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Entrando nella grotta del monte Kronio, su a S. Calogero, il soffitto è inizialmente basso e inarcato, subito a scendere, tre gradini ne complicano l’ulteriore ingresso e se tutto ciò non bastasse, una massa di aria calda a 40 gradi ti aggredisce quasi a sfidarti dall’entrare. Superato il primo sgomento, e la paura di scivolare sui gradini, procedendo verso destra la grotta si amplia, il soffitto a botte si innalza irregolare e il colore ocre della roccia le conferisce un aspetto elegante. L’aria calda che satura la grotta esce soffiando da un ampio buco situato nel fondo della grotta, quasi a livello pavimento, il buio che lo avvolge è inquietante e il suo collegamento con l’interno del monte Kronio lo rende misterioso. Sul lato opposto, ma decisamente più in alto un altro buco permette il passaggio di aria calda in un’altra grotta più piccola e il ricambio d’aria per entrambi è garantito da una griglia collegata all’esterno. A Sciacca queste grotte le chiamano anche stufe, i suoi effetti benefici erano noti anche agli antichi romani, e nell’ Antiquarium adiacente sono conservati reperti archeologici che testimoniano come fossero già presenti insediamenti umani in tempi remoti. Ore 8 del mattino, è il turno delle donne, ha inizio l’antroterapia. Quando la grossa porta si richiude alle spalle delle donne, alcune di noi si sono già sistemate sulle sedute in pietra direttamente scavate nella roccia, altre indugiano non sapendo esattamente dove sia meglio mettersi per poter scappare al più presto;chi più chi meno stanno tutte inesorabilmente già sudando, anche quelle che entrando in grotta si erano quasi bloccate sui gradini per vincere l’onda d’aria calda e asciutta. Siamo una quindicina, non ci conosciamo, per alcune di noi è il primo giorno e anche la prima volta, per altre, l’antroterapia è una cura termale consolidata negli anni. Oggi le donne siciliane in grotta sono solo due e anziché recitare il rosario come usava in tempi passati, ci spiegano come preparare la pasta con le sarde, e la strana storia dell’isola Ferdinandea prima emersa in mezzo al mare e contesa dai vari regnanti dell’epoca e in seguito risprofondata e visibile a 8 metri sotto il livello del mare. Ascoltiamo, e continuando a sudare come pazze ci rendiamo conto che ognuna di noi proviene da ogni angolo possibile dell’Italia, ognuna di noi nutre speranze in questa terapia che ci costringe a stare rinchiuse 20 minuti in una grotta a 40 gradi: chi spera di dimagrire “ma in Sicilia è praticamente impossibile perché si mangia troppo bene”, chi spera di attenuare i dolori che durante l’inverno ti attanagliano e ti costringono ad assumere farmaci, c’è chi addirittura si illude che le possano ricrescere i capelli. Le confidenze delle donne si fanno largo colorite dalle cadenze dialettali più disparate, la spontanetà si coglie al volo, ad alcune di noi viene voglia di raccontarsi; se comincia una, le altre prendono coraggio e seguono, il calore è molto, in tutti i sensi! Dopo dieci minuti di terapia il nostro angelo custode entra in grotta e ci chiede se tutto va bene, si, tutto va bene ma non sarà sempre così, nei successivi giorni di terapia alcune di noi non ce la faranno e chiederanno, bussando sulla grossa porta, di uscire, perché le nostre chiacchiere non sono riuscite a distrarle tanto da sopportare il caldo e la claustrofobia. L’appuntamento delle 8 del mattino in grotta non è più solo cura termale, chi nei giorni precedenti stava discosta ora si è avvicinata, chi non parla di se racconta le meraviglie della Sicilia che va scoprendo, Chi è del luogo vuole conoscere la realtà delle nostre città. La grotta è diventato il nostro salotto privato, c’eravamo solo noi donne, senza trucco e senza inganno: libere, sincere, spontanee, siamo in costume, alcune indossano una cuffietta per proteggere i capelli, altre senza occhiali ci vedono poco, alcune di noi sono in forma smagliante, altre un po’ meno, la nostra età varia dai 25 anni ai 70. Chiudendo la porta è come se avessimo lasciato fuori, anche mentalmente, tutti gli altri: mariti, ex mariti, figli, nipoti, suocere, nuore, ecc. ecc. Ci siamo regalate una complicità al femminile, per un tempo breve ma intenso e carico di emotività. Eravamo finalmente solo donne, con i nostri desideri e delusioni, le nostre aspettative e i nostri sogni o semplicemente desiderose di progetti futuri che ci riguardassero. E’ stata un’esperienza fantastica, non so quanto farà bene l’antroterapia a me e alle altre donne, di sicuro mi viene da dire: Viva le donne in grotta! Ma fuori dalla grotta riuscirà la mia nuova amica Giacoma a riprendere in mano i vecchi appunti che aveva scritto ascoltando e assistendo anziane signore: vecchie filastrocche e canzoni in dialetto siciliano molto stretto che altrimenti andrebbero perse, lei cantava con loro e le incitava a proseguire quando la loro memoria riaffiorava. A Giacoma piacerebbe riordinare quelle carte, scrivere di questa sua esperienza, ma è una nonna molto occupata e non sa se ci riuscirà, in grotta però le brillavano gli occhi quando parlava di questa sua passione e cominciava a desiderare di poterci riuscire. E quell’altra Signora di Matera che avrebbe voluto conoscere la realtà di Pisa, al di fuori della bellezza turistica: voleva sapere, confrontare quello che aveva letto in proposito, la sua era una curiosità colta e vivace. Fuori dalla grotta riuscirà ad essere altrettanto entusiasta o si relegherà nel suo ruolo di donna anziana? Altre, dopo aver raccontato le loro emozioni nel godere delle bellezze della Sicilia, vorrebbero organizzare altri viaggi. E Olimpia, che si è scoperta pittrice, e non lo sapeva! Ora si è messa a studiare con un’energia e un’ entusiasmo che ci ha contagiate. Ma anche lei fuori dalla grotta dovrà lanciarsi in una miriade di sfumature per scegliere, equilibrare, dosare e posizionare quel movimento di colori, al fine di catturare il suo personalissimo modo di dipingere. A me sarebbe piaciuto scrivere subito di questa bella esperienza e sono dovuti passare due mesi prima che ci riuscissi. Insomma fuori dalla grotta è tutto molto più difficile, però se prima non ci fosse una grotta in cui poter sognare, diventerebbe impossibile sentirsi vive. Per cui ribadisco: viva le donne in grotta.