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42 TRAMONTO A VATHI

Lunedì 24 Luglio 2023.

Dopo la perlustrazione di ieri mi sono resa conto che nella baia di Vathi, oltre ai ristoranti ed una chiesa ortodossa, non c’è altro. Non esiste un paese. Sulle colline che la circondano, in mezzo al verde spiccano altre casette bianche. Verde, azzurro, bianco, i colori dominanti, forse è per questo che la sua lunghissima spiaggia è così frequentata, anche qui non mancano alberi di tamerici ed eucalipti per ombreggiarla. A volte la spiaggia è inghiottita dal mare per riemergere quasi subito ed allargarsi generosa. Ho avuto l’impressione che anche i vacanzieri che la frequentano siano in sintonia con l’ambiente, niente musiche ad alto volume, niente tavolini colmi di cocktail colorati, niente venditori di collanine o altro, pochi costumi estremi e pochi tatuaggi. Ho visto invece gente normale godersi il mare, tanti bambini, tanti giovani, e tante palle colorate come colorata è tutto il resto della spiaggia: da ombrelloni non omogenei, da asciugamani fantasiosi, materassini datati e tendine improvvisate. Non osservo cose scontate perché in altre spiagge ho visto divisi in lotti file di ombrelloni uguali alle sdraio, o grossi divani anche loro in tinta con gli ombrelloni, insomma una spiaggia magari funzionale e ordinata ma anche troppo addomesticata. La spiaggia di Vathi è una spiaggia ancora vera, come è ancora vero e naturale tutto il resto del panorama . Defilato, tra ristoranti e residence c’è un supermercato di cui mi aveva parlato Margherita, che avevo visto su Google Maps, e nel quale ci siamo subito riforniti di frutta, verdura ed acqua, al momento era prevalsa la costatazione del… troppo caro tutto, ma dopo aver visto il camioncino percorrere la stretta spiaggia in pendenza verso il mare, per rifornirlo, mi sono detta: menomale che c’è, anche se un po’ caro se ne capisce il motivo, fra l’altro un supermercato neanche tanto piccolo, ben fornito di tutto e con verdura fresca. Alle 7 di sera, la baia circondata da colline, è nell’ombra, non tutta e non subito, il fresco è gradualmente percepito. Ma la luce del sole che non vediamo tramontare sul mare, entra di straforo dall’imboccatura della baia, solo su un lato, e va ad illuminare la parete dell’ultima collina, incendiandola di luce, in contrasto con tutte le altre già in ombra.

Kalispera.

 

41 UN ABBRACCIO

Domenica 23 Luglio 2023.

Immaginavo di svegliarmi al suono delle campane e di sentire attraverso l’altoparlante la voce del Pope, invece è una piccola autobotte che distribuisce gasolio, col suo motore acceso a farci da sveglia, non capisco assolutamente da dove possa essere arrivata un’autobotte, non ci sono strade, se non oltre la spiaggia, in giro abbiamo visto molte cariole con le quali trasportano di tutto. Ci mettiamo di vedetta per capire ed è con molta sorpresa che vediamo l’autobotte imboccare la spiaggia, che è molto stretta, tanto che con due ruote deve entrare in mare, poi anche per dirigersi verso una strada laterale, farà manovra in mare. É difficile la vita in queste piccole isole, soprattutto dove non arrivano direttamente traghetti o altri mezzi. Le macchine le abbiamo viste nei parcheggi, molto lontane dalla spiaggia, in compenso le case sono lambite dal mare, alcune con un muretto alto un metro per protezione, altre protette da pannelli di legno, altre ancora con i gradini di casa che entrano in mare. É tutto un continuo di case, studios, ristoranti, giardini con sdraio e ombrelloni. La spiaggia, quando si apre libera è selvaggia e frequentata da bagnanti equipaggiati fai da te. E ancora 3 o massimo 4 file di ombrelloni ben organizzati. L’ho percorso tutto a piedi il golfo questa mattina, la piccola apertura sull’Egeo, vista dal lato opposto di dove siamo ormeggiati noi, è molto più ampia, la spiaggia è piena di rocce rosse venate di nero o anche di colore rosa, una varietà incredibile da fare ingolosire gli appassionai. Al rientro il piazzale di cemento è sempre deserto a parte il posto dei tuffi, sempre bagnato. É bella questa baia, l’acqua cristallina, il verde delle colline con i loro declivi e le loro salite tondeggianti la circondano, l’abbracciano e… il nome Vathi, luogo protetto, le si addice a pennello. Anche il vento oggi ci rinfresca e i 20 nodi previsti per i prossimi giorni non preoccupano.

