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Venerdì 7 Luglio 2023.

Gli ubriaconi se ne sono andati, stranamente piano piano e senza fare danni, quando ci siamo alzati non c’erano più. Il meltemi è sempre fresco, il sole splende e l’acqua è cristallina, una favola in somma e mi piacerebbe cominciare bene la mattina, magari procurandomi un bel pesce dal pescatore che a poppa della sua barchetta li sta già pulendo. Non è facile, non so bene il greco e lui forse, come me non sa l’ inglese, conto tanto sulla mimica. Mi avvicino mostrando il portafoglio e indicando il pesce chiedo: “Psoria?” pesce? Mi risponde con un lungo discorso in greco, sempre guardando i pesci che sta pulendo, capisco solo pesci e ristorante. Non è difficile da capire, i pesci sono destinati al ristorante, provo ad insistere: “Ena psoria?” Un solo pesce? E aggiungo in inglese for me. La risposta è lapidaria e non accetta repliche: ristorante. Ok ci ho provato. Dopo la routine quotidiana saremmo pronti per andare in spiaggia ma… è in arrivo l’ennesimo catamarano, lo aspettiamo fiduciosi, a bordo pare ci sia uno skipper e le altre 4 donne sono villeggianti che pur volenterose lanciano le cime sbagliate e la loro barca si traversa sulla nostra dritta, lo skipper si precipita sulla fiancata e spinge sui nostri candelieri per allontanarsi, Enrico gli grida che deve farlo coi piedi e sulla falchetta. In seguito chiederà scusa e ringrazierà per l’aiuto all’ormeggio, ma intanto Enrico il primo bagno lo farà in zona ancora per capire se tutto è a posto. Per domenica questo meltemi che già da oggi è sostenuto, dovrebbe aumentare, motivo per cui siamo ancora qui, e si sta bene, c’è l’acqua potabile, la spiaggia, il piccolo negozio e fanno difetto solo i ristoranti in cui non si mangia troppo bene. Nel pomeriggio il silenzio è sovrastato solo dal vento, io sono in dinette, sto leggendo, e sul tavolo, inaspettato, mi salta un gatto rosso che avevo visto girovagare sul pontile, cerco di spingerlo fuori, ma non è troppo convinto, alzo di più la passerella per impedirgli di salire a bordo, ma evidentemente lui salta. Enrico sonnecchia in pozzetto. Improvviso un rumore secco, Enrico mette la testa dentro e mi chiede cosa sia successo, non lo so, pensavo venisse da fuori, lui torna fuori e vede la randa, della barca ormeggiata al nostro fianco, che si sta gonfiando uscendo dal’ Easy bag, è un attimo e la barca ci è già addosso. A bordo non c’è nessuno, Enrico salta sul catamarano con una cima per cercare di ridurre la vela e un po’ per volta la recupera e la lega al boma. Da sotto coperta esce lo skipper con un asciugamano legato in vita, che gli cadrà subito, forse dormiva e ha sentito i rumori, si risistema l’asciugamano e con Enrico finiscono di rimettere a posto la vela. Tornando in pozzetto Enrico quasi ride… “non è possibile, non c’è davvero pace”. Il gatto intanto fa la posta a un ragazzino che sta pescando, non so se faccia finta o stia dormendo davvero, sdraiato sotto l’ombra di una enorme bitta gialla, fatto sta che quando il ragazzino recupera il filo con attaccato un pesciolino, il gatto scatta e glielo porta via. Non c’è pace neanche per i pescatori in erba.

Kalimera.

