parte in ombra, l’aria è fresca e le case hanno tutte un po’ di giardino con alberi di nespolo, aranci e limoni, i loro frutti sono in parte già a terra, sulla cinta e attorno ai muri perimetrali un ampio assortimento di piante da fiore, fra cui una corona di spine che io ho sempre vista con fiori rossi, oggi per la prima volta, sul ramo pieno di spine i fiori sono rosa. In alcuni giardini vediamo grosse anfore in cotto, ammucchiate come se si conoscesse il loro valore ma non se ne fosse ancora destinata la loro funzione. I balconi delle case sfoggiano ringhiere in ferro battuto e agli angoli dei tetti statuette greche ci ricordano, in miniatura, quelle viste ad Atene. Procedendo a zig zag un enorme liquidambare occupa parte di una stradina e la sua ombra abbraccia più case regalando un’ombra ampia e fresca. Il rumore del vento passa lieve, tutto il resto è silenzio. Scendendo dritti, ci ritroviamo sul trafficato lungomare, i bar sono pieni di persone che fanno colazione. Noi ci dirigeremo verso la pescheria dove acquisteremo due orate, il venditore ci mostra la differenza fra quelle pescate e quelle di allevamento: una sfumatura rosa sul fianco della bocca indica che l’orata non è di allevamento, sono certa che anche mangiandola, questa sera, ce ne accorgeremo. Abbiamo ricomprato anche del miele di pino che avevamo assaggiato il giorno prima, il resto della spesa lo faremo domani che è sabato perché per lunedì è prevista la partenza. In porto, questa mattina nella zona da diporto siamo rimasti soli, ieri il posto lasciato libero da una barca a vela, sulla nostra poppa, era stato occupato da un’altra da lavoro, supponiamo destinata a servire i grossi allevamenti di pesci che ci sono qui in giro. Al nostro rientro il posto è già occupato da una barca a vela, la retina posta sulla battagliola indica che ci siano bambini a bordo o più facilmente qualche animale, infatti avvicinandoci un cane abbaia. La cabina di Felicità è fresca al confronto del caldo fuori e nonostante ci sia un bel venticello preferiamo mangiare la nostra consueta insalata greca in dinette con radio 24 che ci informa sulle ultime notizie dall’Italia. Da fuori, il ritmo cadenzato di un motore segna il rientro in porto di una piccola barca da pesca. La giornata è al termine, una passeggiata è d’obbligo, e appena messi i piedi sul molo Il telefono in borsetta squilla, è Margherita e Claudio, ci informano che saranno a Methana fra qualche giorno, sarà difficile incontrarsi ma l’essere già in molti in Grecia fa ben sperare, anche Tommaso è già arrivato a Creta e il 16 lo raggiungerà Mary. Con Patrizia e Giovanni siamo già d’accordo che ci si vede questa sera. Nel frattempo, mentre parliamo al telefono, al di là del porto, un gruppo di delfini gioca, o mangia, c’è un gran movimento anche di gabbiani in quella zona e i pescatori con la canna, seduti sul muretto del porto non fanno che prendere pesci in continuazione. Insomma c’è n’è per tutti: noi abbiamo mangiato le orate, i delfini banchettano in mare, i gabbiani sono al loro seguito e i pescatori stanno riempiendo i loro secchielli.
