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Venerdì 23-6-2023
Giovedi mattina molte barche sono uscite dal porto, ma poi rientrano, fuori il mare è grosso e il Meltemi non accenna a diminuire. Anche Felicità, all’ormeggio, subisce dei bei strattoni, e noi con lei già dalla notte. La spiaggia anche coi cavalloni è ben frequentata ma noi preferiamo nuotare in un punto protetto dove non si forma onda e ci si accede subito dopo il porto. Verso le 18 è chiaro ad Enrico che se vogliamo dormire meno strapazzati è meglio aggiunge le molle agli ormeggi. L’aria è bella fresca e il bacaiaro “Merluzzo” che ho comprato in pescheria, lo cucinerò con le verdure, ricavandoci anche il brodo che non guasta. Questa mattina sembra tutto più calmo e danno in attenuazione anche il Meltemi. Gli amici di Roma sono in rotta verso il nostro porto, Enrico li attende in banchina , io vado a comprare dei gamberi che avevo già adocchiato ieri, poi al mio rientro Enrico gratta le carote (perché a me fanno male le mani). Io faccio bollire i gamberi, li condisco e li metto in frigo, condisco le carote e le metto in frigo. E alle 11 quando arrivano gli amici, dopo che hanno sistemato il loro ormeggio, andiamo insieme in spiaggia, che oggi, non assomiglia più a quella di ieri, anche i pini marittimi, pare non siano più pini marittimi. Franco mi assicura trattarsi di Tamerigi, Ipomoni, “pazienza” correggerò. Così, ridendo ed apprezzando panorama e nuotata, rientriamo in porto, Enrico scrocca una doccia facendosi passare da una barca, la canna dell’ acqua dolce che è collegata nientemeno che ad un ristorante di fronte al porto. Noi altri, meno sfacciati ci laveremo ognuno sulla propria barca. Queste vacanze stanno assomigliando sempre di più a delle vere vacanze: bel tempo, bella spiaggia, bella compagnia. Lo stereotipo del bel vivere in barca a vela è un Martini bevuto in coperta all’ombra delle vele spiegate, bella gioventù e tanta allegria. Be… non è sempre così, appunto è solo uno stereotipo. Ma oggi noi ce l’abbiamo messa tutta, e nel pozzetto di Felicità ci stiamo gustando un buon pranzetto in ottima compagnia, all’ombra di un telo e con un Meltemi che ci rinfresca.

Mercoledì 21-6-2023
Siamo come ieri e l’altro ieri ormeggiati all’inglese nell’angolo più lontano dall’imboccatura del porto di Naousa, la temperatura minima è di 22 gradi la massima 33, fuori le onde alte un metro frangono sulla spiaggia e sulla scogliera con fragore e schiuma bianca, in porto, entrando mare, c’è un po’ di risacca e il Meltemi soffia a 20 nodi con raffiche di 30, Nonostante il rumore del vento che soffia nelle sartie e fa sbattere le drizze contro gli alberi, la barca è stabile e solo ogni tanto prende qualche strattone. Niente bagno oggi, approfittiamo di queste circostanze per riordino e pulizie della barca, cambio letti, e cambio copertura dei divani della dinette. Enrico invece con la bici e le taniche raggiunge la fontana sul pontile dei pescatori e dopo tre viaggi il nostro serbatoio è di nuovo pieno. La mattinata passa veloce e solo verso le dodici riusciamo a portare in lavanderia il nostro borsone di biancheria sporca. Questo paese è una sorpresa tutte le volte che lo percorriamo, ieri sera, oltre al lungo mare saturo di ristoranti, anche l’interno del paese è colmo di sedie e tavolini colorati, di cuscini appoggiati su muretti di cemento, e negozi, sempre rigorosamente bianchi anche al loro interno, così che le mercanzie risaltino. Sbuchiamo in piazze con chiese, torniamo indietro e ci perdiamo piacevolmente, trovando poi un ponticello di pietra e sotto scorre acqua dolce alimentata da un canale che costeggia una strada alberata. Oggi invece non dovremmo perdeci saliamo dritti seguendo la strada asfaltata, dietro le prime casa affacciate sul mare. E’ molto trafficata nonostante sia un senso unico, le macchine sono spesso parcheggiate sui due lati e una quantità inverosimile di Quad la percorre pericolosamente. Qui i Quad stanno come le biciclette ad Amsterdam, bisogna stare super attenti perché la strada sembra loro. Difficile non fermarsi a fotografare la baia dall’alto o l’intrico di case bianche, scale, portici, finestrelle e tavolini che fanno bella mostra di sé lungo la strada, con una cura quasi maniacale, tendine ricamate alle finestre, vasi di fiori su ogni gradino, sassi dipinti sui tavolini e bouganville ad ogni angolo, dai colori accesi: rosa, fucsia, e ne ho viste anche di rosse, sempre su sfondo bianco. Tutto il paese è bianco, ma proprio tutto. Ma…non perdiamoci in chiacchiere, la borsa pesa e bisogna raggiungere la lavanderia, la signorina che la gestisce parla italiano, fantastico. Ritiro della biancheria pulita questa sera 19.