Kalimera.

 

40 LUCI E OMBRE

Sabato 22 Luglio 2023.

Ho scattato due foto questa mattina, nella prima si vede una piccola apertura nella baia di Vathi, dà sul mare aperto che però non si vede, bisogna immaginarselo. Nella seconda si intravede la nostra passerella appoggiata sul molo, è un ampio spazio in cemento, l’unico qui attorno, in pratica è il sagrato della chiesa di Vathi, la foto infatti la riprende in tutto il suo biancore, quadrati, rettangoli e cupola, con porticine e finestrelle blu. É lì a disposizione di tutti, con una gradinata che la sera fa da lunga panchina per chi vuole chiacchierare al fresco. Nelle ore piccole, nella zona della cupola, ci abbiamo visto arrampicarsi dei giovani intraprendenti, di giorno i ragazzi usano una piccola porzione del piazzale come trampolino di lancio per tuffarsi in mare, per il resto della giornata è semi deserta per il gran caldo. É insomma il nostro panorama fisso di poppa. A prua invece due enormi mega yacht oscurano l’orizzonte della baia nascondendo l’ accesso al mare aperto, sembra ora di essere sul nostro lago Maggiore. Meno male che ho scattato una foto prima che arrivassero. Piccoli e grandi motoscafi sono arrivati da ogni dove, chi si è legato a terra con delle cime, chi all’ancora con tutte le altre barche a vela e catamarani. Un gran movimento oggi che è sabato, anche noi abbiamo spostato le nostre cime per fare posto a un’altra barca, a dire la verità lo volevamo fare da subito, come prassi, ci si accosta alla barca già ormeggiata, ma i greci del posto ci hanno fatto capire che sarebbe dovuto arrivare un loro amico ed era meglio stare larghi, per poi fargli posto. Nel frattempo è arrivato un altro greco che vedendo che eravamo larghi ci chiedeva di accostarci così da poter entrare anche lui. Insomma un casino, Italiano, Greco, Inglese, “ non si possono tenere i posti” alla fine meno male che è arrivato l’ ormeggiatore, abbiamo fatto quello che ci ha chiesto, spostare le cime di un metro senza muovere l’ancora. Tutto a posto, dopo aver passato un’ ora sul piazzale di cemento. La nuova barca si infila fra noi e gli altri. Siamo accaldati, assettati e stremati perché non c’era nessun altro greco sulle barche vicine, spariti tutti e noi ci siamo trovati in mezzo. Meno male che il mare per buttarci è qua sotto invitante, le alghe mi solleticano i piedi, l’acqua cancella tutto, anche la tensione, perché noi ci eravamo impegnati a non muoverci, per cui è stato un sollievo obbedire all’ormeggiatore. La sera la baia è illuminata a giorno. Gli esagerati hanno le luci su ogni ordine di crocetta, i più sono illuminati in testa d’albero, come di regola, poi ci sono quelli che ne mettono una anche a poppa, perché non si sa mai, e non mancano mai i megalomani, le loro barche sembrano alberi di Natale: file di lucine colorate corrono da poppa a prua, il pozzetto illuminato a giorno, il nome della barca spicca luminoso e persino sotto la chiglia ci sono luci, offrendo una visione notturna dell’acqua del mare molto particolare.

