C’è un bel vento questa mattina, il solito meltemi che ci tiene freschi e non ci preoccupa perché siamo ben ormeggiati in porto. Lo stesso vento che sta riportando da queste parti Andrea e Roberto che sono stati prima sull’isola di Thasos e poi sull’isola di Samothraki, ora scenderanno a Limnos in favore di vento, ogni tanto li sentiamo e va tutto bene. Ieri mattina Sabato 13 la spedizione quasi al completo del nostro gruppo di italiani ha affrontato di nuovo i 5mila passi circa per andare in pescheria, mancava Oliviero, assente ingiustificato, il viaggio è stato più agevole della volta precedente, sacchetti più leggeri che hanno portato gli uomini. Nonostante il pescivendolo abbia pulito il pesce c’è stato da lavorare molto lo stesso: gamberi, branzino e 800gr di alici da mettere sotto sale e aceto, per poi condirle con olio, prezzemolo e aglio. Niente ristorante per un po’. Ci ritroviamo comunque sotto un’ampia tettoia del bar affacciato in spiaggia. Noi aspetteremo qui a Limnos Andrea e Roberto, ma Katy ed Oliviero si muoveranno presto, e mi sa anche Mauro e Mari, loro conoscono meglio di noi queste zone per cui siamo tutto orecchi per ascoltare le loro nuove rotte. Per sabato sera ci propongono di tornare a sentire musica dal vivo e bere insieme qualcosa seduti in uno dei tanti locali, passiamo la mano, dopo aver cenato in barca con il branzino ci godiamo il tramonto di fronte a noi che incendia di rosso celo e mare. Il passeggio per arrivare in fondo al molo, qui al faro, è più intenso del solito oggi, famiglie, ragazzini in gruppo, anziani col cagnolino, qualche moto ma nel complesso non è chiassoso, e già alle 23 sprofonderemo in lungo sonno. Il forte vento di questa mattina, ha coperto lo scampanio delle varie chiese ortodosse che ci circondano. Nessun programma per oggi, tranquillità assoluta. Gli amici sono andati al solito Super, ma hanno dovuto aspettare l’apertura prevista per le ore 11, oggi è domenica, il 14 luglio e a me sembra di essere qui già da una vita.
Autore: admin
Un sacco di passi
Ieri, dopo cena con gli amici abbiamo passeggiato sul lungo mare sul lato ovest del castello, ancora una sorpresa, da questa parte le mura sono più integre e arrivano, degradando e seguendo la linea della collina quasi fino al mare, sono molto illuminate e la suggestione che creano è di imponenza ed eleganza. Siamo quasi a metà luglio e il lungo mare trabocca di persone in passeggiata e altre comodamente sedute ai tavolini, c’è musica brasiliana dal vivo con tanto di cantante, luci colorate, molti giovani e tanta, tanta confusione, ci facciamo trascinare dal flusso turistico cercando di parlare fra di noi, un’impresa quasi impossibile. Più ci allontaniamo dalla musica più guadagnamo spazio, silenzio e anche un piacevole venticello. Sotto le mura, a sporgere sul mare, due ampi spazi a gradinate accolgono tavolini ed ombrelloni, la luce è soffusa e quel poco di luna si riflette in acqua, un angolo molto romantico. Ci racconta Mari, che l’anno scorso, a causa dell’alluvione, proprio in questo punto c’era un enorme buco. È strabiliata per la velocità del recupero del territorio e per la piacevolezza del progetto di questo angolo ora così romantico. Seguiamo Oliviero nel percorso di rientro in vicoli bui e zone abbandonate, siamo perplessi ma fiduciosi , infatti ci ritroviamo dove avremmo voluto, vicino al porto, sul lato est della collina. Venerdì 12 luglio, 5.242 passi per raggiungere un grande Supermercato super fornito. Ci muoviamo dal porto io e Katy Wu alle 10,30, per rientrare alle 12, il sole morde e di aria non c’è né molta, partiamo armate di zaino anche se non dobbiamo comprare molte cose, solo quelle che non troviamo nei negozi qui vicino, figuriamoci: zaini pieni e sacchetti in mano, arriviamo con la lingua fuori e assetate, ma abbiamo acquistato un sacco di cose buone. Nel tardo pomeriggio, dopo esserci riposati tutti, meno Enrico che ha lavorato parecchio per abbassare la seduta davanti al timone, così sarà più riparato dal parabrezza in navigazione, riprendiamo a camminare verso la spiaggia, non so quanto passi siano, è Katy Wu che conteggia con l’orologio. Mauro oggi non è con noi, ha un appuntamento con una fisioterapista per un forte dolore alla schiena, ci vorranno tre sedute per rimetterlo in pista. Noi invece sguazzeremo in acqua che ci rinfresca sempre.