Gli Umarell
Limni porto, giovedì 5-6-2025
Colpi di martello e rumori vari ci svegliano dopo una lunga notte di sonno continuo. “Lavori in cantiere” penso. No! Non siamo più in cantiere, siamo in porto… forse! Un giorno ti svegli all’ancora, uno in porto, un giorno in hotel, e quello successivo sul traghetto, difficile raccapezzarcisi, soprattutto da addormentati. In terra ferma, a lato dell’imboccatura del porto la strada è franata in mare e ora i muratori stanno lavorando per ripristinarla, nell’arco dei giorni successivi seguiremo i progressi dei lavori e da bravi Umarell andremo sul posto a controllare, ridendo per la nostra posizione di pensionati veramente integrati. È in questa occasione che scopriamo un fantastico giardino ombreggiato da tamerici e eucalipti, non mancano panchine e cani sdraiati mezzi addormentati, anche loro in cerca di fresco. Martedì, al rientro dalla famosa spesa , in porto un dipendente comunale ci chiede i documenti e quanto intendiamo fermarci, paghiamo i due giorni e poi si vedrà. In paese oltre a buoni ristoranti abbiamo trovato due pescherie, e chi ci schioda più di qui! Ho finalmente cucinato un minestrone col riso, un sarago sulla piastra e oggi naselli. Ferie all’insegna della tranquillità assoluta. Mercoledì 4-6, “Kalimera, kalimeta,” Patrizia e Giancarlo sono arrivati in porto con la macchina del cantiere, vengono a darci il buon giorno e penso di offrirgli un caffè e fare due chiacchiere ma loro hanno un appuntamento alle 9 con un impiegato per sbrigare le pratiche per pagare il tepai e poi torneranno in cantiere a lavorare. Noi faremo più tardi un giro in paese per comprare una pianta di basilico (indispensabile per un buon sugo) e cercare delle ciabatte per me, non di plastica. La giornata scorre lenta col sole che incalza e un po’ di brezza che non guasta. I lavori nel cantiere stradale procedono con andirivieni di mezzi che scaricano con una proboscide calcestruzzo nella struttura armata che gli operai hanno terminato. Pranzo a base di insalata greca e nel pomeriggio si avvicinano a Felicità le anatre che reclamano la loro razione giornaliera di pane, e contemporaneamente sparisce la nuvola nera di piccolissime meduse che solitamente ci circondano, sembrano piccole macchie di inchiostro nero con sbavature simili agli sgorbi sui vecchi quaderni. Non abbiamo ancora deciso quando muoverci, speriamo presto perché vorrebbe dire che la mia schiena è definitivamente a posto, che il tempo si è sistemato al meglio e la temperatura dell’acqua è abbastanza calda per fare una bella nuotata. Nel frattempo teniamo i contatti con gli amici barcaioli che sappiamo già in mare in queste zone, sentiamo i nostri vicini di casa che si lamentano perché sul lago Maggiore piove, li capisco, il lago quando piove è di una tristezza assoluta e poi, soprattutto fa ancora freddo. Apprendiamo che nostra nipote procede con profitto ai suoi esami universitari e anche che, purtroppo, è influenzata. Insomma siamo lontani ma sempre vicini ai nostri cari.
Taratazum
Limni porto, mercoledì 4-6-2025
Domenica, verso sera, il giorno prima del varo, siamo andati in porto per vedere se ci fosse posto. Nonostante il porto sia piccolo e metà sia riservato ai pescatori, c’è ancora un posto libero, bene, pensiamo, domani mattina ci infiliamo subito in porto e finalmente facciamo la spesa e soprattutto carichiamo un po’ di pacchi d’acqua. Ma il lunedì successivo siamo la terza barca ad essere messa in acqua, la prima si dirige davanti al paese e si ormeggia a un corpo morto. La seconda prende la direzione del porto e la terza che fino a quel momento era rimasta ormeggiata davanti al cantiere ad un gavitello, parte in quarta, anche lei in direzione del porto. Ci guardiamo sconsolati: addio posto in porto, per cui o prendiamo il largo o cerchiamo un ormeggio provvisorio, giusto il tempo per fare la spesa. Da lontano osserviamo gli alberi delle barche a vela che spuntano dal porto, sembra che ci sia un posto ma, potrebbe essere occupato da un motoscafo. Ci avviciniamo lo stesso e un posto c’è, incastrato fra una barca a vela e l’ altra, all’inglese. La manovra di