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Limni porto, giovedì 5-6-2025
Colpi di martello e rumori vari ci svegliano dopo una lunga notte di sonno continuo. “Lavori in cantiere” penso. No! Non siamo più in cantiere, siamo in porto… forse! Un giorno ti svegli all’ancora, uno in porto, un giorno in hotel, e quello successivo sul traghetto, difficile raccapezzarcisi, soprattutto da addormentati. In terra ferma, a lato dell’imboccatura del porto la strada è franata in mare e ora i muratori stanno lavorando per ripristinarla, nell’arco dei giorni successivi seguiremo i progressi dei lavori e da bravi Umarell andremo sul posto a controllare, ridendo per la nostra posizione di pensionati veramente integrati. È in questa occasione che scopriamo un fantastico giardino ombreggiato da tamerici e eucalipti, non mancano panchine e cani sdraiati mezzi addormentati, anche loro in cerca di fresco. Martedì, al rientro dalla famosa spesa , in porto un dipendente comunale ci chiede i documenti e quanto intendiamo fermarci, paghiamo i due giorni e poi si vedrà. In paese oltre a buoni ristoranti abbiamo trovato due pescherie, e chi ci schioda più di qui! Ho finalmente cucinato un minestrone col riso, un sarago sulla piastra e oggi naselli. Ferie all’insegna della tranquillità assoluta. Mercoledì 4-6, “Kalimera, kalimeta,” Patrizia e Giancarlo sono arrivati in porto con la macchina del cantiere, vengono a darci il buon giorno e penso di offrirgli un caffè e fare due chiacchiere ma loro hanno un appuntamento alle 9 con un impiegato per sbrigare le pratiche per pagare il tepai e poi torneranno in cantiere a lavorare. Noi faremo più tardi un giro in paese per comprare una pianta di basilico (indispensabile per un buon sugo) e cercare delle ciabatte per me, non di plastica. La giornata scorre lenta col sole che incalza e un po’ di brezza che non guasta. I lavori nel cantiere stradale procedono con andirivieni di mezzi che scaricano con una proboscide calcestruzzo nella struttura armata che gli operai hanno terminato. Pranzo a base di insalata greca e nel pomeriggio si avvicinano a Felicità le anatre che reclamano la loro razione giornaliera di pane, e contemporaneamente sparisce la nuvola nera di piccolissime meduse che solitamente ci circondano, sembrano piccole macchie di inchiostro nero con sbavature simili agli sgorbi sui vecchi quaderni. Non abbiamo ancora deciso quando muoverci, speriamo presto perché vorrebbe dire che la mia schiena è definitivamente a posto, che il tempo si è sistemato al meglio e la temperatura dell’acqua è abbastanza calda per fare una bella nuotata. Nel frattempo teniamo i contatti con gli amici barcaioli che sappiamo già in mare in queste zone, sentiamo i nostri vicini di casa che si lamentano perché sul lago Maggiore piove, li capisco, il lago quando piove è di una tristezza assoluta e poi, soprattutto fa ancora freddo. Apprendiamo che nostra nipote procede con profitto ai suoi esami universitari e anche che, purtroppo, è influenzata. Insomma siamo lontani ma sempre vicini ai nostri cari.