Kalinikta.

 

39 VATHI

Venerdì 21 Luglio 2023 baia di Vathi

Giornata stupenda, e si vede subito dal mattino, arietta fresca, poca gente in giro, porto semi vuoto, siamo rimasti solo noi, ma fino alle 9 non arriva il pane fresco, spero anche di trovare dei limoni, ma è una pia illusione, ritrovo la cassetta di peperoni tanto vecchi da essere non solo tutti grinzosi ma anche appiattiti, niente frutta e solo dei pomodori stramaturi. Dove andremo ho visto sulla mappa che c’è un piccolo supermercato, per un paio di giorni possiamo sopravvivere anche se non trovando posto sul piccolo molo dovessimo stare in rada, comunque c’è sempre un canotto col quale possiamo scendere a terra. Ce la prendiamo comoda, molliamo gli ormeggi alle 10 del mattino, è tutto calcolato, e le miglia che dobbiamo percorrere sono solo 5. Se arrivassimo troppo presto non lasceremo il tempo di andarsene a quelli che oggi decideranno di riprendere a navigare, e speriamo che siano in tanti, dopo un fermo per meltemi che ha coinvolto tutta l’isola di Sifnos e non solo. Il mare è calmo e brilla col sole, il cielo è terso e azzurro, un lieve vento apparente ci rinfresca, peccato il motore che rompe l’ incantesimo, ma non si può avere tutto, anche se un po’ di vento non avrebbe guastato, con la vela spiegata si sente il fruscio dell’acqua che scorre sui lati della barca, c’è un’ombra garantita in più del solito telino e soprattutto ti senti una velista anziché una motorista. Procediamo comunque tranquilli, ci sorpassano tutti: gommoni a destra e a sinistra in contemporanea, scavafanghi enormi che passandoci vicini ci fanno ballare non poco e… i soliti catamarani, in 5 miglia di mare ne abbiamo incrociati 6, barche a vela un po’ meno ma anche loro, come noi con vele Johnson. Arriviamo nella baia di Vathi alle 11.30, il posto in banchina c’è, aspettava noi, ormeggio tranquillo, a parte la catena dell’ancora che si era ingarbugliata nel gavone e non voleva scendere, siamo rimasti per un po’ a 10 metri dall’ormeggio poi Enrico si è mezzo infilato nel gavone liberando la catena e siamo arrivati giusti giusti al molo lasciando in acqua 60 metri di catena, che è un’esagerazione, ma… così saremo più tranquilli. Prima ancora di scendere dalla barca mi guardo in giro e leggo supermercato Vathi. Sulla carta nautica questo posto è indicato con Vathy. In Grecia ci sono un sacco di posti che si chiamano Vathy, ma è sempre scritto in modi diversi, li accomuna il loro significato: porto, o anche luogo protetto, e questa baia ha proprio un aspetto che ispira protezione. Siamo a posto, possiamo tuffarci, ma prima sentiamo Margherita e Claudio, anche loro sono già arrivati nella baia di Despotiko, quella bella, che avevamo lasciato con rammarico. Sono contenta che ora se la possano godere anche loro.

Kalimera.

 

38 GIORNATA INTENSA

Giovedì 20 Luglio 2023.

