Isola Eubea città di Orei, sabato 14-6-2025
Non riuscivo a scrivere, non solo la testa era confusa: come si scrive avvocato in inglese? low no law… non riuscivo proprio, erano anche le mani che non si muovevano, un vero incubo. Meno male che mi sono svegliata ma, le mani mi facevano male sul serio ed avevo anche un forte prurito. Ma come è possibile, un incubo non è reale! E le mie mani sono arrossate, poi finalmente mi sveglio davvero e il ronzio delle zanzare chiarisce tutto. Ma ci siamo vendicati al nostro risveglio, mentre loro dormivano satolle del nostro sangue, le abbiamo prese a palettate, sangue da tutte le parti, mi è toccato ripulire le pareti della cabina. Venerdì 13-6, ore 8,15 ci stacchiamo dal molo di Rachon, calma di mare e di venti, niente vela. 15 miglia all’arrivo nel porto di Orei. Visto che è tutto calmo faccio un sacco di cose e siccome arriveremo in porto verso le 12 tralascio di preparare il pranzo, e ne approfitto per fare ginnastica, nel pozzetto, il pagliolo in teak , nella zona dove il sole entra di traverso si è scaldato ed è un piacere allentare la tensione della schiena e cominciare gli esercizi con una respirazione addominale, lenta e profonda, senza premura eseguo tutti i miei esercizi, poi mi alzo e proseguo con gli esercizi delle braccia.Enrico è al timone di vedetta, osserviamo insieme il panorama che ci circonda, siamo fiancheggiati dalle colline verdeggianti dell’ Eubea a destra e da quelle della costa alla nostra sinistra. Sono colline basse e in alcuni punti pianeggianti verso riva dove si estendono piccoli paesi, attorno terreni coltivati ad ulivi, tutti in fila con la chioma tondeggiante, con un verde tutto loro che li distingue, e allo stesso tempo li fa sembrare trama e ordito di un grande tappeto. Il sole si è nascosto dietro l’unica nuvola nera che piano piano si dissolve. I colori tornano vividi e il mare brilla di nuovo. Fra poco saremo ad Orei, preparo le cime di ormeggio, calo i parabordi, metto i guanti e le scarpette per non scivolare. Sarà un ormeggio da manuale, niente intoppi, niente sbagli, niente rotture di strumenti. Nello stesso porto, l’anno precedente abbiamo dovuto ripetere le manovre tre volte prima di riuscire ad ormeggiare. Oggi in banchina c’è Patrizia e Giovanni che ci prendono le cime e ci sentiamo a casa e… a proposito di casa, sarà bene pensare al pranzo perché nel frattempo se fatta l’una.