Vai al contenuto

Mercoledì 16 Agosto 2023. Isola di S. Giorgio.

É la sera di ferragosto, dopo la solita indigestione di tramonto sul mare, ci siamo ritirati in cabina per la cena. Ma la serata doveva ancora riservarci una sorpresa speciale: la notte, in mezzo al mare, ai piedi di un roccione enorme, è uno spettacolo che nemmeno più ci aspettavamo, non siamo più abituati a vedere un cielo stellato nel buio completo. É stata una meraviglia che per poco non ci perdevamo, quando siamo stanchi tendiamo ad andare a letto presto, ma ieri notte siamo rimasti seduti in pozzetto molto a lungo, col naso all’insù: buio assoluto, silenzio assoluto, e sulle nostre teste la meraviglia di un’infinità di stelle che brillavano. Le lucine rosse delle 19 pale eoliche non hanno interferito, le impercettibili luci della lontana Acropoli di Atene, non hanno interferito, nulla ha potuto interferire con lo splendore di un cielo stellato in una tersa notte di agosto.

Questa mattina, quando salpiamo l’àncora, le capre stanno già passeggiando in spiaggia, padrone di tutto il territorio, roccioso e brullo, indubbiamente un posto da capre. Le 25 miglia che ci aspettano cominciano subito con mare agitato, ma il vento dovrebbe cambiare, così continuiamo fiduciosi. Nella notte tre navi container si sono fermate a dormire nelle vicinanze di S. Giorgio, le superiamo, solo perché sono ferme, di solito le vediamo piccolissime lontane, enormi vicino a noi per sparire velocemente quasi subito. Il mare si calma quasi subito, il vento ci permette di andare anche a vela e alle 14 siamo all’imboccatura del porto di Methana. Non c’è vento, il nostro ormeggio è da manuale, Enrico accosta di poppa al molo, io scendo con la cima in mano e la passo nell’anello, la restituisco ad Enrico ecc…ecc… senza vento, senza mare e con l’elica di prua sono capaci tutti. Sem e Iole arrivano sorridenti per accoglierci e darci il benvenuto, fa molto caldo, ma ci fermiamo tutti e quattro sotto l’ombra del nostro tamericio personale, di fronte all’ormeggio. Sem tira fuori da una borsa frigo uno spumante e relativi bicchieri: “ Bisogna festeggiare il vostrto rientro!”. É un piacere rivederli ed è stato un piacere trovarli qui ad aspettarci. Che bella invenzione gli amici.

Kalimera.

 

Martedí 15 Agosto 2023. Sempre dal diario di bordo di Felicità.

Arrivati in baia, ieri alle 14,30, eravamo talmente provati che Enrico si è buttato in dinette, io in cuccetta. E non è finita perché domani è il secondo giorno in qui il meltemi è leggero e noi proseguiremo verso nord ovest. Poi potrà fare quello che vuole, noi saremo fuori dal suo campo d’azione che è prevalentemente l’Egeo centrale. Ci siamo ripresi solo dopo la doccia e uno spuntino di frutta. La baia è molto aperta ed entra mare, fa un po’ di risacca ma per il momento ci godiamo il fresco in pozzetto, senza accorgercene si fanno quasi le otto di sera e in fondo alla baia, verso il mare, quasi al centro, una palla rossa sta calando sul filo dell’orizzonte. In questa giornata così tribolata, il sole ci ha aperto la giornata spuntando dalla collina sulla nostra poppa è poi l’ha chiusa ad ovest tuffandosi in acqua con il suo ritmo naturale, lo seguiremo anche noi, dopo una cena frugale, a nanna presto ma la risacca che nel frattempo è aumentata ci farà dormire poco e male. Oggi è ferragosto, i messaggini di auguri si susseguono in continuazione. Il vento è poco ma il mare è quasi come ieri, o poco meno. Ventitré miglia impegnative, ma più si navigava verso ovest e più il mare si calmava. L’isola di S. Giorgio è in vista da un po’, ma è avvicinandosi che le pale eoliche prendono il sopravvento. Sono tantissime, Enrico ha definito l’isola un parco eolico. É un enorme roccione non più di cinque chilometri per due. Cerchiamo un buon punto per buttare l’àncora, e poi ci buttiamo anche noi. Buttiamo la stanchezza, la tensione, il sonno mancato e i pasti inesistenti. Siamo completamente soli, non prende più nemmeno il telefono, in spiaggia, all’ombra di una roccia ci sono cinque capre, un ferragosto così non lo avevamo mai passato. Dopo una abbondante doccia mangiamo finalmente seriamente, con anche del buon vino fresco, un meritato riposo e domani… Si vedrà.

