Limni porto, giovedì 5-6-2025
Colpi di martello e rumori vari ci svegliano dopo una lunga notte di sonno continuo. “Lavori in cantiere” penso. No! Non siamo più in cantiere, siamo in porto… forse! Un giorno ti svegli all’ancora, uno in porto, un giorno in hotel, e quello successivo sul traghetto, difficile raccapezzarcisi, soprattutto da addormentati. In terra ferma, a lato dell’imboccatura del porto la strada è franata in mare e ora i muratori stanno lavorando per ripristinarla, nell’arco dei giorni successivi seguiremo i progressi dei lavori e da bravi Umarell andremo sul posto a controllare, ridendo per la nostra posizione di pensionati veramente integrati. È in questa occasione che scopriamo un fantastico giardino ombreggiato da tamerici e eucalipti, non mancano panchine e cani sdraiati mezzi addormentati, anche loro in cerca di fresco. Martedì, al rientro dalla famosa spesa , in porto un dipendente comunale ci chiede i documenti e quanto intendiamo fermarci, paghiamo i due giorni e poi si vedrà. In paese oltre a buoni ristoranti abbiamo trovato due pescherie, e chi ci schioda più di qui! Ho finalmente cucinato un minestrone col riso, un sarago sulla piastra e oggi naselli. Ferie all’insegna della tranquillità assoluta. Mercoledì 4-6, “Kalimera, kalimeta,” Patrizia e Giancarlo sono arrivati in porto con la macchina del cantiere, vengono a darci il buon giorno e penso di offrirgli un caffè e fare due chiacchiere ma loro hanno un appuntamento alle 9 con un impiegato per sbrigare le pratiche per pagare il tepai e poi torneranno in cantiere a lavorare. Noi faremo più tardi un giro in paese per comprare una pianta di basilico (indispensabile per un buon sugo) e cercare delle ciabatte per me, non di plastica. La giornata scorre lenta col sole che incalza e un po’ di brezza che non guasta. I lavori nel cantiere stradale procedono con andirivieni di mezzi che scaricano con una proboscide calcestruzzo nella struttura armata che gli operai hanno terminato. Pranzo a base di insalata greca e nel pomeriggio si avvicinano a Felicità le anatre che reclamano la loro razione giornaliera di pane, e contemporaneamente sparisce la nuvola nera di piccolissime meduse che solitamente ci circondano, sembrano piccole macchie di inchiostro nero con sbavature simili agli sgorbi sui vecchi quaderni. Non abbiamo ancora deciso quando muoverci, speriamo presto perché vorrebbe dire che la mia schiena è definitivamente a posto, che il tempo si è sistemato al meglio e la temperatura dell’acqua è abbastanza calda per fare una bella nuotata. Nel frattempo teniamo i contatti con gli amici barcaioli che sappiamo già in mare in queste zone, sentiamo i nostri vicini di casa che si lamentano perché sul lago Maggiore piove, li capisco, il lago quando piove è di una tristezza assoluta e poi, soprattutto fa ancora freddo. Apprendiamo che nostra nipote procede con profitto ai suoi esami universitari e anche che, purtroppo, è influenzata. Insomma siamo lontani ma sempre vicini ai nostri cari.