Giovedì tranquillo
Poi però.. si libera un posto all’inglese sul limite del porto. “Cosa dici Lella, andiamo?” Per sfinimento ho detto si, non avevo voglia di dare altre spiegazioni di stanchezza, e scoramento, non avevo voglia di fare altri ormeggi e non avevo voglia di un ormeggio all’inglese, non mi piace, perché non si dorme per il rumore dei parabordi che sfregano in banchina quando c’è vento. Salpiamo l’àncora e andiamo, avvisiamo Mauro che ci viene a prendere le cime, non c’è più vento, Enrico manovra perfettamente, accostiamo dolcemente, io passo la cima di prua, la riprendo, la fisso alla bitta, Enrico passa la cima di poppa ecc… ecc… Tutto normale, non ci posso credere, oggi è sempre andato tutto storto! L’ormeggio ci dà il grosso vantaggio di essere a terra ma soprattutto abbiamo l’accesso all’acqua. Nel tardo pomeriggio con gli amici (ora siamo in 6) andiamo a fare il bagno e al rientro passiamo prima al supermercato per della verdura. Cena a bordo questa sera: un piattone strapieno di verdure cotte con poco riso. Lo abbiamo gustato come se fosse una prelibatezza, forse lo era. Chissà se riusciremo a dormire? Oramai mi aspetto di tutto. Alle 10 già a nanna. E oggi giovedì 11 ci siamo svegliati alle 8,30. Era una vita che non succedeva, comincio a ricredermi sull’ ormeggio all’inglese. È nuvolo fuori e l’aria freschina è un piacere, in questi giorni abbiamo avuto temperature torride, ci siamo salvati solo per il vento, le nuvole girano intorno alla baia e stare in barca è piacevole, ne approfitto per pulire un po’ tutto, con libertà di acqua che fino ad ora di baia in baia ho consumato con molta accortezza. Enrico monta la bicicletta, e dopo aver trovato un negozio nautico compra dei pezzi nuovi e aggiusta lo stacca batteria dell’elica di prua che ci aveva abbandonati sul più bello. Più tardi uscirò anch’io, con una borsa strapiena di panni sporchi: ho trovato finalmente una lavanderia, oggi il colorato, domani porterò il bianco. Quest’isola di Limnos mi piace sempre di più. E pensare che vederla dal mare diceva poco o niente: territorio molto brullo, poco verde solo intorno a poche case, sulla cima di un piccolo monte delle vecchie mura. Viverlo da dentro è diverso: ben servito di tutto. La sera quelle vecchie mura viste da lontano, sono ben illuminate per valorizzare al meglio un castello. Penso proprio che ci fermeremo un bel po’ su Limnos e avrò modo di conoscerla meglio.
