Non è stato necessario che suonasse la sveglia alle 5 lunedì per partire presto, alle 4,30 eravamo già svegli, con già una notte alle spalle dormita male. Il trasferimento è stato bello movimentato, per cui quando siamo entrati in porto a Limnos eravamo frullati e stanchissimi. Ormeggio in banchina neanche parlarne anche se avevamo già preparato l’àncora e giù i parabordi, tutto pieno anche lo specchio d’acqua dell’avanporto, brulica di barche a vela ormeggiate all’àncora, quasi difficile ormeggiarci anche Felicità, neanche a farlo apposta è tornato il vento forte. Facciamo un paio di giri prima di trovare una buona posizione, poi buttiamo l’àncora, il conta catena che non è ancora tarato segna 20 metri, io a prua non distinguo il colore in cui è stata colorata la catena, forse bianca, Enrico controlla e conferma, si bianca, ne cala altri 10 oltre ai 30, fa un po’ di retromarcia, la catena si tende, vuol dire che ha preso. Finalmente tutti tranquilli. A cena fuori? Assolutamente no, sono distrutta, imbroglio una cena e alle 9 di sera stiamo già dormendo. Alle due di notte un battere violento sulla barca ci sveglia all’improvviso. In pigiama schizziamo fuori, una macchina del guardia coste ci punta i fari negli occhi, siamo sbalorditi, come è che siamo sul molo dei traghetti, gli agenti ci dicono che non possiamo ormeggiare qui dove siamo. Spieghiamo che l’ancora non deve aver tenuto e l’imbarcazione, spinta dal vento si è fermata qui, Felicità non ha cime di ormeggio legate a terra, il vento ci tiene addossati al molo. Ci consigliano di andare sul molo di fronte dei pescatori che è libero e lì possiamo andarci. Adesso? Con questo vento? Al buio? Parliamo con l’agente donna in francese. Ma? Quando arriva il traghetto domani mattina? Alle 9. Possiamo rimanere qui per la notte? Alla fine dicono di sì ma alle 8 dobbiamo lasciare libera la banchina. Sempre in pigiama fissiamo le cime di ormeggio alle bitte e aggiungiamo dei parabordi che già c’erano, perché la sera precedente ci siamo dimenticati di toglierli. Troppo stanchi. Sono le tre del mattino, siamo sveglissimi e ancora non ci capacitiamo di come sia potuto succedere. Puntiamo la sveglia alle 6 ma quando ci alziamo dopo aver dormito pochissimo a causa di tutto i rumori dei parabordi che si stritolavano fra il molo e la barca, costatiamo col binocolo che il posto barca è occupato da un peschereccio. Vedremo cosa fare, forse torneremo all’àncora.