Domenica 30 giugno, ore 7,30 del mattino, la baia è silenziosa, solo un po’ di vento che questa notte ha fatto girare Felicità ed ora la sua ancora si trova vicino a noi, sotto sei metri di mare, sembra di poterla prendere con le mani tanto l’acqua è trasparente, la fotografo, inghiottita dalla sabbia , piena di pescetti che gli girano in torno. Fotografo anche la barca di Patrizia e Giovanni che stanno uscendo dalla baia, come da un anello con una piccola apertura, il mare blu, le colline circostanti verdi e il cielo azzurro, nel mezzo la loro barca galleggia sulla linea di confine fra acqua e cielo. Purtroppo non verranno con noi sull’isola di Kyria Panagia: hanno un problema al motore e si dirigono a vela verso Oreri, sull’isola Eubea, speriamo di rincontrarci presto per mare. Il sole non è ancora alto, è spuntato da poco dietro la collina, i suoi raggi giocano sul pelo dell’acqua e sotto i pesci si sono moltiplicati da quando ho buttato del pane, i pezzetti più grossi vengono spinti dal basso in alto, pessima mossa: un gabbiano lo porta via al volo, arriva anche uno svasso, va dentro e fuori dall’acqua con la testa ma non ha il coraggio di avvicinarsi. Ci prepariamo a muoverci dall’isola di Peristeria all’isola di Panagia, solo dodici miglia. Il telefono è morto, fa solo le foto, niente telefono, niente internet, spedisco comunque quello che devo e se arriverà campo partirà da solo. Per le previsioni non c’è niente da fare, bisogna attenersi a quelle vecchie, che dicevano che il meltemi, dove siamo noi, sarebbe stato in attenuazione. Balle. Troviamo un mare gonfio e agitato, un vento che gli va a braccetto, naturalmente a nostro sfavore. Noi mugugnamo perché è una tortura, procediamo dai due ai tre nodi col motore a duemila giri, Felicità fa quello che può, la prua sale e scende come in altalena, le onde la schiaffeggiano in continuazione sul fianco, noi siamo in altalena con lei, ci arrivano gli spruzzi e non ci divertiamo neanche un po’. Ci vorranno quattro ore di navigazione che non vorrei più ripete, se possibile, per raggiungere questo piccolo paradiso: la baia Petros con al centro un’isoletta, protetta da nord, da est e da ovest da un’abbraccio di colline in parte rocciose con piccoli cespugli e qualche albero. Il mare al suo interno è un lago calmo, il vento oltrepassa le colline alte e fa muovere le poche barche ormeggiate all’ancora, oggi siamo in tre: noi il Benini e una barca tedesca. Ritrovarci è stata una festa, loro sono partiti prima e da più vicini, ma il mare rabbioso lo hanno trovato anche loro. Ci hanno aspettato per fare il bagno. Dopo l’ormeggio, io vado a nuoto a riva, Enrico passa col canotto a prendere Roberta, Andrea ci raggiunge a riva con pinne e maschera. Questo posto è davvero incantevole: è una baia molto ampia e l’acqua ha delle sfumature dal verde smeraldo all’azzurro, dal blu intenso a macchie scure allungate di alghe, l’isoletta al centro sembra messa lì da un regista per girarci un film. Mangeremo gli avanzi della pasta alla Norma cucinati ieri sera nell’altra baia: sono freddi, compattati, la provola sciolta e indurita fa da collante alla pasta ormai scotta ma… sono buonissimi. Forse perché sono le tre del pomeriggio.