Vai al contenuto

Domenica 20 Agosto2023

Di nuovo Lunedì, di nuovo mercatino, occasione da non perdere, son ben tre i banchetti della frutta e verdura, due sul lato destro della strada che è un po’ in salita, l’altro a sinistra è un camioncino con tanto di aiutante, questo banchetto è il più fornito ed è qui che acquisto quasi tutto quello che mi servirà fino a giovedì. Poi però vado in fondo dalla signora anziana che è rimasta vedova l’anno scorso, un sacco di saluti, sorrisi e abbracci, poi da lei prendo due chili di arance che sono piccole ma sugosissime e le sue uova ancora un po’ sporche ma buone come non le ricordavo, dopo aver pagato mi infila ancora un paio di arance nel sacchetto. Ne resta ancora una di signora, da lei prendo i cetrioli ma quando li pesa, per fare cifra tonda ne aggiunge altri due, avremo cetrioli per una settimana. Il banchetto con il ragazzo che vende il suo miele non c’è, peccato, speriamo di trovarlo giovedì prossimo, il suo miele di arance è speciale e a casa quando rientreremo se lo aspettano. Le giornate scorrono un po’ meno congestionate, ma da fare ce n’è sempre: Enrico ha preparato un pezzo che domani dovrà saldare sulla barca, io devo fare il cambio dei letti, e sistemare le due borse di biancheria pulita che mi ha lavato e stirato Marina, la marinaia del porto, sono in un angolo della barca da ieri ma… la domenica mattina, qui in Grecia c’è l’usanza che le donne si riuniscano al bar per incontrarsi e chiacchierare, Filomena infatti ci invita e comodamente sedute su più divanetti, passiamo la mattinata a raccontarcela, a darci consigli, a spettegolare e bere spremute di arance e caffè freddi. Una meraviglia! Mai ero andata a passare la domenica mattina a chiacchierare con le amiche, viva le abitudini della Grecia. Oltre alle abitudini ci sono anche le tradizioni: sempre Filomena che vive qui da molti anni ed è sposata ad un greco ci racconta che ha portato i nipoti ad assistere ad uno spettacolo di burattini, loro hanno un personaggio che si chiama Karagiozis, ha il naso grosso e un braccio molto lungo, i bambini ridono a crepapelle delle sue avventure, ma lui intanto li introduce nelle storie della mitologia greca. Ci sono molti bambini in Grecia e molta attenzione ho notato esserci nei loro confronti. La sera sul lungo mare sfrecciano pericolosi in bicicletta, sul monopattino ed altri che sembrano soli, pochi ne vedo tenuti per mano, solo alcuni adulti che a volte gli corrono dietro e altri che spingono le carrozzine. Sempre sull’ampio lungo mare la sera aprono un gazebo di una ventina di metri dove espongono e vendono libri e lo spazio dedicato all’infanzia è molto ampio. Osservare queste serate mi riporta all’infanzia dei miei anni cinquanta, quando le sere d’estate noi bambini giocavamo liberi per le strade del rione. Forse è anche per questo che la Grecia mi piace così tanto.

Kalispera.

 

