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Martedì, nuovo giorno, nuovo problema. C’è un filo che si è ossidato, ma per capirlo ce n’è voluto di tempo e ci si sono dovuti mettere in due. Non parte il segnale dal salpancore di conseguenza il nuovo conta catena non parte. Andrea arriva in soccorso di Enrico che da poppa, al quadro comandi, andava  a prua per capire cosa non andasse, poi, insieme  scoprono che il sensore non funzionava. Bene, dopo aver trovato su Internet il produttore dello specifico sensore si informano dove poter trovare il pezzo nuovo in Grecia, rispondono che al Pireo c’è un loro rivenditore. È fatta esclama Andrea, andiamo da Spiros e lui ce la ordina(in greco). Spiros è la salvezza di tutti i velisti, gestisce un negozio di nautica sull’isola di Poros e tutti i giorni gli arriva merce via nave da Atene. Si è fatto pomeriggio inoltrato,  Roberta passa davanti alla nostra barca, ha un appuntamento con la massaggiatrice. È dall’anno scorso che me ne decanta le virtù e la piacevolezza del massaggio rilassante. Ok penso,  ho 74 anni,  non ho mai fatto un massaggio, è giunta l’ora. Così mi ritrovo sdraiata a pancia in giù su di un lettino con asciugamano candido, la cabina è piccola e fresca, una lieve musica l’avvolge. Nonostante ci sia un buco all’altezza del viso, non mi va di infilarci il mio. Non so come mettermi, giro il viso a destra e cerco di non muovermi mentre il massaggio comincia dalle dita di un piede, poi però devo proprio girare la testa a sinistra. Iro la massaggiatrice mi viene in soccorso posizionandomi la fronte all’estremità del buco e mi ritrovo il naso contro l’asciugamano e respiro proprio male,  mentre il massaggio è già al polpaccio sposto l’asciugamano e finalmente faccio pace col buco del lettino. Non mi muovo più, Il massaggio è fantastico, me lo godo tutto: dita dei piedi, piedi,caviglia, polpacci, fino a su, sulle ultime vertebre del collo passando per la schiena e le spalle con una specie di ventosa che sembra risucchiarmi la tensione. Iro mi fa cenno di voltarmi ruotando le mani, le lancio un lungo sorriso riconoscente e ricomincia il massaggio, sopra di me mentre la musica continua un soffitto di tessuto morbido fa da prato a delle rose. Dopo un’ora di massaggio Iro è sudata e affaticata io mi sento molle come una gelatina, che esperienza, ma perché non ci sono andata l’anno scorso?

Per Enrico, lunedì, il primo lavoro  è  stato rimettere a nuovo il serbatoi dell’acqua posizionato sotto il letto di prua, era un lavoro da fare, la vecchia vernice cominciava a scrostarsi, il lavoro in se non è difficile: scrostare, carteggiare, pulire, verniciare. La difficoltà è data dall’apertura sul serbatoio, tolto il tappo e la ghiera è un buco di 40 cm. circa, e dalla posizione da assumere per poterci lavorare dentro, mezzo infilato con la testa, il braccio e a volte parte della  spalla per poter raggiungere i punti più lontani. Vi lascio immaginare cosa voglia dire lavorate lì dentro, la capacità del serbatoio è di 500 lt. di acqua. C’è voluta un’intera giornata di lavoro. Quando Enrico, dopo la verniciatura è emerso dal buco col rullino in mano, ha assunto a fatica una posizione eretta, fermandosi e girandosi lentamente di fronte a me che lo aspettavo alle sue spalle, aveva il lobo dell’orecchio destro, il naso, parte del labbro e ampie zone del braccio, verniciati di azzurro, dopo tutta quella fatica avrei voluto abbracciarlo ma non era il caso, mi sono limitata ad esclamare: “Sei il mio principe azzurro”. È  stata  necessaria un’altra  giornata affinché la vernice catalizzasse e io potessi chiudere il serbatoio e rifare i letti. Finalmente mercoledì lasceremo il B&B e potremo dormire in barca.  A Methana ha aperto un nuovo ristorante, gli amici ci assicurano che il pesce è buono e cotto bene, non come in altri posti  dove la pelle è bruciacchiata e parte della carne gli rimane attaccata. Le aspettative non vengono deluse, il nostro baccajaro alla brace “nasello” è cotto a puntino e la scordalia’ “purea di patate molto agliata” è perfetta. La passeggiata serale, col golfino sulle spalle è la giusta conclusione di un lunedì lavorativo molto intenso. Martedì mattina per prima cosa ritiro dai fili del balconcino del B&B gli asciugamani e la poca biancheria che avevo steso la sera prima, facciamo colazione usufruendo della cucina in comune situata in fondo al corridoio e ci accingiamo ad uscire di camera dopo la toilette, improvviso uno scroscio d’acqua precipita sul balcone, due piani sopra, il proprietario del B&B sta lavando il terrazzo con la canna dell’acqua. In Grecia non esistono grondaie, l’acqua precipita da bocchettoni direttamente in strada, in questo caso passando prima dai balconi. Meno male che avevo ritirato il mio bucato.

