Vista dal mare è verdissima l’isola di Skopelos, interamente coperta da alberi, ci siamo già fermati qui in andata, e rivederla ora, di un verde così uniforme e compatto, dopo le aride Limnos e Efstratios, fa un certo effetto. Il panorama che si osserva dal porto di Neo klima ne da una visuale più dettagliata con numerose varietà di piante: cipressi raggruppati sul fondo della baia a nascondere delle ville, dietro la strada pini marittimi sulla collinetta e davanti a loro, sul fondo della spiaggia, tamerici sempre allineati come ombrelloni naturali, a concludere, vicino al porto, ci sono 6 vecchi platani, sempre in linea uno con altro, intrecciando le loro chiome compongono un’ampia zona ombreggiata e fresca sotto la quale sono posizionate 5 comode panchine. Ma la Chicca del posto, è sempre il grande Ligustrum di cui ho già parlato, quello in paese, sul sagrato della chiesa ortodossa, un albero molto vecchio e molto profumato. Arriviamo in porto verso mezzogiorno, ormeggiamo e cinque minuti dopo siamo già in mare a nuotare, in spiaggia ci sono nuovi ombrelloni e in fondo al golfo, in acqua, scorgiamo una specie di parco giochi di quelli gonfiabili e coloratissimi che prima non c’era. Molti più turisti, in prevalenza greci, sia in mare che in spiaggia, è sabato 24 agosto, ma l’acqua è sempre cristallina. Uscendo dalla baia, questa mattina incontriamo poco vento ma sufficiente ad issare il genoa, lo stesso vento lo ritroviamo anche qui in porto, ma comunque fa molto caldo, per la prima volta ci sono 33 gradi in cabina, sul letto, dove sono sdraiata entra dal passo d’uomo un po’ d’aria, vedo il cielo azzurro e addensarsi le prime nuvole. La sera siamo già piazzati al ristorante con la terrazza affacciata sul mare. Forse la cena è un po’ pesante perché la notte… Non mi risponde, forse il numero è sbagliato, forse non può rispondere, sono preoccupata, chiedo aiuto ad Enrico ma le sue dita grosse non riescono a digitare i numeri sulla tastiera. Vado da Lei a piedi, di corsa salgo i tre piani di scale delle case popolari di via Diaz, le case Fanfani. Lei mi apre distratta, e pulendosi le mani nel grembiule mi dice di accomodarmi, un bambino piccolo è seduto sul seggiolone e una signora anziana è davanti alla porta finestra, sul fuoco un pentolone di acqua e sul tavolo sono distesi in bell’ordine dei pomodori secchi. Ma come, io sono preoccupata, tu non rispondi e sei qui a conservare le verdure, dobbiamo andare se no ti prendono, è tardi, possibile che tu non capisca. Enrico mi raggiunge e di fronte all’evidenza commenta ” È la solita storia, tu ti preoccupi, ti angoscia e gli altri se ne fregano e continuano a fare il cavolo che vogliono”. Lolita è una casalinga con un figlio e un’anziana donna in casa. Lolita non è consapevole del pericolo in cui si è cacciata e io non so come aiutarla. Mi sveglio sudata, Lolita è entrata nei miei incubi, non quella di Nabokov, che ho letto molti anni fa, di cui non ricordo nemmeno bene la trama, solo il disgusto per il fatto che un adulto si approfittasse di una ragazzina, solo questo ricordavo. Poi però in questi giorni sto leggendo un libro di Azar Nafisi: “Leggere Lolita a Teheran”. Molto interessante, scritto bene, pieno di spunti di letture e riflessioni, di storia del suo paese e della politica e rivoluzioni che in Iran li ha coinvolti tutti, in particolare l’accanimento sulla libertà delle donne da parte del regime di Khomeyni. Sono solo arrivata nel punto in cui gli studenti universitari, su suggerimento della loro docente, processano il libro dal titolo: “Il grande Gatsby”, non il suo autore Fitzgerald, solo il romanzo. Questo libro mi sta’ prendendo molto, spero di ritrovarlo ancora nei mie sogni, ma non sottoforma di incubo.