Sabato 19 Agosto 2023 Siamo a Methana da tre giorni ma sembra passata una settimana. Ci è presa la frenesia degli arretrati, dei problemi da risolvere, delle cose da sostituire. A tre giorni dall’arrivo non siamo ancora riusciti a lavare la barca dal sale e mettere un telo lungo per proteggerci dal sole. Urgente la farmacia per gli occhi di Enrico che con tutto il vento e il sale di questi ultimi giorni sono andati in tilt. Riprendiamo possesso dell’autovettura, e anche lei ha richiesto un lavaggio serio dopo tre mesi di fermo. Il mio frigo orfano di frutta e verdura e io con una gran voglia di andare in pescheria, qui a pochi chilometri a Galata. La prima mattinata l’abbiamo passata da alcuni benzinai in cerca di filtro olio e filtri gasolio per il motore di Felicità, poi dal ferramenta per la pompa di sentina che si è bloccata e colori diversi per colorare la catena dell’ancora, in modo da riconoscere quanti metri se ne sono calati a secondo del colore. Al rientro in porto, con un caldo tremendo, ho pulito, lavato e sistemati in frigo: branzino, calamari e gamberi, poi tutto il resto della frutta e verdura. Enrico non ha trovato tutto quel che gli serviva per cui dovrà tornare domani a Galata. Si sono fatte le 17, prendiamo le nostre seggioline e ci piazziamo sotto un tamericio, con i piedi lambiti dalle onde e il corpo finalmente rilassato al fresco della brezza marina, immobili, senza parlare, dopo un po’, quando ci siamo ripresi dal gran caldo, ci buttiamo in acqua che con nostra sorpresa valutiamo più calda del solito anche perché nelle vicinanze arriva dell’acqua calda termale che prima di perdersi nel mare è chiusa artificialmente da un cerchio di rocce che quotidianamente accoglie bagnanti desiderosi di tornare nuovi, me compresa. Fra il gruppo di amici italiani, qui in porto viene chiamata Cernobil, a indicare acqua radioattiva. E anche per distinguerla da un altro tipo di acqua termale che sgorga sempre dalla montagna ma in un altro punto, quest’altro luogo è chiamato Lourdes, sempre dagli amici italiani, sembra che queste acque bianche e puzzolenti, facciano miracoli per chi ci si immerge. Quando quattro anni fa siamo arrivati qui per la prima volta, ci sono volute diverse serate affinché i nuovi amici italiani ci spiegassero tutto su Methana. Poi, piano piano ci siamo addentrati da soli alla scoperta del vulcano nell’entroterra e altri posti particolari. Ieri, ancora giri vari, sia a Galata che sull’isola di Poros, per ritirare degli articoli che avevamo ordinato a maggio, prima di partire per le Cicladi. Oggi… finalmente… dopo aver preso appuntamento, parrucchiera per me ed Enrico che non ne poteva più, non avendone trovato nessuno in giro per le piccole isole o baie. Domani vedremo se riusciremo a lavare la barca. Kalimera.

Giovedì 17 Agosto 2023.

Dal telefono altri messaggi, altri amici che chiedono se siamo arrivati, se va tutto bene, altri ancora, che per due mesi non ci hanno perso di vista ora si congratulano con noi. Ed è qui a Methana che riprendiamo i vecchi contatti, le vecchie amicizie, non tutte però, alcuni sono già tornati a case e ci è spiaciuto non abbracciarli. Altri sono ancora per mare, ma gli altri ci sono, e nel pomeriggio in porto e poi nell’arco della serata rivedremo tutti. Un vero piacere. A Methana ritroviamo l’odore particolare delle acque solforose, il rumore di pochissime macchine che passano sulla strada dietro il porto, la passeggiata sul mare con le palme e le panchine , le aiuole piantumate in maggio ora sono rigogliose. Nella spiaggia altre novità: ombrelloni nuovi messi dal Comune e una cabina per cambiarsi. Un’altra cabina anche vicino alle acque termali, più due ombrelloni. Proprio un bel servizio per i molti turisti che frequentano questa zona. Ritroviamo le vecchiette del mercatino del lunedì e del giovedì, i loro pomodori sono gustosi più degli altri. E poi… non abbiamo trovato zanzare che di solito sono numerose. Sarà un bene? La mia amica Aurora sostiene che forse no, non è un bene che siano sparite. Vedremo. Riprenderemo ora delle vacanze di terra sul serio, la barca come casa, Methana come luogo di villeggiatura con tanto di terme e acque del mare pulite e cristalline che non hanno nulla da invidiare alle Cicladi. Concluderemo qui le nostre super vacanze che Enrico considera un trasferimento momentaneo.