Baia di Naousa isola di Paros martedì 20-6-2023
Abbiamo capito oggi, perché ieri c’erano posti liberi in porto e anche perché non si paga l’ormeggio. Niente corrente elettrica e niente acqua potabile in banchina, ma per noi non è un problema, abbiamo i pannelli solari e una buona scorta di acqua di 500 liti in parte già consumati in rada nei giorni scorsi. Le bitte a cui siamo ormeggiati sono più che sufficienti per reggere il forte Meltemi che è previsto per i prossimi giorni. Il sole splende, fa finalmente caldo, il Meltemi al momento è piacevolmente fresco e soprattutto, non vediamo nuvole. Quest’anno ci hanno accompagnate giornalmente, da quelle nere e minacciose che hanno poi scaricato prima pioggia torrenziale e poi grandine a Methana, a quelle striate di rosso al tramonto sull’isola di Kea. Quelle allungate e grigie che ci hanno accompagnato in navigazione, quelle a pecorelle che promettevano acqua che poi non è arrivata e in fine quelle due enormi panne montate bianchissime piene di luce che si sormontavano, dai bordi spumeggianti e morbidi, nella baia di Paroikia.
La mattinata è stata proficua, abbiamo aggiunto un po’ di carburante al serbatoio, individuato la lavanderia automatica, e soprattutto abbiamo scoperto l’acqua potabile alla fontana situata nel pontile dei pescatori. Andiamo quindi più leggeri in spiaggia che è raggiungibile da una strada sterrata e verso il mare da gradoni di roccia, la baia è ampia e profuma di creme solari, visto anche la presenza di molti bagnanti, il fondo della spiaggia, come già visto altrove e abbracciato da pini marittimi che regalano un’ombra impareggiabile. L’acqua, quando ci immergiamo è piacevolmente calda. Tonificati dalla nuotata rientriamo in porto, una doccia veloce e subito dopo il Gran Pavese di Felicità espone: asciugamani, costumi, spugnette, canovacci. Sono finalmente cominciate le ferie. Kalimera

Domenica 18-6-2023
Questa mattina uscendo nel pozzetto la veduta della baia è desolante, un grigio cupo incombe su tutto: cielo, mare, colline e anche le case non hanno più il loro aspetto bianco brillante, l’aria è ferma e il mare anche, fa freddino e alla fine durante la giornata farà finta di piovere un po’. Verso sera sembra aprirsi uno squarcio nel cielo per cui, col gommone scendiamo a terra per sgranchirci un po’, per buttare le pattumiere, e magari cenare fuori prima di risalire a bordo. Facciamo giusto in tempo a scendere a terra, quando un’ampia zona del cielo in alta quota si riempie di un’unica massa di nero assoluto. Vuoi vedere che la gran pioggia preannunciata per sabato e domenica arriva proprio adesso. Già mi vedo al rientro, sul canotto, diretti su Felicità, sotto scrosci d’acqua, fulmini e saette. E invece niente, il gran nero se ne va, ma noi siamo già a bordo con un sacchetto contenente la nostra cena. Le previsioni ancora una volta hanno fatto cilecca, ne prendiamo atto e
lunedì mattina 19-6-2023 salpiamo l’ancora, non senza difficoltà visto che c’era di mezzo anche un ancoraggio al gavitello, e ci dirigiamo in un’ altra baia di Paros, situata a nord est. La speranza è quella di trovare posto in porto, altrimenti, ben protette dal Meltemi ci sono altre due baie all’esterno. Le 10 miglia per raggiungere Naousa sono veramente poche. Un miglio marino corrisponde a mt.1853 per cui poco più di km.18, non ci vuole niente a motore, non c’è vento ma solo residuo di onde. Ma che residuo… le onde che data la nostra direzione prendiamo al traverso sono alte un metro. Arriviamo in porto dopo tre ore frullati. La bella notizia è che in porto oltre trovare l’ormeggio troviamo anche amici di Methana, lei greca lui francese. Con gli amici di Roma invece siamo rimasti in contatto telefonico, loro sono poco più su di noi, sull’isola di Naxos e speriamo di rincontrarci anche con loro.

