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I fantasmi dell’asilo

Sapere dove sarà possibile fare il bagno  è una delle nostre priorità, per cui già da domenica, al nostro arrivo, con il canotto siamo usciti dal porto di Skopelos e ci siamo diretti a destra verso la spiaggia. Nel tragitto ho preso confidenza con il nuovo motore elettrico che non avevo ancora avuto modo di provare, Enrico è insofferente, non gli va bene come manovro, non gli va bene dove mi dirigo, non gli va bene niente, mi innervosisco e come al solito gli restituisco il nuovo giocattolo. Proverò un’altra volta, quando saremo meno stanchi e più disponibili  l’uno verso l’altro. La spiaggia dove issiamo il canotto è sassosa, scivolosa e in salita,  il canotto per fortuna è leggerissimo. È una spiaggia libera senza ombrelloni, solo una cabina mozzata per cambiarsi, sul ghiaione purtroppo ci sono molti frammenti di plastica mentre  l’acqua è invitante e pulita, nuotando rifreschiamo anche i bollenti spiriti. Il rientro è risultato problematico, uno scavafango ci ha completamente ignorato tagliandoci la strada, abbiamo gridato, cambiato direzione per non farci investire,  insultato il conducente e in fine, mentre ballavamo di brutto per le onde che aveva provocato con la sua velocità, gli abbiamo battute  le mani ironicamente, niente, il conducente non ha fatto un plissé, come se fosse tutto normale. Il giorno dopo, montata la bici, Enrico raggiunge l’altra estremità del porto, dove, 6 gradini a salire e 4 a scendere si apre una piccola baia a picco sul mare, acqua cristallina, faraglioni, e niente plastica in spiaggia. Ieri ci sono andata da sola lì, a fare il bagno. Erano tutti impegnati: gli uomini manco a dirlo con problemi di elettricità, Roberta forse rintanata in barca, non la vedevo. Verso le sei usciamo tutti  in perlustrazione per capire dove acquistare della frutta, dove prenotare un’auto per poter fare nei giorni successivi un giro dell’isola, individuare una panetteria e trovare un ristorante un po’ lontano che i locali ci hanno consigliato. Fin qui tutto bene, poi Enrico controlla sul telefono dove trovare una lavanderia, e… cammina cammina, Roberta e Andrea vedendo che oramai siamo in aperta campagna si fermano, io seguo Enrico per un po’ e poi, mi fermo anch’io, la strada svolta a sinistra ed Enrico sparisce per altri venti minuti. Non posso più aspettare, gli vado incontro e finalmente lo vedo arrivare ancora con passo veloce e ben deciso, chiedo: “La lavanderia?”. “Si, si c’è la lavanderia ma è di quelle industriali per gli alberghi, la tua borsa di roba non la guardano nemmeno”. Esausti, accaldati ed Enrico col piede gonfio, ritorniamo sui nostri passi, Andrea e Roberta ci aspettano all’ombra, seduti su di una panchina, spieghiamo tutto e riprendiamo la strada del rientro, Enrico in testa, sempre veloce, che non vede l’ ora di mettere il piede in acqua fresca di mare, poi distanziate io e  Roberta,  dietro Andrea. In prossimita’ del porto Roberta vuole comprare della pizza al trancio, ricorda che molti anni prima l’aveva già presa in questo piccolo negozio, sono scettica sulla pizza in Grecia ma ho fame e mi fido di Roberta. Lei se la fa impacchettare, io ne mangio metà subito, e l’altra metà la darò ad Enrico che è seduto sulla spiaggetta di Felicità col piede a mollo. La pizza era buonissima. Abbiamo tutti bisogno di riposarci, cena leggera in pozzetto ma il ricordo dei Loukumades che ci aspettano ci danno la sveglia. Per l’occasione Roberta indossa l’abito nuovo acquistato alla Cora di Kymi, era stata una scelta ponderata e attenta: il colore, il modello, la prova, i dubbi e i ripensamenti, alla fine aveva deciso. Ora, sul molo Roberta fa una giravolta e le punte dell’abito si allargano. “Vai sotto la luce del lampione che ti fotografo” suggerisce il marito. Lei si mette in posa, allarga la gonna con entrambe le mani e  sorride, non è un sorriso forzato per la foto, è  un sorriso allegro e gioioso. È bellissima. 

Arriviamo in zona Loukumades, non ne abbiamo prese  4 porzioni solo 2, ma sono state più che sufficienti. Oggi abbiamo camminato veramente  molto, e quando al rientro  Roberta comincia a raccontarci dei fantasmi che c’erano nell’ asilo, la interrompo: “fermiamoci su questa panchina, la storia mi sembra lunga e interessante”.

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