Ieri sul tardi, uno dei sei omaccioni serbi che compongono l’equipaggio della barca che ci affianca, per l’esattezza il capitano, guarda con insistenza i nostri parabordi nuovi, li guarda per un po’, ben allineati alla stessa altezza, fissati alla battagliola con un nodo parlato. Poi chiede ad Enrico, indicandogli il nodo, di insegnargli come si fa’. Lui è ben contento e io penso che quando lo faccio io, quel nodo, non è sempre perfetto per cui più che un parlato io lo chiamo un nodo chiacchierato. I serbi cenavano a bordo ieri sera e i tegami che hanno portato in pozzetto erano grandi e grossi come loro. C’è parecchio vento questa mattina, ma io e Roberta non rinunciamo a due belle camminate in spiaggia, lungo il golfo, una a destra e l’altra a sinistra del porto posizionato al centro. Dalla spiaggia vediamo, sulla nostra destra sia l’isola di Skiathos vicina è più lontana a circa 15 miglia l’Eubea. Di fronte a noi un isolotto verdissimo che è di proprietà privata, e uno più piccolo anche questo verdissimo, il tutto in acque azzurre trasparenti. In fondo al golfo c’è una chicca che da lontano non si notava: alcuni ombrelloni che sembrano fatti ad uncinetto col cordame, lettini matrimoniali coperti da un baldacchino in parte intrecciato con cordame in parte con cordame svolazzante, altri lettini singoli sotto una tenda indiana i cui lati sono sempre di corda e raccolti su di un lato, il tutto sotto enormi alberi frondosi, un bar con sottofondo di musica calma e persino una piccolissima cappella in pietra con tendine azzurre nelle due piccole arcate interne e tovaglia bianca ricamata sul tavolino, appese sulle pareti varie icone. Rientriamo, per camminare al fresco ci siamo mosse presto e ora ci attendono i lavori in barca: letti, bagno, dinette, tazze e moka della colazione, e…dovrei anche cucinate delle verdure per oggi che mangeremo con del riso, anche quello da cuocere. Il vento è sempre forte ma una nuotata ci sta lo stesso. In porto alcune barche se ne vanno mentre mangiamo, i serbi alla nostra sinistra e più in là anche a fianco a Sisila si libera un posto, i nostri vicini sulla dritta, i tedeschi (quelli casinisti) invece sono sempre li, incasinati con un sacco di avarie alla barca presa a noleggio. Siamo al caffè e succede il finimondo, nel buco creatosi affianco a Sisila si sta infilando a tutta manetta una barca, Andrea sta per scendere per aiutarlo ma la forte botta che riceve sul fianco della sua barca lo fa cadere in acqua. Il porto si rivolta contro questo capitano incapace, Roberta insulta a ripetizione e senza ritenzione, è preoccupata e arrabbiatissima, ma anche dalle altre barche scendono e glie ne dicono di tutti i colori. Si cerca comunque di aiutarli ad ormeggiare. Andrea è sul pontile, con l’aiuto di Roberta che gli ha slegato la scaletta per farlo risalire, si è scorticato in più punti ma non è grave. Enrico, quando tutto sembra più calmo gli chiede: “avevi il telefono in tasca?” Nemmeno il tempo di sentire la risposta che un grosso barcone con turisti vuole buttate l’ancora sopra la nostra, di ancora. Adesso è Enrico a dire parolacce, ma il capitano nicchia e alla fine dell’ormeggio, la nostra barca è storta e la poppa si avvicina al molo, abbiamo perso quattro metri di catena. Dobbiamo aspettare che se ne vadano per capire come andrà a finire. E se ne andranno presto, quando i passeggieri avranno finito di fare il bagno in questa… bellissima baia con un porto super movimentato.