Per me lunedì è giornata di mercatino, proprio ino ino, su un lato della strada c’è solo un furgoncino e una  bancarella . Mi avvicino sorridendo alla vecchia signora dalla quale mi servo da anni, ci diamo la mano e ci scambiamo i convenevoli di rito in greco che conosco bene anch’io, poi però lei parte per la tangente con un lungo discorso in greco, non capisco niente ma non la interrompo, la mimica è chiara, si tocca la spalla e si lamenta, poi il ginocchio, poi alza le mani al cielo, cerco di consolarla a gesti e non sapendo cosa altro dirle passo alla spesa porgendole 4 cetrioli, lei rientra subito nelle sue funzioni e mi fa girare dietro al furgone, in zona ombreggiata  dove tiene le altre verdure  e la cassetta di arance, mi chiede poi interrogativamente: “co-co?” Mi viene da ridere, avga’ vuol dire uova ma lei pensa che non lo sappia, non mi servono, ma non ho avuto il coraggio di dirle di no “ochi”, le ho invece risposto:”ne, tessera” “si, quattro”. Lei è contenta della spesa che ho fatto, io anche. La signora con la bancarella più avanti ha veramente poche cose: cipolle, qualche testa d’aglio, patate, e dei pomodorini piccoli in una  cassettina di legno, altre poche verdure sparse sul banchetto davanti alla bilancia, poi vedo i meloni sul marciapiede, in una cassa di plastica  e ne acquisto tre, sono proprio piccoli, l’ elenco dei miei acquisti viene riportato meticolosamente sulla calcolatrice, e nonostante sia riuscita ad acquistare anche da lei altra verdura, non riesco a spendere più di 9 euro.

Per Sabato 25 gli amici del porto hanno  già prenotato un tavolo nel ristorante di Vathy, ci hanno aspettato per festeggiare due compleanni: quello di Emilia, di Roberta e ci attacchiamo anche il mio che è stato i primi di maggio. Prima del pranzo, in mattinata scarichiamo dalla macchina… stendiamo un velo pietoso, per farci stare tutto abbiamo abbattuto i sedili posteriori e siamo arrivati quasi al tettuccio dell’auto. Nella stiva della nave Enrico per posteggiare in retromarcia ha dovuto farsi guidare da uno degli uomini della nave, comunque, una mezza mattinata non è stata sufficiente e dopo pranzo non è stato il caso di continuare. Per cena verdura Almira bollita, una specie di nostri Agretti o barba di frate, molto gustosa e leggera. Sabato è volato e domenica continuiamo la processione macchina-barca che non riceve più, bisogna procedere con ordine, stivare bene le scorte di pasta Garofalo, (in Grecia si trova solo la Barilla) il caffè e il thè che qui costano una fortuna, lo scatolame di legumi cotti a vapore che torneranno utili quando ci fermeremo in baia. Poi il vino che qui in Grecia è pessimo, ma non vi dico quanto,  roba da vergognarsi. Insomma ci è voluta tutta una domenica, ma prima, è stato urgente lavare la barca che avevamo lasciata attraccata in porto ma sembrava avesse attraversato il deserto, aveva cambiato colore, da bianca c’è la siamo ritrovata rossa di sabbia, l’interno fortunatamente era a posto. 

