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Il punto di vista

Methana. Domenica 10-9-2023. Il frangere delle onde in riva al mare é  sempre presente qui in barca, perché la spiaggia é davanti al porto, al di là  della strada che porta alla piccola penisola, é  un sottofondo che in questi giorni fa parte del quotidiano, come le oche selvatiche che nelle prime ore del pomeriggio passeggiano in fila indiana, dalla penisola ai giardinetti, sono sei,  con portamento elegante e si muovono in piena libertà  senza essere disturbate da nessuno,  anzi… a volte sono loro che ci attaccano,  per cui a terra ne stiamo alla larga,  altro discorso se sono in acqua,  basta chiamarle “ela ela ela” vieni vieni vieni, che arrivano velocissime  per mangiare il pane che buttiamo dalla barca e,  se non siamo veloci a darglielo fanno un baccano terribile. Ogni tanto invece, perlustrano spontaneamente il porto, di barca in barca, non si sa mai. Anche il vento sta diventando una costante fissa,  non è  forte come nelle Cicladi ma é  insistente, logorante come il rumore di un trapano. Molti non se ne curano affatto e fanno lo stesso il bagno,  quello termale,  quello che per raggiungere l’accesso al mare devono passare obbligatoriamente sulla strada che divide, il porto dalla piscina termale con relativa struttura (fuori uso). Il loro peregrinaggio é  costante: col sole o senza,  se piove si tirano in testa l’asciugamano, se il sole è  forte ho visto spuntare un ombrello.  Uomini,  donne e anche giovani,  tutti speranzosi di tornare nuovi. Chi cammina col tripode accompagnato dal nipote, chi arriva solo, adagio adagio. C’è una coppia di anziani, mano nella mano dove lui sembra sorreggere lei, ma in realtà anche lui è traballante, le sistema la spallina del costume, l’avvisa del pericolo dei cumuli sul marciapiede, si fermano ad osservare quanto sia cresciuto il basilico, e tutti i giorni salutano, passano al mattino e anche al pomeriggio, sono molto teneri e molto innamorati. Vedo anche altri che in gruppo schiamazzano e sembra non abbiano bisogno di nulla, passano gli stranieri in villeggiatura, i locali, quelli di passaggio che vogliono provare. Che poi non é facile raggiungere il mare dove sfociano le acque sulfurea, prima bisogna salire,  poi scendere su una strada sconnessa di terra battuta, poi… per entrare in acqua hanno messo due corrimani in  acciaio, ma i gradini vecchi, in cemento grezzo che ti permettono di arrivare in mare sono: sconnessi, scivolosi, di diverse altezze e pieni sempre di animaletti che sciamano via ad ogni passaggio. Insomma,  se uno riesce ad arrivare in mare… é già  un miracolo. Ma nonostante ciò  c’é un flusso continuo di gente dalla mattina alla sera. Li ha fermati solo l’ allagamento dei giorni passati,  quando la piscina,  la strada è il porto formavano un’unico specchio d’acqua, é  stato lo stesso giorno in cui noi siamo rimasti bloccati in barca. Lo specchio di mare inondato da acque sulfurea bianche dà il suo meglio visto dall’alto della  strada,  su di una curva,  c’è sullo slargo un gazebo che sembra fatto apposta per ammirare questo angolo benedetto ed è sempre qui che l’odore dello zolfo comincia a farsi sentire. Si vede il  mare azzurro con lunghe striature di bianco latte nella zona a largo,  adiacente alla scaletta,  invece tutto bianco con disseminati roccioni tondeggianti che sporgono raggruppati,  più  a destra una piccola isola verdeggiante (dimora delle oche) che fronteggia sull’altro lato il faro d’ingresso al porto e la piccola penisola impreziosita dalla chiesa bizantina. Questo è  solo il punto di vista dalla strada. Se sei lì  in acqua e guardi sú vedi alberi diversi: cipressi,  pini marittimi tamerici, eucalipti, che si contendono il bordo strada in un continuo alternarsi di forme e tonalità  di verdi diversi. Mentre sulla scarpata si alternano rocce a fichi d’india carichi di frutti già violacei. Insomma chi va a Lourdes spera in un miracolo,  ma a ben gurdare,  da ogni punto di vista,  il miracolo é  già  li.

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