Basta ormeggi
Alle 7 di martedì Enrico, dal molo dei traghetti raggiunge a piedi una zona dove pensa sia possibile ormeggiare a fianco al peschereccio, mi avvisa che scende e che ci vorrà un po’ di tempo a piedi perché è lontano, lasciando in barca il suo telefono, quando me ne accorgo vado in panico” e se nel frattempo arriva il traghetto?” Controllo in continuazione che rientri. Le notizie che porta sono doppiamente buone, la prima che potremo ormeggiare, la seconda che camminando sul porto ha visto la barca Lady blues di Katy Vu ed Oliviero, nostri amici. Dopo l’ormeggio che va liscio come l’olio anche con l’aiuto del pescatore che scende dal peschereccio per prenderci le cime telefoniamo ad Oliviero ” Ciao, siamo qui a Limnos nello stesso porto dove siete voi”. Katy ci vuole subito in barca per abbracciarci. Stiamo sulla loro barca a chiacchierare con un bel venticello e sorseggiamo un ottimo tè cinese, come Katy Vu, Oliviero è di Bergamo e ci siamo conosciuti nel golfo di Corinto al porto di Galaxidi, in piena pandemia. Nel frattempo si è fatto mezzo giorno e penso a Mauro e Meri che saranno arrivati al capo di Monte Athos, oggi le onde previste sono di 80 cm. Da adesso in poi la navigazione sarà difficile, li aspettiamo per le 18 circa. Ma arrivano molto prima, belli pimpanti e contenti, hanno fatto una bella veleggiata solcando le onde senza fatica. Siamo contenti e finalmente non sarò più preoccupata per loro. Ceneremo assieme in un ristorante che loro conoscono. La serata si concluderà con una passeggiata nella piccola via interna dove fra le case di destra e di sinistra un arco continuo fa da supporto a piante rampicanti che anche a mezzogiorno ombreggiano la piccola via. Ore sette di mercoledì 10, Oliviero ci chiama “si stanno liberando due posti in banchina” siamo addormentati, di casini ne abbiamo fatti abbastanza, non è il caso di correre, per cui decidiamo di non muoverci ma avvisiamo Mauro e Mari che sono in baia, loro hanno già visto il movimento in porto e stanno togliendo l’àncora. Con comodo alle dieci, visto che un posto è ancora libero ci portiamo in porto per l’ormeggio, c’è vento, ci vogliono un po’ di manovre ma poi buttiamo l’àncora e in retromarcia a pochi metri dalla banchina non c’è più catena, abbiamo mollati tutti i 75mt. Rifacciamo, ancora una volta non arriviamo in banchina, rifacciamo, la catena non scende, c’è un nodo che non riesco a sciogliere, Enrico viene a prua e sdraiato sopra il pozzetto della catena ci riesce, procediamo in retromarcia, ma quasi arrivati, l’elica di prua che ci guida fra le due barche non funziona più. Basta, andiamo in rada, molliamo l’ancora e restiamo lì. Gli amici a terra che ci aspettavano non si capacitano. Col telefono spieghiamo tutto, e comunque per oggi basta ormeggi. Poi però…
Stanchezza
Non è stato necessario che suonasse la sveglia alle 5 lunedì per partire presto, alle 4,30 eravamo già svegli, con già una notte alle spalle dormita male. Il trasferimento è stato bello movimentato, per cui quando siamo entrati in porto a Limnos eravamo frullati e stanchissimi. Ormeggio in banchina neanche parlarne anche se avevamo già preparato l’àncora e giù i parabordi, tutto pieno anche lo specchio d’acqua dell’avanporto, brulica di barche a vela ormeggiate all’àncora, quasi difficile ormeggiarci anche Felicità, neanche a farlo apposta è tornato il vento forte. Facciamo un paio di giri prima di trovare una buona posizione, poi buttiamo l’àncora, il conta catena che non è ancora tarato segna 20 metri, io a prua non distinguo il colore in cui è stata colorata la catena, forse bianca, Enrico controlla e conferma, si bianca, ne cala altri 10 oltre ai 30, fa un po’ di retromarcia, la catena si tende, vuol dire che ha preso. Finalmente tutti tranquilli. A cena fuori? Assolutamente no, sono distrutta, imbroglio una cena e alle 9 di sera stiamo già dormendo. Alle due di notte un battere violento sulla barca ci sveglia all’improvviso. In pigiama schizziamo fuori, una macchina del guardia coste ci punta i fari negli occhi, siamo sbalorditi, come è che siamo sul molo dei traghetti, gli agenti ci dicono che non possiamo ormeggiare qui dove siamo. Spieghiamo che l’ancora non deve aver tenuto e l’imbarcazione, spinta dal vento si è fermata qui, Felicità non ha cime di ormeggio legate a terra, il vento ci tiene addossati al molo. Ci consigliano di andare sul molo di fronte dei pescatori che è libero e lì possiamo andarci. Adesso? Con questo vento? Al buio? Parliamo con l’agente donna in francese. Ma? Quando arriva il traghetto domani mattina? Alle 9. Possiamo rimanere qui per la notte? Alla fine dicono di sì ma alle 8 dobbiamo lasciare libera la banchina. Sempre in pigiama fissiamo le cime di ormeggio alle bitte e aggiungiamo dei parabordi che già c’erano, perché la sera precedente ci siamo dimenticati di toglierli. Troppo stanchi. Sono le tre del mattino, siamo sveglissimi e ancora non ci capacitiamo di come sia potuto succedere. Puntiamo la sveglia alle 6 ma quando ci alziamo dopo aver dormito pochissimo a causa di tutto i rumori dei parabordi che si stritolavano fra il molo e la barca, costatiamo col binocolo che il posto barca è occupato da un peschereccio. Vedremo cosa fare, forse torneremo all’àncora.