Kalinikta.

 

Lunedì 14 Agosto 2023.

Uscendo nel pozzetto, questa mattina, la cima della collina a poppa della barca emana una luce scenografica, è posizionata ad est e fra un attimo, da lì dietro spunterà il sole, accecante e caldo. Siamo in anticipo sulla tabella oraria, sono le 7,30 e nemmeno il negozietto dove vogliamo comprare la spanacopita è ancora aperto. Dopo i rituali mattutini scendiamo a terra per acquistare tutto ciò che ci servirà per fermarci due notti consecutive in baia. Al rientro controlliamo gli ormeggi e quando li molliamo, prima a prua, aspettando che Felicità si giri col vento favorevole, e poi a poppa, con un piccolo colpo di elica di prua, siamo pronti per uscire dal porto. La temperatura è piacevole, il vento… dai…va bene e finché siamo protetti dall’isola anche il mare non da problemi. Il primo tratto di rotta da punta a punta dell’isola di Serifos è di 288 gradi a nord, a quanto pare la stessa direzione, in senso opposto che tiene il traghetto diretto in porto. Giusto giusto sulla nostra prua. Viriamo verso la costa e già da lontano il rumore dei suoi motori vibra potente nell’aria, più da vicino invece ammiriamo il tumulto della scia di schiuma bianca sollevata, il suo passaggio lascia a noi un bel po’ di onde che Enrico cerca di tagliare diagonalmente per non ballare troppo. Il cielo si fa grigiastro, il vento, doppiata la punta di Kyklops sembra lo stesso, ma trovandoci in mare aperto le onde cominciano a preoccuparci. Non subito, ma un po’ per volta diventano sempre più alte, agitate e prepotenti. Per percorrere 10 miglia a motore, con vento e mare contro ci abbiamo impiegato due ore. Quando la barca ripiomba nel cavo dell’onda sembra che la prua non voglia più riemergere, e due muri d’acqua le ricadono sopra, noi aspettiamo la prossima onda, tenendoci ben saldi. Non è stata una bella esperienza, e spero non si ripeterà. Le previsioni sono fondamentali, e di trovare un po’ di mare residuo lo sapevamo, ma che residuo, che avanzo! Ne abbiamo fatto indigestione. Salpati alle 9,30 da Livadi, siamo arrivati sull’isola di Kithnos, nella baia di Dimi Trios alle 14,30. Come sempre per mare: momenti belli, momenti molto pesanti.

Kalimera.

 

Domenica 13 Agosto 2023. Livadi.