Autore: admin
Taratazum
Limni porto, mercoledì 4-6-2025
Domenica, verso sera, il giorno prima del varo, siamo andati in porto per vedere se ci fosse posto. Nonostante il porto sia piccolo e metà sia riservato ai pescatori, c’è ancora un posto libero, bene, pensiamo, domani mattina ci infiliamo subito in porto e finalmente facciamo la spesa e soprattutto carichiamo un po’ di pacchi d’acqua. Ma il lunedì successivo siamo la terza barca ad essere messa in acqua, la prima si dirige davanti al paese e si ormeggia a un corpo morto. La seconda prende la direzione del porto e la terza che fino a quel momento era rimasta ormeggiata davanti al cantiere ad un gavitello, parte in quarta, anche lei in direzione del porto. Ci guardiamo sconsolati: addio posto in porto, per cui o prendiamo il largo o cerchiamo un ormeggio provvisorio, giusto il tempo per fare la spesa. Da lontano osserviamo gli alberi delle barche a vela che spuntano dal porto, sembra che ci sia un posto ma, potrebbe essere occupato da un motoscafo. Ci avviciniamo lo stesso e un posto c’è, incastrato fra una barca a vela e l’ altra, all’inglese. La manovra di ormeggio non è semplicissima, ma siamo in totale assenza di vento con mare piatto, ci prepariamo: parabordi a sinistra, cime di ormeggio pronte, elica di prua accesa, avanti adagio e sul molo c’è chi ci prenderà le cime: fantastico, tutto fila liscio come l’olio. Controllato l’ormeggio il primo pensiero va alla spesa, Enrico tira fuori il carrello, io prendo due borse e la lista della spesa e poi… ci ripenso. Sono le 12,30, siamo in piedi dalle sette, fa caldo, sono stanca ecc… ecc… Ma la spesa che ha aspettato tanto! Potrà aspettare ancora un po’? Perché prima non mangiamo. Proposta accettata dal capitano( meno male). Il porto è tranquillo, le rondini ci girano in tondo e si riposano sulle nostre cime, a fianco della barca, sul molo abbiamo sbriciolato del pane e messo una vaschetta di acqua dolce, nella speranza di vederle fare un bagnetto, ma, mangiano solo il pane. Dopo cena ci incontriamo con Patrizia e Giovanni che raggiungono il paese con il loro camper, lo parcheggiano molto fuori perché l’anno precedente, entrando in paese ( che ha vie molto strette) hanno urtato contro l’angolo di un balcone, decisamente basso. La serata è fresca, quel che ci voleva dopo che finalmente è arrivato il caldo. Il paese trabocca di Greci che occupano tavolini di bar e ristoranti, di turisti ne vediamo pochi, di italiani nessuno. Poltroncine comode e luci soffuse sui tavolini invitano a sedersi lungo mare. Gelato in greco si dice “pago” noi ordineremo 4 pagotò che sono dei mottarelli molto piccoli, la metà di quello normali. Essere stanchi ormai è una consuetudine, anche Patrizia e Giovanni che hanno lavorato tutto il giorno per preparare la barca al varo, desiderano rientrare in cantiere, noi saliremo in barca e nel silenzio ci farà da ninna nanna il consueto taratazum taratazum, lontano e impercettibile.
Il varo
Limni, martedì 3-6-2025
Sveglia presto lunedì mattina, mettiamo la barca in acqua. Sono cinque le persone che girano attorno a Felicità per permetterle di tornare nel suo elemento naturale. Anche noi siamo a terra, io lontana dalla barca per non essere d’intralcio agli operai. Felicità è proprio in forma perfetta, è stata riverniciata a dovere e la linea di galleggiamento evidenzia l’opera viva anch’essa fresca di antivegetativa. Osservo da lontano le procedure: dall’invasatura dove è appoggiata ora a terra passerà su di un’altra mobile, da un passaggio all’altro verranno tolti vari pezzi di sostegno che metteranno a nudo punti della barca in cui non si era potuto passare l’antivegetativa, perciò c’è chi pennella, chi sposta tavelle di legno, chi stringe supporti perché aderiscono bene alla chiglia, chi è passato prima per ungerli, e in fine chi aspetta seduto sul trattore che tutto sia pronto per poi spingere la barca in riva al mare, fino a farla scivolare in acqua. La nostra sveglia è suonata alle 7 ma tre altre barche sono state messe in acqua prima della nostra, così, solo alle 11,30 quando anche Felicità è stata spinta fino alla spiaggia siamo potuti salire a bordo, sempre dalla scala di ferro. È sempre un momento di tensione quello in cui la barca scivola in acqua per poi galleggiare libera dal carrello. Il sole è alto e i rumori forti, chi dirige l’ operazione è in perfetta sintonia con chi è alla guida del trattore, gli indica conl dito la direzione da correggere, gli da i tempi, lo frena o lo fa avanzare e io ed Enrico appollaiati su di una barca con la poppa in basso, a filo d’ acqua e la prua protesa verso l’alto, siamo fermi, mentre la barca, nella lenta discesa in acqua subisce lievi sussulti, e poco alla volta assume una posizione naturale, galleggiando libera da sostegni. E quando questo momento arriva, chi è alla guida del trattore suona il suo clacson, e noi, presi un po’ alla sprovvista rispondiamo con un po’ di ritardo, poi salutiamo con ampie bracciate Patrizia e Giovanni che hanno interrotto i loro lavori in barca per venire a salutarci. Il tempo per Enrico di ritirare una cima, di accendere il motore e sedersi alla guida è già sufficiente perché i nostri amici che vediamo di spalle dirigersi in cantiere siano lontani e piccoli piccoli.