Kalimera.

 

 

 

Mercoledì 16 Agosto 2023. Isola di S. Giorgio.

É la sera di ferragosto, dopo la solita indigestione di tramonto sul mare, ci siamo ritirati in cabina per la cena. Ma la serata doveva ancora riservarci una sorpresa speciale: la notte, in mezzo al mare, ai piedi di un roccione enorme, è uno spettacolo che nemmeno più ci aspettavamo, non siamo più abituati a vedere un cielo stellato nel buio completo. É stata una meraviglia che per poco non ci perdevamo, quando siamo stanchi tendiamo ad andare a letto presto, ma ieri notte siamo rimasti seduti in pozzetto molto a lungo, col naso all’insù: buio assoluto, silenzio assoluto, e sulle nostre teste la meraviglia di un’infinità di stelle che brillavano. Le lucine rosse delle 19 pale eoliche non hanno interferito, le impercettibili luci della lontana Acropoli di Atene, non hanno interferito, nulla ha potuto interferire con lo splendore di un cielo stellato in una tersa notte di agosto.

Questa mattina, quando salpiamo l’àncora, le capre stanno già passeggiando in spiaggia, padrone di tutto il territorio, roccioso e brullo, indubbiamente un posto da capre. Le 25 miglia che ci aspettano cominciano subito con mare agitato, ma il vento dovrebbe cambiare, così continuiamo fiduciosi. Nella notte tre navi container si sono fermate a dormire nelle vicinanze di S. Giorgio, le superiamo, solo perché sono ferme, di solito le vediamo piccolissime lontane, enormi vicino a noi per sparire velocemente quasi subito. Il mare si calma quasi subito, il vento ci permette di andare anche a vela e alle 14 siamo all’imboccatura del porto di Methana. Non c’è vento, il nostro ormeggio è da manuale, Enrico accosta di poppa al molo, io scendo con la cima in mano e la passo nell’anello, la restituisco ad Enrico ecc…ecc… senza vento, senza mare e con l’elica di prua sono capaci tutti. Sem e Iole arrivano sorridenti per accoglierci e darci il benvenuto, fa molto caldo, ma ci fermiamo tutti e quattro sotto l’ombra del nostro tamericio personale, di fronte all’ormeggio. Sem tira fuori da una borsa frigo uno spumante e relativi bicchieri: “ Bisogna festeggiare il vostrto rientro!”. É un piacere rivederli ed è stato un piacere trovarli qui ad aspettarci. Che bella invenzione gli amici.

Kalimera.

 

Martedí 15 Agosto 2023. Sempre dal diario di bordo di Felicità.

Arrivati in baia, ieri alle 14,30, eravamo talmente provati che Enrico si è buttato in dinette, io in cuccetta. E non è finita perché domani è il secondo giorno in qui il meltemi è leggero e noi proseguiremo verso nord ovest. Poi potrà fare quello che vuole, noi saremo fuori dal suo campo d’azione che è prevalentemente l’Egeo centrale. Ci siamo ripresi solo dopo la doccia e uno spuntino di frutta. La baia è molto aperta ed entra mare, fa un po’ di risacca ma per il momento ci godiamo il fresco in pozzetto, senza accorgercene si fanno quasi le otto di sera e in fondo alla baia, verso il mare, quasi al centro, una palla rossa sta calando sul filo dell’orizzonte. In questa giornata così tribolata, il sole ci ha aperto la giornata spuntando dalla collina sulla nostra poppa è poi l’ha chiusa ad ovest tuffandosi in acqua con il suo ritmo naturale, lo seguiremo anche noi, dopo una cena frugale, a nanna presto ma la risacca che nel frattempo è aumentata ci farà dormire poco e male. Oggi è ferragosto, i messaggini di auguri si susseguono in continuazione. Il vento è poco ma il mare è quasi come ieri, o poco meno. Ventitré miglia impegnative, ma più si navigava verso ovest e più il mare si calmava. L’isola di S. Giorgio è in vista da un po’, ma è avvicinandosi che le pale eoliche prendono il sopravvento. Sono tantissime, Enrico ha definito l’isola un parco eolico. É un enorme roccione non più di cinque chilometri per due. Cerchiamo un buon punto per buttare l’àncora, e poi ci buttiamo anche noi. Buttiamo la stanchezza, la tensione, il sonno mancato e i pasti inesistenti. Siamo completamente soli, non prende più nemmeno il telefono, in spiaggia, all’ombra di una roccia ci sono cinque capre, un ferragosto così non lo avevamo mai passato. Dopo una abbondante doccia mangiamo finalmente seriamente, con anche del buon vino fresco, un meritato riposo e domani… Si vedrà.