Limni porto, mercoledì 4-6-2025
Domenica, verso sera, il giorno prima del varo, siamo andati in porto per vedere se ci fosse posto. Nonostante il porto sia piccolo e metà sia riservato ai pescatori, c’è ancora un posto libero, bene, pensiamo, domani mattina ci infiliamo subito in porto e finalmente facciamo la spesa e soprattutto carichiamo un po’ di pacchi d’acqua. Ma il lunedì successivo siamo la terza barca ad essere messa in acqua, la prima si dirige davanti al paese e si ormeggia a un corpo morto. La seconda prende la direzione del porto e la terza che fino a quel momento era rimasta ormeggiata davanti al cantiere ad un gavitello, parte in quarta, anche lei in direzione del porto. Ci guardiamo sconsolati: addio posto in porto, per cui o prendiamo il largo o cerchiamo un ormeggio provvisorio, giusto il tempo per fare la spesa. Da lontano osserviamo gli alberi delle barche a vela che spuntano dal porto, sembra che ci sia un posto ma, potrebbe essere occupato da un motoscafo. Ci avviciniamo lo stesso e un posto c’è, incastrato fra una barca a vela e l’ altra, all’inglese. La manovra di ormeggio non è semplicissima, ma siamo in totale assenza di vento con mare piatto, ci prepariamo: parabordi a sinistra, cime di ormeggio pronte, elica di prua accesa, avanti adagio e sul molo c’è chi ci prenderà le cime: fantastico, tutto fila liscio come l’olio. Controllato l’ormeggio il primo pensiero va alla spesa, Enrico tira fuori il carrello, io prendo due borse e la lista della spesa e poi… ci ripenso. Sono le 12,30, siamo in piedi dalle sette, fa caldo, sono stanca ecc… ecc… Ma la spesa che ha aspettato tanto! Potrà aspettare ancora un po’? Perché prima non mangiamo. Proposta accettata dal capitano( meno male). Il porto è tranquillo, le rondini ci girano in tondo e si riposano sulle nostre cime, a fianco della barca, sul molo abbiamo sbriciolato del pane e messo una vaschetta di acqua dolce, nella speranza di vederle fare un bagnetto, ma, mangiano solo il pane. Dopo cena ci incontriamo con Patrizia e Giovanni che raggiungono il paese con il loro camper, lo parcheggiano molto fuori perché l’anno precedente, entrando in paese ( che ha vie molto strette) hanno urtato contro l’angolo di un balcone, decisamente basso. La serata è fresca, quel che ci voleva dopo che finalmente è arrivato il caldo. Il paese trabocca di Greci che occupano tavolini di bar e ristoranti, di turisti ne vediamo pochi, di italiani nessuno. Poltroncine comode e luci soffuse sui tavolini invitano a sedersi lungo mare. Gelato in greco si dice “pago” noi ordineremo 4 pagotò che sono dei mottarelli molto piccoli, la metà di quello normali. Essere stanchi ormai è una consuetudine, anche Patrizia e Giovanni che hanno lavorato tutto il giorno per preparare la barca al varo, desiderano rientrare in cantiere, noi saliremo in barca e nel silenzio ci farà da ninna nanna il consueto taratazum taratazum, lontano e impercettibile.

Limni, martedì 3-6-2025
Sveglia presto lunedì mattina, mettiamo la barca in acqua. Sono cinque le persone che girano attorno a Felicità per permetterle di tornare nel suo elemento naturale. Anche noi siamo a terra, io lontana dalla barca per non essere d’intralcio agli operai. Felicità è proprio in forma perfetta, è stata riverniciata a dovere e la linea di galleggiamento evidenzia l’opera viva anch’essa fresca di antivegetativa. Osservo da lontano le procedure: dall’invasatura dove è appoggiata ora a terra passerà su di un’altra mobile, da un passaggio all’altro verranno tolti vari pezzi di sostegno che metteranno a nudo punti della barca in cui non si era potuto passare l’antivegetativa, perciò c’è chi pennella, chi sposta tavelle di legno, chi stringe supporti perché aderiscono bene alla chiglia, chi è passato prima per ungerli, e in fine chi aspetta seduto sul trattore che tutto sia pronto per poi spingere la barca in riva al mare, fino a farla scivolare in acqua. La nostra sveglia è suonata alle 7 ma tre altre barche sono state messe in acqua prima della nostra, così, solo alle 11,30 quando anche Felicità è stata spinta fino alla spiaggia siamo potuti salire a bordo, sempre dalla scala di ferro. È sempre un momento di tensione quello in cui la barca scivola in acqua per poi galleggiare libera dal carrello. Il sole è alto e i rumori forti, chi dirige l’ operazione è in perfetta sintonia con chi è alla guida del trattore, gli indica conl dito la direzione da correggere, gli da i tempi, lo frena o lo fa avanzare e io ed Enrico appollaiati su di una barca con la poppa in basso, a filo d’ acqua e la prua protesa verso l’alto, siamo fermi, mentre la barca, nella lenta discesa in acqua subisce lievi sussulti, e poco alla volta assume una posizione naturale, galleggiando libera da sostegni. E quando questo momento arriva, chi è alla guida del trattore suona il suo clacson, e noi, presi un po’ alla sprovvista rispondiamo con un po’ di ritardo, poi salutiamo con ampie bracciate Patrizia e Giovanni che hanno interrotto i loro lavori in barca per venire a salutarci. Il tempo per Enrico di ritirare una cima, di accendere il motore e sedersi alla guida è già sufficiente perché i nostri amici che vediamo di spalle dirigersi in cantiere siano lontani e piccoli piccoli.

