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Per Sabato 25 gli amici del porto hanno  già prenotato un tavolo nel ristorante di Vathy, ci hanno aspettato per festeggiare due compleanni: quello di Emilia, di Roberta e ci attacchiamo anche il mio che è stato i primi di maggio. Prima del pranzo, in mattinata scarichiamo dalla macchina… stendiamo un velo pietoso, per farci stare tutto abbiamo abbattuto i sedili posteriori e siamo arrivati quasi al tettuccio dell’auto. Nella stiva della nave Enrico per posteggiare in retromarcia ha dovuto farsi guidare da uno degli uomini della nave, comunque, una mezza mattinata non è stata sufficiente e dopo pranzo non è stato il caso di continuare. Per cena verdura Almira bollita, una specie di nostri Agretti o barba di frate, molto gustosa e leggera. Sabato è volato e domenica continuiamo la processione macchina-barca che non riceve più, bisogna procedere con ordine, stivare bene le scorte di pasta Garofalo, (in Grecia si trova solo la Barilla) il caffè e il thè che qui costano una fortuna, lo scatolame di legumi cotti a vapore che torneranno utili quando ci fermeremo in baia. Poi il vino che qui in Grecia è pessimo, ma non vi dico quanto,  roba da vergognarsi. Insomma ci è voluta tutta una domenica, ma prima, è stato urgente lavare la barca che avevamo lasciata attraccata in porto ma sembrava avesse attraversato il deserto, aveva cambiato colore, da bianca c’è la siamo ritrovata rossa di sabbia, l’interno fortunatamente era a posto. 

La nave Ariadne della compagnia Anek Lines Italia è partita in perfetto orario: 13,30 di giovedì 23-5-2024. Avvenimento per niente scontato, a volte abbiamo atteso, con altre compagnie, sugli ampi piazzali di imbarco anche 5 ore, e ti informano del  preavviso di ritardo  poche ore prima sulla partenza prevista. Per cui un buon libro è sempre a portata di mano. Già mi pregustavo la lettura di: “La portalettere”  di Francesca Giannone, invece… niente ritardo, non immaginavo che mi sarebbe quasi dispiaciuto! Comunque avrò molto tempo durante il viaggio. Negli uffici del porto di Ancona al check-in ci consegnano anche le chiavi della cabina n. 842, bene, penso, andiamo direttamente all’ottavo piano ma… la cabina non si apre. Scopriamo che bisogna comunque passare prima alla reception al settimo piano, Enrico scende, io rimango sola con i bagagli davanti alla porta, in un lunghissimo  e stretto corridoio, come nel film Shining. Finalmente entriamo, la cabina è stranamente ampia e confortevole. La borsa per la notte in  nave (cambio, pigiami, ciabatte, beauty) è ai piedi del letto, quella frigo sotto il tavolino, giacche e golf per uscire la sera in coperta già sistemate nell’ armadio. Usciamo in perlustrazione, da poppa,  al nono piano il panorama è ampio e lo stesso dell’anno scorso! Il monte Conero, l’arco di Traiano, il Duomo di S. Ciriaco ed altro, e giù all’imbarco gli uomini e i mezzi di trasporto sono piccoli piccoli, quasi formichine, il sole è alto ma qualche nuvola insiste. Le stesse nuvole che ci impediranno di vedere più  tardi il tramonto, a 130 miglia dalla costa  italiana navigando in direzione sud est riusciamo comunque a vedere l’isola di Pianosa e subito dietro le luci delle isole Tremiti e sul versate della Croazia l’isola di Vis. Siamo ancora in acque italiana ma in nave già primeggia il greco e una babilonia di lingue straniere ci accompagna ovunque. Alle 9 del mattino del giorno seguente una lunga fermata nel porto greco di Igoumenitsa, di fronte all’isola di Corfù, per sbarco passeggeri e merci, e altro imbarco passeggieri e merci diretti a Patrasso  rallenteranno di due ore il nostro arrivo a destinazione. Monte ore passate in nave 28    “ipomoni”. Alle due ore di ritardo sull’arrivo attacchiamoci altre tre ore di macchina per raggiungere Methana e si fanno le otto di sera. Ma l’accoglienza dell’amica Roberta che ci viene incontro sui gradini del B&B ci fa capire che siamo davvero arrivati.

