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Lunedì 17 Luglio 2023.

Domenica pesante quella di ieri, soprattutto nel tardo pomeriggio, quando l’anemometro cominciava a segnare i 35 nodi di vento. Chi prima, chi dopo, tutte le barche all’ormeggio hanno avuto dei problemi, per cui i vari equipaggi si univano per soccorrere chi era in difficoltà. Al rumore del vento si aggiunga il ruggito di alcuni motori al massimo dei giri per contrastare il meltemi che solleva mare fino a formare pulviscolo d’acqua che arriva fin dentro le orecchie. Quando Margherita e Claudio rientrano, già da lontano vedono Enrico sulla loro barca e pensano al peggiorare, ma fortunatamente non è ancora successo niente di grave. Solo in due riusciranno a cazzate di più le drappe in modo da non fare battere in banchina la poppa di Forclò. Un signore greco, bello robusto, mette a disposizione la sua competenza e forza, è un ex capitano di mercantili, e dopo aver fatto il giro di tutte le barche, una decina fra scavafanghi e barche a vela, assicura che non c’è da preoccuparsi, siamo, secondo lui, tutti ben ormeggiati. Enrico si fa una spartana doccia sul pontile e poi si butta sul letto per riposare un po’, io cerco di fare ordine in cabina, dove man mano che il mare schizzava acqua a poppa, ci avevo buttato di tutto di più: cappelli, asciugamani, foulard, cuscini, libro, creme. Verso sera mi domando se sia il caso di uscire per cena e lasciare le barche. Si, le lasciamo! Sono ben ormeggiate non è il caso di star qui a ballare. Il tratto di strada per arrivare al ristorante è controvento di brutto, dobbiamo chinarci in avanti per riuscire ad avanzare. Al rientro invece ci spinge verso il nostro destino, il meltemi soffia bello forte fino verso le tre, poi finalmente prenderemo sonno. Dicono le previsioni che domani sarà peggio. Noi comunque per domani prenotiamo lo stesso tavolo. Quando mi avvicino alla “despoinida” signorina, per elencarle le poche parole che so, lei mi interrompe ridendo e recita la mia filastrocca: avrio, okto trianta, tesseris people, Leoni. Che tradotto sarebbe: domani, alle 20,30, quattro persone a nome Leoni.

Kalinikta.

 

Domenica 16 Luglio 2023. Platys Gialos.

Cominciano a partire gli allarmi delle macchine parcheggiate sul molo del porto di Platys Gialos, sull’isola di Sifnos. La temperatura dai 37 di ieri, oggi con il vento così forte si è abbassata ai 30, parlo della temperatura dentro la barca. I vari teli e telini, necessari per ripararsi dal sole li abbiamo già tolti ieri. Oggi Enrico cazza ancora un po’ le drappe, ma dice che non le vuole esasperare, le drappe? E io? Anch’io sono esasperata perché se l’ancora l’avessimo lasciata dove s’era agganciata ora sarei più tranquilla. Giovedì, durante le manovre di ormeggio, l’ancora non teneva ma neanche si riusciva a salparla perché s’ era agganciata alla catenaria del porto. Meglio pensavo, due drappe e un àncora, può venire tutto il meltemi che vuole. Ma non c’era stato verso, il capitano esigeva una barca libera per ogni evenienza, per cui il giorno dopo si era dato un gran da fare fino a che, il vicino di barca, non riuscendo a togliere il proprio ormeggi, si è buttato in acqua, ha liberato la sua àncora dalla catenaria ed ha avvisato Enrico che anche noi eravamo agganciati. “ E già, lo so”. “Se vuole libero anche la sua”, “Magari”. Così, proprio il giorno prima che arrivasse tutto questo casino noi riuscivamo a salpare l’àncora. Con mia grande angoscia e con sollievo di Enrico. Nei giorni a seguire dal nostro arrivo in porto abbiamo fatto di tutto: il cambio delle lenzuola, grandi pulizie in barca, compreso il frigorifero. Ma Felicità reclamava un altro tipo di pulizia, oltre ad essere sporca era bianca di sale da fare pena. Ci abbiamo impiegato mezza mattinata ieri per riportarla all’onor del mondo, poi siamo andati in spiaggia a fare una bella nuotata. Ci siamo persi Margherita e Claudio che al loro rientro ci hanno raccontato le loro disavventure con la tavola da sup. Troppo vento, e se era stato facile andare a largo, il rientro è risultato molto ma molto faticoso. Margherita mi ha spiegato che solo la cima che ha preso al volo tra una boa e l’altra non gli ha impedito di perdersi per mare, e Claudio a riva, vedendola in difficoltà non ha esitato ad andarle incontro. É stanca Margherita, e a sera tarda, rientrando in barca mi confessa che le fa ancora male da per tutto, ma è felice di esserci riuscita. Il peggio del meltemi deve ancora arrivare, e durerà per tre giorni. In spiaggia sembra che non se ne accorgano nemmeno, così, come vacanzieri normali andiamo a fare il bagno. Ma… non mi sento una vacanziera normale.

