Questa mattina sono proprio tanti i gabbiani che schiamazzano qui intorno, il loro garrito è insistente e continuo, come il loro volarci a prua per poi virare a destra, un volo in tondo che termina davanti al peschereccio ormeggiato nell’angolo del porto, tre barche dopo la nostra. È caduta in mare una cassetta di sarde, fra una barca e l’altra sembra che ci sia stata una moria di pesci, le sarde galleggiano muovendosi al ritmo della risacca, i gabbiani banchettano ma non si infilano tra una barca e l’altra, continuano a volare in tondo fino a lambire l’acqua per recuperare le sardine, il loro stridio terminerà solo quando attorno al peschereccio non galleggerà più nessun pesce. Ora i gabbiani sono tutti silenziosi, appollaiati in fila sugli scogli della diga foranea, a prendere il sole e a digerire. Il pick-up che ieri ha consegnato ai pescatori del peschereccio le scatole vuote di espanso, è ripassato davanti a noi in retromarcia, il molo è troppo stretto per fare manovra. E anche oggi, il camion che gli ha portato il ghiaccio e quello che è venuto a prendersi il pesce, ripassano lentamente in retromarcia, fino alla fine del molo. Abbiamo provato a comprare il pesce, recandoci anche noi all’ormeggio del peschereccio, ma il capitano si è scusato: “Non posso vendere il pesce in porto”. Peccato, in paese, per il momento, non abbiamo trovato nessuna pescheria. Continua il traffico sul molo, un camion con la gru, il cui braccio sporge su di una barca, ne solleva il motore in avaria per portarlo in officina, e subito dopo arriva un autobotte per rifornire di carburante le barche, Anche noi ne avremmo bisogno ma l’autista ci informa che non ne ha più, ritornerà in porto domani mattina. Venerdì 30 agosto il cielo è sempre minaccioso e tendente al grigio, uno spiraglio di azzurro verso mezzogiorno ci permette di fare il bagno e nel pomeriggio, dopo il riposino, visto che non c’è sole ci portiamo verso il paese per passeggiare ma soprattutto per cercare una pescheria, un panificio e un super market. Parallela al lungo mare, dopo giardini e ristoranti, in un’altra via pedonale incrociamo un toro, non uno vero! Uno in marmo, molto bello, è stato ritrovato sulla spiaggia nel 1965. Ora è esposto nel giardino vicino alla chiesetta, è protetto da una struttura in vetro che ne permette la completa visuale da diverse angolazioni e ci si può anche avvicinare per osservarne i particolari. È una scultura possente, del IV secolo a.C. Ha il capo chino verso il basso e, le pieghe del collo, i riccioli sulla testa, le piccole orecchie e tutti gli altri piccoli particolari sottolineano la plasticità di questo monumento funebre scolpito in un marmo a grana fine. Penso che la bellezza della natura greca abbia influenzato i suoi abitanti che nei secoli ci hanno tramandato storia e cultura anche attraverso le loro capacità artistiche che ancora ci stupiscono e ci affascinano. Prima di ripartire tornerò a riguardare il toro di Orei, anche se il suo muso è già registrato e custodito in un cassettino della memoria, assieme all’enigmatico sorriso del leone di Kea, ai riccioli dei bronzi di Riace e al volteggiare del Satiro di Mazara del Vallo. Se voglio rivederli, non c’è ne stanno tanti, e neanche per intero. Solo i particolari più affascinati, come il muso del Toro di Orei.
Sapevo che avresti scoperto il toro….bellissimo.
Buon giorno Katia, sei una nuova lettrice velocissima e discreta. Grazie.
Le scoperte sono sempre piacevoli