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La città

Mercoledì 14 Giugno 2023 Ermopoli
Siamo impazienti di fare il giro dell’isola di Siros, così alle 9 di questa mattina ci presentiamo al noleggio moto che… troviamo ancora chiuso, “ipomoni”, pazienza. La panetteria – pasticceria invece è apertissima e profumatissima, resistiamo, aspettando la responsabile delle moto a cui abbiamo telefonato. Intorno a noi ferve già un gran movimento: gli operai in strada interrompono i lavori per farci passare, i muratori intenti a finire un nuovo locale si passano il materiale, un giardiniere annaffia ascoltando musica a tutto volume. Ora anche noi stiamo sfrecciando in strada col nostro 125, facciamo parte del panorama, ci sono anche gli agricoltori che nel campo stanno dissotterrando e raccogliendo in cassette le patate. Vediamo gli oleandri, prevalentemente rosa che costeggiano la strada e spuntano dopo una curva, in lunghi filari. Noi siamo una moto in movimento, con due caschi bianchi, con occhiali da sole dietro la visiera e zainetto in spalla: saliamo, scendiamo, curviamo a destra e curviamo a sinistra. Scorrono affianco a noi muretti a secco con pietre grigie e rossicce, scorci di prati con erba secca, squarci di scavi, selve di pali della luce anni 50, e ancora: palme, araucarie che ombreggiano ville, casolari diroccati semi sommersi da piante rampicanti piene di campanule colorate. Sull’ultima curva, dall’alto, nonostante la vista del mare, nonostante la sorpresa di essere già arrivati non posso fare a meno di costatare la bruttezza del porto commerciale soverchiato da una decina di enormi gru nere, e anche altre più piccole. Le strade sono molto trafficate, la gente in giro è molta, i rumori della città ci colpiscono, la puzza anche. Ermopoli la capitale delle Cicladi non ci ha fatto una bella impressione. Poi però, dopo aver parcheggiato la moto vediamo l’ampia piazza Miaouli, con palme, fiori e arredo urbano ben curato, bei palazzi neoclassici, bei negozi, insomma ci siamo ricreduti e abbiamo approfittato di uno dei tanti bar ben ombreggiati qui nella piazza del municipio. Poco distante, salendo un’ampia gradinata abbiamo visitato il piccolo Museo Archeologico di Siros: poche stanze ma con oggetti veramente notevoli. Riprendiamo la moto e su fino alla chiesa bizantina situata sul cucuzzolo della città vecchia che si estende a piramide sulla collina dove si è sviluppata tantissimo tempo fa. Per raggiungere a piedi la cattedrale di S. Giorgio percorriamo ancora in salita un piccolo vicolo ben lastricato. Al suo interno, sull’altare maggiore, spicca un quadro con S. Giorgio guerriero, e più defilato ai lati un S. Antonio ben riconoscibile dal saio e dal giglio immacolato. All’esterno, da questa posizione privilegiata, la vista spazia: altre chiese ortodosse con cupole blu, colline che sembrano ricamate da un’infinità di muretti a secco, strade, mai in linea retta che le attraversano come serpentoni e il colore ocre della terra contrasta col blu del mare sullo sfondo, un mare agitato, un mare con le ochette belle gonfie… il meltemi soffia, qui in alto ancora di più. Uno sguardo alla cartina per decidere il nuovo percorso, mancherebbe da visitare il museo Industriale, lo raggiungiamo nei pressi del porto vecchio ma sulla porta c’è scritto closed, e fin lì lo capisco anch’io che è chiuso, ma c’è anche scritto aperto dalle 10 alle 16 poi, in piccolo e in inglese: mercoledì chiuso, ipomoni.
Le spiagge di Siros sono tante, sono belle, alcune più affollate e ben servite come quella di Vari, altre più raccolte e semi selvagge come Megas Gialos o Ambela e Lagonia, sempre situate in golfi protetti, sempre con acque strepitose. Le abbiamo viste tutte, prima sulla cartina e poi dal vero, ma da sopra, seduti sulle panchine all’ombra, perché stanchi, dopo averne raggiunte altre, a piedi seguendo sentieri polverosi che ci hanno fatto scoprire ville affacciate al mare di progettazione moderna, ben equilibrate nel contrasto di materiali e molta attenzione allo spazio verde che dove non c’era è stato progettando in vasche. Il giro per l’isola di Siros può dirsi terminato, siamo stanchi ma soddisfatti, una volta scesi dalla moto tentiamo molto spontaneamente di baciarci ma… i caschi cozzano fra di loro. Riconsegnamo il 125. Il profumo della panetteria – pasticceria è sempre lì, questa volta non resistiamo.

Kalispera.

 

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