Troppo da fare oggi, sono decisamente in ritardo con la pubblicazione del diario di bordo. Incombono i preparativi per la partenza di domani, la cambusa è vuota e Felicità e di nuovo una crosta di sale e soprattutto oggi è una giornata stupenda, poco vento fresco, un mare cristallino e ne abbiamo approfittato per fare i bagnanti. Ma comunque qualcosina da raccontare c’è, quando Enrico ha aiutato ad ormeggiare il catamarano francese, gli ha prestato una cima, spiegandogli che doveva restituirla. E lui questa mattina l’ha restituita ad un’altra persona… ma come.. ti ho detto la barca italiana!! “Scusa, scusa.” E sono andati insieme a riprendere la cima che però aveva già preso il largo col suo capitano disonesto che si è tenuta una cima non sua. “Scusa, scusa di nuovo” e ci siamo giocati una bella cima di 25 mt. Le barche in porto se ne vanno e altre arrivano, la capitana fa sempre casini ed Enrico ha deciso ( spero solo per oggi) che non aiuta più nessuno, a parte Claudio, il suo winch ha subito dei danni e nel pomeriggio i due capitani stanno cercando di rimediare. Anche Margherita è impegnata oggi, mi sta insegnando a fare il cigno con la carta, io invece le insegno come si fa, sempre con la carta, la rana che salta, insomma abbiamo avuto il nostro da fare. Abbiamo saldato il conto in porto ma niente carta di credito e la differenza fra quello scritto sulla ricevuta e quello preteso è finito nelle tasche… indovinate di chi? Noi domani saliremo di poche miglia l’isola di Sifnos, in un’ ampia baia, e vi saprò dire come sarà. I nostri amici proseguiranno a sud. Ci spiace moltissimo, con loro ci siamo trovati molto bene, e non è detto che sia sempre così solo perché si è italiani, speriamo di rincontrarci presto.

Kalimera.

 

37 UN SASSO GRANDE

Mercoledì 19 Luglio 2023.

Sono quattro giorni che il porto ribolle di onde, e le barche sono schiaffeggiate dal mare che arriva anche in pozzetto e il vento ci mette del suo nebulizzando quell’acqua che ancora non gli è precipitata addosso. Il meltemi fischia ininterrottamente, all’arrivo delle raffiche le drizze impazziscono battendo secche sugli alberi, per poi tacere e riprendere ancora e ancora. Alla tensione delle prime ore, quando ancora non si sapeva se gli ormeggi avrebbero tenuto, si è sostituito un logorio continuo, che riusciamo ad attenuare solo scendendo a terra, ma anche qui per camminare contro vento bisogna impegnarsi ed è impossibile parlare o ascoltare. La sera per uscire siamo tornati ai pantaloni lunghi e al golf infilato. Sull’altro lato della spiaggia, protetto dalle case, finalmente la solfa cambia, e ci fermiamo a goderci quell’ inizio di fermo vento, dove troviamo il solito gatto che sonnecchia sdraiato sul tavolino e i villeggianti greci che salutiamo con un cordiale kalispera. Per le due o tre ore successive, scorderanno tutto, Margerita, Lella, Claudio, Enrico, sono rilassati, oltre che essere affamati, si racconta, si ricorda, si fanno programmi, si ride, si scherza, si fotografa anche. E la tensione si scioglie a favore di tutto il corpo. Un corpo che cerchiamo di tenere attivo con lunghe camminate in spiaggia sferzati dalla sabbia e nuotate in un mare piatto, spianato dal vento, che anche qui nebulizza e fa danni: a riva il nostro mucchietto di abiti e cappelli vola alla grande, disperdendo le ciabatte e facendo volare in acqua il mio vestito. Oggi non abbiamo trovato un sasso adeguatamente grande. Non è arrivato più nessuno in porto in questi ultimi giorni, posti esauriti, ma un catamarano non sa proprio dove andare e nel tentativo di ormeggiare va a sbatte contro due barche da pesca quasi in un angolo. L’esperta del porto arriva per dire in inglese che lì non può ormeggiare, il posto è riservato ai pescherecci. Non aiuta, non propone alternative e se ne va. Il capitano, unico uomo con 4 donne volenterose ma non pratiche e tanto minute da non poter fissare alla bitta una cima, traduce in francese ad Enrico che lo stava aiutando, il messaggio della sapientona. Ok, risponde Enrico quando arriva il peschereccio ci discuterai. Adesso stai qui ben ormeggiato e voglio proprio vederlo un peschereccio che è uscito con questo meltemi e ora rientra. Adesso il porto è proprio pieno.