Kalimera.

 

Venerdì 14 Luglio 2023. Isola di Sifnos.

La rotta che abbiamo seguito ieri verso ovest per raggiungere l’isola di Sifnos ci ha permesso di sfruttare al massimo la vela avendo il vento al traverso e il mare calmo. Abbiamo persino pensato di pescare, mettendo in acqua una piccola esca, ma naturalmente non abbiamo preso niente, solo un caffè poco più tardi. Il piccolo porticciolo dei pescatori era zeppo di piccole imbarcazioni da pesca che evidentemente hanno un fermo pesca, sono tutti sempre ormeggiati in porto, con montagne di reti ammassate sul molo, coperte da teli di plastica e dei grossi sassi impediscono di fare volare il tutto. La ricognizione è stata complicata: un paio di tavole sup gonfiabili si muovevano e… sapere in che direzione sarebbe stato interessante, i bagnanti decisamente lontani dalla riva erano tre da tenere d’occhio, e menomale che il motoscafo in uscita si è fermato con al seguito un ragazzino su sci d’acqua, ci siamo guardati, capiti, e noi abbiamo proseguito all’interno del golfo e lui ha preso il largo. Posti liberi per il nostro ormeggio neanche parlarne. Rifacciamo la gincana per uscire dal golfo e vediamo alcune barche a vela ormeggiate all’ancora con le cime a terre, potrebbe essere una soluzione ma una settimana così non è piacevole. Proseguiamo per la marina, poco più avanti. Il posto c’è e il vento anche. Gli ormeggi sono sempre problematici e mai uno uguale agli altri, in questo caso fa difetto la marinaia che arriva quando noi cerchiamo di allinearci per buttare l’àncora. Anziché avvisarci tipo “ NO ANCOR” insiste nel farci capire che dobbiamo avvicinarci di più alla barca che ci indica. E certo, lo sappiamo anche noi, fosse facile, con questo vento, ma con calma e con l’elica di prua ci avviciniamo in retromarcia belli dritti a fianco…“Ciao Lella” ciao Lella? É Margherita, una nostra mica, che bello. L’ormeggio incombe, l’ormeggiatrice prende una mia cima ed Enrico mi avvisa che l’ancora non ha preso e bisogna rifare l’ormeggio. No Ancor, no Ancor dice solo ora l’ormeggiatrice. Ok, tanto l’ancora non ha tenuto. “ Allora dammi una drappa!”. Va bene che lei parla inglese e noi non capiamo, va bene che c’è vento, ma santa pazienza in tutte le lingue del mondo se ad un ormeggio non puoi buttare l’àncora vorrà dire che mi devi dare per lo meno uno straccio di drappa. Alla fine me la darà ma sbagliata perché la prua di Felicità si storce tutta a sinistra. L’ormeggiatrice è stizzita, Enrico si incazza e le fa vedere che è la drappa che ci ha detto lei. Non ci crede, ritira il cordino e quando capisce che Enrico ha ragione se ne va e ci pianta lì con la barca storta. Da questo fatto continueranno anche il giorno seguente, manovre, bagni, cime tirate per tenere Felicità in linea e ben staccata dal molo. L’incompetenza della marinai farà di nuovo danni il giorno dopo, con un’altra barca. E saremo tutti testimoni. Finalmente coi piedi sul molo salutiamo Margherita e Claudio, altri amici di Roma conosciuti l’anno scorso nel porto di Methana. Loro stanno scendendo, noi salendo, entrambi fermi in porto per il meltemi. Staremo insieme per fare il bagno e poi al ristorante e avremo modo di chiacchierare spesso, visto che le nostre barche sono affiancate. Enrico non è tranquillo con la barca storta e lo stesso pomeriggio scenderà in acqua per legare una cima alla catenaria e di fatto inventarsi una nuova drappa che finalmente ci raddrizza. Le imbarcazioni si alternano, chi viene trova una marinai imbranata, chi va trova le cimette delle drappe incrociate sotto la propria barca e… purtroppo se ne accorge solo in uscita, quando si infileranno nell’elica del motore, ancora errori della marinaia che costeranno non poca fatica al capitano che anziché partire dovrà immergersi e cercare di liberare l’elica. Gli errori li fanno tutti, l’ incompetenza è già più grave, ma quando è abbinata alla strafottenza… la miscela diventa esplosiva.

