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Domenica

La prima scampanata è stata alle 7 del mattino, poi un’altra alle 8, e alle 9 anche la voce del Pope che celebrava la S. Messa riempiva l’etere. Lo stesso Pope che qualche giorno prima mi aveva confermato che il bellissimo albero davanti alla sua chiesa fosse un Ligustrum, in piena fioritura e profumatissimo. Do un’occhiata verso la spiaggia, mi stropicciò gli occhi per essere sicura: vedo due file di ombrelloni con sdraiette lungo tutta la spiaggia,  spuntati come funghi durante la notte, o al mattino presto, non so. Poi all’improvviso il molo si riempie di persone che camminano compatte verso la spiaggia, con borse, cappelli, zaini, sono arrivati con un barcone che dopo averli scaricati in porto verrà a riprenderli alle 13, 30 per portarli su di un’altra isola. Poi… ne arriva un altro, con altri turisti, ora la spiaggia  brulica di persone, e la prima striscia di mare è occupata. È domenica! È normale, arrivano da ogni dove per rinfrescarsi e godere di questa bella spiaggia. Ad Atene hanno registrato 45 gradi e l’acropoli e altri siti archeologici sono stati chiusi per eccessivo calore. A Salonico ci informa una Signora:  l’acqua del mare è brutta e sporca. Ma anche a Methana gli amici ci riferiscono di afa terrificante. Noi, a quanto pare, per il momento, qui nelle Sporadi  siamo fortunati: vento fresco, sole e mare relativamente calmo. Prima che gli atri turisti prendano d’assalto la panetteria vado a comprare una bugassa per la colazione e una spanacopita per il pranzo. La cena la salterò, troppe specialità greche nella stessa giornata non vanno bene. La giornata è particolarmente movimentata: barche che salpano, barche che ormeggiano, i nostri vicine tedeschi sono  casinisti ed irrequieti, ad un certo punto il loro capitano cade dalla passerella in mare, un tonfo, rumore improvviso di ferraglia, urla, la passerella  è richiusa su se stessa, il braccio del capitano in acqua sanguina ma lui fa il duro e raggiunge una scala di cemento a nuoto. Non è la prima volta che assistiamo a scene del genere e… poteva andare molto peggio. Fra un ormeggio e l’altro arrivano amici di Roma conosciuti due anni fa assieme a Margherita e Claudio. Ci accomodiamo su di una panchina all’ombra del molo e parliamo la stessa lingua di tutti i velisti: posti, barche,  attracchi, mare e vento. A sera una lieve foschia avvolge il panorama. Domani si vedrà.

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