Ammetto di essere un’ammiratrice di Mirandolina: non solo donna affascinante e piena di femminilità ma anche capace locandiera e pratica calcolatrice. Goldoni la circonda di uomini che la desiderano e lei li sfugge ma… accetta di buon grado i loro regali. E per quell’uomo che dice di ignorarla tesserà una sottile ragnatela nella quale resterà invischiato. Donna libera e scaltra, anche in amore dimostrerà coerenza, scegliendo come sposo il fedele servitore.
La Locandiera è una brillante commedia comica in cui gli attori parlano sinceramente rivolti al pubblico ma sulla scena, fra di loro, fingono, fanno la commedia! Come accade nella vita vera! Ed è per questo che i personaggi di Goldoni appaiono così umanamente genuini.
Una commedia così la si risente sempre volentieri.
Il 12 gennaio, a Magenta presso il Teatro Lirico, la produzione Teatripossibili ne ha offerta una versione moderna. Un tripudio di plastica e colori: Mirandolina portava i pantaloni rossi molto attillati, il conte squattrinato sfoggiava una giacca verde pisello e… il macio che odiava le donne indossava un giubbotto nero. Moderno anche l’arredamento della locanda e le musiche. La regia di Corrado D’Elia mi ha subito conquistata. Ed anche la bravura di Mirandolina interpretata da Monica Faggiani e di tutti gli altri attori: Edoardo Ribatto, Alessandro Castellucci, Gustavo la Volpe, Bruno Viola, Andrea Ribaldi, Andrea Coppone.
La commedia è veloce, incalzante, a tratti, e improvvisamente, un vuoto in palcoscenico, riempito dal buio e dalla musica in crescendo. Una mancanza per avere del tempo, il tempo in cui il pubblico è attivo nell’immaginare, proprio come nella lettura, quando una pagina con delle lettere nere riesce a trasportarti nel mondo dell’immaginazione.
E’ stata una Locandiera moderna e brillante in tutti i sensi. Da sentire, vedere, immaginare.