Kalinikta.

 

Lunedì 14 Agosto 2023.

Uscendo nel pozzetto, questa mattina, la cima della collina a poppa della barca emana una luce scenografica, è posizionata ad est e fra un attimo, da lì dietro spunterà il sole, accecante e caldo. Siamo in anticipo sulla tabella oraria, sono le 7,30 e nemmeno il negozietto dove vogliamo comprare la spanacopita è ancora aperto. Dopo i rituali mattutini scendiamo a terra per acquistare tutto ciò che ci servirà per fermarci due notti consecutive in baia. Al rientro controlliamo gli ormeggi e quando li molliamo, prima a prua, aspettando che Felicità si giri col vento favorevole, e poi a poppa, con un piccolo colpo di elica di prua, siamo pronti per uscire dal porto. La temperatura è piacevole, il vento… dai…va bene e finché siamo protetti dall’isola anche il mare non da problemi. Il primo tratto di rotta da punta a punta dell’isola di Serifos è di 288 gradi a nord, a quanto pare la stessa direzione, in senso opposto che tiene il traghetto diretto in porto. Giusto giusto sulla nostra prua. Viriamo verso la costa e già da lontano il rumore dei suoi motori vibra potente nell’aria, più da vicino invece ammiriamo il tumulto della scia di schiuma bianca sollevata, il suo passaggio lascia a noi un bel po’ di onde che Enrico cerca di tagliare diagonalmente per non ballare troppo. Il cielo si fa grigiastro, il vento, doppiata la punta di Kyklops sembra lo stesso, ma trovandoci in mare aperto le onde cominciano a preoccuparci. Non subito, ma un po’ per volta diventano sempre più alte, agitate e prepotenti. Per percorrere 10 miglia a motore, con vento e mare contro ci abbiamo impiegato due ore. Quando la barca ripiomba nel cavo dell’onda sembra che la prua non voglia più riemergere, e due muri d’acqua le ricadono sopra, noi aspettiamo la prossima onda, tenendoci ben saldi. Non è stata una bella esperienza, e spero non si ripeterà. Le previsioni sono fondamentali, e di trovare un po’ di mare residuo lo sapevamo, ma che residuo, che avanzo! Ne abbiamo fatto indigestione. Salpati alle 9,30 da Livadi, siamo arrivati sull’isola di Kithnos, nella baia di Dimi Trios alle 14,30. Come sempre per mare: momenti belli, momenti molto pesanti.

Kalimera.

 

Domenica 13 Agosto 2023. Livadi.

