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Una faccia una razza

Il porto di Kymi è molto grande, con tanto di avan porto e cantiere, quando arriviamo alle 14,30, ci sono molti pescherecci e nessuna barca a vela tranne Sisila che è arrivata prima di noi ed ha ormeggiato all’inglese, il vento è fresco ma in porto è moderato, ci sistemiamo in angolo a Sisila. Scendendo a terra ci aspettavamo una città ampia e ben fornita perché sarà qui che aspetteremo qualche giorno  che cali il vento per poi proseguire verso le Sporadi, precisamente sull’isola di Skopelos. Il piccolo supermercato è grande come due volte il mio soggiorno e non c’è frutta e verdura. Il restante dei locali sono bar,  ristoranti e due negozi di abbigliamento, pezzo forte del paese la panetteria: ampia e ben fornita, se lo desideri ti serve anche la spremuta di arance fuori dalla bakery, all’ombra di grandi alberi di gelso. Ok, evidentemente in zona porto non c’è nulla, alla spesa ci penseremo domani. Oggi, sabato 15 di giugno, raggiungiamo la cora di Kymi in taxi, sono passati i tempi in cui ci incamminavamo a piedi in ogni dove, o facevamo l’autostop. Ora siamo passati anche dai bus al taxi, per la modica cifra di €8, per  4 km di strada stretta e tutta curve in salita. Il tassista chiacchiera con Andrea che parla molto bene il greco, noi dietro ammutoliamo ad ogni sorpasso in curva con doppia striscia. La cora ci sorprende non poco, dopo averne viste tante, scendere dal taxi e trovarsi in una qualsiasi strada con chiesa ortodossa ci ha fatto pensare di non essere ancora arrivati. Invece la città vecchia non è assolutamente vecchia, case ben tenute, molte attività tipo banche, posta, macellerie, fruttivendoli, mini market neanche tanto mini, insomma quando siamo tornati in porto nel tardo pomeriggio, il bagagliaio del taxi traboccava della nostra spesa. La Cora di Kymi è stata una sorpresa in un modo che non ci aspettavamo. Dopo aver visitato la bella chiesa ortodossa abbiamo girovagato un po’ e seduti all’ombra di un bar abbiamo familiarizzato con un medico greco che neanche a dirlo aveva studiato a Roma. Ci salutiamo e se passerà dal lago Maggiore, lo aspettiamo. “Una faccia una razza”.

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