Dieci punti di merito
Limni, lunedì 2-6-2025
È da sabato pomeriggio che cerchiamo di fare la spesa in previsione della partenza di lunedì, meglio essere prudenti, magari la domenica è chiuso, come già successo altre volte in altri paesini, certe volte i negozi sono chiusi il mercoledì, altre ancora è aperto solo la mattina. Ed è quello che abbiamo constatato sabato pomeriggio, per cui, niente spesa prima di partire. Domenica mattina splende il sole e il venticello fresco che viene da nord è una meraviglia, giornata ideale per chiedere di fare andare la lavatrice, il mio borsone di biancheria sporca è pieno. La signora del residence mi fa strada fino ad un ampio garage chiuso a chiave, lo apre, mi fa vedere come impostare il programma e come avviare la macchina. Quando poco dopo torno col mio borsone, lungo il sentiero sterrato, fra barche sollevate, roulot coperte, camioncini abbandonati, latte vuote, pezzi di legno e quant’altro, mi assale un profumo familiare, sto calpestando delle minuscole piante di camomilla fiorita, raggruppate fra loro a formare vari tappetini, sia sul sentiero che sui bordi. La natura, noto, si fa spazio fra il caos umano, anche i papaveri sbucano di sotto una cassetta, in questi ultimi giorni ha piovuto e la natura ne ha molto beneficiato. Metto la biancheria nella lavatrice, aggiungo il detersivo, chiudo lo sportello, giro la manopola per impostare il programma… non succede niente, riprovo… niente non va! Quando le macchine non fanno quello che devono fare mi viene un nervoso terribile, anche perché immagino il seguito: arriva qualcuno e mi dice che sono io che ho sbagliato qualcosa. Mi do una calmata e ripeto tutto assicurandomi che l’oblò sia chiuso, che la spina sia ben inserita e ancora non va, PAROLACCIA. Sono depressa e aspetto un po’ prima di chiedere alla signora che però vedo venirmi incontro. Non c’è corrente mi spiega. Quasi quasi sono contenta. Poi, quando torna la corrente, Il programma di lavaggio dura 1 ora e 40, stendo, e solo dopo due ore è tutto asciutto. Missione compiuta. Anche Enrico, dopo le batterie a fatto proprio tutto ma lo vedo chino a trafficate con radio, casse acustiche, telefonino. “Cosa fai ancora?” Domando. ” Sto cercando… dopo te lo dico!” La sera precedente ci siamo fermati in un piccolo locale dal quale passando, sentivamo sempre bella musica, ci attardavamo anche, con qualche scusa. Ci siamo così goduti la bella musica seduti in poltroncina, poi prima di uscire al termine di una canzone sentiamo una serie di numeri in greco e poi Zeppelin. È una radio! La possiamo cercare anche noi. Dai Enrico cercamela, avevo chiesto, e se ci riesci guadagni 10 punti. Non quelli di sutura ai quali ultimamente sei abituato, ma 10 punti di merito da parte mia. E ci è riuscito: ” Radio Zeppelin 106/7″.