 

Giovedì 6 Luglio 2023 Agios Georgios

Suona sempre tre volte il battellino che tutte le mattine porta i turisti nelle varie spiagge di Iraklea. Il capitano arriva alle dieci con il quad, munito di casco e borsa frigo, dove suppongo ci sia il pranzo, con lui c’è anche un ragazzo che gli fa da marinaio, dopo dieci minuti cominciano ad arrivare i turisti, il ragazzo ritira i biglietti e il capitano è già al posto di comando con il motore acceso, nell’attesa della partenza i viaggiatori si accomodano sulle panche e a volte, sul tavolino già tirano fuori dalla borsa il thermos col caffè, Il profumo trasloca piacevolmente sulla nostra barca, c’è il rito delle foto, chi legge i messaggi del telefonino e chi in piedi, con almeno una mano ben salda a qualche tientibene, già si pregusta la gita in mare, poi il ragazzo molla gli ormeggi a poppa e a prua, alle 10,15 precise il capitano manovrando anche con l’ elica di prua, lascia il porto di Agios Georgia, non senza suonare per tre volte la sua tromba, un suono lungo e cadenzato che oramai fa parte della nostra mattinata. Ritorneranno tutti quanti, puntuali, alle 15,30 e noi siamo tranquilli perché nessuno nel frattempo ormeggerà in questo posto riservato a lui. Sull’altro lato invece, sulla nostra dritta le varie imbarcazioni si alternano quasi giornalmente e di conseguenza i guai non mancano mai. Ieri il catamarano che ci si è affiancato ha spedato l’ancora buttando la propria sopra la nostra, così siamo stati costretti a rifare l’ormeggio, per fortuna in assenza di vento e con un uomo del catamarano a terra per prenderci le cime. A dire il vero succede anche molto altro, oggi in orario pomeridiano gli equipaggi a noi affiancati, sempre su catamarano, sono già ubriachi, girano bottiglie di Gin come fosse Coca-Cola, e gli effetti si vedono, un ragazzo giovane barcolla sulla passerella e una ragazza cade non proprio subito in acqua ma battendo prima sulla spiaggetta, le risate cessano improvvisamente, la recuperano un po’ acciaccata ma non sembra niente di grave. Il problema è loro, ma avere un equipaggio del gene a fianco è sempre un problema, se va bene, faranno casino tutta notte, e comunque, con gente ubriaca non si ragiona. Fortunatamente arrivano e salpano il giorno dopo, sono catamarani presi a noleggio e hanno pochi giorni per girare le isole. Sono in realtà delle mine vaganti: non mettono i parabordi, buttano le cime a terra tutte aggrovigliate, senza prepararle prima, l’ancora la buttano a pochi metri dalla banchina, la barca per loro è una villa galleggiante. La Grecia è invasa da questi enormi catamarani e solo alcuni hanno a bordo lo skipper, il marinaio e l’hostess. I catamarani sono indubbiamente barche comode, noi ne abbiamo avuto uno di 7 metri e mezzo già 40 anni fa, e un altro di 10 metri col quale abbiamo navigato per 10 anni, ci guardavano tutti come fossimo mosche bianche. Ora che siamo un piccolo mono scafo in mezzo ai catamarani, siamo ancora mosche bianche.

Kalimera.

 

