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Il varo

Limni, martedì 3-6-2025
Sveglia presto lunedì mattina, mettiamo la barca in acqua. Sono cinque le persone che girano attorno a Felicità per permetterle di tornare nel suo elemento naturale. Anche noi siamo a terra, io lontana dalla barca per non essere d’intralcio agli operai. Felicità è proprio in forma perfetta, è stata riverniciata a dovere e la linea di galleggiamento evidenzia l’opera viva anch’essa fresca di antivegetativa. Osservo da lontano le procedure: dall’invasatura dove è appoggiata ora a terra passerà su di un’altra mobile, da un passaggio all’altro verranno tolti vari pezzi di sostegno che metteranno a nudo punti della barca in cui non si era potuto passare l’antivegetativa, perciò c’è chi pennella, chi sposta tavelle di legno, chi stringe supporti perché aderiscono bene alla chiglia, chi è passato prima per ungerli, e in fine chi aspetta seduto sul trattore che tutto sia pronto per poi spingere la barca in riva al mare, fino a farla scivolare in acqua. La nostra sveglia è suonata alle 7 ma tre altre barche sono state messe in acqua prima della nostra, così, solo alle 11,30 quando anche Felicità è stata spinta fino alla spiaggia siamo potuti salire a bordo, sempre dalla scala di ferro. È sempre un momento di tensione quello in cui la barca scivola in acqua per poi galleggiare libera dal carrello. Il sole è alto e i rumori forti, chi dirige l’ operazione è in perfetta sintonia con chi è alla guida del trattore, gli indica conl dito la direzione da correggere, gli da i tempi, lo frena o lo fa avanzare e io ed Enrico appollaiati su di una barca con la poppa in basso, a filo d’ acqua e la prua protesa verso l’alto, siamo fermi, mentre la barca, nella lenta discesa in acqua subisce lievi sussulti, e poco alla volta assume una posizione naturale, galleggiando libera da sostegni. E quando questo momento arriva, chi è alla guida del trattore suona il suo clacson, e noi, presi un po’ alla sprovvista rispondiamo con un po’ di ritardo, poi salutiamo con ampie bracciate Patrizia e Giovanni che hanno interrotto i loro lavori in barca per venire a salutarci. Il tempo per Enrico di ritirare una cima, di accendere il motore e sedersi alla guida è già sufficiente perché i nostri amici che vediamo di spalle dirigersi in cantiere siano lontani e piccoli piccoli.

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