Kalimera.

 

36 TZATZIKI

Martedì 18 Luglio 2023.

Nel pozzetto per non cadere bisogna stare a gambe larghe, ed equivale a farsi un bagno perché si rientra salati tanto il vento solleva il mare. All’interno in cabina ci si muove tenendosi con una mano e sdraiati bisogna puntellarsi coi piedi, e la schiena è sempre in tensione. E meno male che questa notte si è calmato un poco questo meltemi e abbiamo potuto dormire. Ma questa mattina la sveglia è stata cruenta ed improvvisa. Dicono che oggi sarà peggio fino alle 14,30, ma sono le 17 e non mi pare proprio. Questa mattina dopo aver messo sotto sale le fettine sottili di cetriolo per preparare lo Tzatziki, ho pensato di andare presto in spiaggia per camminare, non mi sembra giornata per una nuotata. E non l’ho pensata male, il vento è così forte che le onde lontane non riescono ad arrivare a riva perché spianate prima di arrivarci, e la sabbia ti colpisce, durante le raffiche meglio tenere gli occhi chiusi. Sono riuscita comunque a percorrere tutta la spiaggia in compagnia di Margherita e Claudio. Enrico resta di vedetta in barca. Al rientro scopro che le docce del porto sono finalmente funzionanti e pulite, qualche buona notizia non guasta: la temperatura è scesa a 27 gradi e le zanzare… tutte morte controvento! Dopo un’ora circa di aria all’aperto, entrare in cabina è quasi un sollievo, l’uuuuuuuuu continuo sembra attenuarsi, ma sembra solo. Aspettiamo fiduciosi dopo le 14,30. Per il nostro Tzatziki mi manca l’aneto, ipomoni, lo preparerò senza, strizzo le fettine di cetriolo, sminuzzo uno spicchio di aglio, mescolo il tutto allo yogurt con aggiunta di olio EVO, con la forchetta formo una montagnola rigata, in cima una bella oliva nera, così oltre ad essere buono sarà anche bello.

Kalī ørexi.

 

35 PRENOTAZIONE

Lunedì 17 Luglio 2023.

Domenica pesante quella di ieri, soprattutto nel tardo pomeriggio, quando l’anemometro cominciava a segnare i 35 nodi di vento. Chi prima, chi dopo, tutte le barche all’ormeggio hanno avuto dei problemi, per cui i vari equipaggi si univano per soccorrere chi era in difficoltà. Al rumore del vento si aggiunga il ruggito di alcuni motori al massimo dei giri per contrastare il meltemi che solleva mare fino a formare pulviscolo d’acqua che arriva fin dentro le orecchie. Quando Margherita e Claudio rientrano, già da lontano vedono Enrico sulla loro barca e pensano al peggiorare, ma fortunatamente non è ancora successo niente di grave. Solo in due riusciranno a cazzate di più le drappe in modo da non fare battere in banchina la poppa di Forclò. Un signore greco, bello robusto, mette a disposizione la sua competenza e forza, è un ex capitano di mercantili, e dopo aver fatto il giro di tutte le barche, una decina fra scavafanghi e barche a vela, assicura che non c’è da preoccuparsi, siamo, secondo lui, tutti ben ormeggiati. Enrico si fa una spartana doccia sul pontile e poi si butta sul letto per riposare un po’, io cerco di fare ordine in cabina, dove man mano che il mare schizzava acqua a poppa, ci avevo buttato di tutto di più: cappelli, asciugamani, foulard, cuscini, libro, creme. Verso sera mi domando se sia il caso di uscire per cena e lasciare le barche. Si, le lasciamo! Sono ben ormeggiate non è il caso di star qui a ballare. Il tratto di strada per arrivare al ristorante è controvento di brutto, dobbiamo chinarci in avanti per riuscire ad avanzare. Al rientro invece ci spinge verso il nostro destino, il meltemi soffia bello forte fino verso le tre, poi finalmente prenderemo sonno. Dicono le previsioni che domani sarà peggio. Noi comunque per domani prenotiamo lo stesso tavolo. Quando mi avvicino alla “despoinida” signorina, per elencarle le poche parole che so, lei mi interrompe ridendo e recita la mia filastrocca: avrio, okto trianta, tesseris people, Leoni. Che tradotto sarebbe: domani, alle 20,30, quattro persone a nome Leoni.