Mercoledì 5 Luglio 2023. Porto Agios Georgios

Iraklia dipende dal comune di Naxos ed è un dipendente comunale che qualche giorno fa ci ha chiesto di compilare un modulo informativo e ha voluto sapere anche quanti giorni ci saremo fermati in porto per chiederci il dovuto per l’ormeggio. É sempre un po’ difficile deciderlo prima, i fattori da tenere presente sono molti, ma il primo in assoluto sono le previsioni del tempo, per cui ci siamo presi 5 giorni e poi vedremo il da farsi. Nel frattempo stiamo facendo i villeggianti: spiaggia, bagni, rientro in barca, insalata greca, caffettino, riposino ecc… ecc… insomma per il momento più che scrivere un diario di bordo sto raccogliendo delle impressioni. La mattina preso, per esempio, il molo al quale siamo ormeggiati di poppa è vuoto e silenzioso e anche davanti a noi, a prua, la spiaggia è deserta e silenziosa, le panchine sono libere, ma a guardare bene non è vero, sulle prime due ci sono piegate delle seggioline, appoggiate ci sono due sdraiette, e legati fra di loro, perché non volino ci sono tre salvagenti ancora gonfi. Le famiglie che frequentano la spiaggia lasciano tutto lì, e nessuno tocca niente. Poco più al centro della spiaggia e sempre sotto gli alberi, una signora giovane con due bambini ha organizzato una specie di banco a due posti, dove sul lato posteriore ci sono dei contenitori dove lascia i giochi dei bimbi, anche qui nessuno tocca niente. Oramai conosciamo le famiglie, i nomi dei loro figli, chi è un disperato e fa impazzire i genitori, chi invece si diverte a scavare buche per tutta la mattina. C’è una signorina che dorme nell’amaca, e la vigilessa in divisa nera e scarponi, sempre presente in questi giorni sul molo all’arrivo dei traghetti, oggi è in spiaggia col bichini che legge comodamente seduta su di una seggiolina. Sono quasi tutti greci e non comunichiamo, ma ormai ci salutiamo, Kalimera, Kalimera, anche la vigilessa che in un primo momento non avevamo riconosciuto, ci sorride e saluta. Va tutto bene fino alle 12,30, quando dal molo il traghetto scarica un bel po’ di persone che con borse, stuoie e cappelli, prendono d’assalto le poche panchine rimaste vuote e tutto il resto di ombra creata dagli alberi che sono grandi e garantiscono fresco a tutti. A questo punto, solitamente noi abbiamo finito la nuotata e rientriamo in barca. L’insalata greca ci attende.

Kalī ørexi.

 

Lunedì 3 Luglio 2023 Iraklia

É girato il vento nel porto di Agios Georgios, quello da sud, che ieri aveva portato umidità non c’è più, oggi ci siamo svegliati con un meltemi fresco e dei grossi nuvoloni neri che sono andati in seguito ad attenuarsi. Giornata ideale per camminare sui diversi sentieri che offre Iraklia. C’è solo da scegliere e optiamo per un percorso breve che porta alla spiaggia di Livadi. La strada è agevole, in cemento e sassi, ma la salita è tosta, poche chiacchiere dunque ma tanto guardarsi in torno: colline rocciose, brulle e arse dal sole e dal vento ma il timo, rigoglioso è nel pieno della fioritura, fa bella mostra di se lungo tutto un bordo della strada, se non fosse impolverato sarebbe perfetto per una foto artistica. Mentre, sull’altro lato sono stati piantati dei piccoli oleandri rosa, che tutti piegati su di un lato, combattono quotidianamente contro il vento. Quando arriviamo in cima alla collina ci blocchiamo. La spiaggia semi circolare di Livadi è ampia e abbraccia il mare con la sua sabbia dorata in contrasto con l’azzurro dell’acqua che diventa blu più a largo, è quasi deserta la spiaggia e questo la rende ancora più invitante. Tutto il panorama è un vero spettacolo, in più il vento ci porta odore di salsedine e fiori. Vediamo l’isola di Schoinousa, e barche a vela, piccole piccole che si stanno allontanando dalla baia. Le nuvole, sopra di noi, corrono e hanno lasciato il posto al sole, per oggi non proseguiamo oltre, ci basta l’incanto del panorama. La spiaggia di Livadi la raggiungeremo via mare, forse. La discesa al sole, nonostante il vento è altrettanto tosta ma fortunatamente breve. In discesa, di nuovo verso il porto, cambiando il punto di vista ci accorgiamo di molte arnie che in salita erano passate inosservate. Penso al miele di timo acquistato in Grecia, che gustiamo al mattino e… mi piace immaginare che lo abbiano prodotto le api di Iraklia. Sul sito di “Grecia mia” si parla anche di 7 sentieri che portano fra gli altri alla spiaggia di Alimia dove un relitto sommerso attira gli amanti di snorkeling, e poi ci sono le cave Agios Ioannis e poi, e poi… bisogna camminare su e giù in continuazione. Li guardiamo sulla cartina i vari sentieri, li guardiamo e basta. É già faticoso fare i marinai, ci manca solo che ci mettiamo a fare gli escursionisti in luglio su di un’ isola che per quanto affascinante ed ospitale è in prevalenza rocciosa, soleggiata, con percorsi sali scendi. Se possiamo scegliere, visto l’orario meglio una nuotata. Il pomeriggio passa senza intoppi o imprevisti e verso sera ci arrampichiamo di nuovo in collina dove oggi passando abbiamo sentito un buon profumino, ci sono i tavolini sulla ghiaia, coperti da una tettoia in legno, dei vasi con petunie di vari colori delimitano la terrazza affacciata al mare. Sono le 20,40, il sole sta tramontando sul mare suscitando sempre stupore.