Kalimera.

 

Giovedì 13 Luglio 2023 isola di Antiparos.

É stato un vero peccato questa mattina lasciare alle nostre spalle una baia così bella. Fra due giorni arriverà di nuovo il Meltemi e dobbiamo raggiungere un porto sicuro sull’isola di Sifnos. Avremo due alternative, la prima un porto più piccolo prevalentemente ad uso dei pescatori e la seconda un marina più grande dove è più probabile che troveremo ormeggio per la settimana prevista di Meltemi forte. Ieri, poco dopo il nostro arrivo, i vari barconi con i villeggianti, un poco per volta se ne sono andati tutti. In baia sono rimaste una ventina di barche, che nemmeno si notano in questa vasta quiete. Solo vicino all’ingresso, dove il mare è più profondo stazionano grossi yacht che rumoreggiano con i loro generatori di corrente e con i vari giocattoli che hanno messo in acqua: gommoni, tender con due motori, motoscafo per lo sci d’acqua e anche moto d’acqua. Nel resto della baia, dove il pescaggio è più basso e ci sono solo barche a vela, regna il silenzio, anche il vento tace. Davanti a noi, a terra, qualche casa sparsa e una piccola taverna. L’altro lato sembra deserto, ma sentiamo il latrare dei cani fra le rovine di un Tempio, il terreno circostante, di sabbia e rocce, è punteggiato da cespugli tondeggianti, grandi e meno grandi. A delimitare un’altra ampia zona, i tamerici ombreggiano la riva del mare. Domani, magari, guardiamo un po’ meglio, per il momento fotografiamo questo ennesimo tramonto che sul mare è sempre ipnotico. Questa mattina è chiaro che assieme ai cani ci siano le pecore e il pastore. In più, turisti colorati si vedono camminare in mezzo alle rovine, il sito archeologico è più che frequentato. Lasciamo la baia a malincuore, ma per noi oggi navigare è indispensabile.

Kalimera.