Sabato 17-6-2023
La pioggia prevista per oggi è al momento un pallido sole, il vento è sempre fresco e il poco movimento del mare è comunque influenzato dell’ attività che lo vede campo di gara. Hanno piazzato qui in baia delle grandi boe arancioni per indicare il percorso di gara, non sono barche a vela, sono nuotatori e nuotatrici, alcuni con la muta, altri con un palloncino sul dorso. Il gruppone passa veloce davanti a Felicità a testa immersa e braccia tese, poi arrivano i più lenti e i canotti che li seguono recuperano in giro quelli che stanno nuotando fuori percorso. C’è un gran fermento questa mattina nella baia di Paroikia, è come quando per strada passano i ciclisti, i primi, i più bravi solitari, poi il gruppone seguiti a distanza dai più lenti, poi le macchine e in questo caso seguono i gommoni. Al passare dei nuotatori e delle nuotatrici le barche strombazzano e gli equipaggi curiosi come noi, sono tutti fuori nel pozzetto a guardare. Quando la gara termina alcuni nuotatori ritardatari sono affiancati dai gommoni che a noi sembra vogliano spingerli. Altri gommoni stipati di gente, si muovono dalle loro barche verso terra e i motoscafi continuano a sfrecciare tra di loro. Dalla spiaggia si aggiunge la voce degli altoparlanti e la musica ritmata. Penso che ci vorrebbe un po’ più di ordine in questo caos. E i traghetti ci provano: col loro segnale acustico lungo e perentorio chiedono acqua, e non ammettono discussioni. Kalispera

Giovedì 15-6-2023
Sono previsti venti da sud e pioggia per domenica, pensiamo sia meglio portarsi su Paros, dove se il porto fosse pieno, troveremo senz’altro posto in baia che è ben protetta. Per togliere gli ormeggi e salpare l’ ancora dovremo aspettare che lo faccia prima di noi la barca che ci si è affiancata nel pomeriggio, quando non c’eravamo. Ci informano che purtroppo durante il loro ormeggio  hanno incrociato la loro ancora con la nostra, ipomoni, “pazienza” . Ci muoviamo di conseguenza un poco più tardi del previsto, ma questo non inciderà sul nostro programma. Appena fuori dal porto  di Parikia il poco vento è sufficiente a far gonfiare il Genova, il mare è calmo ma le nuvole sono sempre in agguato, col sole che va e che viene fa freschino. Un paio di enormi catamarani prendono il largo e durante la navigazione vediamo solo poche barche a vela. Un portacontainer attraversa la nostra rotta e molto velocemente, come è comparso, altrettanto velocemente scompare col suo alto carico. Il mare cambia di umore e s’inalbera un po’, il vento si affievolisce e noi andiamo di motore. Dopo 6 ore di navigazione nei pressi dell’isola di Paros nel porto di Parikia si avvicendano traghetti che vanno e vengono, il mare è sempre più agitato e il vento non scherza. Facciamo un giro di perlustrazione nel porto, il posto c’è e ci sembra che si debbano prendere le drappe in banchina, per cui non buttiamo l’ ancora, ma una volta  fissati gli ormeggi non vediamo nessuna drappa da prendere, la prua comincia ad agitarsi a destra di una barca e a sinistra dell’altra. Via gli ormeggi, marcia avanti, e mentre pensavamo di buttare l’ancora, finalmente arriva l’omino del porto e ci informa che non avendo prenotato, non possiamo ormeggiare, ipomoni un accidente, prenotiamo adesso? “Non si può, se entro le 18 non arriva nessuno posso farla attraccare per la notte, ma domani mattina deve andare via perché il porto è al completo per tre giorni”. Risposta: molla gli ormeggi Lella, andiamo in baia. Fuori dal porto c’è  sempre più vento, in baia una moltitudine di barche sono già ormeggiate, troviamo un buon posticino anche per noi, poi però, arriva una barca che si piazza davanti a noi, con poca catena sull’ancora. Enrico teme possa mollargli l’ormeggio e venirci contro, così, con mare mosso, vento forte salpiamo la nostra ancora rischiando di