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Foto intriganti

Giovedì 10 Agosto 2023 Livadi

Lo abbiamo cercato ieri il Museo Archeologico di Serifos e lo abbiamo trovato chiuso, oggi ci riproviamo, la grata è aperta ma la porta è ancora chiusa, aspettiamo all’ombra e dopo 5 minuti arriva l’impiegata. Sono sette salette climatizzate, bianchissime, ma le sculture risaltano lo stesso bene. Per dovere di cronaca riporto parte di quello che ho letto: “ Custodisce una collezione di oggetti di grande valore storico. Tra questi, oggetti appartenenti ai Micenei, una delle prime civiltà a popolare l’isola, sculture e ceramiche risalenti alla fortezza veneziana del XV secolo, inoltre numerosi reperti dell’epoca di dominazione Romana”. Anche di musei ne abbiamo visti molti, più o meno ricchi o interessanti, più o meno grandi o piccoli, ma questo ci ha colpito particolarmente perché al suo interno vi è una collezione di fotografie che riprendono le stesse statue esposte, visibili nel loro sito originale dove sono state rinvenute. Una statua è rovesciata sul bordo della strada a colmare un muretto mancante e una bimba ci è seduta sopra, altre tre sono ammucchiate ai lati di tre gradini che portano all’ingresso di una casa privata. In un’altra saletta altre foto riprendono il porto di Livadi prima dell’ampliamento e di conseguenza prima della cementificazione di parte del mare: pochissime case, un solo piccolo molo e una lunga spiaggia completamente libera, fatta eccezione per una interminabile fila di alberi, i tamerici appena piantati, sono piccoli ed esili, gli stessi che ora sono imponenti e rigogliosi. Sono stati piantati in tempi in cui non esisteva il turismo e non si parlava di rimboschimento, sono stati piantati e basta. Sono molto tenere anche altre foto in cui si vedono, i somari trasportare i primi turisti in visita su, alla Cora, si capisce che sono turisti perché alcune donne indossano calzoncini corti, mentre le donne del posto, immortalate ai lati della strada sterrata, sono tutte anziane vestite di bianco e anche sul capo portano veli bianchi che le proteggono dal sole, ma le case sono le stesse di ora. Anche le foto dei panorami si prestano al prima, e al dopo, ritrovando nel prima le stesse chiese e nel dopo una sequenza infinita di ristoranti, ombrelloni e case, che nonostante il terreno impervio si sono aggrappate le une alle altre, colorando di bianco quelle che erano colline brulle. Insomma, più che il museo poterono le foto! Scherzi a parte, i reperti archeologici, si, eleganti e affascinati come sempre, ma le foto ci hanno intrigato parecchio. Bellissime quelle del mare, nelle sue vesti migliori: quando luccica, quando riflette la luna e quando all’orizzonte custodisce una vela bianca.

Kalimera.

 

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