Kalinikta.

 

Domenica 2 Luglio 2023 isola di Iraklia

Al risveglio, togliendo la tendina che oscura il passo d’uomo, lo vediamo bagnato, eppure non ha piovuto questa notte, usciamo e costatiamo la forte umidità che ha bagnato completamente la barca. In questo caso, di solito, passiamo il mocio ed oltre ad asciugare la barca togliamo anche la salsedine, magari il pozzetto lo puliamo un po’ meglio, con uno straccio e… togliamo anche l’umido dal parabrezza che comincia a gocciolare. Alla fine Felicità è bella pulita e noi siamo già sudati. La giornata è limpida, l’acqua cristallina è di una trasparenza tale che vediamo la catena dell’ancora fino ai tre metri e mezzo di profondità che ci indica l’ecoscandaglio. Sul fondo della spiaggia di fronte a noi una fila di vecchi tamerici già procura ombra alle panchine sottostanti, un’ombra che col passare del tempo si allungherà lentamente verso il mare. É domenica, arrivano i bagnanti, i salvagenti, i bambini e qualche persona è già in acqua a rinfrescarsi, le donne col cappellino in testa, sono ferme a chiacchierare fra di loro, altri giocano e qualcuno nuota. Anche noi ci buttiamo in acqua, che è un po’ freschina, ma dopo il primo impatto ci godiamo questo fiordo poco popolato e tranquillo. Quasi tranquillo, arrivano in seguito e in continuazione barchette, gommoni, grandi catamarani, barche a vela, e un grosso yacht. Tutti trovano posto, affiancati ad altre barche, buttando l’ancora e fissando la poppa a terra con delle cime, lo yacht sparisce in una rientranza del fiordo, i due catamarani hanno preso il posto del traghetto che se ne è appena andato, colmando il fiordo all’orizzonte. La barca a vela invece si è incastrata in uno spazio che non c’era! Il vento da sud che aspettavamo si è affievolito, e nelle piccole Cicladi non è arrivato, si è sfogato più a ovest, dove sono ora i nostri amici romani. Li abbiamo sentiti e dicono che sono ben ormeggiati, devono solo aspettare 6 ore che la buriana passi. Cose che capitano per mare. É stata una bella giornata, immersi in una natura selvaggia. Già nel giretto che abbiamo fatto ieri sera ce ne eravamo resi conto. Camminando in salita, in ogni dove terreni scoscesi, rocciosi e selvaggi, e nel nulla, stradine sterrate che portano a casette bianche cubiche, qua e là disseminate a gruppetti armoniosi, isole bianche circondate da alberi e fiori, con imposte e porte dipinte di blu. Ci si sente bene guardandosi in torno, la veduta è ampia e nonostante le rocce, molti arbusti hanno trovato il loro abitat. Scendendo, lungo la strada in cemento, il panorama cambia, sempre case ma più fitte, più numerose che si stendono fino al mare, qui ci sono ristoranti caratteristici e ben curati, piccoli negozi con molti oggetti di artigianato locale, coloratissimi ed eleganti. Anche le case private fanno a gara a chi è più bella. Iraklia ha un suo fascino tutto particolare: selvaggio ed accogliente, non è un caso che sulle rocce, a picco sul porto ci sia una scritta molto grande in bianco: WELCOME che incorpora al suo interno, in azzurro, il nome di questa piccola isola: Iraklia.