speronare la suddetta barca: suoni di trombe, urla, schiamazzi, gran sbracciamenti, e con una virata e sgasata di motore prendiamo il largo e ci posizioniamo in un altro punto con la speranza che nessuno ci si piazzi davanti, soprattutto con poca catena. Per il capitano è  stato tutto normale, sarà! Io però me la sono vista brutta  e mi ritrovo con la bocca e lingua secche. Il tempo è proprio butto ma ora ben ormeggiati siamo più tranquilli. Però…notiamo alla nostra sinistra tre bottiglie di plastica legate assieme a poca distanza da quello che sembra un gavitello. La tentazione di agganciarci oltre ai nostri 50 metri di catena è forte, Enrico prova con il  mezzo marinaio quando il vento porta la barca quasi ad agganciarlo, ma niente, così col canotto legato con una lunga cima alla barca, con un solo remo si spinge verso il gavitello, e mentre ci si aggancia, il vento forte, i sobbalzi del mare fanno volare via il remo. Per recuperarlo Enrico molla la cima con cui era fissato alla barca, si sdraia a pancia in giù a prua del canotto e velocemente pagaia con entrambe  le mani e lo recupera. Nel frattempo però, canotto, remo ed Enrico sono stati  trascinati via dal vento e dalle onde, solo l’intervento immediato di un motoscafo nelle vicinanze, mi riporta in barca il capitano. Vorrei stare un po’ tranquilla, magari solo per mezzora, ma in barca è sempre così. Riguardando le previsioni costatiamo che per  una settimana sarà bene non muoversi da questa baia che nonostante tutto e ben protetta. In cambusa scarseggia il pane e la frutta, domani è sicuro che pioverà, per cui scendiamo a terra col canotto e rientreremo con una spesa esagerata, compreso un polletto arrosto per questa sera. Sono le 19, è uscito un bel sole che non vedevamo da un po’, ne approfitto per una doccia spartana sulla spiaggetta di Felicità. Il motore oggi ha girato per cui la mia doccia sarà calda. Kalispera.

Mercoledì 14-6-2023
Siamo impazienti di fare il giro dell’isola di Siros, così alle 9 di questa mattina ci presentiamo al noleggio moto che… troviamo ancora chiuso, ipomoni, (pazienza). La panetteria – pasticceria invece è apertissima e profumatissima, resistiamo, aspettando la responsabile delle moto a cui abbiamo telefonato. Intorno a noi ferve già un gran movimento: gli operai in strada interrompono i lavori per farci passare, i muratori intenti a finire un nuovo locale si passano il materiale, un giardiniere annaffia ascoltando musica a tutto volume. Ora anche noi stiamo sfrecciando in strada col nostro 125, facciamo parte del panorama come gli agricoltori che nel campo stanno dissotterrando e raccogliendo in cassette le patate, come gli oleandri, prevalentemente rosa che costeggiano le strade e si vedono spuntare, dopo una curva, in lunghi filari. Noi siamo una moto in movimento, con due caschi bianchi, con occhiali da sole dietro la visiera e zainetto in spalla: saliamo, scendiamo, curviamo a destra e curviamo a sinistra. Scorrono affianco a noi muretti a secco con pietre grigie e rossicce, scorci di prati con erba secca, squarci di scavi, selve di pali della luce anni 50, e ancora: palme, araucarie che ombreggiano ville, casolari diroccati semi sommersi da piante rampicanti piene di campanule colorate. Sull’ ultima curva, dall’alto, nonostante la vista del mare, nonostante la sorpresa di essere già arrivati non posso fare a meno di costatare la bruttezza del porto commerciale soverchiato da una decina di enormi gru nere, e anche altre più piccole. Le strade sono molto trafficate, la gente in giro è molta, i rumori della città ci colpiscono, la puzza anche. Ermoupolis la capitale delle Cicladi non ci ha fatto una bella impressione. Poi però, dopo aver parcheggiato la moto vediamo l’ampia piazza Miaouli, con palme fiori e arredo urbano ben curato, bei palazzi neoclassici, bei