Sono arrivati venerdì sul tardi i francesi, il meltemi era già montato, il molo, sul lato della baia quasi libero e le onde già ci frangevano. La loro è una bella barca a vela di 16 metri e vorrebbe ormeggiare quasi di fronte a noi. Come sempre, e soprattutto su questo molo, Enrico scende per prendergli le cime ma prima lo consiglia di buttare l’ancora in un altro punto, gli parla in francese, vista la grande bandiera che hanno a poppa, ma la barca è ancora lontana e i rumori sovrastano la voce, più eloquenti sono stati i gesti, perché i francesi hanno capito e accettato il consiglio. Quasi a ridosso del molo Enrico prende le loro cime e parla di nuovo in francese con loro che rispondono, poi pero, “Ma tu sei francese? “ No, sono italiano, e di rimando “ma voi siete francesi?” “No, italiani anche noi”. Insomma la barca dei francesi ha un equipaggio italiano. Infatti la bandierina che sventola in alto a sinistra dell’albero, e che per convenzione indica la nazionalità delle persone a bordo è italiana, invece quella di cortesia che sventola a destra, indica la nazionalità del paese che ti ospita nelle sue acque ed è greca. Non stiamo a sottilizzare sul perché della bandiera francese a poppa, però chiariamo il perché dell’ancora in un altro punto. Di fronte a noi, sull’altro lato del molo ci sono molte alghe e le àncore non tengono, ce ne siamo ben accorti in questi giorni, ecco il motivo del consigli. Ma consigliare, se non richiesto non è sempre gradito, qualcuno si offende. Motivo per cui il più delle volte Enrico non interviene. Ma venerdì sera il meltemi era troppo forte e lui non ha resistito. In compenso gli italiani, il mattino seguente sono venuti a ringraziarlo e a chiedere consiglio su un eventuale traversina da mettere. Nel pomeriggio il capitano torna da noi, vorrebbero partire domani verso nord, e chiede delle eventuali finestre del meltemi. Si, in effetti il vento dovrebbe calare, ma il mare residuo ve lo trovereste contro, noi faremo la stessa rotta ma pensiamo di partire lunedì. Poi cominciano un sacco di disquisizioni sulla lunghezza della loro barca, su quale chiglia sarebbe migliore, su come prenderebbe le onde e l’eventuale rollio, sul procedere eventualmente di bolina terzarolando, su come l’altezza delle onde inciderebbe sull’andatura, e altre possibilità. Io li ascolto, parlano questa volta entrambi in italiano, ma non li seguo più, pur sapendo cosa vuol dire terzarolare o altri termini, proprio non capisco e di conseguenza mi estraneo. Questo gergo dei velisti, dopo tanti anni di navigazione mi risulta a volte ancora incomprensibile. Oggi salpano i francesi italiani, il capitano ha un regalino per me, sono lusingata. Domani è probabile che salperemo anche noi, però sul tardi, per dare il tempo alle onde di calmarsi e a me di fare un po’ di cambusa, ci toccheranno due baie consecutive, prima di raggiungere il porto di Methana, forse mercoledì, meltemi permettendo.

Kalimera.

 

Sabato 12 Agosto 2023 Livadi

Più che ormeggiati, a questo punto direi che siamo aggrappati al molo del porto di Livadi. La forza del vento è tale che oltre ad essere sempre tese le cime che ci ancorano al molo, anche la barca è inclinata. Quaranta nodi di vento non sono uno scherzo, corrispondono ad una velocità di ottanta chilometri all’ora. Ha cominciato a soffiare ieri sera, per calmarsi durante la notte e riprendere alla grande adesso. Altro che bagnetto in baia, per poter camminare, questa mattina, scegliamo una strada alta, parallela a quella del mare: pochissimi negozi, una cappella, il benzinaio e poi ci viene incontro un buon profumo e subito dopo un manifesto incollato al muro illustra leccornie salate e dolci, al centro un bicchierone di spremuta d’arancia. Ed ecco un piccolissimo locale, un bancone espone paste sfoglie ripiene di ogni ben di Dio: spinaci, formaggi, cioccolata, creme, e il resto è già finito ci spiega il venditore “avrio” domani, troverete anche altro. Noi la colazione l’abbiamo già fatta, ma con la scusa che magari… mangeremo di meno a mezzogiorno, ci sediamo nell’unico tavolino con due sedie e mangiando una buonissima bugassa, calda, coperta di zucchero al velo e cannella, già tagliata a misura di bocca e servita sul vassoio, aspettiamo che venga pronta la spremuta d’arancia, fatta al momento con almeno tre frutti a testa. Il venditore intanto continua a tagliare i pezzi grossi di pasta sfoglia ripiena, li prepara sui vassoi, pulisce i coltelli, il tagliere, il piano di lavoro, un lavoro preciso, meticoloso che riempie l’ unico momento in cui la gente non affluisce. Apre alle otto e alle due chiude. É un posto con prodotti buoni, e con giusti prezzi, immagino il lavoro notturno che c’è dietro e dal primo mattino il continuo affluire di gente, poi, quando tutto si esaurisce si chiude. Otto- quattordici, perfetto. Enrico mi propone un giro col motorino, bocciato, troppo vento, mi propone di tornare alla Chora, bocciato, è sabato e alla fermata c’è già gran folla. Ok, rientriamo, e quando le case non ci proteggono più, il vento ci assale, il molo è completamente bagnato e grossi schizzi ci costringono a correre. Salire in barca è sempre più difficile a causa della gamba corta e del altrettanto braccio corto, sporgendomi in avanti, dal bordo del molo, agguanto la battagliola che è bagnata e mi isso a bordo puntando i piedi sulla falchetta e con una mano mi afferro ad una sartia, poi, piano piano, per paura di scivolare raggiungo il pozzetto. Enrico sale e basta, non ha gambe e braccia corte, lui. Ulula il meltemi, non soffia, è un rumore continuo come un trapano che non si ferma mai, anzi a tratti accelera con le sue raffiche che ti sgomentano. Capita a volte, un attimo di silenzio, un attimo solo e ti domandi “oddio, cosa succede”, ma non è niente e subito riprende. In cabina va decisamente meglio, siamo protetti, ma ci accompagna incessante un sottofondo che alla fine ti snerva. In queste occasioni, quando siamo al telefono e ci chiedono “Ma cos’è questo rumore?”, mi verrebbe da rispondere: “ É il meltemi bellezza, il meltemi, e tu non ci puoi fare niente, niente!” Parafrasando l’ultima battuta recitata da Humphrey Bogard, nel film: L’ultima minaccia: “É la stampa bellezza, la stampa, e tu non ci puoi fare niente, niente!”