Kalimera.

 

Sabato 1 Luglio 2023, da Naxos ad Iraklia.

Salpiamo, rotta a sud verso l’isola di Iraklia, nelle piccole Cicladi. Lasciamo alle spalle, senza rimpianto, il porto di Naxos, osserviamo con occhio più consapevole la porta del tempio di Apollo, e riguardiamo con nostalgia la Cora di origine veneziana. É presto, la navigazione inizia con una lunga telefonata mattutina, siamo entrambe sveglie e il contatto con persone care per me è sempre un balsamo, spiego che siamo in navigazione a motore, che non c’è vento e nemmeno onde, vorrei parlare con lei di altro, ma la nostra posizione di naviganti crea sempre curiosità, poi però chiacchieriamo a lungo di altro. Siamo di nuovo soli e non c’è campo per usare internet, potremo sopravvivere? Forse si! Delle piccole onde ci rincorrono di poppa, infilandosi sotto lo scafo e spingendoci un po’, anche il vento che è arrivato fa la sua parte gonfiando il fiocco. La navigazione è lenta e piacevole però… ci siamo alzati presto e fatta colazione altrettanto presto. Ho fame! E guardare l’ orologio non serve quando si ha fame, anche se sono le 11 preparo delle bruschettine condite con pomodoro olio e olive, e anche chi non aveva fame ha mangiato tutto di gusto. Il caffè lo faremo quando saremo arrivati nel porticciolo di Iraklia. Sempre che si trovi posto, l’alternativa è subito fuori in rada all’ancora. Un’alternativa poco allettante ma altrettanto sicura perché la baia è giusto protetta dai venti provenienti da sud e domenica ne sono previsti in arrivo parecchi. Le onde ci hanno preso gusto a spingerci, si ingrossano, il vento che ci potrebbe anche andare bene, ora non ci serve più, siamo in prossimità del porto: giù le vele, giù i parabordi, preparare le cime di ormeggio e l’ancora. Come capita spesso, anche questa volta , chi prima era dietro di noi, accelera per accaparrarsi l’eventuale posto libero in porto, “ipomoni”. Noi siamo lenti e pesanti, non ci mettiamo mai in competizione, in questo caso il sorpassatore butta l’ancora in mezzo al porto perché non sa dove può ormeggiare. Noi, dopo aver chiesto, ormeggiamo al pontile buttando l’ancora. Il porticciolo ha solo 2 posti per il diporto, gli altri sono riservati ai pescatori. Nemmeno il tempo di tirare il fiato dopo il nostro ormeggio che, chi va per mare lo sa, è un momento delicato ed ecco il sorpassatore fiondarsi affianco a noi. La differenza è che noi abbiamo ormeggiato da soli scendendo al volo sul pontile uno, e l’altra manovrando a bordo col motore, con l’elica di prua e tenendo d’occhio la lunghezza della catena dell’ancora. Loro, invece, hanno trovato noi che gli abbiamo preso le cime, lo facciamo sempre quando possiamo, anche con i sorpassatori.

Kalimera.

 

