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Il porto dei pescatori

Ieri sera dal porto dei pescatori di Apostoloi abbiamo camminato fino alla prima taverna che abbiamo visto un po’ frequentata, il criterio di scelta ha funzionato: pesci buoni, insalata fresca, patatine abbondanti e scordalia’ ben condita, prezzo adeguato. Per arrivarci non abbiamo percorso molta strada, Sisila e Felicità sono ben in vista di fronte a noi che sotto la tettoia della taverna consumiamo la nostra cena in compagnia di altri turisti ma soprattutto di greci. Rientriamo presto, abbiamo sonno e prevedo una bella dormita, ma non abbiamo fatto i conti con le zanzare, le prime che incontriamo e ci hanno preso alla sprovvista. Dopo la caccia grossa notturna con pila, una decina di zanzare sono passate a miglior vita, ma le altre si sono vendicate sulle mie mani e sui piedi di Enrico. Pur non avendo premura, il giorno seguente, venerdì, alle 7 del mattino siamo già  in piedi, il tempo è pessimo, il grigio è il colore dominante: il cielo, il mare, perfino il panorama circostante si è adeguato. C’è vento e piccole onde anche in porto, salpare  ora, incastrati come siamo, sarebbe pericoloso, si decide di aspettare che cali il vento, come del resto è previsto. Alle 9 Andrea molla gli ormeggi, Enrico dalla poppa della nostra barca gli spinge a largo la prua, il motore e il vento fanno il resto, mentre Roberta controlla che la poppa non sbatta contro il molo. Noi ora siamo liberi, sarà sufficiente manovrare verso l’uscita del porto. Questo porto che certo non rimpiangeremo,  che abbiamo anche criticato con aggettivi poco lusinghieri, ci ha comunque consentito un approdo e un  ormeggio sicuro, con il consenso dei pescatori locali, non cosa da poco, e ne siamo consapevoli. Fuori già si balla, ma il vento è caldo, niente felpina questa mattina. Il lato est dell’isola Eubea continua ad essere squallido, le rocce dal rosso virano al verde, niente baie, niente approdi, sulle colline pochissima vegetazione, pochissime case sparse. In compenso, come già viste nel tratto precedente, ci sono un’infinità di pale eoliche, mai viste così tante, da fare pensate ad un altro pianeta  con queste entità imponenti e onnipresenti ben collocate sui crinali in file precise, o come vedette sui versanti più alti. Una vera invasione, non fanno paura solo perché  non camminano, ma le pale, girano parecchio. Arriviamo presto a Kymi, sono solo 18 miglia, ma sono state comunque 18 miglia toste: il mare contro e il fischio del vento  nelle orecchie ci hanno accompagnato per 5 ore,  fino all’imboccatura del grande porto di Kymi. 

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