 

Mercoledì 12 Luglio 2023 isola di Ios

Non erano passati che 30 minuti da quando ieri abbiamo ormeggiato nel porto dell’isola di Ios, e già era chiaro che l’indomani saremmo salpati. I traghetti aspettavano in fila fuori dal porto per attraccare, un continuo, per buona parte del pomeriggio, con ondeggiamento di Felicità da non credere. Una fiumana ininterrotta di gente colmava la strada e saturava l’aria, trolley, zaini, una quantità enorme di giovani quasi tutti vestiti di nero. A 20 miglia da qui c’è l’isola di Santorini, mi immagino che si ritroveranno tutti lì, trasportati da catamarani che gli girano in giro tutto il giorno. Ci raccontava una ragazza che una volta a terra non aveva potuto nemmeno stendere l’asciugamano perché non c’era posto. Con molto dispiacere noi non ci andremo a Santorini, è a sud, e noi stiamo già risalendo, non c’è modo di ormeggiare e come dicevo è sempre molto affollata. Anche a Iraklia eravamo a poche miglia sia da Koufonisi che da Schinoussa, due belle isole molto turistiche, anche lì per gli stessi motivi e per il troppo vento non ci siamo andati. Un po’ di rammarico c’è, perché probabilmente non torneremo nelle Cicladi. Però ci consola che la Grecia sia ovunque molto bella. Siamo ora sul lato ovest dell’isola di Antiparos in una baia che sembra il paradiso. Questa mattina prima di togliere gli ormeggi ho fatto una visitina ad una panetteria che avevo adocchiato ieri sera durante la passeggiata. Le panetterie qui in Grecia sono degli attentati continui per i golosi come me, il pane è una scusa e solo una piccola parte di quello che vendono, teglie e teglie piene di dolci già tagliati, biscotti, grissini, panini già imbotti, frigoriferi pieni di gelati, dessert, piccoli dolci incartati con alluminio colorato, pezzi di cioccolato, sacchetti di leccornie per tutti i gusti e… vi assicuro molto altro, io compro un pane integrale e una bugassa ( pasta sfoglia ripiena di crema fatta col semolino) una porzione corrisponde a metà del mio strudel e a 8 pasticcini del Cerinotti. La nostra colazione prima di salpare. Oggi dovrebbe andare un po’ meglio di ieri, mare più calmo e poco vento, ci contiamo perché la nostra rotta che ieri era verso ovest oggi sarà verso nord. Bene per le prime miglia ma presto il vento gonfia il mare e le onde le abbiamo proprio in faccia come il vento, per non essere troppo shakerati, correggiamo la rotta e ipomoni se faremo un po’ di strada in più. Più vicini alla meta l’isola di Antiparos impedisce la formazione delle onde, va decisamente meglio e quando poi ci dirigiamo verso la baia dove butteremo l’ancora, il mare sparirà del tutto ma il vento continuerà col suo brutto carattere a farsi sentire. É una baia molto protetta, ci sono già una decina di battelli con a bordo villeggianti, che si tuffano, risalgono, gridano e si divertono, l’acqua è fantastica e le foto non le rendono giustizia, un mare cristallino come quello dell’isola di Elafonisos. Nemmeno il tempo di buttare l’ ancora e anche noi siamo in acqua a schiamazzare. Abbiamo fatto bene a fuggire da Ios.

Kalimera.

 