La nave Ariadne della compagnia Anek Lines Italia è partita in perfetto orario: 13,30 di giovedì 23-5-2024. Avvenimento per niente scontato, a volte abbiamo atteso, con altre compagnie, sugli ampi piazzali di imbarco anche 5 ore, e ti informano del  preavviso di ritardo  poche ore prima sulla partenza prevista. Per cui un buon libro è sempre a portata di mano. Già mi pregustavo la lettura di: “La portalettere”  di Francesca Giannone, invece… niente ritardo, non immaginavo che mi sarebbe quasi dispiaciuto! Comunque avrò molto tempo durante il viaggio. Negli uffici del porto di Ancona al check-in ci consegnano anche le chiavi della cabina n. 842, bene, penso, andiamo direttamente all’ottavo piano ma… la cabina non si apre. Scopriamo che bisogna comunque passare prima alla reception al settimo piano, Enrico scende, io rimango sola con i bagagli davanti alla porta, in un lunghissimo  e stretto corridoio, come nel film Shining. Finalmente entriamo, la cabina è stranamente ampia e confortevole. La borsa per la notte in  nave (cambio, pigiami, ciabatte, beauty) è ai piedi del letto, quella frigo sotto il tavolino, giacche e golf per uscire la sera in coperta già sistemate nell’ armadio. Usciamo in perlustrazione, da poppa,  al nono piano il panorama è ampio e lo stesso dell’anno scorso! Il monte Conero, l’arco di Traiano, il Duomo di S. Ciriaco ed altro, e giù all’imbarco gli uomini e i mezzi di trasporto sono piccoli piccoli, quasi formichine, il sole è alto ma qualche nuvola insiste. Le stesse nuvole che ci impediranno di vedere più  tardi il tramonto, a 130 miglia dalla costa  italiana navigando in direzione sud est riusciamo comunque a vedere l’isola di Pianosa e subito dietro le luci delle isole Tremiti e sul versate della Croazia l’isola di Vis. Siamo ancora in acque italiana ma in nave già primeggia il greco e una babilonia di lingue straniere ci accompagna ovunque. Alle 9 del mattino del giorno seguente una lunga fermata nel porto greco di Igoumenitsa, di fronte all’isola di Corfù, per sbarco passeggeri e merci, e altro imbarco passeggieri e merci diretti a Patrasso  rallenteranno di due ore il nostro arrivo a destinazione. Monte ore passate in nave 28    “ipomoni”. Alle due ore di ritardo sull’arrivo attacchiamoci altre tre ore di macchina per raggiungere Methana e si fanno le otto di sera. Ma l’accoglienza dell’amica Roberta che ci viene incontro sui gradini del B&B ci fa capire che siamo davvero arrivati.

Abbiamo fatto tutto. Il verbo fare è una panacea che risolve molte fatiche ed evita elenchi inutili: lasciare tutto pulito e in ordine, coprire mobili e divano, staccare corrente e gas, chiudere casa ecc… ecc… per fare tutto ci abbiamo messo molto tempo, ma  già dalla partenza per raggiungere la Grecia ci siamo organizzati in modo da non stressarci. Partenza senza levataccia e senza sveglia. La nave salpa da Ancona giovedì e noi siamo partiti di mercoledì, destinazione “Agriturismo dei Larici”. Durante il percorso in autostrada approfittando del largo anticipo le fermate per il caffè sono state doppie, e non sono state le sole, fra un pieno di gas e qualche pipì ci abbiamo infilato anche camminate in aree di sosta e ginnastica delle braccia, naturalmente sempre approfittando delle tregue tra uno scroscio di pioggia e l’altro. L’agriturismo è in collina, vicinissimo ad Ancona, davanti a noi il mar Adriatico. Codice per aprire il cancello, ricerca della palazzina B,  codice per entrarci, e senza codice entriamo in stanza con una chiave già infilata nella serratura. I gestori dell’agriturismo ai quali avevamo annunciato il nostro arrivo due giorni prima, li abbiamo visti solo il giorno successivo, nella palazzina A adibita a prima colazione, la porta era spalancata, niente codice per entrare, torte preparate da loro, anche tutto il resto molto buono in un ambiente ben illuminato e pulito.Come un quadro, dietro l’ampia finestra della camera n. 19,  incorniciato da basse colline, sul terreno in declivio,  una distesa di ulivi e vigneti, alla loro base linee continue di lavanda in fiore. Tutto questo verde ondulato e morbido, silenzioso e variegato, ci incanta, approfittiamo di questa pace per cancellare  la stanchezza di sette ore  di viaggio. Più tardi la cena marchigiana metterà  a tacere il brontolio dello stomaco e farà pace con i panini del viaggio. Come antipasto ci portano  delle conchiglie (le stesse che da bambina cercavo sotto la sabbia) ora me le ritrovo nel piatto nascoste dal  sugo di pomodoro, chiedo come mai tutte queste conchiglie e mi spiegano che: nel ristorante, giocano in casa avendo un parente pescatore con tanto di peschereccio. Ci è parso naturale  continuare la cena a base di pesce. Se passate da Ancona approfittatene anche voi, al Ristorante La Botte si magia proprio bene, e se come noi ci dimenticate l’ombrello, niente paura, il proprietario è gentilissimo,  ad ottobre, quando rientreremo in Italia ci ha assicurato che lo ritroveremo nel suo ristorante.

