Limni porto, mercoledì 4-6-2025
Domenica, verso sera, il giorno prima del varo, siamo andati in porto per vedere se ci fosse posto. Nonostante il porto sia piccolo e metà sia riservato ai pescatori, c’è ancora un posto libero, bene, pensiamo, domani mattina ci infiliamo subito in porto e finalmente facciamo la spesa e soprattutto carichiamo un po’ di pacchi d’acqua. Ma il lunedì successivo siamo la terza barca ad essere messa in acqua, la prima si dirige davanti al paese e si ormeggia a un corpo morto. La seconda prende la direzione del porto e la terza che fino a quel momento era rimasta ormeggiata davanti al cantiere ad un gavitello, parte in quarta, anche lei in direzione del porto. Ci guardiamo sconsolati: addio posto in porto, per cui o prendiamo il largo o cerchiamo un ormeggio provvisorio, giusto il tempo per fare la spesa. Da lontano osserviamo gli alberi delle barche a vela che spuntano dal porto, sembra che ci sia un posto ma, potrebbe essere occupato da un motoscafo. Ci avviciniamo lo stesso e un posto c’è, incastrato fra una barca a vela e l’ altra, all’inglese. La manovra di ormeggio non è semplicissima, ma siamo in totale assenza di vento con mare piatto, ci prepariamo: parabordi a sinistra, cime di ormeggio pronte, elica di prua accesa, avanti adagio e sul molo c’è chi ci prenderà le cime: fantastico, tutto fila liscio come l’olio. Controllato l’ormeggio il primo pensiero va alla spesa, Enrico tira fuori il carrello, io prendo due borse e la lista della spesa e poi… ci ripenso. Sono le 12,30, siamo in piedi dalle sette, fa caldo, sono stanca ecc… ecc… Ma la spesa che ha aspettato tanto! Potrà aspettare ancora un po’? Perché prima non mangiamo. Proposta accettata dal capitano( meno male). Il porto è tranquillo, le rondini ci girano in tondo e si riposano sulle nostre cime, a fianco della barca, sul molo abbiamo sbriciolato del pane e messo una vaschetta di acqua dolce, nella speranza di vederle fare un bagnetto, ma, mangiano solo il pane. Dopo cena ci incontriamo con Patrizia e Giovanni che raggiungono il paese con il loro camper, lo parcheggiano molto fuori perché l’anno precedente, entrando in paese ( che ha vie molto strette) hanno urtato contro l’angolo di un balcone, decisamente basso. La serata è fresca, quel che ci voleva dopo che finalmente è arrivato il caldo. Il paese trabocca di Greci che occupano tavolini di bar e ristoranti, di turisti ne vediamo pochi, di italiani nessuno. Poltroncine comode e luci soffuse sui tavolini invitano a sedersi lungo mare. Gelato in greco si dice “pago” noi ordineremo 4 pagotò che sono dei mottarelli molto piccoli, la metà di quello normali. Essere stanchi ormai è una consuetudine, anche Patrizia e Giovanni che hanno lavorato tutto il giorno per preparare la barca al varo, desiderano rientrare in cantiere, noi saliremo in barca e nel silenzio ci farà da ninna nanna il consueto taratazum taratazum, lontano e impercettibile.