Il Monte Athos
Lunedì 8 luglio, quando salpiamo l’ancora alle 6,30, il sole non è ancora spuntato da dietro la collina, è tutto calmo, solo molti gabbiani appollaiati su un grande scoglio che abbiamo a poppa, fanno baccano. Ieri sera la cena con gli amici è andata bene, ho cucinato i naselli e Mari ha portato l’insalata che si è sposata bene, lei avrebbe voluto preparare una torta ma preferiamo rimanere leggeri per andare a letto presto. Loro partiranno domani per la stessa nostra destinazione perché aspettano che il vento aumenti, il loro Amel è una barca a vela molto più veloce della nostra. Noi che abbiamo un motosailer preferiamo partire con poco vento e di conseguenza poche onde, speriamo così di affrontare più agevolmente queste 57 miglia. Abbiamo chiacchierato fino al tramonto, anche se il sole col suo calore, ci ha tormentati fino a ché non è scomparso in mare, sono stati inutili teli, e asciugamani per ripararsi perché ormeggiati all’ancora la barca gira di continuo. Il mare sotto costa è calmo e il vento pochino, issiamo comunque la vela e ci teniamo a tre miglia dalla costa. Ho già fatto di tutto questa mattina in navigazione: ginnastica, pulizia del bagno e i letti, sbucciato le uova sode, mangiato la frutta, ricevuto e inviato messaggi, ho letto il libro e iniziato a scrivere questo pezzo e aimé abbiamo già bevuto anche il secondo caffè e… sono solo le 10. Dalla baia Ammouliani in cui eravamo,fino alla fine della penisola kersonisos Athos ( il terzo dito) è proibito avvicinarsi alla costa, sostare e sbarcare. È proprietà privata dei frati e non ci vogliono. Solo per questo motivo mi sono già antipatici, figuriamoci dopo che ho saputo che è proibito l’accesso alle donne sulla loro proprietà. La scrittrice Oriana Fallaci c’è stata ma travestita da uomo. I barconi dei turisti, invece, che pagano possono avvicinarsi e fotografare. Solo i maschi dopo una lunga procedura e attesa, possono visitare i vari monasteri e se lo desiderano anche soggiornarvi, pagando s’intende. Ed è solo da pochi anni che i frati accettano sul loro territorio animali femmine. Pazzesco! Monte Atos è imponente, e impressionante, ricoperto in buona parte di un verde muschio, inframezzato da rocce spioventi. Mantenendo le tre miglia di distanza e in controluce i molti monasteri appaiono offuscati. Siamo quasi alla fine della penisola, al capo, come sapevamo il mare si è ingrossato e anche il vento aumenta, la vela stabilizza l’andatura ma balliamo lo stesso, procedendo a est verso l’isola di Limnos abbiamo il vento favorevole, ma le onde no. Siamo riuscì a mangiare in qualche modo solo alle 14. Che le onde calino è una pia illusione. Siamo ora in mezzo al mare, dietro di noi, a poppa, la sagoma del Monte Athos non è più nitida, i colori sono spariti e appare di un grigio uniforme che si confonde col grigio del cielo che l’avvolge, sta diventando sempre più evanescente. Ha perso la sua possanza. Davanti a noi, a prua, l’isola di Limnos come una promessa. Lunga, bassa, senza pretese, anche lei non ancora ben delineata, la sua parte più bassa si confonde col mare. Alle 18, solo a quattro miglia dal porto di Limnos il mare si quieterà . Riguardo a poppa, Il Monte Athos è un fantasma.