Ancora Grecia perchè è accogliente, bella, economica, con infiniti approdi, con molte isole e relativi porti, nei quali a volte puoi fare il bagno tanto l’acqua è  pulita, limpida, e puoi trovarti affiancata una tartaruga caretta caretta come a Monemvasia nel Peloponneso,  oppure nel porto di Methana dove si vedono i delfini e una foca girovaga tra le barche strusciandosi sulla loro  chiglia. Le acque greche sono azzurre come il cielo e come la sua bandiera. I panorami circostanti sono così vari da isola ad isola che viene da chiedersi se appartengano sempre alla Grecia: a volte colline coperte da pini marittimi, altre  formate da rocce rossastre sempre in procinto di sgretolarsi e franare, oppure formate da enormi roccioni di lava neri. Anche i suoi mari: lo Ionio e l’Egeo hanno caratteri diversi, il primo calmo,  il secondo agitato. Ancora Grecia perché i suoi abitanti sono cordiali in tutto il territorio che abbiamo visitato fino ad ora, sia nello Ionio che nell’Egeo, dove la natura è più selvaggia e violenta, i suoi abitanti mantengono le loro caratteristiche di popolo pacifico. Non è poco, penso io, quando sei lontano da casa tua i greci ti fanno sentire bene a casa loro. Ecco perché ancora Grecia. L’anno scorso dalla penisola di Methana siamo scesi a sud nelle isole Cicladi, quest’anno ci avventureremo nel nord verso Salonicco.

E adesso che ho finito di leggere questo bel libro, mi viene voglia di ricominciarlo, perché l’ho letto troppo in fretta. Più elegantemente si dovrebbe dire che la narrazione scorre e invoglia a proseguire. Quando in libreria mi hanno consegnato il libro scritto da Mauro Ballerini sono rimasta impressionata, 720 pagine, con tutto il suo peso fisico e… storico, visto il titolo: Raramente ho scritto Teatro senza la maiuscola. Uno spaccato di storia italiana attraverso la vita e la carriera di Ernesto Calindri e la plurisecolare tradizione familiare che lo precede. Nelle prime pagine l’autore ci tiene a spigare la fatica immane occorsagli al fine di reperire la documentazione necessaria per arrivare a scrivere la biografia di Ernesto Calindri. Ha fatto bene ad informarci, perché i progetti ben riusciti, lo sappiamo, non sono mai frutto del caso. Leggere questa biografia è stata una scoperta continua. Ripercorre i primi anni del Calindri ragazzino, scopre in che modo, nonostante tutto, anche Lui abbia preso la via del teatro, ne fa capire le motivazioni e spalanca anche una porta sul mondo dei comici, orgogliosi di esserlo anche se poveri, girovaghi istruiti ma senza fissa dimora, perennemente alla ricerca di nuove piazze, nuovi ingaggi e nuovi testi al fine di risolvere l’oneroso problema del mettere assieme il pranzo con la cena. Sono molte le compagnie di giro minori, dimenticate, che hanno affrontano questi problemi. A questo proposito scrive Ballerini: A dispetto di quanto qualvolta si possa credere, questi minori del teatro italiano, questi nessuno, per sempre cancellati dai manuali, che sono stati sconfitti in vita e dopo la morte, non provenivano in alcun modo da una degenerata e insignificante guittalemme germogliata nel dilettantismo sciatto o sconfinante nel nomadismo zingaro, ma possedevano al contrario una loro innegabile grandezza e un’autentica dignità attorica. La vita di Ernesto Calindri, si snoda attraversando l’Italia degli anni trenta, quando i teatri itineranti andavano alla grande, il periodo fascista e il dopo guerra, anni 80, 90, ecc.. ecc… in pratica per tutti i 70 anni della sua lunga, lunghissima carriera. Ballerini è incalzante nel procedere, con rigore professionale e metodo, lo immagino con la mole di documentazioni che si è procurato negli anni di ricerca: recensioni e critiche giornalistiche, fotografie, contratti, locandine. Tutto diviso con elenchi di spettacoli e autori. Ma non pensiate che la cosa possa disturbare il fluire della