Kalinikta.

 

34 VACANZIERI NORMALI

Domenica 16 Luglio 2023. Platys Gialos.

Cominciano a partire gli allarmi delle macchine parcheggiate sul molo del porto di Platys Gialos, sull’isola di Sifnos. La temperatura dai 37 di ieri, oggi con il vento così forte si è abbassata ai 30, parlo della temperatura dentro la barca. I vari teli e telini, necessari per ripararsi dal sole li abbiamo già tolti ieri. Oggi Enrico cazza ancora un po’ le drappe, ma dice che non le vuole esasperare, le drappe? E io? Anch’io sono esasperata perché se l’ancora l’avessimo lasciata dove s’era agganciata ora sarei più tranquilla. Giovedì, durante le manovre di ormeggio, l’ancora non teneva ma neanche si riusciva a salparla perché s’ era agganciata alla catenaria del porto. Meglio pensavo, due drappe e un àncora, può venire tutto il meltemi che vuole. Ma non c’era stato verso, il capitano esigeva una barca libera per ogni evenienza, per cui il giorno dopo si era dato un gran da fare fino a che, il vicino di barca, non riuscendo a togliere il proprio ormeggi, si è buttato in acqua, ha liberato la sua àncora dalla catenaria ed ha avvisato Enrico che anche noi eravamo agganciati. “ E già, lo so”. “Se vuole libero anche la sua”, “Magari”. Così, proprio il giorno prima che arrivasse tutto questo casino noi riuscivamo a salpare l’àncora. Con mia grande angoscia e con sollievo di Enrico. Nei giorni a seguire dal nostro arrivo in porto abbiamo fatto di tutto: il cambio delle lenzuola, grandi pulizie in barca, compreso il frigorifero. Ma Felicità reclamava un altro tipo di pulizia, oltre ad essere sporca era bianca di sale da fare pena. Ci abbiamo impiegato mezza mattinata ieri per riportarla all’onor del mondo, poi siamo andati in spiaggia a fare una bella nuotata. Ci siamo persi Margherita e Claudio che al loro rientro ci hanno raccontato le loro disavventure con la tavola da sup. Troppo vento, e se era stato facile andare a largo, il rientro è risultato molto ma molto faticoso. Margherita mi ha spiegato che solo la cima che ha preso al volo tra una boa e l’altra non gli ha impedito di perdersi per mare, e Claudio a riva, vedendola in difficoltà non ha esitato ad andarle incontro. É stanca Margherita, e a sera tarda, rientrando in barca mi confessa che le fa ancora male da per tutto, ma è felice di esserci riuscita. Il peggio del meltemi deve ancora arrivare, e durerà per tre giorni. In spiaggia sembra che non se ne accorgano nemmeno, così, come vacanzieri normali andiamo a fare il bagno. Ma… non mi sento una vacanziera normale.

Kalimera.

 

34 LA MISCELA ESPLOSIVA

Venerdì 14 Luglio 2023. Isola di Sifnos.