Venerdì 30 Giugno 2023 Naxos

Sembra più calma questa mattina la baia, ma è deciso, proviamo ad entrare in porto, aspettiamo nel avamporto il nostro turno e dopo mezz’ora finalmente l’ormeggiatore ci indica il posto libero che dobbiamo occupare, ci aspetta sul pontile, ci prende le cime, ci prende i documenti e ci prende 20€ per una notte, la cifra è data dalla lunghezza della barca, meno male che la nostra è piccola. La pia illusione che in porto non avremmo ballato svanisce subito al sopraggiungere del primo traghetto, onde, risacca e tironi ci fanno tornare agli anni 60 quando andavamo sulle auto scontro, qui in porto è il barca scontro e anziché un’ unica gomma come nelle auto, qui ci sono i parabordi sulle fiancate delle barche. In entrambi i casi si paga, va a capire come si diverte la gente. Forse forse era meglio in baia. No, dai, qui faremo il pieno del serbatoio dell’acqua e scenderemo a terra per fare la spesa senza bagnarci le chiappe e più tardi scenderemo di nuovo per visitare la Cora. C’è movimento sul pontile, una piccola autobotte carica gasolio alla barca di fronte a noi, poi arriva un catamarano e scarica i passeggeri, immagino della settimana perché i loro trolley ingombrano il pontile. Barche che escono, barche che entrano. Fra puzze, traffico e rumori siamo messi bene e in fine devo affrettarmi ha chiudere oblò e passo d’uomo per evitare che il nostro vicino di ormeggio che sta lavando la sua barca ci bagni dinette e cuccette, il problema è sempre lo stesso: siamo piccoli, e anche facendo attenzione è difficile non bagnare la barca affiancata alla propria. Fa caldo, su alla Cora decidiamo di andarci più tardi ed è stato un errore perché abbiamo trovato il museo archeologico chiuso, ipomoni. Camminiamo nelle piccole strade della Cora con stupore per la rara bellezza e per i particolari, l’aria è fresca, il percorso ombreggiato e ad ogni angolo ci fermiamo ad osservare le pietre in marmo, a volte lavorate che emergono dagli angoli dei muri o fanno parte di gradinate. Fiori e vasi sono ovunque e dall’alto il panorama è a tuttotondo. Anche questa Cora, ha antiche origini veneziane e se amate i particolari storici li troverete su internet: “Grecia Mia”. Sul tardi riscendiamo verso Felicità. Lo specchio di mare che divide il pontile dalla strada è di pochi metri, se verso sera il caos del porto si è acquietato, la città comincia a vivere, la strada è chiusa al traffico e i pedoni la prendono d’assalto, il loro chiacchierio si confonde con le varie musiche, è un sottofondo che conosciamo. Quando si dice: Un vero porto di mare.

Kalinikta.

 

Giovedì 29 Giugno 2023 Naoussa

Rotta per l’isola di Naxos, prima di mollare gli ormeggi, scendo a terra per acquistare il pane fresco, fondamentale se rimarremo in baia questa sera. Alle 9 circa, quando usciamo dal porto il mare è calmo e il vento assente, il motore va alla grande: 5 nodi a 2000 giri. Il tragitto sarà breve, 10 miglia, per cui non ho preparato il caffè nel thermos, e nemmeno organizzato il pranzo che consumeremo comodamente in baia. Il vento nel frattempo fa finta di arrivare e noi faremo sul serio ad issare il fiocco, dopo un po’, sventa e lo riavvolgiamo. Siamo muniti di tutta la strumentazione necessaria per navigare e arrivare a destinazione, ma i traghetti che vediamo entrare e uscire in lontananza dal porto di Naxos ci tracciano il percorso e ci fanno capire che la meta è vicina e se non bastasse, poco dopo, di fronte a noi, dal promontorio di Palatia si staglia imponente, tutta di marmo bianco la Porta del sole, detta anche Portara, quello che resta del tempi di Apollo. In baia, all’ancora nel primo pomeriggio il vento comincia a soffiare ed entra poco mare. Siamo indecisi se scendere a terra col gommone perché è garantito che ci bagneremo. Così sarà ma dalle foto che ci faremo scattare da altri turisti, non si vedrà! É quasi il tramonto, il momento clou, la Portara è orientata ad ovest e il sole, lentamente, tramonta nel mare, una palla infuocata dipinge di rosso tutt’attorno, e zittisce tutti. Emozionante. Col canotto, ci ribagnamo e raggiungiamo Felicità che è sempre più agitata, e non penso proprio per la nostra assenza. I traghetti contribuiscono notevolmente allo sballottamento, e ne arrivano molti e fanno onda anche quando se ne vanno. Traghetti enormi che buttano fuori e ingoiano centinaia di persone. Domani sarà meglio cercarci un posto in porto. La città merita una visita e… il frigo è vuoto.