Kalimera.

 

Venerdì 11 Agosto 2023. Golfo di Livadi.

Dal diario di bordo di Felicità “opportuno ricordarlo”.La temperatura è decisamente calata, vento da nord, costante a 20 nodi da questa mattina presto. Il mare nella baia al di là del molo è tutto spettinato, le onde schizzano, ma non arrivano su Felicità, me ne accorgo afferrando la battagliola alla quale mi aggrappo per scendere a terra, anche sottovento da nord, sono ancora pulite e senza sale. Il cielo sopra le colline qui attorno è un misto di nuvoloni neri che vanno coprendo quelli bianchi, non promettono niente di buono. Mi avvio al molo dei pescherecci ma non sono ancora rientrati. Poveretti, avranno i loro problemi con questo mare. Quando però, ripasso dopo mezz’ora i pesci migliori sono già andati, li intravedo nel sacchetto di plastica di un signore che si allontana dal peschereccio, ipomoni, scorfani anche questa sera, vedrò di cucinarli diversamente. Teniamo d’occhio in continuazione l’andamento del meltemi, purtroppo, diversamente dalle altre volte, le finestre in cui è quasi assente, sono di breve durata e non ci permettono di partire tranquilli. Di conseguenza rinnoviamo per altri tre giorni l’ormeggio in porto, poi si vedrà. Nel frattempo sono spariti i nuvoloni lasciando un cielo azzurro pieno di sole oltre che di vento. Niente borsa da spiaggia e seggioline oggi, solo una bella spalmata di crema solare, maglietta, cappellino ben calzato e occhiali da sole. Vorremo camminare in spiaggia senza fare il solito sali scendi dei giorni precedenti. Decidiamo di incamminarci nel golfo vero e proprio di Livadi, quello che il primo giorno avevamo bollato come brutto perché pieno di ristoranti che ne hanno occupata la spiaggia. Oggi, però, oltrepassato il punto critico ci si apre un’ampia spiaggia con sabbia finissima, i tamerici sono sul fondo, vicino al marciapiede e visto l’orario per il momento fanno ombra alle macchine parcheggiate in strada, ma la loro chioma è talmente ampia che presto molti villeggianti la sfrutteranno. Dopo un chilometro arriviamo fino alla fine del golfo, fermandoci ogni tanto ad osservare l’acqua cristallina e a pentirci di averla frettolosamente giudicata una spiaggia poco bella. Se il vento lo permetterà domani verremo qui a fare il bagno, certi che ci faranno bene anche i due chilometri, fra andata e ritorno, di passeggiata in riva al mare per raggiungere questo ultimo angolo ad est del golfo di Livadi.

Kalimera.