Sono arrivati venerdì sul tardi i francesi, il meltemi era già montato, il molo, sul lato della baia quasi libero e le onde già ci frangevano. La loro è una bella barca a vela di 16 metri e vorrebbe ormeggiare quasi di fronte a noi. Come sempre, e soprattutto su questo molo, Enrico scende per prendergli le cime ma prima lo consiglia di buttare l’ancora in un altro punto, gli parla in francese, vista la grande bandiera che hanno a poppa, ma la barca è ancora lontana e i rumori sovrastano la voce, più eloquenti sono stati i gesti, perché i francesi hanno capito e accettato il consiglio. Quasi a ridosso del molo Enrico prende le loro cime e parla di nuovo in francese con loro che rispondono, poi pero, “Ma tu sei francese? “ No, sono italiano, e di rimando “ma voi siete francesi?” “No, italiani anche noi”. Insomma la barca dei francesi ha un equipaggio italiano. Infatti la bandierina che sventola in alto a sinistra dell’albero, e che per convenzione indica la nazionalità delle persone a bordo è italiana, invece quella di cortesia che sventola a destra, indica la nazionalità del paese che ti ospita nelle sue acque ed è greca. Non stiamo a sottilizzare sul perché della bandiera francese a poppa, però chiariamo il perché dell’ancora in un altro punto. Di fronte a noi, sull’altro lato del molo ci sono molte alghe e le àncore non tengono, ce ne siamo ben accorti in questi giorni, ecco il motivo del consigli. Ma consigliare, se non richiesto non è sempre gradito, qualcuno si offende. Motivo per cui il più delle volte Enrico non interviene. Ma venerdì sera il meltemi era troppo forte e lui non ha resistito. In compenso gli italiani, il mattino seguente sono venuti a ringraziarlo e a chiedere consiglio su un eventuale traversina da mettere. Nel pomeriggio il capitano torna da noi, vorrebbero partire domani verso nord, e chiede delle eventuali finestre del meltemi. Si, in effetti il vento dovrebbe calare, ma il mare residuo ve lo trovereste contro, noi faremo la stessa rotta ma pensiamo di partire lunedì. Poi cominciano un sacco di disquisizioni sulla lunghezza della loro barca, su quale chiglia sarebbe migliore, su come prenderebbe le onde e l’eventuale rollio, sul procedere eventualmente di bolina terzarolando, su come l’altezza delle onde inciderebbe sull’andatura, e altre possibilità. Io li ascolto, parlano questa volta entrambi in italiano, ma non li seguo più, pur sapendo cosa vuol dire terzarolare o altri termini, proprio non capisco e di conseguenza mi estraneo. Questo gergo dei velisti, dopo tanti anni di navigazione mi risulta a volte ancora incomprensibile. Oggi salpano i francesi italiani, il capitano ha un regalino per me, sono lusingata. Domani è probabile che salperemo anche noi, però sul tardi, per dare il tempo alle onde di calmarsi e a me di fare un po’ di cambusa, ci toccheranno due baie consecutive, prima di raggiungere il porto di Methana, forse mercoledì, meltemi permettendo.

Kalimera.

 