Il migliore ecoscandaglio
Vista la confusione di venerdì qui in baia Roberta e Andrea, oggi, sabato 6, decidono di portarsi avanti e salpare verso la baia di Ammouliani sul terzo dito che si presume meno frequentata, per poi proseguire il giorno dopo verso l’isola di Thasos dove contano di incontrare un vecchio amico greco. Noi invece con Mari e Mauro passeremo il sabato tra taratazum, bagni e casini vari. Finalmente nella pace serale, su Bricole, davanti ad un bicchiere di rum fissiamo la rotta per domani. Oggi Domenica 7, sapendo di doverci fermare a fare un po’ di spesa prima di proseguire anche noi per la baia di Ammouliani salpiamo presto l’ancora, l’Ammel Bricole ci seguirà più tardi. Tutta questa fretta perché in realtà vorrei comprare dei pesci da cucinare in baia questa sera e mangiarli con gli amici Mauro e Mari. Ho trovato dei naselli e delle aguglie che non ho mai cucinato ma che ho mangiato qui in Grecia. L’attracco al molo non è dei migliori, infatti quando abbiamo dovuto togliere gli ormeggi il vento ci ributtava sul molo. Me siamo comunque usciti senza danni. La navigazione di 11 miglia è stata piacevole: un vento fresco, purtroppo contrario e poche onde, che comunque mi hanno impedito di scendere in barca e pulire il pesce, e anche scrivere o leggere non è stato possibile. Per entrare in baia c’è un corridoio da seguire altrimenti si va a scogli. Già prima di arrivarci alcuni roccioni sembrano avvisare del pericolo e la schiuma bianca ne segnala altri non visibili. L’ecoscandaglio da la profondità dell’acqua. Bisogna comunque stare molto attenti. Non vediamo più Labricole, supponiamo sia già in baia. Di fronte a noi esce una barca a vela, è da lì che dobbiamo entrare. Navighiamo guardando attentamente la mappa del navigatore satellitare, io vado a prua per controllare i fondali e Enrico mentre timona tiene sott’occhio l’ecoscandaglio. Ieri Roberta ci aveva raccontato per telefono tutti i suoi timori percorrendo questo corridoio d’acqua in mezzo al mare. Siamo sulle corde ma è tutto chiaro, seguiamo la rotta. Improvvisamente ci sorpassa un piccolo peschereccio e ci fa capire di seguirlo, poi, oltrepassato il punto critico ci indica la baia aperta e ci saluta. Senza satellite, senza mappa, abbiamo trovato il miglior ecoscandaglio. Anche noi lo salutiamo e ringraziamo. Sempre gentili questi Greci. La baia è ampia con molte rocce. Vediamo Labricole che sta allontanandosi dalla riva perché la sua ancora finita sulle alghe non tiene, noi puntiamo in una zona azzurra col fondale di sabbia lontana dalla riva, ci sembra un buon posto, lontano dal chiasso della spiaggia, peccato che sia la rotta di passaggio di tutti i barconi che portano in giro i turisti, in andata, essendo noi arrivati alle 14, ne abbiamo beccati pochi, ma quelli del ritorno li stiamo prendendo tutti con le onde che provocano e l’immancabile taratazum che sembra non voglia abbandonarci. Arriva la Amell con gli amici, siamo contenti, questa sera ristorante da Lella nel pozzetto di Felicità.