 

Giovedì 10 Agosto 2023 Livadi

Lo abbiamo cercato ieri il Museo Archeologico di Serifos e lo abbiamo trovato chiuso, oggi ci riproviamo, la grata è aperta ma la porta è ancora chiusa, aspettiamo all’ombra e dopo 5 minuti arriva l’impiegata. Sono sette salette climatizzate, bianchissime, ma le sculture risaltano lo stesso bene. Per dovere di cronaca riporto parte di quello che ho letto: “ Custodisce una collezione di oggetti di grande valore storico. Tra questi, oggetti appartenenti ai Micenei, una delle prime civiltà a popolare l’isola, sculture e ceramiche risalenti alla fortezza veneziana del XV secolo, inoltre numerosi reperti dell’epoca di dominazione Romana”. Anche di musei ne abbiamo visti molti, più o meno ricchi o interessanti, più o meno grandi o piccoli, ma questo ci ha colpito particolarmente perché al suo interno vi è una collezione di fotografie che riprendono le stesse statue esposte, visibili nel loro sito originale dove sono state rinvenute. Una statua è rovesciata sul bordo della strada a colmare un muretto mancante e una bimba ci è seduta sopra, altre tre sono ammucchiate ai lati di tre gradini che portano all’ingresso di una casa privata. In un’altra saletta altre foto riprendono il porto di Livadi prima dell’ampliamento e di conseguenza prima della cementificazione di parte del mare: pochissime case, un solo piccolo molo e una lunga spiaggia completamente libera, fatta eccezione per una interminabile fila di alberi, i tamerici appena piantati, sono piccoli ed esili, gli stessi che ora sono imponenti e rigogliosi. Sono stati piantati in tempi in cui non esisteva il turismo e non si parlava di rimboschimento, sono stati piantati e basta. Sono molto tenere anche altre foto in cui si vedono, i somari trasportare i primi turisti in visita su, alla Cora, si capisce che sono turisti perché alcune donne indossano calzoncini corti, mentre le donne del posto, immortalate ai lati della strada sterrata, sono tutte anziane vestite di bianco e anche sul capo portano veli bianchi che le proteggono dal sole, ma le case sono le stesse di ora. Anche le foto dei panorami si prestano al prima, e al dopo, ritrovando nel prima le stesse chiese e nel dopo una sequenza infinita di ristoranti, ombrelloni e case, che nonostante il terreno impervio si sono aggrappate le une alle altre, colorando di bianco quelle che erano colline brulle. Insomma, più che il museo poterono le foto! Scherzi a parte, i reperti archeologici, si, eleganti e affascinati come sempre, ma le foto ci hanno intrigato parecchio. Bellissime quelle del mare, nelle sue vesti migliori: quando luccica, quando riflette la luna e quando all’orizzonte custodisce una vela bianca.

Kalimera.

 