Le batterie
Limni, domenica 1-6-2025
Il tempo continua ad non essere un granché, giovedì e venerdì fra un raggio di sole e l’altro e il vento ancora freddo che non invita certo a mettersi il costume, il tempo passa calmo. Sulla spiaggia davanti al cantiere i muratori hanno finito di armare una nuova doccia e i gestori del bar adiacenti, fra sabato e domenica hanno ripulito la spiaggia e impiantato 4 file di ombrelloni e sdraio. Nonostante le temperature ancora basse più famiglie ci si sono già accomodate ma nessuno ancora fa il bagno. Le piogge di questi giorni hanno ingrossato le acque di un torrente che sfocia in mare qui, poco lontano e una grande bolla di acqua colore ocra si estende in mare; mi sembra di essere a Maccagno dove il fiume Giona, allo stesso modo, si spinge, allargandosi nel lago Maggiore con acque fangose che lo tingono di ocra opaco. Piano piano riprendo padronanza della mia schiena, salgo la scala che mi porta in barca con più facilità ma sto sempre molto attenta. Venerdì 30-5 È quasi ora di preparare l’insalata greca ma non ho voglia di mangiare un piatto freddo così propongo ad Enrico un bel piatto di pennette al sugo, sono le 13 e mentre prendo il tegame per mettere su l’acqua mi arriva un messaggio da Patrizia e Giovanni che ci pensano ancora a Creta: “Stiamo arrivando in cantiere a Limni, voi dove siete?”. ” In cantiere a Limni anche noi!” Spengo il fornello sotto il tegame l’acqua e gli andiamo incontro. È come se fosse il proseguimento delle ferie dell’anno scorso, come se l’intervallo invernale fosse svanito. Ci abbracciamo, ci baciamo, ci sorridiamo… ecco, sono cominciate le ferie, rincontrarsi con gli amici barcaioli è un vero piacere, ci portano le novità di altri amici comuni, anche loro di Roma, ci raccontano di progetti futuri e ci spiegano anche che… sono stanchissimo per il viaggio, ci riuniremo questa sera per cenare assieme al ristorante ” Il platano”, il più gettonato dai locali. Per essere proprio tranquilli prima della partenza bisognerebbe cambiale le batterie della barca che si alimentano con i pannelli solari, andrebbero cambiate ogni 4/5 anni e le nostre sono al limite. Fare ora il cambio sarebbe meglio, così dopo aver interpellato il proprietario del cantiere (per chiedere consiglio) ed esserci messi in contatto con l’elettricista, sabato 31-5, siamo pronti per il cambio batterie. E… piove, piove di brutto, ha cominciato alle sei del mattino, tanto violentemente da svegliarci per il gran battere della pioggia sulla barca che al suo interno fa da cassa armonica. Alle 8 ci alziamo, non piove più, uscendo nel pozzetto, dalla poppa di Felicita il panorama è limpido: nell’uliveto che si estende a vista d’occhio, gli alberi sono di un verde lucidissimo e un grande e variopinto arcobaleno li sovrasta: bellissimo e inaspettato, ma poi riprende a piovere. Penso a Patrizia e Giovanni che con quest’acqua non potranno fare nessun lavoro in barca, penso che sono ormai le 11 e ancora l’elettricista non si vede, penso proprio che con questo tempaccio non verrà. All’una manda un whatsapp (che traduciamo): ” Arrivo fra mezz’ora”. Il pranzo è rimandato. E quando arriva non piove più. È stato un lavoro lungo e faticoso, le 4 batterie al piombo sono pesantissime, portate su e giù dalla scala in ferro con 15 gradini, quelle vecchie da sbarcare e quelle nuove da piazzare sempre ai lati del vano motore. Insomma un lavoraccio. Finalmente alle 3 del pomeriggio mangiamo la nostra l’insalata greca.
Brutto tempo
Limni, martedì 20-5-2025
Forse i greci si sono assuefatti ai terremoti, ieri, qui nel residence tutto procedeva normalmente, nessun commento tra gli inquilini, nessun capannello di persone fra i barcaioli del cantiere, anche Enrico ha in mente il suo inverter da cambiare, e io invece, per molti giorni, sedendomi sul letto la sera, avevo un solo pensiero: chissà… speriamo bene. Oggi è il 30-5, non penso più al terremoto, ma il mio corpo sembra non volerlo dimenticare, va tutto bene durante il giorno, ma nel silenzio della notte, l’attenzione ai rumori: diversi, strani, inaspettato mi tiene sveglia. Dalle 2,30 del mattino del 19 maggio, abbiamo avuto giornate abbastanza movimentate. Il mio mal di schiena ci impedisce di andar per mare, così ci imbarchiamo con la macchina sulla nave Nissos Rodos della compagnia Blue Star Ferries, diretti a Creta. Era un viaggio programmato per settembre, prima del nostro rientro. Per cui, nei giorni a seguire del terremoto è stato un continuo cambiare letto, prima in cabina nave, poi in albergo a Creta, poi di nuovo sulla nave Ariadne della Anek Lines. Ora siamo di nuovo a Limni sull’isola Eubea ma non dormiamo più nel residence, bensì in barca, dove è tutto pronto per partire e dove il materasso del letto è molto meglio di quello del residence dove sprofondavo. I rumori notturni mi sono familiari, sono tranquilla. Ma… la barca che è a terra, sull’ invasatura TREMA. E mi assale di nuovo l’angoscia. “Tranquilla Lella è il vento forte che la fa vibrare”. Eh già perché è tornato il brutto tempo, domani pioverà di brutto. Per cui, continuiamo a non partire.