Martedì 11 Luglio 2023

Sono tre giorni che tira vento e il mare è agitato, da domenica il battellino Anemos non prende il mare. Gli occhi sono arrossati, le labbra secche, le orecchie piene di vento e rumori correlati: sartie che fischiano, onde che sbattono, parabordi che si incastrano, cime che gemono e molle che pur attutendo gli strappi non evitano cigolii sinistri. Basta! scendo a terra e vado a leggere nella costruzione che vedo aperta ma… anche affollata, scopro così che al suo interno c’è una mostra di arte contemporanea. Al momento non ci vado, sembra l’inaugurazione con tanto di rinfresco e non vorrei fare la figura dell’imbucata. Guardiamo le previsioni del vento e delle onde, in un primo tempo sembrava che per lunedì si attenuasse e invece lunedì non ci pensa nemmeno, ci svegliamo dondolando come al solito, il meltemi fischia imperterrito e arriva a raffiche di 30 nodi. “Ipomoni”, non facciamo programmi, domani mattina ci alziamo e vediamo letteralmente, l’aria che tira. Questa mattina ci siamo svegliati nel silenzio, come se avessero spento un interruttore, ci precipitiamo entrambi nel pozzetto per guardare il mare: calmo, calmissimo. Ok si parte, alle 8 lasciamo il porto di Agios Georgia sull’isola di Iraklia. Il tavolo da carteggio è punteggiato di bianco, evidentemente ieri, schizzi di acqua di mare sono arrivati fino dentro in dinette, le pulizie per togliere il sale e tutte le altre a domani, adesso, dopo la colazione, preparo il thermos col caffè e uno straccio bagnato di acqua dolce, così quando mollerò gli ormeggi e ritirerò le cime bagnate, potrò pulirmi le mani al volo prima di maneggiare la ruota per timonare, in modo che Enrico possa agevolmente salpare l’ancora e io non soffra stringendo la ruota con le mani piene di sale. Le previsioni erano giuste e i nostri programmi, una volta tanto, riusciremo a seguirli, rotta verso l’isola di Ios, approfittando di una finestra di calma del meltemi. Questo vento del nord, nei mesi estivi soffia abitualmente per tre o quattro giorni ininterrottamente, notte e giorno per poi calmarsi per altri tre o quattro giorni, le finestre appunto. La navigazione a motore va via liscia come l’olio e seduta in ombra mi guardo attorno, l’isola che lasciamo è una roccia unica e quella che dovremmo raggiungere fra 17 miglia già si staglia lontana con i suoi contorni. Forse ci sta un caffettino, è tutto così calmo che anche i pensieri si rilassano. Ma dura poco, il vento prende forza poco a poco, e anche le onde che per il momento abbiamo al traverso ci fanno ballare. Forse la nostra finestra non ha i vetri o quanto meno è chiusa male. Ma un po’ di vento va bene e la vela ci accompagnerà fino in porto, e le onde cambiando rotta dopo la punta dell’isola le abbiamo a favore. Nonostante la finestra senza vetri, siamo arrivati in porto.

Kalimera.

 

Domenica 9 Luglio 2023

Non c’è neanche un cane questa mattina sul molo, e non si è visto nemmeno il gatto rosso. Il meltemi soffia alla grande e le onde con la schiuma bianca sono ora anche nel fiordo. Nemmeno il capitano del battellino Anemos si è presentato, niente gita oggi e ieri sono rientrati con un quarto d’ora di ritardo. I passeggeri non erano sconvolti ma, nonostante in sottofondo ci fosse la solita musichetta, loro erano tutti, ma proprio tutti, seduti e fermi, nessuna chiacchiera o schiamazzo, probabilmente la gita di rientro li ha preoccupati o forse anche spaventati. Cose che capitano per mare. Il vento si incanala prepotente in spiaggia, sollevando sabbia e spettinando i tamerici, ma loro ci sono abituati e con le radici ben piantate non si scompongono più del dovuto. Ci vorranno un paio d’ore prima che si attenui il vento e calino le onde. Per l’arrivo dei villeggianti la spiaggia sarà disponibile per una domenica festante di bagni. Anche noi lasciamo Felicità all’ormeggio e ci avviamo in spiaggia. Avrei salutato con un sonoro Kalimera la mia vicina di panchina, ma la sento parlare in italiano e mi sciolgo in un buon giorno che era un po’ che non pronunciavo. L’acqua del mare è calda e il vento no, ci tuffiamo e dopo una tonificante nuotata rientriamo in barca per una doccia. All’orizzonte del fiordo, in mezzo alle onde e alla schiuma bianca, vediamo avvicinarsi una barca a vela. Ci prepariamo a riceverla, non sarà un ormeggio facile e immagino siano provati dalle ore passate in navigazione. Lei all’ancora, e lui al timone che lancia anche le cime. Manovra perfetta, ancora lontana al punto giusto e in linea con l’ormeggio, cime non ingarbugliate, un bravo capitano con una brava marinaia. Le 4 persone sedute in pozzetto sembrano imbalsamate. Butto l’occhio al loro boma e vedo che la vela non è legata, informo il capitano che evidentemente stanco mi risponde: “sigà sigà”, piano piano. Ha ragione lui, ma noi siamo già stati scottati e vorremo evitare nuovi guai. Siamo arrivati alle due del pomeriggio senza accorgercene. Vedremo cosa vorrà fare questo meltemi, le previsioni danno aumento di vento. É tornato il gatto rosso, si è sdraiato sulla nostra passerella, inutile tenerla sollevata, lui passa da Anemos, evitiamo solo di farlo entrare in cabina. Dopo un po’ è arrivata anche una bimba greca che ci spiega che la gatta si chiama Patata, è titubante ma ci fa capire il suo problema “vogliamo prendere la sua gatta e portarla in Italia?” La rassicuriamo dicendole che la gatta “Patata” è salita da sola a bordo per bere dell’acqua e che non abbiamo intenzione di portarla in Italia. Sorride contenta e se ne va seguita da Patata, che al sentire la voce della padroncina si è svegliata e stiracchiata. A furia di dai e dai sono arrivate anche le raffiche a 26 nodi, se continua così scendo a terra con un libro e vado a leggerlo dentro una nuova costruzione qui in fondo al molo. In questi giorni l’operaio del comune, sempre con la figlia vicina, ha inchiodato delle assi bianche ad un murales, ieri sono entrata a curiosare e ho visto che ha anche imbiancato, questa mattina sul tardi è arrivato col mocio e ha lavato il pavimento, perfetto, ho pensato, oggi se aumenta il vento vado lì dentro a leggere. Ma l’ operaio a lavoro finito ha chiuso finestre e porta a chiave, “ipomoni”. Come è andata la notte? Bene, ma se avessimo mangiato di meno per cena, sarebbe andata meglio.