Mercoledì 9 Agosto2023 porto di Livadi

Niente pesce oggi, ci siamo alzati troppo tardi, gli scorfani acquistati ieri li abbiamo mangiati per cena, erano due e belli grossi, per cui non saprei dire se a causa loro o a causa del meltemi che diventava più forte, ho stentato a prendere sonno. Ormeggiati all’inglese mi immaginavo che una cima si sarebbe tranciata e Felicità sarebbe rimasta in balia di una sola, con la prua vagante, un incubo da sveglia. Domani chiedo ad Enrico se ha pensato alle doppie cime. Ci ha pensato! Ci ha pensato! Oggi il meltemi fa sul serio, lo scenario è il solito: vento che ulula, roba che vola, sartie che fischiano, cime che sbattono, acqua che schizza, bandiere belle tese, la nostra di bandiera ha l’ultima parte, quella rossa, consumata per metà e sfilacciata , il basilico poverino, è tutto strapazzato, e gli schizzi di acqua salata hanno di nuovo coperto di sale Felicità, ragione per cui abbiamo anche chiuso gli oblò esposti a nord. Ci allontaniamo a piedi dal porto per lasciare il nostro obolo quasi quotidiano ad uno dei supermercati qua vicino, magari quello dove un pacco di acqua non costa più di tre euro, sapere invece quanto costa la frutta e verdura è impossibile fino al momento in cui paghi, comunque, per le strade di Livadi c’è vento, ma non è la stessa cosa che si percepisce in porto. Per raggiungere la spiaggia, dobbiamo salire 70 gradini profondi e irregolari e poi ridiscendere sul lato opposto altri 70 gradini più corti perché affiancati dalla strada ripidissima, sempre in cemento, sempre al sole e… sempre fra le 11 e le 12, ma è così bello questo golfo e ben protetto che ne vale la pena. Però oggi non finisco la mia lunga passeggiata in riva al mare perché il vento è aumentato. Le ochette bianche invadono metà del golfo lasciando indenne la zona più a riva dove i bambini e i grandi giocano. Troppo vento anche per stare seduti sotto l’albero e soprattutto niente bagno. “ Vedrai in porto” sentenzia Enrico. Durante la risalita Enrico mi precede sempre e oggi mi sorpassa anche un fiore secco di bouganville, è strano vederlo rotolare in salita, saltella, ballonzola e poi riprende il volo, in cima non lo ritrovo più, e se non sto attenta mi perdo anche il cappello. Arrivati In porto c’è il caos, dei 22 nodi di vento previsto all’ 13,30 ne registriamo 40 sotto raffica. Anche qui, non vorrei ripetermi, ma gli scenari, le urla, e tutto il resto del corollario si ripete, non tanto all’interno del porto, strapieno da ieri sera, ma sulla parte esterna dove il fondale misto ad alghe non permette una buona presa delle àncore, dove si susseguono ormeggi su ormeggi con relativi incroci di catene. Salpano, attraccano, riprovano a ributtare l’àncora che non ha tenuto, è un continuo per rifornimenti di carburante, o di cambusa, i charter sono obbligati a fare scendere i loro clienti per un ristorante o una visita alla Chora. Questo lato esterno della banchina vede anche barche di 16 metri che non sanno che le cime, prima di essere lanciate a terra vanno fissate alle bitte della propria barca. Un disastro, davanti al quale alle volte restiamo esterrefatti, anche se sappiamo quanto comunque sia difficile gestire una barca sotto raffica, con 40 nodi di vento.

Kalimera.

 

Lunedì 7 Agosto 2023. Baia di Livadi

Ci si può arrivare anche a piedi alla Cora, diversi sentieri tagliano la strada principale, ma è fortemente sconsigliato a causa delle alte temperature. Preferiamo, per raggiungerla, un comodo bus che passa quasi ogni mezz’ora, una fermta e proprio vicina al porto, una scelta più che logica, ma dopo il COVID è la prima volta che saliamo su di un mezzo pubblico, e non è cessato il condizionamento a cercare la mascherina. Partiamo alle 18 con altri turisti di diverse nazionalità. É un percorso impervio, con tornanti e curve strette, quattro km in cui il bus sale girando attorno alla collina, fra macchine parcheggiate ed ostacoli continui, per poi fermarsi nell’unico punto dove potrà manovrare per fare inversione e tornare giù. Noi invece continueremo a salire a piedi per raggiungere la chiesa di Agios Kostantinos, nel punto più alto di questo antico insediamento, è una zona fortificata veneziana chiamata anche Kastro. Lungo i minuscoli vicoli incrociamo un somaro col suo padrone, e se in altri posti l’unico mezzo di trasporto era la cariola, qui non va bene nemmeno quella e a quanto pare si ricorre al somaro. Le viuzze salgono, girano ripide a destra o ad angolo a sinistra, si intersecano fra di loro per poi raggiungerne altre, i gradini sono alti ed irregolari. Saliamo, saliamo con la curiosità della sorpresa, con l’affanno che comunque non ci fa rallentare, i vicoli sono in ombra e una piacevole brezza ci ristora. Eccola la sorpresa, ampia, luminosa, variegata, la baia di Livadi , con i suoi colori migliori: la costa, merlata dalle baie, il mare e il cielo azzurri, le colline arse, e le isole lontane, da ovest: Milos, di fronte Sifnos, a seguire Antiparos , Paros, Naxos e Syros. Sotto di noi anche il porto e la città sono minuscole. Dopo le foto di rito, non saprei dire se per la stanchezza o per la meraviglia non riusciamo a muoverci da questa ampia terrazza in ombra. Ci raggiungono altri turisti, che evidentemente hanno preso altre strade per salire quassù. Per la discesa cambiamo percorso e come al solito ci perdiamo, prima scendiamo, poi risaliamo perché impediti a proseguire, le viuzze sono deserte, è difficile anche orientarsi ma… per noi è normale perdersi, poi ritroviamo le voci dei turisti, i negozietti, i bar e quello che serve a noi: un ristorante riparato dal vento, con sedie comode e poco affollato. Alle 21 siamo di nuovo alla fermata del bus, ne arriva uno strapieno, la gente scende, scende, non finisce mai di scendere. Quassù l’aria è più fresca, siamo a 500 mt sul livello del mare, saranno in molti a passare qui la serata e i bus funzioneranno fino alle due di notte. La discesa non sarà meno complicata della salita, macchine che sorpassano, che ci incrociano, motorini in salita e in discesa, il buio non aiuta e a un certo punto il bus si ferma, è il punto più largo della strada dove poco dopo incroceremo un altro pullman in salita, un bel traffico su questa strada. Ne abbiamo viste tante di Chore in questi anni qui in Grecia, tutte belle, tutte con le loro caratteristiche. Quest’anno quella dell’isola di Kea, nascosta dalle colline fino alla fine, elegante e ben curata nei minimi particolari, con il suo leone preistorico, e paesaggi diversi da ogni scorcio. A Naxos dove il castello veneziano la faceva da padrone anche se ne rimaneva solo la torre, dove l’aria era profumata e piena di colori. Ma questa Chora di Serifos è speciale, un po’ vanitosa si mostra subito nella sua ampiezza a valle, per assottigliarsi nella sommità, armoniosa ed invitante. Poi lungo i quattro km di strada che le girano intorno si eclissa maliziosa per poi riapparire abbellita dai suoi mulini. É la notte però, che da il suo meglio, guardandola dal porto è adagiata sulla collina con il suo abito più sfavillante.

