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Il 27 Dicembre 1947, 70 anni fa, avveniva la promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Che sorpresa, che onorelo avevo conosciuto attraverso le pagine di Repubblica e ascoltato nella trasmissione Babele e adesso era lì davanti a me. Ma come è stato possibile!? Una sera, esattamente il 14 novembre, mentre ascoltavo la musica di Piovani ed ero comodamente seduta in poltrona un fascio di luce illuminava la prima pagina del suo libro che tenevo sulle gambe. Sono bastate poche righe e il tono confidenziale della sua scrittura mi ha affascinata. Come se mi fosse seduto accanto e cominciasse il suo discorso scusandosi per averlo scritto, questo libro… forse lo si sarebbe preso per un esibizionista o, ancora peggio, avrebbe corso il rischio di essere noioso…ma la tentazione di raccontare, mi confidava, era stata forte e aveva dovuto seguirla. Continuavo a leggere rapita da tanta spontanetà e già pensavo:Ma figuriamoci, Corrado Augias noioso, esibizionista? Mi veniva voglia di incoraggiarlo: “su… su… non faccia così, una persona a modo come lei, con la sua esperienza, cultura e capacità professionale può solo far bene” Avevo ragione! Il suo ultimo libro intitolato “Questa nostra Italia-luoghi del cuore e della memoria” è uno di quei libri di cui, una volta aperti, non vorresti mai interromperne la lettura. Parla delle città italiane, ripercorre la loro storia, racconta dei tesori d’arte e con la convivialità che lo contraddistingue ci fa partecipi dei suoi ricordi d’infanzia legati al dopoguerra. La storia con la esse maiuscola è sempre ben documentata con dovizie di date, nomi e fatti. Si parla molto d’Italia, di Italiani e di concetto di patria. Scrive a un certo punto, come ad interrompere il discorso, un capitolo dal titolo: “A tavola!” Ma è sempre d Italia e di Italiani che si parla, delle loro diversità e delle loro varie ricchezze. Ho preso un sacco di appunti prima di scrivere questo pezzo: Torino la misteriosa, Milano e Giorgio Gaber, Venezia e il Bucintoro, Trieste, Gorizia e qui l’autore non manca di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Genova con i suoi cantautori. Riporta una lettera di Leopardi inviata al padre a Recanati in cui è chiaro il suo sconcerto per gli intellettuali romani di quell’epoca. Approccia Firenze nel 1865-1870 quando è stata capitale del Regno d’Italia, prosegue con Machiavelli e tutti i suoi altri Grandi. Un capitolo è dedicato alle città umbre, ai suoi boschi e colline. C’è la Bologna turrita di Giosuè Carducci e tutto quello che la città ha valorizzato; Augias la confronta con Roma, che non ha saputo fare altrettanto. Non mancano pagine sulle stagioni dei cambiamenti: nell’editoria l’avvento di Rai 3 e del quotidiano la Repubblica, gli anni 60, il Vietnam, la liberazione delle donne e molti altri avvenimenti. Infine: Rimpianti e nostalgie anche per persone e luoghi di cui non ha parlato. Non mancano foto e un nostalgico profumo di bachelite. Insomma, tutti appunti che non è il caso che approfondisca perchè Corrado Augias nelle 343 pagine di “Questa nostra Italia” assolve egregiamente a questo compito dopo aver consultato documenti, visitato città, musei, chiese, e aver letto libri per tutta la sua lunga vita. Riporto solo dal testo poche righe a proposito di Palermo e Napoli ” Anche Palermo, come Napoli, è definita dalla contraddizione. Le due vecchie capitali del regno borbonico in questo sono uguali o meglio: sembrano uguali perchè in realtà le rispettive contraddizioni sono diverse…”. Riporto anche dalla quarta di copertina: Perché possiamo dirci italiani? A settant’anni dalla firma della Costituzione, Corrado Augias compie un viaggio nei luoghi della nostra memoria collettiva e in quelli del suo cuore. E scrive il suo libro più personale. Un’opera civile e insieme intima, che scava alla ricerca di un’identità le cui radici affondano nei mille diversi volti di un paese grande,bellissimo e tormentato. Ecco, se anche a voi, come a me, piacciono la storia, la geografia, l’arte , la musica, la letteratura e volete passare qualche serata con Corrado Augias non dovete fare altro che leggere il suo ultimo libro “Questa nostra Italia-luoghi del cuore e della memoria” Sappiatemi dire se vi è piaciuto