Kalinikta.

 

Sabato 8 Luglio 2023

Nel fiordo di Iraklia oggi il mare è ondulato e arriva in spiaggia con un’onda morbida e poco spumeggiante, fuori invece, in alto mare il blu intenso è percorso da onde bianche che viste dal molo non sembrano alte ma sono tante. Felicità in porto è ben riparata nonostante il meltemi soffi a 18 nodi, al momento senza raffiche. In spiaggia non ci sono ancora bagnanti, al contrario di ieri, che si divertivano parecchio, abbiamo visto per la prima volta in acqua un grande castello gonfiabile con all’interno 4 bimbetti che si vedevano spuntare solo da un piccolo ingresso, all’esterno, nonni, zii e papà che li schizzavano d’ acqua da sopra. Un concentrato di gaiezza di piccoli e grandi. A terra altri papà avevano aggiunto un’altalena, agganciata ai grossi rami dei tamerici. Avevo già notato che i papà fossero molto presenti con i loro figli e figlie, li vedo giocosi e attenti. Il papà del disperato gli sta sempre dietro per impedirgli di entrare in acqua prima del previsto e lo rincorre spesso per rimettergli il cappellino. In spiaggia, ieri, c’era più gente. Forse anche loro sapevano che oggi sarebbe arrivato il meltemi più forte del solito. Il capitano del battellino è partito lo stesso, in perfetto orario, i soliti tre colpi di tromba, e poi ballando non poco è uscito dal fiordo, in alto mare. Lui di sicuro conoscerà spiagge protette dal vento da nord dove portare i turisti , vedremo al rientro le loro facce, se saranno sconvolte o rilassate come lo sono di solito. La nostra strategia per oggi, se vedremo imbarcazioni che vorranno ormeggiarsi sulla nostra dritta, sono: accendere il motore, mollare un poco la catena dell’ancora e tenersi pronti per ogni eventualità. Dover rifare l’ ormeggio con questo vento è veramente un problema. Chi dovesse arrivare ora, o è disperato o un incosciente. Domani dovrebbe anche peggiorare ulteriormente ed Enrico per evitare inutili strattoni ha aggiunto le molle agli ormeggi. Oggi è Sabato, il molo che un attimo fa era deserto si riempie di auto, camioncini, villeggianti con zaini e trolley, ci saranno nuovi villeggianti per la settimana prossima e chi ha finito aspetta mesto il traghetto per rientrare. I vari volti non ci giungono nuovi: la vigilessa rigorosamente in divisa nera, il ristoratore che ritirerà le derrate alimentari, l’operaio del comune che pescava con la figlia, il tatuato, che riconosciamo dal codino perché ora indossa la camicia, la signora col cappellone, i fidanzatini. L’isola è veramente piccola, difficile non riconoscersi dopo una settimana che ci si incontra. Forse mercoledì, quando oltre al vento si sarà calmato anche il mare, anche noi ce ne andremo e forse, la vigilessa se ne accorgerà. Per il momento aspettiamo che la buriana passi. La buona notizia è che per questa sera ci prepareranno la moussakà. La terrazza del ristorante, raggiunta da una grande araucaria, è affacciata al porto, da lì, con le gambe sotto un tavolo che non balla, terremo sotto controllo Felicità. Per la notte… non lo so ancora, poi vi racconterò.