Abbiamo fatto tutto. Il verbo fare è una panacea che risolve molte fatiche ed evita elenchi inutili: lasciare tutto pulito e in ordine, coprire mobili e divano, staccare corrente e gas, chiudere casa ecc… ecc… per fare tutto ci abbiamo messo molto tempo, ma  già dalla partenza per raggiungere la Grecia ci siamo organizzati in modo da non stressarci. Partenza senza levataccia e senza sveglia. La nave salpa da Ancona giovedì e noi siamo partiti di mercoledì, destinazione “Agriturismo dei Larici”. Durante il percorso in autostrada approfittando del largo anticipo le fermate per il caffè sono state doppie, e non sono state le sole, fra un pieno di gas e qualche pipì ci abbiamo infilato anche camminate in aree di sosta e ginnastica delle braccia, naturalmente sempre approfittando delle tregue tra uno scroscio di pioggia e l’altro. L’agriturismo è in collina, vicinissimo ad Ancona, davanti a noi il mar Adriatico. Codice per aprire il cancello, ricerca della palazzina B,  codice per entrarci, e senza codice entriamo in stanza con una chiave già infilata nella serratura. i gestori dell’agriturismo ai quali avevamo annunciato il nostro arrivo due giorni prima, li abbiamo visti solo il giorno successivo, nella palazzina A adibita a prima colazione, la porta era spalancata, niente codice per entrare, torte preparate da loro, tutto il resto molto buono in un ambiente ben illuminato e pulito.Come un quadro, dietro l’ampia finestra della camera n. 19,  incorniciato da basse colline, sul terreno in declivio,  una distesa di ulivi e vigneti, alla loro base linee continue di lavanda in fiore. Tutto questo verde ondulato e morbido, silenzioso e variegato, ci incanta, approfittiamo di questa pace per cancellare  la stanchezza di sette ore  di viaggio. Più tardi la cena marchigiana metterà  a tacere il brontolio dello stomaco e farà pace con i panini del viaggio. Come antipasto ci portano  delle conchiglie (le stesse che da bambina cercavo sotto la sabbia) ora me le ritrovo nel piatto nascoste dal  sugo di pomodoro, chiedo come mai tutte queste conchiglie e mi spiegano che: nel ristorante, giocano in casa avendo un parente pescatore con tanto di peschereccio. Ci è parso naturale  continuare la cena a base di pesce. Se passate da Ancona approfittatene anche voi, al Ristorante La Botte si magia proprio bene, e se come noi ci dimenticate l’ombrello, niente paura, il proprietario è gentilissimo,  ad ottobre, quando rientreremo in Italia ci ha assicurato che lo ritroveremo nel suo ristorante.

Ancora Grecia perchè è accogliente, bella, economica, con infiniti approdi, con molte isole e relativi porti, nei quali a volte puoi fare il bagno tanto l’acqua è  pulita, limpida, e puoi trovarti affiancata una tartaruga caretta caretta come a Monemvasia nel Peloponneso,  oppure nel porto di Methana dove si vedono i delfini e una foca girovaga tra le barche strusciandosi sulla loro  chiglia. Le acque greche sono azzurre come il cielo e come la sua bandiera. I panorami circostanti sono così vari da isola ad isola che viene da chiedersi se appartengano sempre alla Grecia: a volte colline coperte da pini marittimi, altre  formate da rocce rossastre sempre in procinto di sgretolarsi e franare, oppure formate da enormi roccioni di lava neri. Anche i suoi mari: lo Ionio e l’Egeo hanno caratteri diversi, il primo calmo,  il secondo agitato. Ancora Grecia perché i suoi abitanti sono cordiali in tutto il territorio che abbiamo visitato fino ad ora, sia nello Ionio che nell’Egeo, dove la natura è più selvaggia e violenta, i suoi abitanti mantengono le loro caratteristiche di popolo pacifico. Non è poco, penso io, quando sei lontano da casa tua i greci ti fanno sentire bene a casa loro. Ecco perché ancora Grecia. L’anno scorso dalla penisola di Methana siamo scesi a sud nelle isole Cicladi, quest’anno ci avventureremo nel nord verso Salonicco.