Un microcosmo
Svegliarsi in una baia è molto rilassante, sapere che non dovrai salpare l’ancora per raggiungere un altro posto, ancora di più. I programmi più recenti saranno raggiungere più a est l’isola di Limnos, facendo tappa intermedia nella baia di Ammouliani, sul terzo dito, dove c’è il monte Atos. I trasferimenti come questi che prevedono: parti, arrivi, dormi- riparti e arrivi a destinazione, richiedono una particolare attenzione al meteo e ai luoghi di sosta. Il meltemi è sempre in agguato, e osservando le sue evoluzioni, il giorno migliore per raggiungere l’isola di Limnos sarà martedì 9, le 57 miglia da percorrere dovrebbero essere con vento al traverso, buono per la nostra rotta. Fino a quel momento resteremo qui. È ancora presto, uscendo in pozzetto l’aria è fresca, col cambio di luce la baia assume colori diversi, l’acqua sembra ancora più trasparente, e molti pesci ci girano attorno. Più tardi, invece, ci gireranno attorno una moltitudine di piccoli motoscafi. Arrivano con la musica taratazum- taratazum che sconquassa il silenzio, arrivano facendo lo slalom fra le nostre tre barche a vela, provocando onde che stravolgono la superficie di questo mare incantato. Buttando le loro ancora le onde si acquietano, il taratazum no. Ma poi, più tardi ne arrivano altri in continuazione, da saturare la baia. Qualche taratazum si quieta ed emergono grida di bimbi e di ragazzi, si sentono tuffi e risate, cori di adulti e il taratazum è un sottofondo costante ma attenuato. Girano pad, materassini e nuotatori, è spuntato, non so da dove anche un pedalò verde mela. La baia è multicolore, multilingue: bulgare, turche, greche, tedesche, italiane, anche di bandiere sulle imbarcazioni ce n’è un vasto assortimento. Una baia come un microcosmo, non più contemplativa ma una baia piena di vita, di gioia e anche di casino. La baia di tutti, tornerà ad essere nostra solo più tardi, verso sera, quando tutte le altre piccole imbarcazioni torneranno in porto e i loro proprietari nelle loro case. Siamo soli, ma non restiamo soli, Mari ci invita per un apericena, nessuno rifiuta, ci ritroveremo nel pozzetto del loro Amel. Ancora una volta manco il tramonto ma riesco a fotografare il cielo rosso che si riflette nel mare. L’apericena di Mari promosso a pieni voti: riso Venere con verdure e naturalmente tante altre cose. Per scherzare a fine pasto chiediamo del rum che salta fuori accompagnato da pezzi di cioccolato a forma di sigaro. Ci sentiamo privilegiati, ne siamo tutti consapevoli.
Brutti scherzi da sud
Quella stessa notte, alle tre ha cominciato a piovere e per buona parte della giornata il tempo è stato pessimo. Il vento da sud porta sempre pioggia. Già la sera precedente, mercoledì, mentre eravamo su Sisila per un aperitivo anche con i nuovi amici : Mauro e Marilena, improvvisamente dal telefonino è partito l’allarme meteo: un suono lungo di sirena che si ripete a intervalli più volte, è improvviso e inquietante, ma lo riconosciamo per averlo già sentito prima degli uragani subìti nello Ionio, qualche anno fa. Anche le previsioni che controlliamo noi ci avevano avvisato ma siamo tranquilli, dove abbiamo ormeggiato è una zona protetta, le ancore tengono e i metri di catena filati sono tanti. I nuovi amici conoscono la zona in cui siamo e insieme parliamo di possibilità di nuove rotte. Ci dormiremo sopra e poi decideremo. Cosa possa uscire dalla cambusa di una barca per un aperitivo ha quasi dell’incredibile: patè di fegato, patè di olive, crostini, patatine, noccioline, cracker, olive e da bere: prosecco, analcolici, birra ed acqua. Mangiare insieme è il modo migliore per conoscerci, con Mauro e Marilena c’era già stata la cena alla taverna, dove abbiamo scoperto che siamo quasi vicini di casa, anche loro a sette km dal confine Svizzero. Il giorno dopo giovedì, tutti rintanati in barca, continua a piovere ma il brutto tempo previsto si risolve con un temporale di cui vediamo i lampi ma non percepiamo i tuoni, addirittura verso le sedici cerca di uscire il sole. Mauro telefona: “andiamo qui vicino, a Dimitraki, è una bellissima baia chiamata anche le piscine, a quest’ora dovrebbe essere vuota, ci ormeggiamo comodi e rimaniamo lì un po”. Salpiamo le ancore e seguiamo Mauro. Alle sei di sera, circa, ci ritroviamo da soli in una baia con acqua cristallina, soprattutto a riva e vicino ai vari scogli. E anche oggi, nonostante i brutti scherzi del vento da sud facciamo il bagno in acqua a 27 gradi. Quella sera, giovedì, ci siamo riuniti su Felicità per un dopo cena, oltre a noi sei ci saranno anche le zanzare che teniamo lontane con un fumosissimo zampirone. Intorno a noi alberi lussureggianti sono padroni delle basse collinette che ci circondano, il mare luccica di rosso, e il silenzio è palpabile, la baia in questa luce è un vero spettacolo. Ci siamo persi il tramonto, peccato, ma domani rimedieremo. Intanto nel pozzetto Andrea ci racconta di quando per lavoro è andato in un allevamento di polli: cose incredibili!
