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La Playa

Methana . Sabato 9-9-2023. La percentuale di umidità indicata dalla lancetta sull’igrometro é 80, molto meglio dell’altro ieri che diluviava e mancavano due tacche a toccare il 100. Oggi per fortuna c’è  il sole e anche la temperatura è  tornata ai 30 gradi, nonostante il forte vento. Le grosse pozzanghere permangono ancora in giro ma visto il caldo e il vento,  prevedo spariranno presto. Per i cumuli di sporcizia varia che sono già stati ammucchiati in ogni dove, prevedo invece che ci vorrà  più  tempo. Riprendiamo i lavori in barca,  Enrico col motore di Felicità io con i mobiletti interni,  non vi tedio con i particolari. Alle 12 penso di riuscire  a fare un bagno,  qui vicino al porto,  nella zona chiamata da molti Lourdes,  ma il mare è  ancora troppo sporco di residui, così passiamo direttamente alla fase successiva, la doccia prima di pranzo. Camminando  sul lungo mare si raggiunge una baia con una bella spiaggia chiamata Playa.  Ci avevo già  provato ieri ad andarci,  ma arrivata all’altezza del molo,  in fondo al paese,  aveva cominciato a piovere, piano,  una goccia, poi due, cosa faccio? Torno indietro? Pensando agli scroscioni  dei giorni precedenti decido di rientrare e…  quasi all’altezza della piccola penisola esce il sole, ok, vada per la passeggiata intorno alla penisola.  Oggi ci ho riprovato, 5 km andata e ritorno, sempre spostandomi in cerca di ombra, sul lungo mare del paese: palme e tettoie di ristoranti, fuori paese Tamerici e tantissimi Eucalipti, il mare sempre alla mia destra. La schiuma bianca delle onde si rovescia a riva, trascinando nella sua ritirata, sassi che rotolano di nuovo in mare rumorosamente. A largo,  altre onde montate dal vento si rincorrono, colorando di pennellate bianche un mare blù tutto increspato. La spiaggia finisce ed  enormi scogli neri  di origine vulcanica ne  prendono il posto, davanti a me l’asfalto é bagnato, alcune onde dopo lo schianto contro  gli scogli rimbalzano  in alto e ricadono sulla strada schiaffeggiando l’asfalto. Aspetto il  mio turno per  poter passare, ma  comunque gli  occhiali risentono dell’acqua salata che si nebulizza nell’aria. Per  raggiungere  la Playa  da terra è stata realizzata la strada tagliando una roccia. Passarci,  e guardare a destra e a sinistra,  fa una bella impressione: due muri di roccia rossa, alti 10 metri circa a picco sulla strada, io, lì, non tengo mai la mia destra,  cammino sempre al centro,  ho una gran paura che crollino dei massi. In effetti, in questo punto,  l’asfalto oggi è rosso e sono evidenti i segni lasciati della ruspa,  che ha da poco spostato sui lati i detriti caduti. Affretto il passo e già  si vedono delle auto parcheggiate, c’è gente alla Playa. Prima di vederli li sento,  parlano,  ridono e i colpi secchi della palla da tennis sulle racchette di legno è  abbastanza continuo, sono bravi i giocatori, non li vedo ancora, una lunga fila di Tamerici fá da schermo,  dovrò  scendere in spiaggia per vederli palleggiare. Seduta sui gradini mi riposo e con lo sguardo passo in rassegna questa bella baia a strapiombo sul mare, con scogli a pennacchio a chiuderne una estremità. Il ritorno sembra piú lungo  e anche i tratti soleggiati sono piú fastidiosi nonostante il  vento. E poi eccola la  panchina all’ombra, è vuota, è mia, mi  ci  siedo  piano,  con attenzione per fare aderire bene la schiena, è una  vecchia  panchina con  le  assi  di  legno e il  telaio in  ferro, è  minuta e sembra  fatta apposta per me che  sono  piccola. Sento l’impeto del  mare, ma i soliti Tamerici me  ne impediscono la  vista. Chiudo gli  occhi e mi  riposo. Il  sole  alle  mie  spalle  si  sta  abbassando, un invito al  riposo, cosi’ mi  sdraio e da  questa posizione, l’azzurro del  cielo lo  vedo  a  piccoli  scampoli irregolari, un  enorme Eucalipto apre sopra  di me i  suoi  moteplici  rami  carichi  di  foglie lanciformi  rivolte tutte  in  giú come  sempre. La   Playa è  una bella spiaggia, a  me, pero, è piaciuta  di  piú  la passeggiata per raggiungerla.

 

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