Sabato 12 Agosto 2023 Livadi

Più che ormeggiati, a questo punto direi che siamo aggrappati al molo del porto di Livadi. La forza del vento è tale che oltre ad essere sempre tese le cime che ci ancorano al molo, anche la barca è inclinata. Quaranta nodi di vento non sono uno scherzo, corrispondono ad una velocità di ottanta chilometri all’ora. Ha cominciato a soffiare ieri sera, per calmarsi durante la notte e riprendere alla grande adesso. Altro che bagnetto in baia, per poter camminare, questa mattina, scegliamo una strada alta, parallela a quella del mare: pochissimi negozi, una cappella, il benzinaio e poi ci viene incontro un buon profumo e subito dopo un manifesto incollato al muro illustra leccornie salate e dolci, al centro un bicchierone di spremuta d’arancia. Ed ecco un piccolissimo locale, un bancone espone paste sfoglie ripiene di ogni ben di Dio: spinaci, formaggi, cioccolata, creme, e il resto è già finito ci spiega il venditore “avrio” domani, troverete anche altro. Noi la colazione l’abbiamo già fatta, ma con la scusa che magari… mangeremo di meno a mezzogiorno, ci sediamo nell’unico tavolino con due sedie e mangiando una buonissima bugassa, calda, coperta di zucchero al velo e cannella, già tagliata a misura di bocca e servita sul vassoio, aspettiamo che venga pronta la spremuta d’arancia, fatta al momento con almeno tre frutti a testa. Il venditore intanto continua a tagliare i pezzi grossi di pasta sfoglia ripiena, li prepara sui vassoi, pulisce i coltelli, il tagliere, il piano di lavoro, un lavoro preciso, meticoloso che riempie l’ unico momento in cui la gente non affluisce. Apre alle otto e alle due chiude. É un posto con prodotti buoni, e con giusti prezzi, immagino il lavoro notturno che c’è dietro e dal primo mattino il continuo affluire di gente, poi, quando tutto si esaurisce si chiude. Otto- quattordici, perfetto. Enrico mi propone un giro col motorino, bocciato, troppo vento, mi propone di tornare alla Chora, bocciato, è sabato e alla fermata c’è già gran folla. Ok, rientriamo, e quando le case non ci proteggono più, il vento ci assale, il molo è completamente bagnato e grossi schizzi ci costringono a correre. Salire in barca è sempre più difficile a causa della gamba corta e del altrettanto braccio corto, sporgendomi in avanti, dal bordo del molo, agguanto la battagliola che è bagnata e mi isso a bordo puntando i piedi sulla falchetta e con una mano mi afferro ad una sartia, poi, piano piano, per paura di scivolare raggiungo il pozzetto. Enrico sale e basta, non ha gambe e braccia corte, lui. Ulula il meltemi, non soffia, è un rumore continuo come un trapano che non si ferma mai, anzi a tratti accelera con le sue raffiche che ti sgomentano. Capita a volte, un attimo di silenzio, un attimo solo e ti domandi “oddio, cosa succede”, ma non è niente e subito riprende. In cabina va decisamente meglio, siamo protetti, ma ci accompagna incessante un sottofondo che alla fine ti snerva. In queste occasioni, quando siamo al telefono e ci chiedono “Ma cos’è questo rumore?”, mi verrebbe da rispondere: “ É il meltemi bellezza, il meltemi, e tu non ci puoi fare niente, niente!” Parafrasando l’ultima battuta recitata da Humphrey Bogard, nel film: L’ultima minaccia: “É la stampa bellezza, la stampa, e tu non ci puoi fare niente, niente!”

Kalimera.

 

Venerdì 11 Agosto 2023. Golfo di Livadi.

Dal diario di bordo di Felicità “opportuno ricordarlo”.La temperatura è decisamente calata, vento da nord, costante a 20 nodi da questa mattina presto. Il mare nella baia al di là del molo è tutto spettinato, le onde schizzano, ma non arrivano su Felicità, me ne accorgo afferrando la battagliola alla quale mi aggrappo per scendere a terra, anche sottovento da nord, sono ancora pulite e senza sale. Il cielo sopra le colline qui attorno è un misto di nuvoloni neri che vanno coprendo quelli bianchi, non promettono niente di buono. Mi avvio al molo dei pescherecci ma non sono ancora rientrati. Poveretti, avranno i loro problemi con questo mare. Quando però, ripasso dopo mezz’ora i pesci migliori sono già andati, li intravedo nel sacchetto di plastica di un signore che si allontana dal peschereccio, ipomoni, scorfani anche questa sera, vedrò di cucinarli diversamente. Teniamo d’occhio in continuazione l’andamento del meltemi, purtroppo, diversamente dalle altre volte, le finestre in cui è quasi assente, sono di breve durata e non ci permettono di partire tranquilli. Di conseguenza rinnoviamo per altri tre giorni l’ormeggio in porto, poi si vedrà. Nel frattempo sono spariti i nuvoloni lasciando un cielo azzurro pieno di sole oltre che di vento. Niente borsa da spiaggia e seggioline oggi, solo una bella spalmata di crema solare, maglietta, cappellino ben calzato e occhiali da sole. Vorremo camminare in spiaggia senza fare il solito sali scendi dei giorni precedenti. Decidiamo di incamminarci nel golfo vero e proprio di Livadi, quello che il primo giorno avevamo bollato come brutto perché pieno di ristoranti che ne hanno occupata la spiaggia. Oggi, però, oltrepassato il punto critico ci si apre un’ampia spiaggia con sabbia finissima, i tamerici sono sul fondo, vicino al marciapiede e visto l’orario per il momento fanno ombra alle macchine parcheggiate in strada, ma la loro chioma è talmente ampia che presto molti villeggianti la sfrutteranno. Dopo un chilometro arriviamo fino alla fine del golfo, fermandoci ogni tanto ad osservare l’acqua cristallina e a pentirci di averla frettolosamente giudicata una spiaggia poco bella. Se il vento lo permetterà domani verremo qui a fare il bagno, certi che ci faranno bene anche i due chilometri, fra andata e ritorno, di passeggiata in riva al mare per raggiungere questo ultimo angolo ad est del golfo di Livadi.