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Il corniolo che vedo dalla finestra, in questa stagione è decisamente triste: spogliato del suo verde e senza un fiore. Qualche mese fa, in un sussulto di ultima vita, mentre alcune foglie già si accartocciavano e cadevano a terra, altre brillavano ancora di giallo e di rosso. Oggi 10 dicembre ha un aspetto scheletrico, i due tronchi principali e i molti rami sono di un colore indefinibile. Lo guardo ed è come se non lo vedessi, vedo attraverso di lui, come se fosse trasparente. A pochi metri da lui una maestosa camelia che lo supera in altezza sfoggia le sue lussureggianti foglie color verde scuro e nonostante non piova da molto tempo sono particolarmente lucide in contrasto col grigiore che le sta intorno, è talmente in forma che le estremità dei suoi rami sono colmi di boccioli, a gruppi di due o di tre, alcuni piccoli, altri già gonfi di primavere. Lì fuori, in questi giorni si è abbassata la temperatura, i passerotti cercano nel prato qualche briciola di pane che si contendono con qualche cinciallegra, la gatta s’aggira guardinga alla ricerca di qualche topino di montagna, il pettirosso, che è una nostra vecchia conoscenza, staziona beccando sotto la camelia, pensiamo che tra i suoi rami, questa primavere, abbia messo su casa, forte del fatto che ha a sua disposizione, appesa ai rami, la fornitura gratuita di una palla di grasso mista a semi. E’ prevista neve per domani, abbiamo il nostro daffare: accatastare al massimo la legna sotto la tettoia vicino casa, mettere a portata di mano la pala da neve, gli scarponi, il sacco del sale nell’eventualità di gelate, controllare il generatore di corrente, se andasse via la corrente(capita spesso), le cerate, se la nevicata si presentasse particolarmente bagnata. Il vento dei giorni scorsi ha scombinato i teli antigelo, anche quelli andranno sistemati prima di domani. Sembra tutto sotto controllo, non ci resta che attendere. Il pettirosso scaccia prepotentemente una cinciallegra che vorrebbe approfittare di qualche briciola di grasso caduta sotto la camelia. La scena mi lascia amareggiata e penso al sacchetto con altre 10 palline che sono nel sottoscala. Fuori è già buio e non avrei più voglia di uscire così ci pensa Enrico e in men che non si dica aggancia sui diversi rami le dieci palle. La scena è ancora più triste e sembra non succedere nulla. Lunedi 11 dicembre, il silenzio è totale e lo è anche il bianco intorno a noi, il cielo cupo e grigio lascia cadere fiocchi di neve.

Tutto cambia. Il corniolo oggi è affascinante, maestoso, i suoi rami sono carichi di bianco e nella parte finale di ognuno di loro, dove la ramificazione è più sottile e si apre a ventaglio, la neve è sorretta elegantemente da quella che sembra una mano aperta a coppa. E’ bellissimo

Tutto cambia. La camelia oggi ha piegato alcuni suoi rami creando al suo interno dei vuoti innaturali, accumuli di neve qua e là la scompongono, le tolgono la forza della sua compattezza. E’ disarmonica, goffa, mi fa un po pena. Esco per liberarla dal peso della neve e faccio lo stesso con il corniolo per evitare che si spezzino i rami. E’ un susseguirsi di tonfi di neve a catena, di rami che si rialzano di colpo colpendone altri che a loro volta si liberano sussultando e… le palline di grasso sul corniolo ballano, sono avvolte in una retina verde che è lunica nota colorata nel giardino. Ma nel giro di 2 ore tutto cambierà. Il sole avvia il miracolo: le cinciallegre, colorate di giallo con striature di nero prendono d’assalto le palline sul corniolo, prima una decina, poi alltre, poi altre ancora, volano da un ramo all’altro, si agganciano con le zampette alla retina verde, beccano per pochi secondi, due per pallina e poi volano via di scatto virando in ogni direzione. Altre cinciallegre effettuano manovre di avvicinamento, le più veloci prenderanno il loro posto. Un volo incessante che non si riesce a seguire. I passerotti comuni s’infilano sotto l’azalea dove la neve non ha attecchito e lì becchettano veloci ciò che è caduto dalle palle. Il pettirosso questa volta in minoranza viene scacciato ma rimedia qualcosa con i passerotti che non lo degnano di uno sguardo.

Tutto si  muove. E’ tutto un fremito, un cinguettio, un frullare d’ali e i rami sobbalzano al loro ritmo. Dietro la finestra di casa siamo immobili ed estasiati. Vorrei scattare una foto ma l’inquadratura migliore è contro luce, e quando esco restano pochi passerotti. La sinfonia riprenderà poco dopo essere rientrata. Il cerchio di uccellini si allarga: sono sulla balaustra del balcone, volano dal corniolo alla camelia, si allontanano veloci per poi ritornare, uno finisce contro il vetro, altri puntano diritti sul tetto. Lei è l’unica ad essere Immobile, con la testa protesa verso l’ alto attentissima, osserva paziente, poi lo scatto felino e… una piccola cinciallegra che si era posata a terra finisce nella sue fauci.

Tutto cambia, tutto si muove. Ma la scrittura mi aiuterà anche questa volta a fermare con le parole l’immagine di cinciallegre dal petto giallo con una riga nera che prendono d’assalto il corniolo con le palline verdi. Ma sopratutto  mi ricorderà che tutto cambia.