Kalimera.

 

 

Ogni tanto, curiosando in posti dove i libri sono ammassati senza alcun criterio, se non per la lingua in cui sono scritti, mi capitano fra le mani dei romanzi di autori nati il secolo scorso. É il caso del libro di Thomas Hardy, nato nel 1840, intitolato: “Il ritorno alla brughiera” e pubblicato in prima edizione in tre volumi nel 1878. Un tomo di 470 pagine. Più che la voglia di leggerlo è stata la curiosità che mi ha spinto ad iniziare una lettura che da subito si e presentata particolareggiata, minuziosa, dall’andamento lento, però a mano a mano che leggevo mi addentravo in una brughiera che non avevo mai incontrata prima. Costretta a tenermi il telefonino a fianco per consultare Google su nomi di uccelli che non avevo mai sentito nominare, e lo stesso per fiori ed altro. Thomas scrive della brughiera per pagine e pagine, senza mai ripetersi. Ne torna a parlare durante lo svolgersi del romanzo e la vedo battuta dal vento o infuocata dal sole. Ci sono piccoli villaggi disseminati sulle colline, case isolate o anfratti che fanno da rifugio ad animali vari. I personaggi sono ben caratterizzati come l’uomo dell’ocra, Venne, intriso di rosso vivido che gira col suo carrozzone. Una donna assennata, Mrs.Yeobright, tutta d’un pezzo che cresce nipote e figlio da sola. C’è il capitano che racconta le sue avventure. Il giovane Christian, ingenuo e fifone, il vecchio arzillo, i raccoglitori di torba e i raccoglitori di ginestre, lavori umili e antichi. Non manca la bella e sfortunata Eustacia che sogna Parigi, e Clym che da Parigi è venuto via. C’è l’amante e il giocatore d’azzardo. Un’umanità variegata che saprà unirsi compatta nelle necessità e anche riunirsi per ballare intorno ai fuochi. C’è il dramma che si dipanerà sempre nella brughiera, fra colline e sentieri scoscesi, fra lanterne accese nella notte e temporali tremendi che ingrossano fiumi. La trama che emerge fino ad essere incalzante sarebbe semplice da riassumere, gli ingredienti sono semplici: amori, passioni, buon senso, intrighi, eredità e malefici che si compiono nella brughiera, fra poggi, creste e soprattutto sulla montagnola di Rainbarrow. Questo romanzo è scritto talmente bene che conoscerne prima la trama non è fondamentale. Sono le peculiarità dei personaggi che si muovono in una terra selvaggia di rovi, ginestre ed erica, da molti amata e da pochi detestata che ne fanno un buon romanzo da leggere. Magari, lentamente e senza fretta, altrimenti potrebbe essere scambiato per un mattone. Insomma, a me è piaciuto, ma consigliarlo potrebbe essere un azzardo.

Comunque… buona lettura.

 

