Per lunedì mattina abbiamo un appuntamento, Giovanni e Patrizia prenderanno il posto del nostro vicino di barca che oggi se ne va. Loro sono pronti, attendono in rada, noi siamo pronti, attendiamo sul molo, il vicino che pare sia andato a fare colazione e la spesa, non è ancora pronto. E quando rientrano ci sono ancora molte cose che devono fare: staccare il filo della corrente, togliere e riporre la canna dell’acqua dopo averla svuotata, togliere le cime di poppa, controllare se l’ancora sale, ecc… ecc… Un ecc… lungo ed esasperante. Il vento soffia forte e le raffiche si succedono veloci, non sarà un ormeggio facile, lo spazio fra le due barche è proprio risicato e il loro Solaris è bello largo. Nel frattempo visto che la faccenda si fa lunga Enrico mette mano al caos che regna nella nostra dinette da ieri sera. È un disastro, i pannelli che fungono da pavimento sono sollevati e accantonati, si cammina sui legni portanti, le bottiglie di acqua di scorta, una cinquantina che giacevano sdraiate in sentina, sono ora sotto il tavolo. Perché? Perché le sorprese non mancano mai. Ieri sera alle 23 prima di andare a letto ho sollevato un pannello del pavimento perché era finita l’acqua, le bottiglia erano per metà immerse in quindici cm. di acqua! Sgomento! Acqua? da dove arriva? E soprattutto è salata o dolce? È un tubo che perde o è acqua di mare? Non ci resta che assaggiarla: è dolce, meglio, è solo una perdita. C’è voluta un’ora ieri sera per spostare tutte le bottiglie, asciugarle e togliere l’acqua dalla sentina. Più difficile è stato trovare la causa della perdita, dopo aver asciugato seguivamo il rivolo d’acqua che si riformava, controllavamo i vari tubi , ma solo alla fine è stato chiaro che a perdere fosse l’autoclave. Dopo averla staccata abbiamo riempito un secchio di acqua dalla colonnina sul molo, ci siamo ripulì e finalmente a mezzanotte e mezza più tranquilli, siamo andati a dormire. Domani è un altro giorno. Ci ha svegliato presto il forte vento, balla tutto, fa rumore tutto, il primo pensiero è andato all’ormeggio del Solaris, il secondo a tutto il nostro casino in dinette. Durante la notte altra acqua ha formato piccole pozze, le abbiamo asciugate e ripristinato il pavimento che così era troppo pericoloso, le bottiglie restano lì a dare fastidio. Un’occhio al Solaris che gira qui davanti in attesa di ormeggiare, un occhio alle pompe dell’acqua di scorta per capire come è meglio procedere, un occhio al vicino che non se ne va e uno alla macchinetta del caffè che sta uscendo. Finalmente sentiamo il motore del vicino accendersi, ci siamo, beviamo il caffè e Enrico è già in banchina per prendere le cime, io sul nostro passo avanti con un grosso parabordo per attutire eventuali collisioni. Nonostante il vento Giovanni entra bene, prendiamo le cime e poi Enrico torna ad armeggiare con l’autoclave. Ora non solo la dinette è incasinata, anche il nostro pozzetto sembra un’ officina. Per mezzogiorno tutto sarà sistemato. La borsa per andare in spiaggia è già pronta, una bella nuotata non c’è la toglie nessuno, Patrizia sarà dei nostri, Giovanni dice che di bagni ne ha già fatti abbastanza.