Limni, lunedì  2-6-2025

È da sabato pomeriggio che cerchiamo di fare la spesa in previsione della partenza di lunedì, meglio essere prudenti, magari la domenica è chiuso, come già successo altre volte in altri paesini, certe volte i negozi sono chiusi  il mercoledì, altre ancora è aperto solo la mattina. Ed è quello che abbiamo constatato sabato pomeriggio, per cui, niente spesa prima di partire. Domenica mattina splende il sole e il venticello fresco che viene da nord è una meraviglia, giornata ideale per chiedere di fare andare la lavatrice, il mio borsone di biancheria sporca  è pieno. La signora del residence mi fa strada fino ad un ampio garage chiuso a chiave, lo apre, mi fa vedere come impostare il programma e come avviare la macchina. Quando poco dopo torno col mio borsone, lungo  il sentiero sterrato, fra barche sollevate, roulot coperte, camioncini abbandonati, latte vuote, pezzi di legno e quant’altro, mi assale un profumo familiare, sto calpestando delle minuscole piante di camomilla fiorita, raggruppate fra loro a formare vari tappetini, sia sul sentiero che sui bordi. La natura, noto, si fa spazio fra il caos umano, anche i papaveri sbucano di sotto una cassetta, in questi ultimi giorni ha piovuto e la natura ne ha molto beneficiato. Metto la biancheria nella lavatrice, aggiungo il detersivo, chiudo lo sportello, giro la manopola per impostare il programma… non succede niente,  riprovo… niente non va! Quando le macchine non fanno quello che devono fare mi viene un nervoso terribile, anche perché immagino il seguito: arriva qualcuno e mi dice che sono io che ho sbagliato qualcosa. Mi do una calmata e ripeto tutto assicurandomi che l’oblò sia chiuso, che la spina sia ben inserita e ancora non va, PAROLACCIA. Sono depressa e aspetto un po’ prima di chiedere alla signora che però vedo venirmi incontro. Non c’è corrente mi spiega. Quasi quasi sono contenta. Poi, quando torna la corrente, Il programma di lavaggio dura 1 ora e 40, stendo, e solo dopo due ore è tutto asciutto. Missione compiuta. Anche Enrico, dopo le batterie a fatto proprio tutto ma lo vedo chino a trafficate con radio, casse acustiche, telefonino. “Cosa fai ancora?” Domando. ” Sto cercando… dopo te lo dico!” La sera precedente ci siamo fermati in un piccolo locale dal quale passando, sentivamo sempre bella musica, ci attardavamo anche, con qualche scusa. Ci siamo così goduti la bella musica seduti in poltroncina, poi prima di uscire al termine di una canzone sentiamo una serie di numeri in greco e poi Zeppelin. È una radio! La possiamo cercare anche noi. Dai Enrico cercamela, avevo chiesto, e se ci riesci guadagni 10 punti. Non quelli di sutura ai quali ultimamente sei abituato, ma 10 punti di merito da parte mia. E ci è riuscito: ” Radio Zeppelin 106/7″.