lettura, anzi, veniamo a conoscenza di nuovi autori stranieri che si avvicendavano ai nostri Pirandello, Nicodemi, Dannunzio. Conosceremo le trame degli spettacoli, gli aneddoti, le atmosfere, gli amici, la famiglia, i ricordi del Calindri. Il tutto si alterna sapientemente, tanto da rendere questa biografia un romanzo avvincente. Non mancano, nella seconda parte della biografia, rivelazioni e sorprese. Compagnie teatrali ottocentesche intrecciate con gli avi del nostro Calindri. Spionaggio politico e delatori. Tutto documentato. Se ai lettori avvezzi a questi fatti, penso agli attuali figli d’ arte, agli addetti ai lavori, gli attori o semplicemente agli amanti del teatro, il libro susciterà emozioni e ricordi. Per tutti gli altri, quelli a cui giunge nuovo: Il Carro di Tespi o non sanno dove collocare Melpomene e Talia, o pensano che i capo comici facciano ridere, soprattutto per loro, questo libro sarà una rivelazione del mondo passato, senza la quale sarà più difficile comprendere quello presente. Insomma, un libro appassionante, scritto con rigore ed eleganza uno di quei libri che ti viene subito voglia di telefonare alla tua amica per dirle: Ti mando la foto della copertina di un libro bellissimo che ho appena finito di leggere, te lo consiglio vivamente, poi ne parliamo, ci sono molti spunti che vorrei condividere con te. Il libro: Raramente ho scritto Teatro senza la maiuscola, pubblicato a gennaio del 2024 dalla Casa Editrice PHOTO TRAVEL di Marino Giovanni, riscatta finalmente Ernesto Calindri dall’oblio della dimenticanza e del disinteresse, grazie al suo autore Mauro Ballerini, appassionato e storico del teatro, nonché figlio d’arte, che nel 2020 crea un sito interamente dedicato agli artisti dimenticati di cui lui, con pazienza e amore, ha ricostruito vita e carriera.

Alla domanda: “Il rientro tutto bene?” E’ stato imbarazzante rispondere. Passi, ancora in Grecia, la deviazione obbligata per una frana a causa dell’alluvione del mese scorso, con il nuovo percorso non segnalato e su strada particolarmente tortuosa che ha richiesto 40 minuti in più del previsto. Passino pure le 4 ore e 30 di ritardo sulla partenza da Patrasso per Ancona della Hellenic Spirit, nave traghetto della compagnia di navigazione greca Anek Lines, ormai siamo quasi assuefatti dalla loro mancanza di puntualità. Passi anche, che di conseguenza, gli amici che ci aspettavano a Ravenna per cena ci abbiano visti arrivare alle 23,30. Comunque quando dalla Anek Lines, quattro ore prima della partenza ci hanno avvisati del ritardo li abbiamo chiamati invitandoli a non aspettarci per cena, saremmo arrivati decisamente fuori orario. Fino a quel momento diciamo che è andato quasi tutto bene. Terminare le ferie incontrando a Ravenna Clo e Roberto è stato un piacere, nonostante l’orario del nostro arrivo, siamo andati avanti a chiacchierare fino a notte fonda. La mattina seguente partiamo con comodo, abbiamo davanti tutta la giornata per arrivare a casa. Dovrei guidare io perché ad Enrico è scaduta la patente a settembre, ma decidiamo che in autostrada guiderà lui, poi da Varese guiderò io. Dopo aver mangiato la Quiche lorraine che la sera precedente ci aveva preparato Clo ci siamo fermati in un autogrill nei pressi di Somalia per prendere un caffè, e mentre ci accingevamo ad uscire, per immetterci in autostrada, dall’auto della polizia stradale è sceso un agente e ci ha informati che dovevano controllare i documenti perchè con la telecamera, inquadrando la nostra targa, risultava che non avessimo effettuato la revisione del’ auto. Anche la patente era scaduta, ma come glielo spieghi alla Polizia Stradale che prima di partire abbiamo, tramite l’ ACI, cercato di rinnovarla la patente, ma ci hanno spiegato che sarebbe stato possibile rinnovarla non prima di quattro mesi, cosa per noi non fattibile perchè la prenotazione per la