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A casa della mia amica Stella, il libro è appoggiato sui gradini che portano alla camera da letto, storgo il collo per leggere il titolo: “L’eleganza del riccio”, di Muriel Barbery. Stella mi assicura che è un libro bellissimo. Me lo avrebbe consigliato se io non l’avessi informata: ” Me lo ha già passato  mia nuora”. Lei  ne è rimasta affascinata, lo ha letto in tre sere. A quanto pare quello che c’è scritto in  quarta di copertina continua ancora: il passaparola funziona e non è un caso che questo romanzo  abbia vinto il Premio dei Librai assegnato dalle librerie.

Confermo, il libro è bellissimo! Di una bellezza particolare, autentica e rivelatrice. Muriel Barbery ci svela la verità su due personaggi che sembrano molti diversi l’una dall’altra: Renèe la portinaia e Paloma l’adolescente che vivono nello stesso  palazzo, abitato da famiglie dell’alta borghesia. Ognuna delle due protagoniste, per motivi diversi, nasconde la propria natura. La vicenda si svolge a Parigi, ma una storia così poteva essere ambientata dovunque perché ovunque il seme  dell’infelicità e della solitudine attecchisce dall’indifferenza, dalla falsità e dai pregiudizi altrui. I due personaggi, s’incontreranno grazie ad una terza persona che intuisce il segreto della  portinaia.

Il bello di questo romanzo sono i pensieri di una ragazzina che scrive un diario in previsione di un suo imminente suicidio. Osserva gli adulti, gli fa la radiografia e poi emette il suo  verdetto! Strada facendo ci mostra attraverso la sua spietata ma esatta analisi l’ipocrisia del mondo. Sconcerta a volte la lucidità di questa dodicenne, anche se l’autrice ci informa che Paloma è particolarmente intelligente.

Il bello di questo romanzo sono i pensieri di una colta  portinaia autodidatta  che si costringe ad apparire sciatta, sciocca ed ignorante agli occhi dell’alta borghesia, che  solo così si aspettano che sia. Ed è un vero peccato non aver potuto godere appieno delle sottigliezze di una portinaia veramente erudita. Troppo erudita per me! (Vedrò di rimediare). E’ comunque un vero piacere trovare in queste pagine l’emozioni che può darti l’ascolto di un coro o lo sguardo su di un quadro. La bellezza dell’arte è descritta con capacità di sintesi, eleganza e delicatezza.

Il romanzo scorre veloce, i vari personaggi si alternano sulla scena, a volte scompaiono come Jean Arthens, per poi rientrare e farci scoprire che la vita può rinascere. Il finale è un capolavoro e la nostra adolescente………

Muriel Barbery con questo romanzo da la scossa all’ipocrisia ed esalta la semplicità della bellezza. A volte… con una semplice camelia