Kalinikta.

 

Lunedì 7 Agosto 2023. Livadi

Ieri mattina, come per i due giorni precedenti, il vento da ovest, il Ponente, ha soffiato educatamente, senza spettinare troppo la superficie del mare, e di conseguenza senza ochette (piccole onde). É fresco questo vento e ci permette anche di pranzare e cenare in pozzetto, cosa non sempre scontata. Questa mattina invece il vento arriva da nord, è caratteristico dell’Egeo e si abbatte, più o meno violento sulle sue isole centrali, le Cicladi, da Giugno a Settembre. Del meltemi ne ho sempre parlato senza specificarne la natura, perché fra i velisti è conosciuto e temuto. É per questo motivo che le nostre vacanze in barca a vela, quest’anno si stanno trasformando in vacanze in porto. É la prudenza che ci consiglia sul da farsi, è la data anagrafica dell’equipaggio che ci frena, e non ultimo, siamo solo in due, altre barche contano più maci a bordo e decisamente più giovani. Noi arriviamo volutamente nei porti con anticipo sulle perturbazioni per essere certi di trovare ormeggi, il nostro punto di forza è non avere fretta. É un lusso di cui siamo consapevoli, e cerchiamo di sfruttarlo a nostro vantaggio. Sono ben presenti i racconti di amici bloccati in rada per una settimana dal meltemi, senza possibilità di scendere a terra col gommone per le terribili condizioni di mare e di vento. Per cui… velisti a terra. E non mi dispiace affatto, oggi andremo a visitare la città vecchia: la Cora, che si sviluppa morbida e ampia dalla base della collina per poi inerpicarsi e restringersi più in alto dove termina con la immancabile chiesa. Poi ci sono i porti, mondi mai uguali, per incontri, storie, per come sei posizionato rispetto al sole, per come sei sottovento a cosa, per gli odori notturni che a volte ti svegliano perché i ristoranti vicini cucinano di notte. I taratazum taratazum, più o meno lontani. E non mancano le sorprese: ieri dalle acque del porto è stato portato sul pontile un carrello della spesa in metallo, roba da matti, e un sommozzatore ha liberato l’àncora incagliata di una barca con un piede di porco. Insomma anche a terra non mancano le sorprese.

Kalimera.