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La miscela esplosiva

Venerdì 14 Luglio 2023. Isola di Sifnos.

La rotta che abbiamo seguito ieri verso ovest per raggiungere l’isola di Sifnos ci ha permesso di sfruttare al massimo la vela avendo il vento al traverso e il mare calmo. Abbiamo persino pensato di pescare, mettendo in acqua una piccola esca, ma naturalmente non abbiamo preso niente, solo un caffè poco più tardi. Il piccolo porticciolo dei pescatori era zeppo di piccole imbarcazioni da pesca che evidentemente hanno un fermo pesca, sono tutti sempre ormeggiati in porto, con montagne di reti ammassate sul molo, coperte da teli di plastica e dei grossi sassi impediscono di fare volare il tutto. La ricognizione è stata complicata: un paio di tavole sup gonfiabili si muovevano e… sapere in che direzione sarebbe stato interessante, i bagnanti decisamente lontani dalla riva erano tre da tenere d’occhio, e menomale che il motoscafo in uscita si è fermato con al seguito un ragazzino su sci d’acqua, ci siamo guardati, capiti, e noi abbiamo proseguito all’interno del golfo e lui ha preso il largo. Posti liberi per il nostro ormeggio neanche parlarne. Rifacciamo la gincana per uscire dal golfo e vediamo alcune barche a vela ormeggiate all’ancora con le cime a terre, potrebbe essere una soluzione ma una settimana così non è piacevole. Proseguiamo per la marina, poco più avanti. Il posto c’è e il vento anche. Gli ormeggi sono sempre problematici e mai uno uguale agli altri, in questo caso fa difetto la marinaia che arriva quando noi cerchiamo di allinearci per buttare l’àncora. Anziché avvisarci tipo “ NO ANCOR” insiste nel farci capire che dobbiamo avvicinarci di più alla barca che ci indica. E certo, lo sappiamo anche noi, fosse facile, con questo vento, ma con calma e con l’elica di prua ci avviciniamo in retromarcia belli dritti a fianco…“Ciao Lella” ciao Lella? É Margherita, una nostra mica, che bello. L’ormeggio incombe, l’ormeggiatrice prende una mia cima ed Enrico mi avvisa che l’ancora non ha preso e bisogna rifare l’ormeggio. No Ancor, no Ancor dice solo ora l’ormeggiatrice. Ok, tanto l’ancora non ha tenuto. “ Allora dammi una drappa!”. Va bene che lei parla inglese e noi non capiamo, va bene che c’è vento, ma santa pazienza in tutte le lingue del mondo se ad un ormeggio non puoi buttare l’àncora vorrà dire che mi devi dare per lo meno uno straccio di drappa. Alla fine me la darà ma sbagliata perché la prua di Felicità si storce tutta a sinistra. L’ormeggiatrice è stizzita, Enrico si incazza e le fa vedere che è la drappa che ci ha detto lei. Non ci crede, ritira il cordino e quando capisce che Enrico ha ragione se ne va e ci pianta lì con la barca storta. Da questo fatto continueranno anche il giorno seguente, manovre, bagni, cime tirate per tenere Felicità in linea e ben staccata dal molo. L’incompetenza della marinai farà di nuovo danni il giorno dopo, con un’altra barca. E saremo tutti testimoni. Finalmente coi piedi sul molo salutiamo Margherita e Claudio, altri amici di Roma conosciuti l’anno scorso nel porto di Methana. Loro stanno scendendo, noi salendo, entrambi fermi in porto per il meltemi. Staremo insieme per fare il bagno e poi al ristorante e avremo modo di chiacchierare spesso, visto che le nostre barche sono affiancate. Enrico non è tranquillo con la barca storta e lo stesso pomeriggio scenderà in acqua per legare una cima alla catenaria e di fatto inventarsi una nuova drappa che finalmente ci raddrizza. Le imbarcazioni si alternano, chi viene trova una marinai imbranata, chi va trova le cimette delle drappe incrociate sotto la propria barca e… purtroppo se ne accorge solo in uscita, quando si infileranno nell’elica del motore, ancora errori della marinaia che costeranno non poca fatica al capitano che anziché partire dovrà immergersi e cercare di liberare l’elica. Gli errori li fanno tutti, l’ incompetenza è già più grave, ma quando è abbinata alla strafottenza… la miscela diventa esplosiva.

Kalimera.

 

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