Kalinikta.

 

Venerdì 7 Luglio 2023.

Gli ubriaconi se ne sono andati, stranamente piano piano e senza fare danni, quando ci siamo alzati non c’erano più. Il meltemi è sempre fresco, il sole splende e l’acqua è cristallina, una favola in somma e mi piacerebbe cominciare bene la mattina, magari procurandomi un bel pesce dal pescatore che a poppa della sua barchetta li sta già pulendo. Non è facile, non so bene il greco e lui forse, come me non sa l’ inglese, conto tanto sulla mimica. Mi avvicino mostrando il portafoglio e indicando il pesce chiedo: “Psoria?” pesce? Mi risponde con un lungo discorso in greco, sempre guardando i pesci che sta pulendo, capisco solo pesci e ristorante. Non è difficile da capire, i pesci sono destinati al ristorante, provo ad insistere: “Ena psoria?” Un solo pesce? E aggiungo in inglese for me. La risposta è lapidaria e non accetta repliche: ristorante. Ok ci ho provato. Dopo la routine quotidiana saremmo pronti per andare in spiaggia ma… è in arrivo l’ennesimo catamarano, lo aspettiamo fiduciosi, a bordo pare ci sia uno skipper e le altre 4 donne sono villeggianti che pur volenterose lanciano le cime sbagliate e la loro barca si traversa sulla nostra dritta, lo skipper si precipita sulla fiancata e spinge sui nostri candelieri per allontanarsi, Enrico gli grida che deve farlo coi piedi e sulla falchetta. In seguito chiederà scusa e ringrazierà per l’aiuto all’ormeggio, ma intanto Enrico il primo bagno lo farà in zona ancora per capire se tutto è a posto. Per domenica questo meltemi che già da oggi è sostenuto, dovrebbe aumentare, motivo per cui siamo ancora qui, e si sta bene, c’è l’acqua potabile, la spiaggia, il piccolo negozio e fanno difetto solo i ristoranti in cui non si mangia troppo bene. Nel pomeriggio il silenzio è sovrastato solo dal vento, io sono in dinette, sto leggendo, e sul tavolo, inaspettato, mi salta un gatto rosso che avevo visto girovagare sul pontile, cerco di spingerlo fuori, ma non è troppo convinto, alzo di più la passerella per impedirgli di salire a bordo, ma evidentemente lui salta. Enrico sonnecchia in pozzetto. Improvviso un rumore secco, Enrico mette la testa dentro e mi chiede cosa sia successo, non lo so, pensavo venisse da fuori, lui torna fuori e vede la randa, della barca ormeggiata al nostro fianco, che si sta gonfiando uscendo dal’ Easy bag, è un attimo e la barca ci è già addosso. A bordo non c’è nessuno, Enrico salta sul catamarano con una cima per cercare di ridurre la vela e un po’ per volta la recupera e la lega al boma. Da sotto coperta esce lo skipper con un asciugamano legato in vita, che gli cadrà subito, forse dormiva e ha sentito i rumori, si risistema l’asciugamano e con Enrico finiscono di rimettere a posto la vela. Tornando in pozzetto Enrico quasi ride… “non è possibile, non c’è davvero pace”. Il gatto intanto fa la posta a un ragazzino che sta pescando, non so se faccia finta o stia dormendo davvero, sdraiato sotto l’ombra di una enorme bitta gialla, fatto sta che quando il ragazzino recupera il filo con attaccato un pesciolino, il gatto scatta e glielo porta via. Non c’è pace neanche per i pescatori in erba.