negozi, insomma ci siamo ricreduti e abbiamo approfittato di uno dei tanti bar ben ombreggiati qui nella piazza del municipio. Poco distante, salendo un’ampia gradinata abbiamo visitato il piccolo Museo Archeologico di Siros: poche stanze ma con oggetti veramente notevoli. Riprendiamo la moto e su fino alla chiesa bizantina situata sul cucuzzolo della città vecchia che si estende a piramide sulla collina dove si è sviluppata tantissimo tempo fa. Per raggiungere a piedi la cattedrale di S. Giorgio percorriamo ancora in salita un piccolo vicolo ben lastricato. Al suo interno, sull’ altare maggiore, spicca un quadro con S. Giorgio guerriero, e più defilato ai lati un S. Antonio ben riconoscibile dal bambinello in braccio e dal giglio immacolato. All’esterno, da questa posizione privilegiata, la vista spazia: altre chiese ortodosse con cupole blu, colline che sembrano ricamate da un’infinità di muretti a secco, strade, mai in linea retta che le attraversano come serpentoni e il colore ocre della terra contrasta col blu del mare, un mare agitato, un mare con le ochette belle gonfie… il Meltemi soffia, qui in alto ancora di più. Uno sguardo alla cartina per decidere il nuovo percorso, mancherebbe da visitare il museo Industriale, lo raggiungiamo nei pressi del porto vecchio ma sulla porta c’è scritto closed, e fin lì lo capisco anch’io che è chiuso, ma c’è anche scritto aperto dalle 10 alle 16 poi, in piccolo e in inglese: mercoledì chiuso, ipomoni.
Le spiagge di Siros sono tante, sono belle, alcune più affollate e ben servite come quella di Vari, altre più raccolte e semi selvagge come Megas Gialos o Ambela e Lagonia, sempre situate in golfi protetti, sempre con acque strepitose. Le abbiamo viste tutte, prima sulla cartina e poi dal vero, ma da sopra, seduti sulle panchine all’ ombra, perché stanchi, dopo averne raggiunte altre, a piedi seguendo sentieri polverosi che ci hanno fatto scoprire ville affacciate al mare di progettazione moderna, ben equilibrate nel contrasto di materiali e molta attenzione allo spazio verde che dove non c’era è stato progettando in vasche. Il giro per l’isola di Siros può dirsi terminato, siamo stanchi ma soddisfatti, una volta scesi dalla moto tentiamo molto spontaneamente di baciarci ma… i caschi cozzano fra di loro. Riconsegnamo il 125. La panetteria – pasticceria è sempre lì, questa volta non resistiamo.

Foinikas  martedi-13-6-2023
Ieri Enrico ha comprato una “Sipura” un’orata in Italiano, l’ha comprata dal pescatore, sul molo dei pescherecci, qui nel porto di Foinikas. La cittadina offre anche un supermercato e una lunga passeggiata panoramica affacciata sul golfo, più che una passeggiata è una strada asfaltata che seguendo la collina, sale e svolta a sinistra su di un altro golfo. Dall’alto vediamo rocce  a strapiombo e scogli semi sommersi da un mare cristallino. Riscendiamo e una super panetteria – pasticceria ci ipnotizza, resistiamo e proseguiamo verso il noleggio moto dove prenotiamo un 125c.c. Domani andremo nella capitale delle Cicladi e vedremo cosa offre di bello quest’isola di Siros. La barca non la muoviamo, domani faremo i turisti di terra. E la Sipura? La Sipura era buonissima, il pozzetto di Felicità è sempre il miglior ristorante.
Mercoledi 14-6-2023
Cambio di programma, non andiamo da nessuna parte, abbiamo disdetto il 125c.c. e dopo aver fatto la spesa e un giro sul pontile dei pescatori, senza trovare nemmeno un pesce, torniamo in porto, sulla barca. La pompa di sentina fa i capricci ed Enrico passerà il resto della mattinata immerso nel vano motore per sistemarla, io invece più comodamente dalla cabina resterò a sua disposizione davanti al quadro comandi per accendere o spegnere la pompa di sentina. Non proprio un lavoro di concetto, ma sono stata utile. La pompa funziona, alle 13,30 finalmente mangiamo.


