È stata quella di ferragosto una giornata molto calda e anche molto ventosa. Alle 12 non rinunciamo alla nuotata quotidiana , ma anziché nuotare verso le boe gialle stiamo più vicini a riva, notiamo subito che il forte vento ci spinge velocemente al largo, nuotiamo in orizzontale fino alla fine del golfo e torniamo di fronte al nostro albero. Oggi è difficile trovare un ombrellone vuoto, ma non è un problema, noi: arriviamo, nuotiamo, e torniamo in barca, ci basta un albero con uno spezzone di ramo per agganciarci la borsa, ci riponiamo i cappelli, gli occhiali, l’asciugamano e le due magliette. L’ombra è assicurata per il breve tempo che ci fermiamo in spiaggia. Solitamente Enrico esce prima, io e Patrizia ci attardiamo, ma oggi Patrizia non c’è, è troppo presa con le cose da fare in barca e Giovanni ancora non se la sente di fare il bagno. Solitamente rientrando dopo trovo Enrico già docciato e cambiato e la doccia della barca libera per me. Le solite chiacchiere oggi sono poche. Solo verso sera si affaccia al nostro pozzetto Patrizia per proporci una passeggiata, la via centrale sembra più fresca, gli uomini nicchiano, ma poi si aggregano. Fra la passeggiata, le fermate all’ombra per le chiacchiere, la fermata al solito Super sempre aperto, si fanno le 21. Finalmente si sta bene, il sole è sparito dietro le mure, il vento continua a rinfrescarci e noi seduti su di una panchina indichiamo agli amici, sulla cartina dell’isola di Limnos i posti dove con la macchina è bello recarsi, e le strade che abbiamo fatto. Improvvisi, di nuovo solo i colpi di tamburo: cupi, perentori, questa volta sappiamo di cosa si tratta, i militari in tuta mimetica imbracciano il fucile mitragliatore altri imbracciano strumenti musicali, gli stessi di questa mattina. Finalmente capiamo perché si siano fermati ancora qui, non c’entra il comune, c’entra la bandiera greca in cima alle mura che viene prima ammainata e poi issata. Nessuno ha fame, nessuno ha voglia di rientrare in barca, Giovanni è stanco. Fino alle 23 c’è stata un po’ di confusione in banchina e quando ci diamo la buona notte, Patrizia ci informa: Giovanni ha la febbre. Il pensiero corre immediatamente al COVID, qualche mascherina gira anche qui in paese, qualche notizia dall’Italia non è delle più rassicuranti. Cerchiamo e ricerchiamo il test che ci siamo portati da casa, ma non lo troviamo. All’una di notte penso di sapere dov’è, mi alzo, lo cerco dove ho messo le mascherine, ma non lo trovo ancora. Alle due di notte mentre noi dormiamo, la situazione peggiora, Patrizia e Giovanni cercano un Taxi per andare in ospedale, non lo trovano, una pattuglia della polizia trova loro e li porta in ospedale. La diagnosi è polmonite. Dice Patrizia che nell’ospedale greco di Limnos lo hanno rivoltato come un calzino: visita, esami, tac, controllo dell’ossigeno ecc…ecc… Rientrano alle 4 con le ricette per i vari medicinali. Quando ci informano siamo rimasti basiti e ci viene da dire: forse era meglio il COVID. È lo stesso che hanno pensato loro. La terapia è già in corso, l’atmosfera è cambiata, c’è silenzio e aspettiamo che gli antibiotici facciano il loro dovere.
Una buona guarigione al vostro amico. Un abbraccio a voi.
Ciao Katia, Giovanni sta un po’ meglio, grazie. Un caro abbraccio anche a voi