Meglio la noia
Limni, lunedì 19-5-2025
Ieri, domenica 18, sono salita in barca accedendovi da una lunga scala metallica rossa di 15 gradini che Enrico ha ben fissato alla poppa di Felicità, una salita lenta e senza borse in mano per essere ben sicura di non cadere, arrivata in cima mi sono aggrappata al pulpito di poppa poi, una alla volta ho sollevato le gambe sorpassando la battagliola per raggiungere il pozzetto. L’interno di Felicità è molto disordinato per via di tutto quello che abbiamo ammucchiato e coperto prima di partire. Il profumo è sano, e anche la polvere sembra poca, Mi sono piazzata in camera e ho cominciato col togliere le coperture ai letti, ho passato lo straccio su tutte le superfici compreso il soffitto, ci ho trovato poca polvere, niente ragnatele e fortunatamente nessun cadavere di animaletto, ho poi rifatto i due letti con le lenzuola pulite, quelle vecchie, sbattute e piegate sono finite in un borsone che porterò in lavanderia. A questo punto sono passata in dinette e dopo aver tolto i teli di copertura ho sbattuto tutti i pezzi che compongono il divano attorno al tavolo e li ho poi sistemati sui letti. Ora la dinette è vuota e si può accedere comodamente ai gavoni per stipare tutto quello che abbiamo portato da casa che è ancora in macchina. Sono stanca, anche oggi ristorante, optiamo per un piatto di alici fritte che mangeremo in due e la solita zuppiera… questa volta piena di maruli ( insalata verde). Nel pomeriggio piccolo riposino, un po’ di biancheria intima da lavare, un po’ di inglese, un po’ di diario di bordo, un po’ di ginnastica, la doccia, la cena. Ma che noia! Aggiungiamoci una passeggiata sul lungo mare poi a nanna, in un letto vero, in una casa vera, che come dico sempre io: non ara, non si sposta di notte come certe volte fanno le ancore delle barche e soprattutto le case non ballano. Invece TREMA TUTTO ci svegliamo all’improvviso, sono le 2,30 di notte e le scosse di terremoto ci svegliano immediatamente, usciamo di corsa dalla casa con ciabatte e pigiama, fa freschino, ci allontaniamo dai balconi e spostiamo anche la macchina, tutto tace, i nostri vicini dormono alla grande e nessun’altra scossa sopraggiunge. Rientriamo in casa, cosa facciamo? Ci prepariamo, una borsa sul mobile davanti alla porta con documenti, soldi, occhiali telefonini, al suo fianco le chiavi della macchina, ai piedi del letto le scarpe e le giacche, non chiudiamo a chiave la porta di casa e andiamo a letto vestiti. Naturalmente non dormiamo, non abbiamo pensato all’acqua, mi alzo, ne prendo due bottiglie e le porto in macchina, che comunque è ancora carica di tutto, anche alimenti in scatola. Aspettiamo sdraiati a letto. Moriremo di terremoto? Forse, di qualcosa bisogna pur morire. Tutto tace, niente si muove e alla fine ci addormentiamo. Al mio risveglio ho pensato che la mia teoria sulle case che non ballano fosse sbagliata e che forse… È meglio la noia.