Lunedì 12-6-2023
E’ solo allontanandosi dall’isola di Kea che si colgono a pieno le sue rotondità, confermandone la sua natura tondeggiante, così diversa dalle altre isole. Ed è sempre prendendo il largo che la prospettiva cambia facendoci scoprire la Cora, che dal porto non si vedeva. Il punto di vista cambia e vediamo ora quello che prima non c’era: lassù, incastonato fra le colline, un piccolo intarsio bianco che si allarga morbido nel verde. La navigazione è accompagnata oggi da un Meltemi lieve che riusciamo a sfruttare con randa e fiocco, il mare invece è a tratti irrequieto e a noi sfavorevole, frangendo le onde sul fianco. Il pranzo a bordo è frugale: una spanacopita ( focaccia con spinaci e feta) e un ricco caffè immancabile. Quando, dopo 8 ore di navigazione siamo a poche miglia dall’ isola di Siros le barche a vela che vedevamo prima in lontananza ora si avvicinano sfruttando le vele “Johnson”, in pratica vanno a motore per accaparrarsi per primi i posti liberi in porto. Il nostro ormeggio è vicino alle rocce ma sicuro, e dopo aver teso la catena per controllare che l’ancora abbia tenuto, dopo aver sistemato le cime di ormeggio, dopo aver spento finalmente il motore e coperto gli strumenti, pulito la barca, fatto la doccia e mangiato una mela, l’ ormeggiatore fa spostare alcune barche affianco a noi e… di conseguenza dobbiamo rifare l’ormeggio. Evito la descrizione del nuovo ormeggio. La passeggiata a terra ci svela un porto ampio e variegato, con anche un pontile riservato ai pescatori, il golfo offre ormeggio all’ancora a molte barche e anche spiagge attrezzate ma non affollate, e soprattutto acqua limpida e cristallina. Ci sembra un buon posto per fermarci qualche giorno.

Sabato 10-6-2023
La meteo quest’anno è decisamente imprevedibile, persino il sito, Il meteo.it ha difficoltà a stargli dietro, forse ci vorrebbe di nuovo il Colonnello Bernacca. Dal sole splendido di questa mattina siamo passati ad un cielo biancastro sporcato di nubi a pecorelle, il Meltemi resta piacevolmente leggero e fresco. Lo stesso fresco che abbiamo trovato ieri sera, su alla Cora. Siamo arrivati verso le 19 e prima di addentrarci nella città vecchia, siamo rimasti stupiti dal panorama: un numero infinito di colline e collinette tondeggianti che si accavallano o lasciano spazi per ampie vallette in parte coltivati ad ulivo. La pioggia, scesa abbondante anche qui ha lasciato una gamma infinita di verdi lussureggianti. All’orizzonte una striscia di mare azzurro e dietro di lui ancora l’isola Eubea e la costa greca. Quando il sole calerà, strisce di rosso strieranno il cielo e sull’isola Eubea le lucine rosse delle pale eoliche la punteggeranno completamente. Un rosso naturale e un altro artificiale, emozionante il primo, inquietante il secondo.
La Cora è un gioiellino, tutto dipinto di fresco, tutto colorato da cuscini e mercanzie, tutto invitante e vacanziero, nelle strettissime vie le voci dei turisti si accavallano si inseguono, si bloccano per osservare dai vari scorci un panorama sempre diverso a seconda da dove lo osservi. Sono voci Francesi, Italiane, Tedesche, Svedesi, Spagnole, Greche, sono voci stupite in personaggi rapiti allo stesso modo da questa piccola Cora traboccante di fascino e Storia. Seguendo le indicazioni, e uscendo della Cora camminiamo per un chilometro e mezzo su di una strada lastricata di grosse pietre, e l’ ultimo tratto per raggiungere il Leone è sterrato, dal cancelletto in poi si comincia a scendere a zig zag su dei grossi gradini, e se non ci sono gradini ci si deve arrangiare, insomma un vero attentato per i turisti. Finalmente lo vediamo il leone e… ne valeva la pena: un pezzo unico di granito, scolpito nel 600 a.c., il sorriso è enigmatico e lo definiscono La Gioconda della scultura greca antica. Mentre tutti lo fotografiamo, Lui rimane lì adagiato imperterrito da 2623 anni.