La rotta che abbiamo seguito ieri verso ovest per raggiungere l’isola di Sifnos ci ha permesso di sfruttare al massimo la vela avendo il vento al traverso e il mare calmo. Abbiamo persino pensato di pescare, mettendo in acqua una piccola esca, ma naturalmente non abbiamo preso niente, solo un caffè poco più tardi. Il piccolo porticciolo dei pescatori era zeppo di piccole imbarcazioni da pesca che evidentemente hanno un fermo pesca, sono tutti sempre ormeggiati in porto, con montagne di reti ammassate sul molo, coperte da teli di plastica e dei grossi sassi impediscono di fare volare il tutto. La ricognizione è stata complicata: un paio di tavole sup gonfiabili si muovevano e… sapere in che direzione sarebbe stato interessante, i bagnanti decisamente lontani dalla riva erano tre da tenere d’occhio, e menomale che il motoscafo in uscita si è fermato con al seguito un ragazzino su sci d’acqua, ci siamo guardati, capiti, e noi abbiamo proseguito all’interno del golfo e lui ha preso il largo. Posti liberi per il nostro ormeggio neanche parlarne. Rifacciamo la gincana per uscire dal golfo e vediamo alcune barche a vela ormeggiate all’ancora con le cime a terre, potrebbe essere una soluzione ma una settimana così non è piacevole. Proseguiamo per la marina, poco più avanti. Il posto c’è e il vento anche. Gli ormeggi sono sempre problematici e mai uno uguale agli altri, in questo caso fa difetto la marinaia che arriva quando noi cerchiamo di allinearci per buttare l’àncora. Anziché avvisarci tipo “ NO ANCOR” insiste nel farci capire che dobbiamo avvicinarci di più alla barca che ci indica. E certo, lo sappiamo anche noi, fosse facile, con questo vento, ma con calma e con l’elica di prua ci avviciniamo in retromarcia belli dritti a fianco…“Ciao Lella” ciao Lella? É Margherita, una nostra mica, che bello. L’ormeggio incombe, l’ormeggiatrice prende una mia cima ed Enrico mi avvisa che l’ancora non ha preso e bisogna rifare l’ormeggio. No Ancor, no Ancor dice solo ora l’ormeggiatrice. Ok, tanto l’ancora non ha tenuto. “ Allora dammi una drappa!”. Va bene che lei parla inglese e noi non capiamo, va bene che c’è vento, ma santa pazienza in tutte le lingue del mondo se ad un ormeggio non puoi buttare l’àncora vorrà dire che mi devi dare per lo meno uno straccio di drappa. Alla fine me la darà ma sbagliata perché la prua di Felicità si storce tutta a sinistra. L’ormeggiatrice è stizzita, Enrico si incazza e le fa vedere che è la drappa che ci ha detto lei. Non ci crede, ritira il cordino e quando capisce che Enrico ha ragione se ne va e ci pianta lì con la barca storta. Da questo fatto continueranno anche il giorno seguente, manovre, bagni, cime tirate per tenere Felicità in linea e ben staccata dal molo. L’incompetenza della marinai farà di nuovo danni il giorno dopo, con un’altra barca. E saremo tutti testimoni. Finalmente coi piedi sul molo salutiamo Margherita e Claudio, altri amici di Roma conosciuti l’anno scorso nel porto di Methana. Loro stanno scendendo, noi salendo, entrambi fermi in porto per il meltemi. Staremo insieme per fare il bagno e poi al ristorante e avremo modo di chiacchierare spesso, visto che le nostre barche sono affiancate. Enrico non è tranquillo con la barca storta e lo stesso pomeriggio scenderà in acqua per legare una cima alla catenaria e di fatto inventarsi una nuova drappa che finalmente ci raddrizza. Le imbarcazioni si alternano, chi viene trova una marinai imbranata, chi va trova le cimette delle drappe incrociate sotto la propria barca e… purtroppo se ne accorge solo in uscita, quando si infileranno nell’elica del motore, ancora errori della marinaia che costeranno non poca fatica al capitano che anziché partire dovrà immergersi e cercare di liberare l’elica. Gli errori li fanno tutti, l’ incompetenza è già più grave, ma quando è abbinata alla strafottenza… la miscela diventa esplosiva.

Kalimera.