Pranzo speciale
Me la sono presa comoda a dormire fino a tardi, alle 10,30 siamo partiti senza che avessi fatto niente in barca, e durante il tragitto il panorama era così affascinante che quando siamo arrivati in porto su Felicità era ancora tutto per aria: i letti, la dinette, il bagno e le tazze della colazione. Roberta mi propone di andare con lei per la spesa ma non posso, dove metterei la spesa in questo caos. Mi metto di corsa a sistemare ma sudo moltissimo, i crampi al polpaccio sono in agguato, mi sento uno straccio e il caffè l’ho già bevuto, un bicchiere d’acqua col magnesio mi rimetterà a nuovo. Gli uomini sono già in pista col carburante, Roberta quando rientra mi informa subito che c’è il banco del pesce, esco di corsa, compro: un pesce Pargo, dei gamberi, un bel calamaro e non resisto e compro anche delle alici freschissime. Dal panettiere solo il pane, anche se la tentazione per tutte le buone cose è grande, al supermercato: frutta e verdura. Rientrando penso a tutto il lavoro nuovo che mi sono procurata, da lontano Andrea sta lavando la barca, che bello abbiamo anche l’acqua. Pulisco subito il pesce ma i gamberi una volta puliti sono pochi, incarico Enrico di prendermene altri mentre andrà al super col carrellino per acquistare tre pacchi di acqua in bottiglia. C’è però da caricare l’acqua nel serbatoio perché Andrea nel frattempo ha finito di lavare la sua barca. Pianto lì i pesci da pulire e carico l’acqua nel serbatoio, scendendo ogni tanto in bagno per controllare il manometro che segna il livello dell’acqua. I pesci sono per metà ancora in giro, Enrico arriva con quelli nuovi e i pacchi di acqua da togliere dal sole. Fra su e giù il serbatoio si riempie ed Enrico lava Felicità. C’è nell’aria un profumino di pesce delizioso, e non lo sento solo io, sarà l’orario, sarà la fame. Ridiscendo a sistemare definitivamente i pesci, anche le acciughe con sale e aceto finiranno in frigo. Quando esco di nuovo una moltitudine di gabbiani è al seguito del pescivendolo che butta in porto una secchiata di scarti di pesce, sono tantissimi e non so come facciano a non urtarsi, d’attorno ne arrivano altri, il loro garrito è assordante. Lì fuori il profumo di pesce arrosto è sempre più intenso.Quando Andrea ha chiesto l’acqua ai pescatori del grande peschereccio ormeggiato vicino a noi, in un primo tempo gli hanno risposto: “no, non è buona”, poi sono tornati con la canna spiegando che se ci serviva per lavare la brca andava bene. L’ acqua è preziosa, sono molto generosi i pescatori, propongo di ringraziarli con un cambio merce, Andrea va a prendere un pacchetto di caffè dalla sua dispensa e quando la da ai pescatori riceve nelle mani tre grosse sarde cotte sulla brace, non sono bollenti ma molto cade, rientra esterrefatto. Enrico intanto finisce di lavare la barca e restituisce la canna, anche lui tornerà indietro con tre grosse sarde nel palmo delle mani. Le gustiamo al volo, così dove siamo, io nel passo avanti sporta sul mare , Enrico e Andrea sul molo, Roberta è dentro Sisila, il sapore supera in bontà il profumo che sentivamo. Scendo in barca e preparo un sacchetto con: banane arance, pesche e dopo averci pensato un po’ sacrifico metà delle nostre ciliege e le aggiungo in un sacchetto a parte, se lo meritano! Quando Enrico gli porge il sacchetto viene invitato a bordo e gli fanno vedere la loro cucina: un barbecue con sopra una lamiera cosparsa di sale, dove appoggiano le sarde, lo esortano a tornare con un piatto che riempiranno con altre sarde e una bella dose di riso in bianco. Pranzo speciale oggi. Sisila molla gli ormeggi e rientra in baia, noi ci attardiamo per farci un caffè, poi lasciamo il molo libero, qui non si può sostare. Questa giornata molto intensa si concluderà con un aperitivo su Sisila e lì, in piacevole compagnia mi è venuto da pensare: “Ma… oggi è lo stesso giorno di questa mattina?