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La cartolina

Orei porto, lunedì 16-6-2025
Orei è una nostra vecchia conoscenza essendoci passati l’anno scorso a fine agosto, prima di rientrare in cantiere. Sappiamo dove comprare il pesce, che pane acquistare, e quale supermarket abbia più smercio. Il paese vero e proprio è in collina, ma sul lungomare oltre ai ristoranti e caffè c’è tutto quel che occorre: dalla farmacia, alla cartoleria, dal macellaio alla lavanderia. Non mancheremo di tornare ad ammirare il Toro di Orei, ritrovato in spiaggia nel 1965, un’opera maestosa del IV secolo A.C. E poi c’ è la spiaggia, proprio oltre il molo, che si estende in un ampio semicerchio. La parte che va dal mare fino al giardino retrostante ieri è stata ripulita con mezzi meccanici ed ora è segnata da ampie corsie, camminandoci si affonda per quanto è stata resa soffice. Al limitare della zona sabbiosa con il giardino ci sono, ogni 50 metri, i contenitori per l’immondizia, le docce e le cabine per cambiarsi. È una spiaggia libera e ognuno pianta il suo ombrellone dove vuole. Altri preferiscono le panchine che nel giardino sono disposte all’ombra di grandi tamerici, pini marittimi ed eucalipti. Il giardino è a tratti punteggiato di colori: rosso, rosa e bianco degli oleandri, e per ultimi sono stati piantati fra i grandi alberi dei piccoli alberelli, non so come si chiamino, ma sono tenerissimi, di piccole dimensioni e sorretti da tutori, spiccano fra gli altri, per il loro fogliame verde chiaro, di una brillantezza pari alla loro tenera età. Il contrasto tra i vecchi tamerici con le cime un po’ giallastre e il verde salvia delle foglie degli eucalipti, già di loro con portamento cascante, da a questi piccoli alberi una patente da futuro promettente. Sotto gli alberi, il giardino è pieno di sterpaglie secche e solo camminando su corridoi di cemento è possibile raggiungere la strada o il porto. Che dire del mare, purtroppo non è splendente per i primi metri, ma andando a largo si ritrova l’azzurro e in fondo in fondo il blù è dominante. Ho più volte fotografato questa spiaggia, senza mai coglierne l’interezza, dalla strada per vederla attraverso il giardino, dalla fine del golfo, per scorgere, dopo gli scogli e il muretto del molo, gli alberi delle barche ormeggiate in porto. Ho provato a fotografarla al mattino con luce radente e alla sera quando un sole calante tingeva di rosso sia il mare che il cielo. In questa ultima foto, sulla battigia, in lontananza, un omino gioca con il suo cane. È una cartolina immaginaria quella che ricorderò della spiaggia di Orei, nella quale non mancherà nulla. Sul retro, indirizzata agli amici ci saranno saluti e baci e per renderla libera di viaggiare sarà affrancata dal francobollo con l’effige del Toro di Orei.

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