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Il libro di Dominique Lapierre : Un arcobaleno nella notte, è una vera e appassionante lezione di storia. Il giovane chirurgo Jan van Riebeeck viene spedito dai governatori olandesi, gli Heren, sulla punta del capo di Buona Speranza il 6 aprile del 1652. Non per conquistare territori, invadere e sottomettere gli africani, bensì per piantare insalata. La questione e terribilmente seria: bisogna debellare lo scorbuto che decima gli equipaggi della flotta della prima marina nel mondo. La famosissima Compagnia delle Indie orientali rischia il fallimento. Sbarcano così i primi coloni olandesi in Sudafrica, che ancora non esisteva, come non esistevano gli Afrikaner, loro discendenti, e la loro nuova lingua l’Afrikaans. Una storia nata per salvare dallo scorbuto i marinai e di conseguenza salvare gli interessi delle società olandesi. Sono infatti queste società che hanno permesso negli anni precedenti di far diventare Amsterdam il centro commerciale, finanziario e culturale d’Europa. Rembrandt ed altri artisti saranno contemporanei di quei tempi in cui la chiesa riformata olandese recita i salmi della bibbia “Beati gli uomini le cui offese saranno perdonate”. Una storia che sfocerà ai tempi nostri con la terribile realtà dell’apartheid. Per concludersi dando agli africani un nuovo Sudafrica. E’ una lunga storia di bianchi e di neri, di uomini e di donne, di atti eroici, meschinità e atrocità inaudite. Naturalmente la religione viene usata come scusa, e diamanti e oro saranno la causa di molti mali. Leggendo questo libro ho ritrovato nella memoria molti nomi, molti episodi, molti pezzi di giornali radio che pur avendomi scioccata nel periodo in cui accadevano, non erano riusciti a darmi quella completezza che ho trovato in questo memorabile romanzo. Una parola però non ricordavo: Verità e Riconciliazione. Alla cerimonia della sua investitura, Nelson Mandela si rendeva conto della volontà di vendetta di tante vittime dell’oppressione razziale. Si legge a pag. 313: IL presidente doveva trovare urgentemente il modo per impedire che quella volontà immergesse il paese in un bagno di sangue. Si rivolse ad uno dei più emblematici sopravvissuti al terrore bianco. Invece di un tribunale che avrebbe giudicato i colpevoli come era accaduto per i criminali nazisti al processo di Norimberga, l’arcivescovo Desmond Tutu propose di istituire una commissione che avrebbe offerto il perdono della nazione a tutti coloro che avessero accettato di rivelare i crimini commessi in nome dell’apartheid. Una sfida rivoluzionaria che Nelson Mandela accetto con entusiasmo. Verità e Riconciliazione: sarà questo il suo nome. Furono più di settemila i colpevoli che accettarono la sfida e presentarono la domanda di amnistia. Questa pagina per me è stata la più illuminante. Il germe della riconciliazione come voleva l’arcivescovo Desmon Tutu era stato piantato attraverso la pubblica ammissione dei crimini. E anche quel versetto della Bibbia che viene usato da Dominique Lapierre come… fatale appuntamento: “Beati gli uomini le cui offese saranno perdonate”. Mi sono domandata come mai del dramma del Sudafrica siano passate solo ingiustizie e atrocità. Forse il pubblico vuole questo e l’informazione si adegua. Forse però, il pubblico andrebbe educato a capire. Il concetto sempre attuale di: Verità e riconciliazione trova spazio di applicazione: ovunque e sempre. Dominique Lapierre ce lo insegna nel suo libro: Un arcobaleno nella notte. P.s. Sono io che sono ingenua oppure pensate anche voi che l’informazione dovrebbe anche darci buone notizie?