ormeggio non è semplicissima, ma siamo in totale assenza di vento con mare piatto, ci prepariamo: parabordi a sinistra, cime di ormeggio pronte, elica di prua accesa, avanti adagio e sul molo c’è chi ci prenderà le cime: fantastico, tutto fila liscio come l’olio. Controllato l’ormeggio il primo pensiero va alla spesa, Enrico tira fuori il carrello, io prendo due borse e la lista della spesa e poi… ci ripenso. Sono le 12,30, siamo in piedi dalle sette, fa caldo, sono stanca ecc… ecc… Ma la spesa che ha aspettato tanto! Potrà aspettare ancora un po’? Perché prima non mangiamo. Proposta accettata dal capitano( meno male). Il porto è tranquillo, le rondini ci girano in tondo e si riposano sulle nostre cime, a fianco della barca, sul molo abbiamo sbriciolato del pane e messo una vaschetta di acqua dolce, nella speranza di vederle fare un bagnetto, ma, mangiano solo il pane. Dopo cena ci incontriamo con Patrizia e Giovanni che raggiungono il paese con il loro camper, lo parcheggiano molto fuori perché l’anno precedente, entrando in paese ( che ha vie molto strette) hanno urtato contro l’angolo di un balcone, decisamente basso. La serata è fresca, quel che ci voleva dopo che finalmente è arrivato il caldo. Il paese trabocca di Greci che occupano tavolini di bar e ristoranti, di turisti ne vediamo pochi, di italiani nessuno. Poltroncine comode e luci soffuse sui tavolini invitano a sedersi lungo mare. Gelato in greco si dice “pago” noi ordineremo 4 pagotò che sono dei mottarelli molto piccoli, la metà di quello normali. Essere stanchi ormai è una consuetudine, anche Patrizia e Giovanni che hanno lavorato tutto il giorno per preparare la barca al varo, desiderano rientrare in cantiere, noi saliremo in barca e nel silenzio ci farà da ninna nanna il consueto taratazum taratazum, lontano e impercettibile.
Il varo
Limni, martedì 3-6-2025
Sveglia presto lunedì mattina, mettiamo la barca in acqua. Sono cinque le persone che girano attorno a Felicità per permetterle di tornare nel suo elemento naturale. Anche noi siamo a terra, io lontana dalla barca per non essere d’intralcio agli operai. Felicità è proprio in forma perfetta, è stata riverniciata a dovere e la linea di galleggiamento evidenzia l’opera viva anch’essa fresca di antivegetativa. Osservo da lontano le procedure: dall’invasatura dove è appoggiata ora a terra passerà su di un’altra mobile, da un passaggio all’altro verranno tolti vari pezzi di sostegno che metteranno a nudo punti della barca in cui non si era potuto passare l’antivegetativa, perciò c’è chi pennella, chi sposta tavelle di legno, chi stringe supporti perché aderiscono bene alla chiglia, chi è passato prima per ungerli, e in fine chi aspetta seduto sul trattore che tutto sia pronto per poi spingere la barca in riva al mare, fino a farla scivolare in acqua. La nostra sveglia è suonata alle 7 ma tre altre barche sono state messe in acqua prima della nostra, così, solo alle 11,30 quando anche Felicità è stata spinta fino alla spiaggia siamo potuti salire a bordo, sempre dalla scala di ferro. È sempre un momento di tensione quello in cui la barca scivola in acqua per poi galleggiare libera dal carrello. Il sole è alto e i rumori forti, chi dirige l’ operazione è in perfetta sintonia con chi è alla guida del trattore, gli indica conl dito la direzione da correggere, gli da i tempi, lo frena o lo fa avanzare e io ed Enrico appollaiati su di una barca con la poppa in basso, a filo d’ acqua e la prua protesa verso l’alto, siamo fermi, mentre la barca, nella lenta discesa in acqua subisce lievi sussulti, e poco alla volta assume una posizione naturale, galleggiando libera da sostegni. E quando questo momento arriva, chi è alla guida del trattore suona il suo clacson, e noi, presi un po’ alla sprovvista rispondiamo con un po’ di ritardo, poi salutiamo con ampie bracciate Patrizia e Giovanni che hanno interrotto i loro lavori in barca per venire a salutarci. Il tempo per Enrico di ritirare una cima, di accendere il motore e sedersi alla guida è già sufficiente perché i nostri amici che vediamo di spalle dirigersi in cantiere siano lontani e piccoli piccoli.