Sabato 10 agosto, lo stesso giorno che Oliviero e Katy lasciano il porto di Miryna, altri amici italiani sono in arrivo su quest’isola. È un po’ che ci sentiamo: Dove siete? Quando arrivate? E loro: Siete ancora lì? Com’è quest’isola di Limnos, c’è posto in porto? Per il posto in porto sarà difficile, comunque in baia si sta bene. Nel pomeriggio di sabato arriva la prima telefonata: “Arriviamo”. ” Bene, vi aspettiamo”. Poi la seconda, preoccupante, che ci manda in crisi. Sono in avaria a 12 miglia dal porto, vento non c’è né e l’elica del motore è bloccata da una cima di plastica galleggiante che gli si è impigliata, Giovanni ha cercato di tagliarla ma le onde gli fanno sbattere la testa contro la barca, cerca un rimorchio fino al porto o avvisare il Guardia Coste. La seconda ipotesi viene subito scartata perché il Guardia Coste ti soccorre ma poi pretende tutti i controlli che richiedono una settimana di fermo per fare venire un sub per controllare l’elica e un funzionario RINA (Registro Italiano Navale) che verifichi che la barca sia in regola. Cerchiamo un pescatore che lo traini, lo troviamo ma non può portarlo in porto sempre per via del Guardia Coste che se vede il traino ti ferma, in più per il traino il pescatore chiede € 800. Riferiamo tutto a Giovanni che sapendo di avere l’opzione del traino è più tranquillo ma prima di dare conferma vuol provare di nuovo a tagliare la cima intorno all’elica, questa volta fermandosi in una baia, dove le acque sono calme. Per parecchio tempo non lo sentiamo, il telefono della moglie, scopriremo più tardi, non funziona, è morto! Verso le 19 finalmente si fa vivo Giovanni: dopo due ore di lavoro sotto la barca finalmente l’elica è libera. Lui è molto stanco e anche Patrizia è molto provata. Arriveranno nel porto di Myrina alle 21. È già bui, noi siamo ad aspettarli sul molo con una pila accesa per indicargli l’ormeggio che da altri non è stato preso in considerazione , ma che noi abbiamo già sperimentato: è sicuro. Sul molo ci sono i pescatori, li informiamo che sta arrivando una barca ma faticano a spostarsi, fino al momento di prendere le cime ancora ce li avevamo in torno con le loro canne, comunque l’ ormeggio all’inglese è da manuale, dopo aver preso le cime di dritta, a poppa e a prua che ci ha lanciato Patrizia e averle fissate, siamo tutti più rilassati, Giovanni riesce ad abbracciarci ancora prima di scendere dalla barca e Patrizia non finisce più di ringraziarci. Sono visibilmente distrutti, ma hanno ancora la forza di tirare fuori il sacco dove hanno messo tutta la cima recuperata, è un sacco pieno pieno di spezzoni di plastica sfilacciata. Dopo aver controllato di nuovo gli ormeggi, loro vanno direttamente a dormire, noi ci dirigiamo verso il centro e mangeremo una di quelle schifezze che non mangiamo mai: panino con hamburger, uovo, salsine varie e patatine fritte. Un massacro per il nostro fegato, ma oggi è una giornata particolare cominciata alle 5 con la partenza di Lady Blues e conclusasi con una cima di plastica galleggiante finalmente chiusa in un sacco dai nostri amici.