Sull’isola Eubea
Limni, domenica 18-5-2025
Ieri, sabato 17, ho raggiunto Enrico in cantiere solo verso le 12, ho marcato visita: un poderoso mal di schiena mi ha bloccata in casa. Molto lentamente ho portato avanti… me stessa e quel poco che ho potuto fare. Fuori è ancora nuvolo e c’è vento, lo scirocco sta comunque calando e sprazzi di azzurro nel cielo si fanno largo, camminando sulla strada che costeggia spiaggia e mare ci sono bei cespugli di papaveri rossi e papaveri gialli dal colore intenso. La spiaggia ghiaiosa è deserta, alle sue spalle filari di alberi e cumuli di rami secchi sono ammucchiati pronti per essere portati via. La stagione balneare non è ancora cominciata, ma qualcosa si muove. Cammino lentamente (per via del mal di schiena) ma forse è un bene perché ho il tempo di guardarmi intorno, il panorama è ancora selvaggio, il mare è limpido e in parte racchiuso nel golfo, sui di un lato, dal promontorio verdeggiante gruppetti di case bianche ci si affacciano. In acqua nessun gommone, in strada nessuna macchina parcheggiata, il silenzio è accompagnato dal profumo di liquirizia. Sono solo tre giorni che siamo partiti e già mi sento parte di questi luoghi, come se ne facessi parte da sempre, è facile adattarcisi. Enrico in barca ha il suo daffare, ha cominciato col lavare la barca e poi i soliti controlli, verifiche, cambi di pezzi, e la pompa di sentina si è di nuovo blocca. Domani spero di stare meglio per poterlo aiutare e portare avanti anche i miei lavori in barca. Oggi non ho nemmeno preparato la consueta insalata greca che mangeremo invece al ristorante, qui una porzione te la servono in una zuppiera che basta per due, comunque abbiamo ordinato anche delle alici marinate, anche queste tanto abbondanti che portate a casa sono servite per la cena. In paese, al ristorante, ci siamo arrivati in macchina perché il cantiere è abbastanza isolato, e sulla strada del ritorno ci ha sorpassato una moto a tutta velocità, rompendo il silenzio e lasciandoci increduli: lui senza casco e lei (la moto) senza targa.
Notizie per il gruppo famiglia
Mercoledì 14-5-2025
Dopo essere arrivati ad Ancona in macchina, dopo aver cenato con amici e dopo una buona dormita nell’agriturismo: Il Colle dei lecci, alle ore 11 del giorno dopo, giovedì 15, abbiamo atteso a lungo in biglietteria per formalizzare il check-in. Partenza dal molo 15 in perfetto orario, arrivo a Patrasso con tre ore di ritardo dopo 27 ore di navigazione, trascorse fra camminate nei lunghi corridoi, varie sale, e comodamente seduti in poltrone dei molti bar, a leggere, scrivere e cercare di ripassare inglese dal mio quaderno. Anche se non c’era campo il telefonino di tutti imperava su tutto. Sui ponti esterni siamo stati poco perché il vento da sud ha portato, come al solito, nuvole nere e in fine pioggia, anche le onde del mare si sono alzate di notte, motivo per cui ci siamo svegliati per il gran ballare sulle cuccette della nostra cabina che definirei lillipuziana. Infatti ci siamo stati lo stretto necessario, ho preferito fare yoga e un po’ di ginnastica in una sala adibita per giochi bimbi piccoli che non c’erano. L’unica cosa che salverei di questa pessima nave e traversata sono gli innumerevoli cappuccini, te, e cioccolate calde che il barman ci ha servito con grande professionalità e gentilezza, e meno male che c’era lui, altrimenti saremmo morti di freddo. A parte qualche scalmanato, tutti gli altri, come noi, indossavano sopra ai vestiti: golf pesanti, giacche, gilet, e cappelli, la bassa tempetatura in nave era insopportabile. Alcuni sonnecchiavano sui divani avvolti nella copertina di pile, altri dormivano in alcuni angoli avvinghiati ai loro cani, a volte anche due cani per un solo padrone, i bimbi si scadavano correndo nei corridoi con i genitori al seguito. Un popolo variegato: multilingue, anziani e giovani, turisti, liberi professionisti super impegnati al PC e super eleganti, persone sciatte in ciabatte e camionisti che fumavano di nascosto nei corridoi. Un’insieme di chiasso, zaini, animali e trolley colorati che si sono riversati giù per le scale (anche le scale mobili non funzionavano) appena la nave ha attaccato nel porto di Patrasso alle ore 17 di venerdì 16 maggio. Ci vorranno ancora 5 ore circa per arrivare sull’isola Eubea, dove nel cantiere di Limni ci aspetta la nostra barca e un piccolo appartamento dove abiteremo nei prossimi giorni, mentre organizzeremo Felicità per salpare. Quando e dove, non si sa di preciso! Non sempre possiamo decidere noi. Il meteo è padrone. E noi ci adegueremo, come appena sbarcati in Grecia, quando abbiamo spostato di nuovo i nostri orologi avanti di un’ ora per il fuso orario.