partenza era fissata al primo maggio. Ci siamo detti che non sarebbe stato un problema, al ritorno avrei guidato io. A chiacchiere, però, nei fatti Enrico ha voluto risparmiarmi la tensione di un lungo viaggio, tanto, ha detto: “In autostrada non ti fermano”. Appunto! Dopo aver preso una bella sgridata da uno dei due poliziotti, abbiamo spiegato, ma la cosa più grave era il ritiro del libretto di circolazione con conseguente fermo macchina e mille altre difficoltà burocratiche ed economiche. Quella della revisione è stata una nostra dimenticanza e l’avviso della scadenza è arrivato per posta quando eravamo in Grecia. Eravamo sopraffatti dalle conseguenze che si profilavano davanti a noi. Senza macchina sarebbero saltati più appuntamenti che avevamo preso in precedenza. Abbiamo cercato una soluzione possibile ed è stato il poliziotto a suggerircela: “Certo, se aveste già la prenotazione della revisione entro domani, potremmo non ritirarvi il libretto di circolazione”. Enrico chiama subito l’officina che fa difficoltà per l’urgenza, a questo punto il poliziotto chiede di parlare direttamente col responsabile: ” Pronto Polizia! mi serve un appuntamento entro domani per una revisione e mi serve anche che mi mandi la conferma dell’appuntamento via E-mail ” Risposta: ” Va bene, domani alle 14,30″. Non finiamo più di ringraziare, siamo salvi. Ci è voluto un bel po’ per tutte le scartoffie, una delle quali ci permetteva di guidare fino a casa, e il giorno dopo fino dal meccanico in officina, un altro foglio per il rinnovo patente. Ripartiamo mogi, che sfiga, ci siamo fermati solo per un caffè e ci hanno beccato subito. Guida Enrico, ora può farlo, strada facendo ci rendiamo conto che l’ ufficio dell’ACI è di strada e ci siamo anche con gli orari, ma l’impiegata pretende la patente che ci è stata ritirata, non c’è verso, le diamo il foglio che ci ha rilasciato la polizia che ha trattenuto la patente, niente, irremovibile. Passiamo dalla scuola guida, chiediamo, spieghiamo, mostriamo il foglio della polizia e ci fissano l’appuntamento con l’oculista per le ore 20 della stessa giornata, il medico c’è due volte alla settimana: il martedì e il venerdì e oggi è martedì, un po’ di fortuna non guasta. Oggi è stata una giornata molto tesa, la macchina è carica, noi siano stravolti, sono le 18 e fa ancora caldo, possiamo solo andare a casa, e non possiamo più usare la macchina fino a domani per la revisione. Prima ancora di arrivare a destinazione chiamiamo Ilio, il nostro vicino di casa, gli raccontiamo tutto, chiedendogli anche se può accompagnarci all’autoscuola per le 20, non ci sono problemi, anzi, ci accompagnerà Annamaria, e poi andremo assieme a mangiare una pizza. Alle 20,30 dello stesso giorno in cui hanno ritirato la patente ad Enrico, dopo la visita oculistica, aveva già in tasca il foglio che lo autorizzava a guidare. Il telefono suonerà più volte: Clo e Roberto chiedono se siamo arrivati, e… gli raccontiamo tutto. Gli amici di Methana vogliono sapere della deviazione, e… gli raccontiamo tutto. Valentina chiede se ce la sentiamo di andare da loro, sabato per la consueta riunione di famiglia annuale, e… le raccontiamo tutto. Nostra nipote sapendo che avrei dovuto guidare io per tutto il viaggio, vuole sapere come va e… le raccontiamo tutto. Ad altre chiamate risponderemo dopo. Il giorno dopo, puntuali, siamo dal meccanico e passata la revisione tiriamo un sospiro di sollievo. Patente a posto, revisione a posto, ma… fra le varie scartoffie che la Polizia Stradale ci ha consegnato ci sono due bollettini postali già compilati per due belle multe da pagare entro 5 giorni. Faremo anche quello. Non andiamo fieri delle nostre mancanze e non avremmo avuto voglia di raccontarle, ma…oramai lo sapevano tutti, tanto valeva rendere pubblica questa storia, magari, leggendola, potrà essere utile a qualche automobilista.