Kalimera.

 

Giovedì 10 Agosto 2023 Livadi

Lo abbiamo cercato ieri il Museo Archeologico di Serifos e lo abbiamo trovato chiuso, oggi ci riproviamo, la grata è aperta ma la porta è ancora chiusa, aspettiamo all’ombra e dopo 5 minuti arriva l’impiegata. Sono sette salette climatizzate, bianchissime, ma le sculture risaltano lo stesso bene. Per dovere di cronaca riporto parte di quello che ho letto: “ Custodisce una collezione di oggetti di grande valore storico. Tra questi, oggetti appartenenti ai Micenei, una delle prime civiltà a popolare l’isola, sculture e ceramiche risalenti alla fortezza veneziana del XV secolo, inoltre numerosi reperti dell’epoca di dominazione Romana”. Anche di musei ne abbiamo visti molti, più o meno ricchi o interessanti, più o meno grandi o piccoli, ma questo ci ha colpito particolarmente perché al suo interno vi è una collezione di fotografie che riprendono le stesse statue esposte, visibili nel loro sito originale dove sono state rinvenute. Una statua è rovesciata sul bordo della strada a colmare un muretto mancante e una bimba ci è seduta sopra, altre tre sono ammucchiate ai lati di tre gradini che portano all’ingresso di una casa privata. In un’altra saletta altre foto riprendono il porto di Livadi prima dell’ampliamento e di conseguenza prima della cementificazione di parte del mare: pochissime case, un solo piccolo molo e una lunga spiaggia completamente libera, fatta eccezione per una interminabile fila di alberi, i tamerici appena piantati, sono piccoli ed esili, gli stessi che ora sono imponenti e rigogliosi. Sono stati piantati in tempi in cui non esisteva il turismo e non si parlava di rimboschimento, sono stati piantati e basta. Sono molto tenere anche altre foto in cui si vedono, i somari trasportare i primi turisti in visita su, alla Cora, si capisce che sono turisti perché alcune donne indossano calzoncini corti, mentre le donne del posto, immortalate ai lati della strada sterrata, sono tutte anziane vestite di bianco e anche sul capo portano veli bianchi che le proteggono dal sole, ma le case sono le stesse di ora. Anche le foto dei panorami si prestano al prima, e al dopo, ritrovando nel prima le stesse chiese e nel dopo una sequenza infinita di ristoranti, ombrelloni e case, che nonostante il terreno impervio si sono aggrappate le une alle altre, colorando di bianco quelle che erano colline brulle. Insomma, più che il museo poterono le foto! Scherzi a parte, i reperti archeologici, si, eleganti e affascinati come sempre, ma le foto ci hanno intrigato parecchio. Bellissime quelle del mare, nelle sue vesti migliori: quando luccica, quando riflette la luna e quando all’orizzonte custodisce una vela bianca.

Kalimera.