Kalimera.

 

Giovedì 6 Luglio 2023 Agios Georgios

Suona sempre tre volte il battellino che tutte le mattine porta i turisti nelle varie spiagge di Iraklea. Il capitano arriva alle dieci con il quad, munito di casco e borsa frigo, dove suppongo ci sia il pranzo, con lui c’è anche un ragazzo che gli fa da marinaio, dopo dieci minuti cominciano ad arrivare i turisti, il ragazzo ritira i biglietti e il capitano è già al posto di comando con il motore acceso, nell’attesa della partenza i viaggiatori si accomodano sulle panche e a volte, sul tavolino già tirano fuori dalla borsa il thermos col caffè, Il profumo trasloca piacevolmente sulla nostra barca, c’è il rito delle foto, chi legge i messaggi del telefonino e chi in piedi, con almeno una mano ben salda a qualche tientibene, già si pregusta la gita in mare, poi il ragazzo molla gli ormeggi a poppa e a prua, alle 10,15 precise il capitano manovrando anche con l’ elica di prua, lascia il porto di Agios Georgia, non senza suonare per tre volte la sua tromba, un suono lungo e cadenzato che oramai fa parte della nostra mattinata. Ritorneranno tutti quanti, puntuali, alle 15,30 e noi siamo tranquilli perché nessuno nel frattempo ormeggerà in questo posto riservato a lui. Sull’altro lato invece, sulla nostra dritta le varie imbarcazioni si alternano quasi giornalmente e di conseguenza i guai non mancano mai. Ieri il catamarano che ci si è affiancato ha spedato l’ancora buttando la propria sopra la nostra, così siamo stati costretti a rifare l’ormeggio, per fortuna in assenza di vento e con un uomo del catamarano a terra per prenderci le cime. A dire il vero succede anche molto altro, oggi in orario pomeridiano gli equipaggi a noi affiancati, sempre su catamarano, sono già ubriachi, girano bottiglie di Gin come fosse Coca-Cola, e gli effetti si vedono, un ragazzo giovane barcolla sulla passerella e una ragazza cade non proprio subito in acqua ma battendo prima sulla spiaggetta, le risate cessano improvvisamente, la recuperano un po’ acciaccata ma non sembra niente di grave. Il problema è loro, ma avere un equipaggio del gene a fianco è sempre un problema, se va bene, faranno casino tutta notte, e comunque, con gente ubriaca non si ragiona. Fortunatamente arrivano e salpano il giorno dopo, sono catamarani presi a noleggio e hanno pochi giorni per girare le isole. Sono in realtà delle mine vaganti: non mettono i parabordi, buttano le cime a terra tutte aggrovigliate, senza prepararle prima, l’ancora la buttano a pochi metri dalla banchina, la barca per loro è una villa galleggiante. La Grecia è invasa da questi enormi catamarani e solo alcuni hanno a bordo lo skipper, il marinaio e l’hostess. I catamarani sono indubbiamente barche comode, noi ne abbiamo avuto uno di 7 metri e mezzo già 40 anni fa, e un altro di 10 metri col quale abbiamo navigato per 10 anni, ci guardavano tutti come fossimo mosche bianche. Ora che siamo un piccolo mono scafo in mezzo ai catamarani, siamo ancora mosche bianche.

Kalimera.