Mari e monti
Lunedì 23 settembre 2024. È questo il giorno assegnatoci dall’ Anek per rientrare in Italia. I biglietti erano prenotati già da febbraio con un rientro previsto all’11 ottobre.
In questi ultimi giorni in cantiere abbiamo avuto anche modo di annoiarci dal moento che con la barca abbiamo finito i lavori, una gita in macchina a Lutra per vedere le terme l’abbiamo fatta. Se il tempo fosse stato bello e non avessimo avuto ancora gli strascichi della tosse avremmo potuto fare anche i bagni, proprio davanti al cantiere c’è la spiaggia attrezzata con sdraio, ombrelloni, doccia e cabina per cambiarsi, ma le nuvole e il vento sono stati una costante che ci raggiungevano, anche l’appartamento era oscurato e i sibili delle sartie degli alberi delle barche poco distanti da noi, mi agitavano come quando eravamo attraccati in porto. Oramai siamo più interessati a sapere che tempo farà quando arriveremo al nostro piccolo borgo, perché ci sarà da scaricare la macchina che è strapiena. È comunque una realtà che da oggi, qui in Grecia le condizioni meteo siano cambiate: il sole splende, vento e perturbazioni sono sparite e si preannuncia di nuovo il bel tempo. Le previsioni del tempo possono sembra una banalità ma per noi sono state fondamentali e solo rientrando a casa le dimenticheremo un po’ per volta, come un po’ per volta diremo ancora: ormeggiare la macchina anziché parcheggiare. E anche in casa, per un po’ staremo attentissimi nel consumo di acqua. Abitudine che dovremmo mantenere, ma sarà difficile fra qualche giorno fare docce velocissime o lavarsi i denti con un solo bicchiere di acqua. Lo so! Dovremmo continuare così, c’è lo ripromettiamo sempre ma poi… ci si attarda sotto la doccia e tutto il resto va di seguito. Questa mattina alle 9 siamo usciti dall’appartamento, abbiamo salutato la signora e da quel momento in poi ho preso nota dei tempi di percorrenza da Limni a Chalkida, Atene, Corinto, Patrasso. Fermate per acquistare frutta, fermate per caffè e carburante, fermata per pranzare e finalmente alle 15, 30 siamo in porto a Patrasso per il check-in. Partenza prevista ore 17,30, sembra impossibile ma probabilmente partiremo in orario, quasi un evento eccezionale. Più volte abbiamo fatto il tragitto da Chalkida a Limni e viceversa, su e giù per la montagna, inerpicandoci su tornanti, scendendo poi in piccole pianure. Un percorso durato un’ora che questa volta mi sono goduta a pieno: un paesaggio alpino con tanto di alti bastoni neri anellati di rosso per segnare i bordi della strada in caso di neve. Profumo di resina molto intenso anche perché su molti tronchi la corteccia è stata incisa e sotto un sacchetto ne raccoglie la resina. Incontriamo ai bordi della strada mucche e poi capre. La strada scorre nel fitto del bosco a volte molto stretta per poi allargarsi verso la pianura. Ci sono zone che mi lasciano interdetta e avvilita per lo sfacelo che ha lasciato uno dei tanti incendi che hanno colpito l’anno scorso anche questa zona della Grecia. L’Eubea brucia! Si diceva l’anno scorso, noi lo vedevamo da lontano, il fuoco nel buio della notte, il sole in pieno giorno oscurato dal fumo, la cenere che ricadeva lontana, anche in barca da noi. Ma il bosco bruciato non lo avevamo mai visto, terribile, un senso di morte, alcuni tronchi ancora in piedi, neri e privi di rami, altri spaccati in malo modo come strappati, altri ancora sempre neri e già accatastati, ad ogni slargo, sui pianori, cataste e cataste di tronchi in parte già bruciati. Uno spettacolo molto triste, ma già sul terreno qualcosa cresce, in altri punti si vede la mano dell’uomo che ha ripiantumato. È solo una zona bruciata, ma ha lasciato il segno. Più giù, verso il mare il terreno cambia e ampie coltivazioni di olive ci accompagnano al mare.