Siamo fermi in porto da 9 giorni, prima in previsione del forte meltemi, poi perché il meltemi non c’era più e ci siamo immersi nelle ferie più tranquille possibili: spiaggia, bagni, riposini, giri turistici e passeggiate. Ci abbiamo talmente preso gusto che la finestra di calma è passata e il meltemi ha fatto in tempo a tornare di nuovo. Adesso abbiamo anche una scusa valida per rimanere qualche altro giorno. Nel frattempo abbiamo trovato una pescheria e cucinato molte volte a bordo, ma abbiamo anche sperimentato qualche ristorante, con esiti nefasti al primo tentativo e molto soddisfacenti nel secondo. Per quello che ho capito dei ristoranti greci in questi ultimi 5 anni è che… come tutto, anche loro cambiano. I primi anni si mangiava in due con 15€ e oggi 15€ ti bastano per un secondo. C’è da dire che anche l’offerta è cambiata. E se nelle taverne trovi i soliti Pitaghiros, Kalamaki e suflaki con dei grossi piatti di verdura cotta o patatine fritte, o la classica Mussaka e insalata greca, nei vari ristoranti, oltre agli stessi cibi ti servono anche gli Emistà pomodoro e peperone al forno ripieno di riso condito e ancora Scordalià o Taramo salata, la prima un purè molto agliato la seconda una crema a base di uova di pesce e patate. Prima era normale sedersi a un tavolo non apparecchiato e vedersi portare un cestino di pane, con sotto i tovaglioli e le posate contate che dovevamo distribuire noi; mano a mano che le portate arrivavano, nessuno toglieva i piatti sporchi e alla fine, nel casino generale chiedevi: “logariasmò paracalò” il conto per favore, che veniva elencato e sommato sull’angolo della tovaglia di carta, a volte questa operazione si svolgeva col proprietario che si sedeva a tavola con noi e ci chiedeva cosa avessimo ordinato. In una taverna ci siamo seduti e dopo poco ci hanno servito quello che avevano senza che ancora avessimo ordinato. In un’altra non c’è il menù, quando arrivi, scendi in cucina e ti fanno vedere cosa c’è nelle teglie e poi… scaldano nel microonde. Diciamo che le cose sono cominciate a cambiare da quando abbiamo cominciato a vedere in giro le tavole già apparecchiate per benino, da quando nel menù era elencato il coperto e da quando una birra ha cominciato a costare 4 € e 50. Non mancano i ristoranti col pesce che costa 60€ al kg o anche di più, e i primi piatti a non meno di 20 € . E questi non sono ancora i ristoranti di lusso, a questi non ci siamo avvicinati se non per leggere il menù. Diciamo che la scelta del ristorante va presa con molta attenzione. L’ offerta è talmente ampia da potercisi perdere letteralmente e fisicamente: piazzette gremite di tavolini blu e sedie impagliate, lungomare con sequenza infinita di ristoranti con poltrone e poltroncine in vimini, porto stipato fino all’inverosimile tanto da rendere pericolosa la camminata a bordo mare. Viuzze con cuscini colorati appoggiati sui muretti e tavolini tanto piccoli da contenere a stento due piatti, terrazze illuminate, con divanetti e tavolini bassi, terrazze a sbalzo, ballatoi, sotto arcate, angoli sperduti, tutti apparecchiati. Insomma Naoussa è tutta un ristorante. Dopo la prima fregatura, abbiamo girato un po’ prima di accomodarci all’aperto, sotto un pergolato carico di bouganville, in piazza Naoussa’s Square (come stampato sul biglietto da visita). I tavolini sono in parte occupati, una signorina ci si destreggia veloce, è vestita in lungo e il suo grembiule è impeccabile, con in mano il vassoio o china a parlare con i clienti è sempre sorridente, sparecchia, apparecchia, e ci viene incontro, ci fa vedere due tavoli liberi e subito dopo ci porta il menù, in greco e inglese, come al solito cerchiamo di capirci qualcosa col traduttore e lei ci si accosta e ci aiuta. Il cibo è buono, ben cucinato e ben servito senza aspettare molto, mangiamo finalmente cose diverse: carpaccio di “lavraki” spigola, seppie con spinaci. Due sere dopo ci torniamo con gli amici romani, lei è sempre sorridente, ci porta un piccolo antipasto, ascoltiamo musica in sottofondo e aspettando la cena chiediamo cosa significhi il nome del locale “Takimi” squadra affiatata, risponde lei sempre disponibile e con un vassoio in mano. A noi pare che questo nome ben si addica alla bella atmosfera che si respira. La cena è buono, il rapporto qualità prezzo anche. Ci ritorneremo volentieri e speriamo che non cambi. Non ho trovato un loro link ma sul biglietto da visita c’è tutto per trovarli: tel 0030 22840 55095. Non pubblicizzo mai nessun locale, ma questo, in 5 anni di Grecia, per noi è il migliore.

Kalī ørexi
P.s. mi scuseranno i greci se alcune parole le ho scritte come le so pronunciare.