Limni, domenica 1-6-2025

Il tempo continua ad non essere un granché,  giovedì e venerdì fra un raggio di sole e l’altro e il vento ancora freddo che non  invita certo a mettersi il costume, il tempo passa calmo. Sulla spiaggia davanti al cantiere i muratori hanno finito di armare una nuova doccia e i gestori del bar adiacenti, fra sabato e domenica hanno ripulito la spiaggia e impiantato 4 file di ombrelloni e sdraio. Nonostante le temperature ancora basse più famiglie ci si sono già accomodate ma nessuno ancora fa il bagno. Le piogge di questi giorni hanno ingrossato le acque di un torrente che sfocia in mare qui, poco lontano e una grande bolla di acqua colore ocra si estende in mare; mi sembra di essere a Maccagno dove il fiume Giona, allo stesso modo, si spinge, allargandosi nel lago Maggiore con acque fangose che lo tingono di ocra opaco. Piano piano riprendo padronanza della mia schiena, salgo la scala che mi porta in barca con più facilità ma sto sempre molto attenta. Venerdì 30-5 È quasi ora di preparare l’insalata greca ma non ho voglia di mangiare un piatto freddo così propongo ad Enrico un bel piatto di pennette al sugo, sono le 13 e mentre prendo il tegame per mettere su l’acqua mi arriva un messaggio da Patrizia e Giovanni che ci  pensano ancora a Creta: “Stiamo arrivando in cantiere a Limni, voi dove siete?”. ” In cantiere a Limni anche noi!” Spengo il fornello sotto il tegame  l’acqua e gli andiamo incontro. È come se fosse il proseguimento delle ferie dell’anno scorso, come se l’intervallo invernale fosse svanito. Ci abbracciamo, ci baciamo, ci sorridiamo… ecco, sono cominciate le ferie, rincontrarsi con gli amici barcaioli è un vero piacere, ci portano le novità di altri amici comuni, anche loro di Roma, ci raccontano di progetti futuri e ci spiegano anche che… sono stanchissimo per il viaggio, ci riuniremo questa sera per cenare assieme al ristorante  ” Il platano”, il più gettonato dai locali. Per essere proprio tranquilli prima della partenza bisognerebbe cambiale le batterie della barca che si alimentano con i pannelli solari, andrebbero cambiate ogni 4/5 anni e le nostre sono al limite. Fare ora il cambio sarebbe meglio, così dopo aver interpellato il proprietario del cantiere (per chiedere consiglio)  ed esserci messi in contatto con l’elettricista, sabato 31-5, siamo pronti per il cambio batterie. E… piove, piove di brutto, ha cominciato alle sei del mattino,  tanto violentemente da svegliarci per il gran battere della pioggia sulla barca che al suo interno fa da cassa armonica. Alle 8 ci alziamo, non piove più, uscendo nel pozzetto,  dalla poppa di Felicita il panorama è  limpido: nell’uliveto che si estende a vista d’occhio, gli alberi sono di un verde lucidissimo e un grande e variopinto arcobaleno li sovrasta: bellissimo e inaspettato, ma poi riprende a piovere. Penso a Patrizia e Giovanni che con quest’acqua non potranno fare nessun lavoro in barca, penso che sono ormai  le 11 e ancora l’elettricista non si vede, penso proprio che con questo tempaccio non verrà. All’una manda un whatsapp (che traduciamo): ”  Arrivo fra mezz’ora”. Il pranzo è rimandato. E quando arriva non piove più. È stato un lavoro lungo e faticoso, le 4 batterie al piombo sono pesantissime, portate su e giù dalla scala in ferro con 15 gradini, quelle vecchie da sbarcare e quelle nuove da piazzare sempre ai lati del vano motore. Insomma un lavoraccio. Finalmente alle 3 del pomeriggio mangiamo la nostra  l’insalata  greca.